Accorgersi di contare come il due di picche
Lo sanno fin troppo bene i pendolari, lo dicono gli imprenditori, lo ribadiscono quelli che il linguaggio moderno chiama stakeholders, ovvero portatori di interesse. Ma non cambia nulla sul fronte dei trasporti ferroviari da e verso il Biellese. Anzi, va sempre peggio. L’orario estivo entra in vigore oggi e la situazione riesce a essere peggiore rispetto a quella invernale. Non aumentano i treni nel fine settimana, con buona pace delle iniziative di promozione turistica e delle recentissime parole del presidente degli industriali Giovanni Vietti all’assemblea generale. E il primo Biella-Novara delle mattine feriali anticipa la partenza di mezz’ora. La ragione? Arrivare in tempo per l’inizio del turno degli addetti del centro logistico di Amazon di Agognate, dove è nata una nuova stazione costruita apposta. Si parte alle 5,32 anziché alle 6,02. Siccome la coincidenza con il regionale per Milano viene ritoccata di pochissimo, il tempo di percorrenza sale a 116 minuti per raggiungere il capoluogo lombardo. Due ore per un centinaio di chilometri sono l’esatto contrario dell’alta velocità. Il che tra l’altro si aggiunge ai disagi quotidiani come quello segnalato sulle pagine di La Provincia di Biella sabato che è arrivata in ritardo all’esame universitario nonostante avesse preso il primo treno della mattina per avere margine di sicurezza.
Il significato di queste decisioni è riassunto dai pendolari nella loro dichiarazione a La Stampa: «Il silenzio è talmente assordante che ha coperto il fischio del treno che non c’è più, oltre che ad essere il preludio del requiem per il territorio, l’economia biellese e per i nostri giovani che sono “invitati” ad andare letteralmente via, perché non trovano un treno». In un’altra presa di posizione se la prendono con la politica e con «l’assenza assordante di una grandissima fetta della classe politica locale regionale e nazionale, che sui trasporti ferroviari, al momento, continua a non riuscire ad imprimere una vera svolta, come avviene nel Novarese e nella vicina Lombardia». Per sintetizzare, sui treni contiamo come il due di picche. Ed è uscita briscola fiori.
Ipse dixit
“Purtroppo i tamarri violenti sono dappertutto. Questi nello specifico spero di non vederli mai più, non li ho denunciati, non me ne frega niente di per sé. Però ecco, quando si dice che l’omofobia non è un aggravante, bè ora ho anche la prova sulla mia pelle che un insulto omofobo, così come un insulto razzista, o sessista, ha una sua gravità intrinseca rispetto ad un insulto normale perché prende di mira un aspetto della tua identità e ti fa sentire sbagliato per quello che sei, non per un atto che fai, che può essere più o meno condivisibile”
(Paolo Furia, ex segretario regionale del Partito Democratico, che ha raccontato su Facebook di essere stato insultato e minacciato ieri con toni omofobi da uno sconosciuto nella sala proiezioni del Planetario di Pino Torinese)
Tolleranza Zero
C’è una specie di Darth Vader, l’antieroe della saga di Guerre Stellari, nel primo episodio di “Questa vita non mi renderà cattivo”, la nuova serie animata di Zerocalcare su Netflix. Tra le pochissime frasi che pronuncia c’è questa: «Il mio eroe morale è sempre stato Massimo Giletti». Niente dettagli extra: la serie è uscita da pochissimi giorni e qualunque approfondimento sarebbe un odioso spoiler. E secondo Michele Rech, nome all’anagrafe dell’autore, ogni riferimento è casuale perché la sceneggiatura è stata scritta cinque anni fa. Sì, ma perché proprio il conduttore biellese fresco di fine traumatica del suo talk show “Non è l’arena” su La7? Possibile che, rispetto al testo originale, non ci sia stato un piccolo adattamento all’attualità. Per chi ha un po’ di animo complottista, ecco un indizio: quando uscì “Strappare lungo i bordi”, il cui personaggio femminile era originaria di Biella (una Biella disegnata con incredibile e dettagliata fedeltà, tra l’altro), si sollevò un discreto polverone. Quella ragazza (spoiler concesso, stavolta) moriva suicida e Biella era simbolo della triste città di provincia che le aveva dato i natali. Apriti cielo e scatenati campanilismo, un duello tra ultras a cui si iscrisse anche Giletti. Fu La Stampa a ospitare prima un’intervista e poi un suo commento, in cui se la prese con Zerocalcare per la scelta: «Non mi piace generalizzare, ragionare per stereotipi, e quello di Biella città in cui non c'è nulla da fare mi pare rientri proprio in questa categoria. Se fossi il sindaco inviterei Zerocalcare a vedere con i propri occhi per apprezzare tutto quel di buono che offrono la città e il territorio che le sta intorno». Invito che reiterò nel secondo articolo, chiedendo al fumettista «di aiutarci a colorare la città». Per ora l’autore non è venuto anche perché, calato il polverone, l’invito non è stato ripetuto con così tanta insistenza. L’ultimo piccolo gancio con la città resta una promessa che Zerocalcare fece al gruppo di giovani di Nientedafare a Biella che gli avevano chiesto aiuto per disegnare il logo. Chissà, magari riescono a portarlo in città loro...
Cosa succede in città
Oggi alle 21 a Masserano il teatro comunale ospita un incontro con i rappresentanti dei carabinieri sul tema della prevenzione dei rischi per gli adolescenti. Organizza l’associazione Genitori Sempre. L’ingresso è libero
Oggi alle 21 a Candelo prosegue al Verdi la rassegna “Tutti pazzi per il cinema”, organizzata dal Tavolo per la promozione della salute mentale. Sarà proiettato il film “C’mon c’mon” (Usa, 2021) di Mike Mills con Joaquim Phoenix. Ingresso a 6 euro
Che fare con certe foto?
Esiste una foto scattata a Biella a un evento pubblico: raffigura due notabili del territorio, eleganti come si conviene e seduti nei posti d’onore, ma entrambi palesemente addormentati. Non è una foto rubata: l’appuntamento era, appunto, pubblico e i due personaggi erano decisamente visibili sulle loro poltrone in prima fila. Nulla impedirebbe la pubblicazione, se non una considerazione personalissima che non pretende di essere la verità assoluta. Le immagini oppure i dettagli di certi episodi che somigliano a un’istantanea scattata con il cellulare diventano etichette: dall’armocromista di Elly Schlein all’inchino a Salvini di Claudio Corradino, dalle «risorse» di Laura Boldrini allo scambio di informazioni secretate nella cucina di un appartamento a Roma di Andrea Delmastro con un suo compagno di partito. E le etichette rischiano di diventare pregiudizi e non solo meme, come lo scatto che ritrae l’ex parlamentare del Movimento 5 Stelle Vito Crimi addormentato a bocca spalancata sul suo scranno al Senato. Ok, però ha un senso giudicare una persona che ha un ruolo di rilievo nella società per un pisolino a un evento pubblico? Non sarebbe meglio concentrarsi su quello che fanno, nel bene o nel male, all’interno della società stessa? Proverò a farlo. E il sorrisetto divertito per aver visto quella foto resterà un piccolo divertimento solo personale.