Bandiera Rossa e quel balcone di via Italia
Esterno giorno di un lunedì festivo, quello di ieri a Biella: c’è un corteo di più di 200 persone all’angolo tra via Italia e via XX Settembre là dove, dal balcone della sede, sventola la bandiera di Fratelli d’Italia. Alla manifestazione del 1 maggio, bagnata da una pioggia che a Biella non si vedeva da tempo, i musicisti della banda Verdi proteggono come possono se stessi e gli strumenti tenendo gli ombrelli in bilico sotto un’ascella. È proprio in quel punto della marcia, partita da piazza Martiri e destinata ai giardini Zumaglini, che il maestro Massimo Folli alza la sua tromba e dà il via alla musica. Probabilmente per caso e non per scelta, dalla strada sotto il balcone con i vessilli della destra di governo, salgono le note di Bandiera Rossa. L’inno popolare nato più di un secolo fa e diventato simbolo della lotta operaia (e di comunismo e socialismo) è un classico del repertorio delle manifestazioni della festa delle lavoratrici e dei lavoratori.
Ma la coincidenza tra percorso e playlist è stata a suo modo un’anticipazione di quello che è successo dopo. Quando i manifestanti intirizziti si sono spostati dai giardini Zumaglini all’asciutto della sala convegni della Camera del Lavoro di via La Marmora per ascoltare le parole degli oratori ufficiali, sono stati accolti dal segretario della Cgil Lorenzo Boffa Sandalina. Se l’è guadagnato lui, l’unico applauso spontaneo della platea: «Ringrazio i partecipanti, i sindaci, la Provincia, Amnesty International e gli artigiani della Cna. Soprattutto ringrazio l’Anpi e il suo presidente Gianni Chiorino per le parole che ha pronunciato il 24 aprile alla festa della Liberazione, quando ha ricordato quello che non dovrebbe essere necessario ricordare, che la nostra Costituzione è antifascista». È qui che il battimani lo ha interrotto. A proposito di rappresentanti delle istituzioni, c’erano Cossato con il presidente del consiglio comunale Mariano Zinno, la Provincia con la consigliera Luisa Nasso con la fascia blu e il consigliere Paolo Rizzo, i sindaci di Mongrando Antonio Filoni, di Valdilana Mario Carli e di Occhieppo Inferiore Monica Mosca. Non era presente la città di Biella.
Ipse dixit
“È una vergogna non far entrare i cani. Entra tanta gente che a chiamarla animale è un complimento”
(Messaggio anonimo sul registro dei visitatori del Museo del Territorio di Biella nell’ultimo giorno della mostra dedicata all’antico Egitto “Da Taaset a Tutankhamon”)
Servono davvero quelle fotografie?
Questa, più che una notizia, è una riflessione ad alta voce, nata dopo aver guardato a lungo l’immagine di Claudio Corradino sul palco della Biella Colors’ School (vedi 6aBiella di domenica 30 aprile). È stato lui stesso a pubblicarla, usando la sua pagina Facebook, ma lasciando che filtrasse anche su quella istituzionale della città di Biella. Le reazioni sono state estremamente polarizzate: da “bravo sindaco” alle prese per i fondelli, senza vie di mezzo o quasi. Questo sistema di comunicare non è nuovo e c’è chi, come Matteo Salvini specie ai tempi dello spin doctor digitale Luca Morisi, ne fece un marchio di fabbrica: immagini ovunque e da ovunque senza filtri, meglio se con la felpa con il nome del luogo visitato, casco giallo nei cantieri, stivali quando c’è fango, cravatta nelle riunioni importanti e torso nudo quando si beve a Milano Marittima. A Biella il centrodestra di governo prova a fare lo stesso su scala ridotta. Qualche esempio quasi a caso: sindaco e assessore all’Ambiente Marzio Olivero fotografati mentre guardano un operaio Seab impegnato nel diserbo ecocompatibile di via Italia, quattro immagini su quattro dove si riconosce l’assessore alla Cultura Massimiliano Gaggino nel pannello con i credits della mostra “Taaset e Tutankhamon” chiusa ieri, sindaco e vicesindaco con il mestolone di legno che fingono di aiutare a preparate la fagiolata del Vernato, l’ormai leggendaria immagine degli assessori Giacomo Moscarola e Davide Zappalà sulla ruspa quando fu smantellato il pezzetto di pista ciclabile di via Delleani. Sono immagini che spesso tracimano dal profilo personale degli amministratori a quello istituzionale dell’amministrazione. E, come per Corradino verniciato dei colori della festa studentesca, ci si polarizza tra chi li esalta e chi li percula. Succede anche a sinistra, forse in modo meno sistematico. Ma è difficile, per esempio, non notare un recente post del consigliere provinciale Paolo Rizzo che ricondivide il post di elogi al suo lavoro con tanto di ritratto suo “preso da internet”, scritto da una pagina Facebook chiamata “Pedemontana piemontese” (tre post negli ultimi quattro anni, tutti visti da pochissime persone tra cui Rizzo e ricondivisi da ancor meno profili, tra cui quello di Rizzo). Anche qui, in assenza di prese in giro anche per la scarsissima visibilità del messaggio originale, gli elogi e le pacche sulle spalle si concentrano tra chi è dalla sua parte, sui commenti alla sua condivisione.
