A Beirut
La politica sta discutendo se rimpatriare i 1200 soldati italiani che fanno parte del contingente internazionale che prova a garantire pace e convivenza in Libano. Vivono al sicuro nei rifugi, dicono le cronache, da quando piovono dal cielo i bombardamenti di Israele, ultimo passo di una recrudescenza dei conflitti nella regione. C’è chi invece non parla di tornare in Italia e, se ci sono rifugi che visita, sono quelli dove sono ospitati i profughi sempre più numerosi: Marco Perini è l’operatore umanitario biellese che da più di vent’anni lavora con Avsi, responsabile dei progetti nella regione mediorientale e di base proprio a Beirut. «Stanno bombardando la valle della Beqaa, il sud del Libano e i dintorni della capitale» ha raccontato a La Provincia di Biella, il bisettimanale con cui collaborava quando era giornalista, prima che i viaggi in Bosnia con Lino Lava e la sua Comunità biellese aiuti umanitari lo convincesse a cambiare completamente vita. «Noi non siamo nell’occhio del ciclone» prosegue Perini «ma le esplosioni sono a sei chilometri da qui, dove peraltro è affluito un milione di profughi di quelle zone. Chi poteva ha affittato un appartamento ma sono pochissimi. La maggior parte vive nelle scuole che ovviamente non hanno niente di quello che serve». Avsi si occupa di diecimila di loro con cento persone operative tra dipendenti (come Perini) e volontari: gli italiani sono quattro: «Facciamo tutto il possibile per attenuare almeno un po’ le sofferenze, come quelle dei bambini che nelle scuole piene di profughi vivono le loro giornate. Per loro organizziamo dei corsi di recupero per aiutarli nel programma scolastico e soprattutto distrarli, come facciamo anche con i giochi». Per finanziare gli interventi è stata aperta una sottoscrizione e, come dice Perini, sono numerosi gli aiuti che arrivano dall’Italia. Tra questi c’è anche l’impegno della Comunità biellese aiuti umanitari, già nel passato accanto al suo ex volontario per progetti in Ruanda, in Burundi e nello stesso Libano. L’associazione ha lanciato a sua volta un appello alle donazioni: «Quando la guerriglia sarà finita» scrive il presidente Carlo Ferrero «più nessuno ne parlerà ma resteranno le gravi ferite sia materiali sia psicologiche da curare». Le donazioni possono essere inviate al conto corrente di Banca di Asti IT43L0609044920000017080359. Perini ha un giudizio duro sull’operazione militare in corso: «Fino a quando si permetterà a Israele di calpestare tutti i diritti umani non ci sarà fine. Hanno tutto il diritto, in questo frangente, di difendersi eliminando il nemico che per loro è Hezbollah. Ma il metodo adottato è inaccettabile: non si può fare terra bruciata in tutto un Paese, pensando che in questo modo qualche nemico sarà ucciso. Intorno a Hezbollah vivono uomini, donne, bambini e così si spara nel mucchio».
Ipse dixit
“Nonno è stato uno di quei ragazzi in trincea costretti a mangiare la minestra nella sua stessa scarpa. Ritornato fortunosamente a casa, aveva poi visto partire per la Russia senza più farvi ritorno il suo figlio più giovane. Il primogenito invece morì a causa di un cancro. […] Ma con gli altri era sempre gioviale e allegro. Riguardo la sua vita, nonno diceva sempre: «Di fronte a un grande dolore o si sceglie di soccombere o di diventare allegro». E lui scelse, s’impose, di restare allegro”
(Paola Debernardi, autrice del libro “Il Biellese raccontato da mio nonno”, intervistata da La Provincia di Biella)
Porte chiuse
“La seduta non può essere pubblica quando si tratti di questioni riguardanti le qualità, le attitudini e la moralità delle persone”: questo è l’articolo 26 comma 2 del regolamento del consiglio comunale di Biella. È quello che è stato applicato martedì pomeriggio quando, nel cuore della seduta, l’aula è stata svuotata lasciando dentro l’emiciclo di palazzo Oropa solo gli amministratori, ovvero sindaco, giunta e consiglieri, e il personale di servizio strettamente indispensabile. È una procedura estremamente rara nei lavori dell’assemblea che, per definizione, è pubblica e democratica. Ma così hanno scelto il presidente Luca Zani e con lui la maggioranza di centrodestra per rendere segreti dibattito e voto sull’elezione della nuova garante dei diritti delle persone in carcere. Pubblica è stata la relazione di fine mandato della garante uscente Sonia Caronni, che ha salutato dopo otto anni di mandato non potendo più, da regolamento, essere eletta. Nascosta a tutti gli occhi è stata invece la procedura che ha portato alla sua sostituzione con Marisa Boccadelli, laureata in pedagogia, insegnante in pensione, già volontaria in carcere dove teneva lezioni di storia, geografia e scrittura creativa con l’associazione Gufo Re, il cui presidente era l’attuale consigliere regionale di Fratelli d’Italia Davide Zappalà. Proprio in difesa di Zappalà, e in contrasto con i vertici biellesi del Fondo ambiente italiano di cui è stata a lungo referente, Boccadelli scrisse ai giornali ad aprile, nei giorni delle polemiche sul rifacimento di piazza Vittorio Veneto e sul taglio di tredici alberi per far spazio al nuovo lastricato. Sono solo indizi che però svelano una certa contiguità con il