Aperti o chiusi?
Chissà come è stato percepito, alla fine, il lungo fine settimana di ferragosto dalle persone che lo hanno trascorso a Biella e dintorni. Tanti locali pubblici, come ha scritto La Stampa proprio nell’edizione del giorno 15, hanno scelto di restare aperti, in un periodo in cui fino a una quarantina di anni fa la città andava in letargo (e in villeggiatura altrove) insieme alle sue fabbriche chiuse per ferie e le associazioni dei commercianti tenevano riunioni fin dalla tarda primavera per organizzare i turni delle chiusure e far sì che nessuno tra quelli rimasti a casa rischiasse di rimanere senza pane, companatico o medicine. La piccola novità è che non sono rimasti aperti solo per i biellesi che hanno fatto a meno dei viaggi estivi. «Abbiamo esaurito i posti disponibili da giorni» aveva dichiarato Luigi Apicella, consigliere comunale e storico titolare della pizzeria La Lucciola di fronte alla stazione. «Ci sono diversi turisti ma la nostra clientela si è consolidata nel tempo. Abbiamo famiglie intere, amici e molti anziani che diversamente sarebbero rimasti a casa da soli». Matteo Marra, chef di Matteo Caffè e Cucina di piazza Duomo, confessava di avere i tavoli tutti prenotati, ma anche di aver visto crescere accanto ai clienti abituali anche il numero dei nuovi biellesi, come gli statunitensi diventati proprietari della villa che fu di Nino Cerruti sulle colline di Vigliano, comprata a un’asta di beni immobiliari di lusso. Lo chef aggiunge anche un aneddoto: «Uno dei riscontri più emozionanti che ho vissuto recentemente, mi è stato regalato da due clienti californiane sulla sessantina. Sono arrivate per la prima volta, l’anno scorso e quando il periodo di ferie si era concluso mi hanno salutato in lacrime, erano tristi per il fatto di dover lasciare questo luogo incantevole. Quest’anno sono tornate entusiaste e mi hanno comunicato di aver acquistato casa in Valle Cervo. Alla domanda su che cosa le avesse colpite del distretto ai piedi del Mucrone, mi hanno risposto che la nostra è una vera oasi di pace». Nello stesso tempo però Newsbiella ha raccolto lo sfogo di un lettore, proprietario di una casa proprio in valle Cervo dove ama trascorrere un periodo tranquillo in estate. E ai suoi occhi la situazione appare differente: «Non capisco è l'atteggiamento degli esercenti nei confronti del turismo in fatto di orari in particolare dal 15 di luglio al 30 agosto. Lunedì volevo andare a fare una merenda sinoira in un locale a Campiglia, ed era chiuso per riposo settimanale. Ho provato ad andare verso Biella, in quel chiosco vicino che hanno ristrutturato, ed era chiuso anche quello per riposo settimanale con il torrente Cervo a due passi pieno di gente. Ma, scusate, quando c'è afflusso noi teniamo chiuso? Non sarebbe importante in questo periodo togliere i riposi settimanali? In questi giorni c'è tantissima gente in valle, c'è coda per andare e per tornare da Biella e verso Piedicavallo, e non solo nel fine settimana. Sempre lunedì ho provato anche ad andare a Montesinaro e lì l'attività è chiusa il lunedì e il martedì, e sono aperti solo a pranzo». Il Biellese, insomma, sta imparando a diventare un luogo anche per i turisti. A volte però sembra farlo ancora un po’ troppo lentamente. E forse le riunioni delle associazioni dei commercianti che servivano a non far chiudere i negozi tutti assieme, servirebbero ancora, ma più per dare un servizio ai villeggianti che ai residenti.
