Abbiamo fatto anche cose buone
Il braccio di silicone, l’onorevole con la pistola alla festa di capodanno, il pluriomicida evaso dal bagno dell’ospedale: sono le notizie su Biella e dintorni che compaiono negli archivi dei principali media internazionali e che forse avremmo preferito evitare. Poi però ci sono anche citazioni che fanno inorgoglire, per fortuna. La curiosità di spulciare gli archivi potrebbe diventare un’occupazione a tempo pieno, scartabellando tra antichi ritagli di giornale (per esempio il New York Times che nel 1939 menziona il restauro del castello di Zumaglia, in cima al Brich) e tra più recenti tracce di pagine web. Se dovessero servire a un marziano per capire la storia e le caratteristiche della provincia, finirebbe per riassumerle in due parole: lana e creatività. Il binomio che così tanto ricorda la candidatura Unesco è dato dalle storie e dai risultati economici del tessile biellese che hanno naturalmente bucato i confini delle cinque valli della provincia e dai grandi protagonisti del territorio, il cui nome è diventato celebre ai quattro angoli del pianeta grazie ad arte e genio. È il caso di Nino Cerruti: dagli Usa al Regno Unito fino alla Francia, i media hanno parlato di lui a lungo e con la cura dovuta ai personaggi di rilievo a lungo ne hanno tracciato il profilo nella settimana della sua morte. È il caso anche di Michelangelo Pistoletto, presente con citazioni, interviste, descrizioni di opere o di mostre sul New York Times come su Le Monde. Peppo Sacchi non è citato nell’articolo che proprio il quotidiano newyorkese dedica nel 1973 alle prime televisioni che sfidano il monopolio di Stato in Italia, ma quando parla del «centro tessile nel Nord-Ovest della penisola» il riferimento è alla sua creatura. C’è il centenario della famiglia Zegna e della loro impresa arrampicata sulle montagne e famosa nel mondo. C’è un profilo di Alessandro Sartori, a proposito di lana e creatività, lo stilista nato a Trivero che oggi è direttore creativo del marchio. Ci ha aiutato a bucare la bolla del provincialismo anche lo sport: no, niente (o pochissimo) basket e zero calcio. Sull’archivio della Bbc ci sono le partite di rugby giocate a Biella dalle varie Nazionali giovanili britanniche per il Sei Nazioni, quelle del tennista ex numero uno al mondo Andy Murray che scelse uno dei tornei Challenger giocati nel 2021 per il rientro dopo un infortunio, le tappe del Giro d’Italia, il successo del golfista Rory McIlroy, ancora diciassettenne, nei campionati europei per dilettanti del 2007 «disputatisi nel club di Biella vicino a Milano». Ci sono anche le meraviglie che accadono quasi per caso: il quotidiano israeliano Haaretz ha parlato della Torah, il rotolo delle preghiere conservato nella sinagoga del Piazzo, di cui nel 2016 fu accertata la sua datazione al 1200. E poi spunta anche una delle più vecchie citazioni che gli archivi riportano da oltreoceano. È del 1962 e riguarda il maltempo: una notizia in breve del New York Times del 23 agosto parla di una forte grandinata con chicchi grossi come mele che ha colpito una zona industriale dell’Italia del nord, con «una stima dei danni superiore al milione di dollari». Giusto così: in fondo non ci hanno sempre definito (anche) “il lavandino d’Italia”?