partito del peraltro sottosegretario alla Giustizia con delega alle carceri Andrea Delmastro. Del resto è ancora più vistosa la militanza dell’unica altra candidata: Federica Valcauda è vicina ai temi del carcere come esponente dei Radicali, attivista dell’associazione Nessuno tocchi Caino, portabandiera della recente campagna per portare in prima serata alla Rai una trasmissione che parli della situazione a dire poco complicata nelle case circondariali in Italia, con il sovraffollamento e il disagio come problemi cronici. In più è stata candidata alle elezioni europee con Azione e alle comunali nella lista civica CostruiAmo Biella a supporto del centrista Andrea Foglio Bonda. Entrambe le candidate non hanno potuto assistere al dibattito sulle loro figure né potranno conoscere i verbali della discussione che saranno redatti ma secretati, a disposizione dei soli consiglieri comunali. Allo stesso modo è stata interrotta improvvisamente la diretta web della seduta resa possibile dalle nuove apparecchiature fatte installare da palazzo Oropa. La stessa registrazione non è ancora a disposizione perché in fase di montaggio deve essere eliminata la porzione di dibattito che deve restare segreta. I partecipanti a quel dibattito sono vincolati al segreto. I media, come La Stampa ieri, possono solo affidarsi a voci e non a cronache dettagliate: non c’erano nemmeno i giornalisti. Questa deroga alla trasparenza è stata motivata con il fatto che andavano esaminate le caratteristiche delle candidate, secondo la maggioranza rientranti in quelle caratteristiche “di qualità e attitudini delle persone” menzionate dal regolamento. Ma non è mai accaduto in passato quando il consiglio comunale è chiamato a eleggere suoi rappresentanti in enti e società in cui ha diritto di avere voce in capitolo, anche quando si trattava di scegliere tra più di un curriculum. Il guaio è che, come succedeva da bimbi quando un amichetto diceva “non te lo dico” di fronte a un pettegolezzo, invece di spegnere la curiosità, così la si accende, accompagnata da una domanda: c’era proprio qualcosa da tenere nascosto?
Cosa succede in città
Oggi alle 18 a Biella la libreria Giovannacci ospita la presentazione del libro “L’amore assaje” alla presenza dell’autrice Francesca Maria Benvenuto. Dialogherà con lei Michele Petruzzo
Oggi alle 20 al Piazzo palazzo Gromo Losa ospita una cena solidale per la Croce Rossa di Biella: il menu del “Galà d’autunno” sarà curato dagli chef Sergio Vineis (stella Michelin a Il Patio di Pollone), Gigi Zanone (ristorante Il Faggio), Ivan Ramella (Croce Bianca) e dal pasticciere Stefano Pavesi. I fondi raccolti finanzieranno l’acquisto di un furgoncino adatto al trasporto di persone con difficoltà motorie
Oggi alle 21 a Biella va in scena all’auditorium di Città Studi il musical “Leggere possedere vendere bruciare” ispirato al libro di Antonio Franchini che ha vinto nel 2023 il premio Biella letteratura e industria. L’autore sarà presente e converserà con il vicepresidente del premio Antonio Sinigaglia
Oggi alle 21 a Biella il circolo Sociale ospita il concerto di Marianne Mirage, invitata su iniziativa del Lions club Biella Host con il festival Microsolchi e il Fai biellese. Mirage ha partecipato nel 2017 al Festival di Sanremo
Quindici anni senza il vespasiano
Sono passati quindici anni, era il 25 settembre del 2009, dal giorno in cui venne demolito il vespasiano di piazza Duomo. Chi vede adesso il grande sagrato della cattedrale, rimesso a nuovo pochi anni fa, probabilmente fatica perfino a immaginarselo, l’orinatoio per maschi a cielo aperto con l’acqua che scorreva perenne e l’odore non esattamente degno di un salotto buono che emanava. Fu il primo intervento attorno alla piazza che l’appena insediata giunta di centrodestra guidata da Dino Gentile scelse di fare, prima di trovare fondi, firmare convenzioni e presentare progetti per risistemarla completamente dandole il volto che ha oggi. Non fu però il primo intervento sull’arredo del centro: l’allora assessore all’Urbanistica Andrea Delmastro aveva fatto rimuovere i grandi vasi di plastica progettati e fatti a Biella dalla Serralunga che il suo predecessore Doriano Raise aveva collocato lungo via Italia. Soffocavano la strada del passeggio, a suo dire. Quanto al vespasiano, se oggi probabilmente nessuno tornerebbe più indietro, allora paradossalmente ci fu un fuochino di protesta che si accese in città tra coloro che temevano di non trovare più posto per fare pipì. A rassicurarli, dopo una delle prime foto ricordo vista cantiere che ritraeva Gentile, Delmastro e l’altra assessora Caterina Giachino accanto ai resti dell’orinatoio, fu proprio la giunta. «Costruiremo un altro bagno pubblico» disse Gentile «in un locale accanto alla piazza, accessibile anche alle donne». L’idea è stata presto archiviata nel grande schedario delle promesse politiche non mantenute. Anzi, rispetto ad allora il Comune ha rinunciato a cuor leggero anche ai bagni pubblici dei giardini Zumaglini, chiusi nei mesi scorsi, anche in questo caso non senza qualche polemica, per lasciare spazio a un nascituro bar, quando palazzo Oropa lo metterà a disposizione per la nuova destinazione d’uso.