Ipse dixit
“Olimpiadi a Los Angeles 2028? Il mio obiettivo è esserci. Ho quattro anni di tempo per fare man mano risultati importanti. L'idea è di entrare nella squadra italiana ma c'è ancora tanto tempo e vedremo. Questa stagione sarà la prima non da under per me: ora inizia quello che conta davvero”
(Vittoria Siletti, vicecampionessa del mondo a squadre Under 20 di spada, a Eco di Biella)
Lars, il Biellese e la cornamusa
Racconta di aver girato il mondo, Lars Biorn Laenen: Australia, Nuova Zelanda, Hong Kong, la più vicina Europa (almeno per lui che è olandese di nascita) con la fedele cornamusa come compagna di viaggio. Ma da qualche tempo il musicista da strada ha provato a mettere radici a Sagliano, poco lontano dal luogo in cui si è stabilita una famiglia finlandese innamoratasi del Biellese. Come lui stesso racconta a La Provincia di Biella, l'amore ha un ruolo anche nella sua storia, quello per una ragazza che ha incontrato quando è stato tra i musicisti ospiti di un festival jazz a Graglia. Ma poi è subentrato anche quello per la sua terra d'adozione: «Questo angolo di mondo per me è un piccolo paradiso. Amo il verde, le montagne, la neve, i torrenti improvvisi, gli animali selvatici. Alla natura spettacolare di questi luoghi ho dedicato anche delle canzoni». Le sue composizioni sul territorio, almeno quelle citate da La Provincia di Biella, s'intitolano "La lama di Miagliano" e "The startled boars", ovvero "i cinghiali spaventati". Per conoscerlo più da vicino si potrà partecipare al laboratorio di cornamusa che terrà a Occhieppo Inferiore, a Cascina San Clemente, da venerdì a domenica. Sabato alle 21,30 terrà nella stessa sede anche un concerto.
Cosa succede in città
Oggi alle 17 a Oropa è in programma uno degli spettacoli itineranti di Teatrando. S'intitola "DeragliandOropa", è scritto da Danilo Craveia e parla della vecchia tramvia. Il ritrovo è alla basilica superiore con partenza anche alle 17,30 per il secondo turno. Biglietti a 5 euro, gratis per chi ha meno di 10 anni. Ci si prenota a questo link
Pèrona (con l’accento)
Jean François Pèrona racconta che quell’accento grave sulla “e” lo abbia fatto aggiungere il padre, «probabilmente nello sforzo di integrarsi meglio in Francia». La sua generazione, la terza da quando il bisnonno valicò per la prima volta il confine, partendo da Cossila, non ne ha più bisogno. Vive a Tours, il signor Pèrona, dopo essere passato anche da Avignon, mentre i suoi avi emigranti avevano scelto l’Alta Savoia, appena oltre il confine, come prima destinazione. La storia della sua famiglia probabilmente somiglia a centinaia di altre, con un filo sottile che si intravede ancora da un cognome che lascia trasparire origini a volte ormai antiche, di un tempo in cui succedeva di lasciare casa per cercare miglior fortuna, proprio come accade oggi nel mondo. «Non siamo mai stati così appassionati delle nostre origini» rivela Jean François Pèrona, dietro il bancone del centro di arte contemporanea di Tours dove lavora. «Nemmeno mio padre conosceva l’italiano. Figuriamoci io. Ma mia sorella ha provato a cercare tracce della nostra famiglia. Ha visitato Cossila e ha chiesto aiuto al parroco per consultare i registri parrocchiali e gli atti di battesimo». Ha scoperto che la famiglia Perona era rientrata a un certo punto in Italia per poi tornare oltre le Alpi. E da lì non si è più mossa. Ha scoperto anche parentele con la famiglia Balma. Ma poco altro. Del legame con il cognome Boglietti ne aveva già certezza: «Ho un cugino che va orgoglioso di avere ancora il doppio cognome, tanto da stamparlo sul biglietto da visita. E quando vede il mio con l’accento, mi sgrida perché dice che non è corretto. Ma è stato mio padre a volere così». A modo suo, è una tradizione di famiglia anche quella, che parla del desiderio di integrarsi più a fondo. «A casa» spiega «avevano francesizzato anche i nomi di battesimo: Vincenzo era diventato Vincent, Ettore era Hector». Di Cossila sa davvero poco, ma promette di cercare i video della tappa del Giro d’Italia per rubare qualche fotogramma del paesino, oggi quartiere, delle sue origini: «Mio nonno sposò una donna bretone, mia madre invece era della Normandia. Mi resta il 25% di sangue cossilese». E un cognome con l’accento.