Ipse dixit
“Voglio sottolineare che c’è una sproporzione immensa tra quanto è successo e l’eco mediatico che ne è derivato. Tra l’accaduto e l’odio. C’è un mondo che va in una direzione. Penso alla Palestina, all’Iran. In Italia va bene fare attenzione a cosa capita. Ma francamente, c’è davvero una sproporzione”
(Emanuele Pozzolo, il deputato dalla cui pistola è partito il proiettile che ha ferito un uomo a una festa di capodanno a Rosazza, intervistato da La Repubblica)
Il cossatese tra i piemontesi dell’anno
C’è anche il fotografo di origini cossatesi Valerio Minato nella rosa di sei candidati al titolo Piemontese dell’anno che il giornale web Quotidiano Piemontese assegna dal 2011 attraverso un referendum tra lettrici e lettori. Minato, già studente dell’Iti Quintino Sella e laureato in scienze ambientali, è diventato arcifamoso nelle ultime settimane del 2023 quando una sua fotografia è stata scelta come immagine astronomica del giorno dalla Nasa: ritraeva l’allineamento perfetto tra la basilica di Superga, la sagoma del Monviso e la luna piena ed è stata frutto di sei anni di tentativi e appostamenti, come ha svelato Minato stesso in una delle tante interviste che ha concesso. I suoi cinque rivali provengono dal mondo di scienza e medicina come il biologo Alessandro Bertero, specializzato in studi sul Dna, e il primario di oculistica delle Molinette di Torino Michele Reibaldi che con un delicato intervento ha restituito la vista a un uomo che l’aveva persa trent’anni fa. C’è Elisa De Marco alias Elisa True Crime, autrice del seguitissimo podcast dedicato alla cronaca nera. C’è Mariachiara Cataldo, fondatrice dell’associazione Break the silence per contrastare la violenza sulle donne e promuovere la parità di genere. Infine c’è colui che forse è il favorito, il direttore del Museo Egizio di Torino Christian Greco. Nelle tredici edizioni precedenti il titolo non è mai andato a un biellese. Nell’albo d’oro si trovano i nomi dello storico e divulgatore Alessandro Barbero, del compianto musicista Ezio Bosso, di don Luigi Ciotti e Arturo Brachetti. Nelle ultime due edizioni hanno prevalso le eroine del digitale: per il 2021 Erika Mattina e Martina Tammaro, la coppia aronese della pagina social “Le perle degli omofobi” in cui mettono alla berlina commenti e messaggi ricevuti sotto i loro contenuti, e per il 2022 Barbiebac, l’assistente di volo argentina residente a Torino da oltre 350mila follower che racconta su Instagram la sua vita in aereo. Qui c’è il link per votare.
Cosa succede in città
Oggi alle 18,30 a Cossato riprende il ciclo di incontri “E adesso parliamo di cinema” con l’esperto Riccardo Poma che analizzerà i film e la figura di Marilyn Monroe. L’appuntamento è a ingresso libero a Villa Ranzoni. Collaborano Comune, Informagiovani e Videoastolfosullaluna -
La fine della quarantena
È durata assai meno di quella di Chiara Ferragni l’assenza dai social di Andrea Delmastro, il sottosegretario alla Giustizia e leader di Fratelli d’Italia nel Biellese, attore non protagonista del veglione di Capodanno di Rosazza con un colpo di pistola, un ferito e, da qualche ora, un collega, il deputato vercellese Emanuele Pozzolo, sospeso dal gruppo parlamentare del suo partito. Dal tardo pomeriggio del 31 dicembre, nella tempesta di notizie che si rincorrevano, aggiungevano dettagli, facevano il nome suo e della sorella sindaca di Rosazza tra i presenti alla festa, aveva cessato di pubblicare qualsiasi contenuto su Facebook, Instagram e X, una strategia di cui 6aBiella aveva parlato qualche giorno fa. Il 5 gennaio un nuovo post ha fatto capolino dalla sua pagina Facebook, clonato anche sul profilo Instagram: uno solo, dedicati ai risultati del governo-Meloni appena elencati dalla premier nella conferenza stampa di fine anno in cui si era giocoforza parlato anche dell’episodio di Rosazza. Il sottosegretario (e, assai probabilmente, lo staff di comunicazione con lui) doveva aver giudicato i tempi ormai maturi per un’uscita pubblica: superata l’amarezza delle prime ore del 2024, descritta anche dai giornali, deve aver giudicato che i riflettori e il mirino delle accuse erano ormai tutti puntati verso il collega Pozzolo, lasciando lui nella posizione defilata di chi, come ha detto ai media e ai magistrati, stava caricando gli avanzi in auto al momento dello sparo, lontano dalla stanza del fattaccio. La serie di “mi piace” e di commenti sembrano confermarlo: il consenso supera di gran lunga gli attacchi e le battutine, almeno su Facebook, dove gli utenti scrivono elogi e incoraggiamenti a Meloni e Delmastro, invitando «i sinistri a rosicchiare gli ossi salati». Da allora le pubblicazioni sono lentamente tornate a ritmi più consoni ai giorni in cui l’unico pensiero era l’attività di governo con la necessità di ostentarla anche via social. Se su Facebook il consenso stravince, su Instagram (dove i “mi piace” per Delmastro sono un decimo rispetto alla pagina Facebook) la situazione dei commenti è più equilibrata, come a disegnare un pubblico differente rispetto a quello del social ormai più datato, e forse con gli utenti dall’età media più alta. E non sembra un caso che l’unico canale su cui il sottosegretario non sia ancora ricomparso sia X, l’ex Twitter. È lì che in una delle sue ultime sortite pubbliche-social dell’anno passato, una video-invettiva contro Fedez, subì la maggior parte di critiche e attacchi, inclusa una menzione su “Non hanno un amico”, il podcast quotidiano di satira politica (e non solo) del comico genovese Luca Bizzarri.