Altro che fascino del posto fisso
Una specie di pubblicità-progresso uscita qualche settimana fa su impulso del Governo provava a rinvigorire il fascino di un impiego in un ente pubblico, definendolo “il posto figo”. Le battutine si sono moltiplicate guardando quei finti dipendenti comunali che sembravano animatori di un villaggio vacanze o gli attori di Caprera, paradigma delle fiction italiane venute male cara ai fans della serie tv Boris («Mannaggia la monnezza che ho fatto» chiosava amaro il regista René Ferretti alias Francesco Pannofino). Il problema c’è ma lo spot evidentemente non basta. Le cronache degli ultimi giorni riportano di una situazione a dir poco complicata nei principali Comuni della provincia: l’ufficio tecnico di quello di Biella ha perso dal 2019 a oggi otto addetti, passando da 15 a 7 persone dietro le scrivanie che gestiscono progetti di edilizia pubblica, parchi, giardini e quant’altro. A Cossato l’anno scorso un primo bando per assumere un architetto o ingegnere andò deserto e in due concorsi uguali nel giro di due anni, per un posto da impiegato amministrativo, nel 2021 vennero ricevute 160 richieste e nel 2023 solo 40. A Candelo aspettano quello che accadrà con il prossimo concorso per un geometra per l’ufficio tecnico e un impiegato amministrativo. Sempre a Biella sono state prorogate le scadenze per candidarsi a sei posti per istruttori e specialisti di area tecnica e sono stati banditi altri due concorsi in questi giorni per un manutentore di aree verdi e un impiegato amministrativo. Un tempo si affittavano spazi enormi per la prova scritta di simili concorsi. Ora sembra complicato perfino trovare candidati. Così l’amministrazione, almeno a Biella, si trova tra due fuochi: l’opposizione che attacca con le parole di Paolo Robazza (Lista civica biellese) che incolpa la giunta-Corradino «di incapacità politica nel saper gestire la macchina comunale». E un pezzo di maggioranza, leghista, che in una riunione di commissione comunale se la prende per l’assenza del restauro della funivia tra i progetti in programma. Qui la risposta più emblematica, riportata da La Stampa, è arrivata dalla dirigente dell’ufficio tecnico Simona Maria Anglesio: «Siamo in pochi e tutti noi stiamo affrontando da oltre un anno turni che non finiscono prima di mezzanotte, sabati e domeniche compresi. Ci stiamo occupando di 43 cantieri, molti dei quali già avviati. Chiedo rispetto per il nostro lavoro».
Ipse dixit
“Mi dispiace di non poter fare molto, ma quel poco che posso lo farò. Boicotterò tutto quello che riguarda Israele. Se i governi non agiscono, noi non possiamo più aspettare. Spero che i miei amici ebrei e israeliani possano capirmi e seguire l’esempio. Come sudafricano e studente di storia sento il bisogno di agire. Lottiamo per la libertà ora”
(Dal post su Instagram di Thabo Sefolosha, giocatore di basket svizzero di padre sudafricano, ex di Pallacanestro Biella nel 2005/2006 e poi per più di un decennio nel campionato Nba. La prima stesura del post, poi rimosso e sostituito, conteneva una frase più pesante che aveva il sentore dello stereotipo antisemita: «Visto che i soldi sono spesso l’unica lingua che comprendono»)
Il villaggio della pace tra israeliani e palestinesi gemellato con Cossato
Parlare di pace è difficile in questi giorni tra Israele e Palestina, viverla nel quotidiano sembra quasi impossibile tra missili che partono da Gaza e bombe sganciate dagli aerei che a Gaza atterrano. Eppure c’è un luogo in cui succede da più di cinquant’anni: si chiama Neve Shalom Wahat al-Salam, un villaggio che ha due nomi, in arabo e in ebraico, con lo stesso significato, oasi di pace. È a metà strada tra Gerusalemme e Tel Aviv, in aperta campagna, nato nel 1972 grazie a un missionario domenicano che lo creò stabilendo una regola di base: metà della popolazione doveva essere ebrea e metà palestinese. Dieci anni dopo il progetto è entrato in contatto con il Biellese. Accadde grazie a Cossato, all’epoca governato da una giunta di centrosinistra, e agli assessori Giuseppe Paschetto (oggi uomo di spicco del Movimento 5 Stelle) e Marco Abate, che invece continua a impegnarsi nel volontariato. Entrambi