"A noi la qualità c'ha..."
I fans di Boris, la serie tv che in quattro stagioni più un film ha preso amabilmente per il naso il modo di fare televisione in Italia, hanno letto la frase con la voce del regista René Ferretti (l’attore Francesco Pannofino) e l’hanno completata senza indugiare. La qualità della vita, intesa come sovrapposizione di classifiche annuali, in effetti un pochino ha stufato, specie quando diventa criterio unico per leggere quanto si stia bene o male in una città. Spesso guadagnare o perdere posizioni dipende da dettagli su cui politica ed economia hanno scarso controllo. Un esempio semplice? Quando gli analisti tengono conto del numero di omicidi in un anno, Biella appare più sicura. Quando invece danno più peso, per esempio, alle denunce per truffa, rischia di perdere posizioni. La classifica più longeva su questo tema è quella de Il Sole 24 Ore, una volta pubblicata nella settimana tra Natale e San Silvestro e adesso anticipata ai primi giorni di dicembre. Quella mandata in stampa con l’edizione di lunedì del quotidiano economico ha visto Biella risalire di dodici posizioni, una delle crescite più rilevanti tra le province italiche, arrampicandosi dal 64° al 52° posto, pur sempre nella media di chi non dovrebbe lamentarsi ma nemmeno sedersi su inesistenti allori. Quando i dati, come una mano buona a briscola, sono positivi, non è raro che arrivi qualche commento di gioia. Quello di lunedì pomeriggio ha la firma del sindaco Claudio Corradino (Lega): «Nel 2019, anno in cui ci siamo insediati, Biella era al 55° posto per cui abbiamo portato un territorio a essere in crescita in quasi tutte le voci prese in considerazione». Il dato è corretto ma, se solo il primo cittadino aguzzasse la vista fino agli anni in cui il centrodestra era all’opposizione, noterebbe il 36° posto del 2017 e il 41° del 2018, per esempio, più alti del “suo” massimo. Soprattutto bene farebbe il sindaco a prendersi meriti o assumersi responsabilità se i parametri presi in considerazione dipendessero dalle politiche della sua amministrazione. La risalita del 2023 invece è figlia di quella nella sotto-classifica “Affari e lavoro”, dove il balzo è stato dalla 94ª alla 47ª posizione. La ragione non è un improvviso miglioramento di condizioni socioeconomiche ma il fatto che, come accade pressoché ogni anno, la squadra di ricerca ha tolto alcuni parametri per inserirne altri. Rispetto al 2022 non è stato più preso in considerazione il numero di ore di cassa integrazione (Biella era al 101° posto in Italia) ed è entrato il cosiddetto “gender pay gap”, la differenza di retribuzione tra donne e uomini dove siamo ottimi tredicesimi. Nè sul primo né sul secondo valore il sindaco ha una qualche influenza. Analizzando invece quello che dipende almeno in parte da palazzo Oropa, si scopre che in un anno Biella ha guadagnato terreno sulla qualità di vita per i giovani (22ª e +50 posti) e per gli anziani (49ª e +49), ne ha persi pur restando ben piazzata per la qualità di vita dei bambini (26ª a -13), si trova ben posizionata per l’accessibilità delle scuole, ovvero per l’assenza di barriere architettoniche, dove è 27ª, lascia altre nove posizioni sul campo per l’offerta culturale slittando al 91° posto, medesimo piazzamento che si ha per la digitalizzazione dei servizi. Altre cifre non sono più una sorpresa: siamo la provincia con la maggior incidenza di pensionati rispetto al numero di abitanti e abbiamo valori demografici da territorio in costante invecchiamento.
Ipse dixit
“La decisione del tribunale di sorveglianza grida vendetta al cospetto di Dio. Come è possibile che uno che ha tirato 57 coltellate esca perché troppo ciccione?”
(Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia, sul provvedimento che ha disposto gli arresti domiciliari per Dimitri Fricano, condannato a trent’anni per l’omicidio della fidanzata Erika Preti)
Cinque storie di abusi
Una donna su tre, dicono le crude statistiche, ha sperimentato sulla sua pelle una qualche forma di violenza in Italia. È una cifra enorme ma nella testa dei maschi, e talvolta delle femmine, si fatica a riportarla nella realtà quotidiana, cioè al fatto che la persona che ci troviamo di fronte, proprio lei, potrebbe esserci passate. E magari potrebbe non avere detto nulla. A ricordarlo in modo crudo ma assai efficace è stato Eco di Biella che lunedì ha dedicato tre pagine al tema, due delle quali con cinque interviste ad altrettante ragazze biellesi tra i 21 e i 25 anni che, dietro la garanzia di rimanere anonime dietro un nome di fantasia e omettendo qualche riferimento nel racconto, hanno ripercorso la loro esperienza dolorosa. Amelia, 21 anni, aveva un ragazzo che le diceva: «Se mi lasci mi ammazzo». Lo seguì a Roma per un viaggio che lui le aveva regalato per il compleanno, anche se aveva paura. Nella stanza d’albergo, provò a dire di no («No vuol dire no» recitava lo striscione che ha aperto il corteo di Biella sabato 25 novembre) ma non bastò. «O facciamo qualcosa o nessuno esce di qua» disse lui. Quel che successe, anche per la legge, è uno stupro. Amelia se ne rese davvero conto un mese dopo: «Nella mia testa era troppo tardi per denunciare e forse non lo avrei comunque fatto per la paura di non essere creduta». Questo è un tema che ricorre: «Sarebbe stata la mia parola contro la sua e senza prove non volevo rischiare di essere umiliata o non creduta» ha raccontato Cleo, 22 anni, il cui ex migliore amico la bloccò davanti alla chiesa del paese, tenendole i polsi stretti, per potersi masturbare davanti a lei e su di lei e poi provare ad andare oltre. Anche qui la vittima ha rinunciato alla denuncia, ma anche per una ragione in più: «Essendo stato il mio migliore amico e provando molto affetto per sua mamma non volevo far soffrire lei». Emily, 25 anni, invece vuole lanciare un messaggio alle coetanee: «Non abbiate paura, come me, di vedere i campanelli d’allarme». Il suo ex ragazzo, prima dolce e comprensivo e poi rude e offensivo, ai suoi no ribatteva che doveva sentirsi fortunata a stare con lui dato che era brutta e grassa: «Ho iniziato a credere che fosse giusto fare tutto per lui nonostante non mi sentissi pronta a farlo». Francesca, 21 anni, ha sperimentato una gabbia psicologica in una famigli che la chiamava “maschiaccio”, fino ad arrivare all’anoressia che i genitori quasi salutarono con gioia perché sembrava più bella e poteva indossare abiti da femmina. Lily, 21 anni, invece fu probabilmente salvata da qualcosa di peggio delle mani addosso in auto da parte del suo ragazzo quando le arrivò una telefonata della madre: «Ho cercato di divincolarmi e di farmi ascoltare ma non si fermava. Le mie suppliche sono servite nel momento in cui suona il mio telefono e leggo “mamma” sullo schermo». Aveva 16 anni e non fu indolore: «Ho troncato con lui, mi accusava di essere frigida. Non sono più riuscita a farmi toccare da un ragazzo fino ai 19 anni». Anche lei non ha denunciato ma nemmeno ha raccontato l’episodio ai genitori: «Non voglio caricarli di questo dolore o rischiare di essere fraintesa». Su 6aBiella quotidianamente si leggono e riportano brani di articoli dei giornali locali, senza mai menzionare l’autore. Questa serie di interviste merita un’eccezione: le ha realizzate la giovane collaboratrice di Eco di Biella Elena De Toffoli.
Cosa succede in città
Oggi alle 16 a Biella si replica, grazie al progetto culturale-artistico “Sia luce” la visita guidata al Duomo di Biella che si chiuderà con la visione, nella Sala delle corporazioni, dell’affresco del Cristo della Domenica, normalmente chiuso al pubblico
Oggi alle 16 a Cossato il ciclo di incontri culturali dell’università popolare UpbEduca propone nella sua sede una conferenza su Donna Cristina di Savoia principessa di Masserano. Ne parlerà Graziana Bolengo
Oggi alle 18,30 al Piazzo l’Accademia Perosi ospita lo scrittore Roberto Cortoneo che presenterà il suo ultimo libro “La cerimonia dell’addio”. Dialogherà con Enrico Martinelli e le loro parole saranno accompagnate dal pianoforte di Thomas Baroni. L’appuntamento è alla sala concerti al primo piano di palazzo Gromo Losa
Oggi alle 21 a Valdilana al cinema teatro Giletti di Ponzone sarà proiettato il film “È andato tutto bene” (Francia, 2021) di François Ozon. La pellicola accompagnerà una riflessione sul tema del fine vita guidata dallo staff dell’hospice per le cure palliative di Lilt Biella
Una buona notizia per i vassalli di Alessandro Barbero
È un regalo di Natale in leggero ritardo per tutti i fans, pardon i “vassalli”, di Alessandro Barbero, lo storico e docente universitario più pop d’Italia. Ebbene sì, tornerà a Biella il 28 dicembre, un giovedì, per presentare il suo ultimo saggio “All’arme! All’arme! I priori fanno carne”, dedicato alla sommossa popolare di Firenze nel 1378, ribattezzata la rivolta dei Ciompi. A ogni passaggio in città, Barbero scatena gli animi di chi pende dalle sue labbra di affabile divulgatore anche quando parla di temi all’apparenza tutt’altro che popolari come la storia medievale. Fece un tutto esaurito, con capienza ben superiore alla Biblioteca Civica che lo ospiterà fra pochi giorni, anche quando venne a parlare di Dante in piazza Duomo al pubblico ancora legato alle norme anticontagio, in un evento promosso da Biblioteca e dalla rassegna Fuoriluogo. Era il giugno del 2021. Frammenti di una sua conferenza proprio sulla rivolta dei Ciompi sono stati rimiscelati su base di musica elettronica da Mastoz, nome d’arte di un architetto e videomaker che ha provato a trasformare Barbero anche in una popstar. Il brano è stato intitolato “Andiamo a bruciargli la casa” e, dopo il primo ascolto, rischia di diventare un tormentone per chiunque.