La domanda, da destra a sinistra, è: ne vale la pena? Quanti voti sposta mostrarsi iperattivi, sempre presenti, costruire occasioni per farlo senza badare tanto al fatto che poi si vede a occhio nudo che sono, appunto, costruite? La sensazione, ma è assai poco scientifica, è che non servano né a conquistare consensi né a perderli. I fans di Corradino resteranno tali anche dopo averlo visto cosparso di polvere colorata verde, con indosso una maglietta di un paio di taglie più piccola del necessario. I suoi detrattori avranno un’occasione in più per parlarne male e pensarne male. Ma la loro presa in giro, o il loro attacco frontale, resterà confinato nella bolla di chi la pensa come loro. Nel frattempo, senza arrivare alla nostalgia per la celebre foto di Aldo Moro in spiaggia sotto il sole con giacca e cravatta, forse non sarebbe male se gli amministratori e i politici provassero a mettersi a una più rigorosa dieta social.
Cosa succede in città
Oggi alle 20 a Biella il ristorante di villa Boffo di piazza La Marmora ospiterà uno showcooking di Pietro Ganni dedicato alle “erbe nel piatto”, con specialità a base di erbe spontanee del territorio.
Oggi alle 20,45 a Biella all’Odeon di via Torino si chiude la stagione teatrale della città con “Tartufo”, commedia di Moliére con Giuseppe Cederna e Vanessa Gravina.
Oggi alle 21,30 al Piazzo il Biella Jazz Club ospita il concerto del quartetto brasiliano Jazzera con Marzio Pereira alla batteria, Cesar Moreno al pianoforte, Gled Zabote al sax e Paul Zogno al basso. Il club è a palazzo Ferrero in corso del Piazzo.
E allora la panchina rossa?
Dal 10 febbraio Biella ha il suo piccolo monumento dedicato ai martiri delle foibe, inaugurato nel giorno del ricordo alla presenza, tra gli altri, del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, così emozionato che non si trattenne dall’inginocchiarsi davanti al cippo. Quel giorno, là dove si diramano i due viali dei giardini Zumaglini, quello che percorre il lato lungo fino a via Garibaldi e quello diagonale, c’era ancora la panchina rossa, altro elemento di arredo urbano simbolico, dedicato al contrasto della violenza sulle donne. Quella dei giardini Zumaglini era stata la prima di una lunga serie, progettata dall’artista biellese Gigi Piana e inaugurata alla presenza di numerose associazioni di donne, oltre che delle allora assessore di centrosinistra Valeria Varnero e Francesca Salivotti. Quasi tre mesi dopo quel 10 febbraio, qualcosa è cambiato: la panchina rossa non c’è più né sembra essere stata spostata in altra parte dei giardini Zumaglini. Ora quell’angolo del parco pubblico è “in esclusiva” riservato al monumento che commemora la tragedia degli italiani d’Istria, ai quali peraltro era già stata dedicata, nel 2021, un’altra panchina, cinquanta metri più in là, quasi di fronte alla statua dell’Alpino con il mulo.
(Nelle foto la panchina rossa il giorno dell’inaugurazione e la stessa area dei giardini Zumaglini con il cippo dedicato ai martiri delle foibe)