viaggiarono più di una volta fino a Neve Shalom Wahat al-Salam fino a formalizzare il gemellaggio, ancora vivo anche se da qualche anno, per problemi di rendicontazione, è stato sospeso il contributo periodico che il Comune erogava. Oggi il villaggio vive secondo gli stessi principi. Un reportage del quotidiano Avvenire racconta questi giorni più che complicati per chi, come messaggio fondamentale, ha quello della pace. Samah Salaime, araba-israeliana, un’intera famiglia fatta di profughi sparpagliati per il mondo, è la responsabile della comunicazione del villaggio: «Qui vivono 80 famiglie, circa 300 persone e tra loro c’è chi ha perso o cui è stato rapito un parente o una persona cara. Davvero ci troviamo in uno dei momenti più tristi della nostra storia. Difficile soprattutto per i palestinesi che abitano in Israele, per chi vive insieme e per quanti sono impegnati nelle istituzioni che promuovono la pace. Io stessa ho un’amica del kibbutz di Be’eri che è stata rapita». La sua soluzione è, all’apparenza, semplice: «Tra il fiume e il mare ci sono sei milioni di israeliani e sei milioni di palestinesi. Tutti hanno il diritto di vivere in pace. Non ci può essere democrazia da una parte e un popolo assediato e occupato dall’altro. L’unica equazione cui ci ispiriamo è il rispetto di ogni persona, garantendo uguaglianza e cercando la giustizia». Il direttore della scuola Roi Silberberg ha rimodulato le lezioni: oggi si studia a distanza, per ragioni di sicurezza, e si tengono corsi di dialogo e consapevolezza seguiti anche all’estero. Chissà se è stato lui a scrivere il messaggio pubblicato il giorno dopo la strage di Hamas nei villaggi del Sud di Israele: «Soprattutto ora quando la tempesta intorno a noi sta prendendo forza e siamo tutti in uno stato di allarme emotivo, questo è il momento per noi di Wahat al-Salam Neve Shalom e per tutti coloro che credono in una società condivisa, di continuare a essere una bussola, di accendere le nostre torce nell’oscurità che ci circonda e di essere un modello di pace, uguaglianza e giustizia».
Cosa succede in città
Oggi alle 18,15 a Biella c’è la firma della rassegna culturale al femminile ContemporaneA nella presentazione del libro “Spilli”, opera prima di Greta Olivo che sarà presente all’appuntamento alla libreria Giovannacci. Conduce l’incontro, a ingresso libero, Stefania Biamonti
Oggi alle 21 a Candelo il cinema Verdi propone il documentario “Marcia su Roma” in cui il regista Mark Cousins ha ripercorso l’avvento del fascismo cercando e assemblando filmati d’epoca, legati dalla voce narrante di Alba Rohrwacher. L’iniziativa è in collaborazione con il gruppo giovanile diocesano Hope Club. L’ingresso costa 6 euro
Oggi alle 21 a Biella il teatro Odeon accoglie lo spettacolo musicale, dal titolo “Luce” di Fiorella Mannoia accompagnata dal pianista Danilo Rea. Gli ultimi biglietti, con prezzi da 48 euro per la galleria a 73,50 euro per la poltronissima gold (platea centrale nelle prime file) sono ancora a disposizione a questo link
Ancora chiusa la Vigliano-Candelo
Non sarà oggi il giorno della riapertura della strada che collega Vigliano e Candelo, diventata preziosa valvola di sfogo nei mesi del cantiere al ponte della tangenziale. Dureranno ancora due giorni i lavori urgenti alla rete fognaria, che hanno richiesto il blocco al transito delle auto lungo la cosiddetta salita della birreria, l’ultimo tratto che porta a Candelo. A causare il ritardo, verosimilmente, la pioggia che ha caratterizzato soprattutto lunedì. La strada tornerà a essere transitabile, salvo ulteriori imprevisti, da sabato mattina. Quanto pesi sulla viabilità in entrata e uscita da Biella è apparso chiaro nelle ore di punta quando la coda alla rotonda di via per Candelo-corso San Maurizio, all’altezza del ponte che ora è aperto, era ben più lunga del solito. Sembra anche un segnale di quanto possa essere importante realizzare un progetto di cui si parla da anni senza arrivare a conclusione, la tangenziale di Candelo che consenta un’alternativa per collegarsi con Vigliano senza dover arrivare a ridosso, o addirittura attraversare, piazza Castello a una spanna dalle mura del Ricetto.