Battere cassa
Nel vocabolario degli imprenditori, pieno di espressioni gergali e di qualche eufemismo che sa spegnere sia entusiasmi sia drammi, la parola “incertezza” viene dopo “cauto ottimismo” in una ipotetica scala mercalli della congiuntura economica. È quella che ha usato il vicepresidente dell’Unione industriale Giancarlo Ormezzano per descrivere i dati sulla cassa integrazione nei primi undici mesi del 2024. Quelli pubblicati da Il Sole 24 Ore di lunedì, che ha usato il nome di Biella in prima pagina, sono in realtà nerissimi: con il +188,2% di ore di ammortizzatori sociali richieste rispetto al periodo gennaio-novembre del 2023, solo Lecce e il suo +285% fa peggio in Italia. Ottenere il via libera alle richieste di cassa integrazione non significa poi sfruttarle del tutto: secondo Il Biellese le ore effettivamente utilizzate sarebbero il 25% di quelle richiesta, dato che si farà più preciso con i consuntivi dell’anno dell’Inps, attesi fra qualche mese. Ormezzano, sempre su Il Biellese, butta secchi d’acqua sull’incendio: «Non è la prima volta che le nostre aziende affrontano periodi difficoltosi e, anzi, si sono ormai allenate a fronteggiare questo andamento altalenante». La crisi, dice il vicepresidente Uib, non mina le fondamenta: «I bilanci delle aziende sono ancora buoni ma chiuderanno l’anno in rallentamento. Le imprese sfruttano questo momento per prepararsi in vista della ripresa. Inoltre il recente rinnovo contrattuale evidenza l’impegno nei confronti delle persone anche in termini di aumento di remunerazione e del welfare». Il contratto in questione è quello dei tessili. Dal lato dei lavoratori però non ci può essere la stessa serenità. Filippo Sasso, che dei tessili della Cgil è segretario provinciale, lo ha spiegato a Il Sole 24 Ore: «Alcuni opifici hanno cominciato a patire la crisi già 13-14 mesi fa. Quelle nella situazione più critica sono le piccole filature indipendenti che lavorano per conto terzi e che stanno già usando la cassa a zero ore». Cioè quella dove al lavoro non si va proprio perché la produzione è del tutto ferma. «In alcuni casi» aggiunge Sasso «l’hanno già finita e hanno attivato la solidarietà. In altri non riescono ad anticipare i salari».
Ipse dixit
“La cassa integrazione, come strumento unico e prevalente di gestione delle crisi, non ha più una vera efficacia e rende l’economia italiana un gigantesco ospedale da campo in cui i malati continuano a rimanere malati, nessuno muore e nessuno nasce. Esiste infatti un dogma nella nostra vita pubblica: nessuna azienda deve chiudere. La sfiducia nella forza dell’imprenditoria e del mercato è così radicata che si preferisce mantenere in vita piccole e grandi aziende zombie piuttosto che favorire la nascita di nuove imprese, esposte alla concorrenza. La commedia italiana è sempre la stessa: i sindacati invocano, gli imprenditori capiscono, il vescovo interviene, i prefetti mediano, i politici locali si rivolgono a quelli nazionali che sicuramente si attivano”
(Dal commento di Paolo Bricco ai dati sulla cassa integrazione nel 2024, su Il Sole 24 Ore di lunedì)
Intanto a Verrone
Sono 378 i dipendenti dell’ex Lancia di Verrone che da lunedì entreranno in cassa integrazione. Resteranno lontani dalla fabbrica per due settimane più le due della pausa natalizia. Se ne riparla il 7 gennaio, il primo lunedì dopo le feste, ammesso che arrivino abbastanza richieste per i cambi che vengono prodotti nel Biellese e che servono l’intero gruppo Stellantis. È proprio il calo delle necessità delle fabbriche che assemblano auto e veicoli commerciali ad aver motivato la messa in pausa della produzione, con il consueto ricorso agli ammortizzatori sociali pubblici. A peggiorare la situazione si aggiunge la crisi ai vertici di Stellantis: Carlos Tavares, l’amministratore delegato della multinazionale, si è dimesso. Due anni fa era passato anche da Verrone a rassicurare sul futuro del gruppo e della fabbrica stessa che però, nel frattempo, è scesa da oltre 600 a meno di 400 operai, anche se con frequenti “prestiti” da altre unità produttive (Melfi, Cassino perfino la Slovacchia) per garantire il fabbisogno di personale. Oggi la situazione è quantomai incerta: «Adesso che non c’è più nemmeno un interlocutore, Stato e Regione devono intervenire» dice a La Stampa Filippo Porcari, segretario provinciale dei metalmeccanici Cgil. «Siamo il secondo riferimento del Piemonte, dopo Mirafiori con i suoi 11.400 lavoratori, pretendiamo di sapere che cosa ci riservi il futuro». Porcari chiede l’attenzione della politica, quella che in due anni di stati di crisi e riduzione del personale ha prodotto, una manciata di giorni fa, un’interrogazione della consigliera regionale di Alleanza Verdi Sinistra Alice Ravinale e un paio di uscite dal centrosinistra locale. Ma nulla più e nulla di diverso da una richiesta di chiarimenti in cui anche i lavoratori sperano: «Vengono incentivati economicamente i licenziamenti e i prepensionamenti» ha aggiunto Porcari «senza di contro prevedere nuovi ingressi. In questo modo la direzione intrapresa porterà nel tempo verso la dismissione dell’impianto. Non possiamo assistere a questo triste scenario senza fare nulla, visto che non sappiamo che cosa accadrà da gennaio».
Cosa succede in città
Oggi alle 11 a Biella si aprono per la prima volta le porte di palazzo Jacquard, la struttura residenziale e commerciale in via di realizzazione all’ex Upim. L’immobiliare Sagor, titolare del progetto, mostrerà l’appartamento pilota che farà da modello per le altre unità abitative
Oggi alle 21 a Biella all’auditorium di Città Studi ci sarà un concerto benefico della Robigband, una compagine di diciotto musicisti dediti al jazz capitanata da Roberto Perinotti che, nella vita quotidiana, è medico chirurgo all’ospedale di Biella. L’ingresso costa 10 euro a persona e il ricavato andrà all’Aias, l’associazione italiana assistenza spastici. L’appuntamento è promosso dal Rotary
Oggi alle 21,30 al Piazzo il pianista e cantante Mario Rosini è l’ospite del Biella Jazz Club nella sede di palazzo Ferrero: solista e musicista al servizio, tra gli altri, di Pino Daniele e Rossana Casale, sarà accompagnato da Giovanni Giorgi alla batteria, Carmelo Isgrò al basso e Wally Allifranchini al sax
La foto del giorno
Una delle promesse del festival “La città del lavoro”, svoltosi a Biella la settimana scorsa, era di parlare di storia – e di storia del lavoro – con linguaggi diversi, incluso quello dei mattoncini Lego. Per questo è stata chiamata la squadra di Italian brickhistory che in città era già stata nel 2022, invitata per i 120 anni della Camera del Lavoro. Già allora avevano usato “le costruzioni” sogno dei bambini di tre quarti di pianeta per ricostruire scene e ambienti di filatura e tessitura. Come questa, in un reparto di rammendatura. Due anni fa alle miniature di fabbrica avevano unito anche qualche storia. Quella di Adriana, classe 1933 e un padre deportato e morto a Mauthausen dopo uno sciopero non autorizzato, è ancora sul sito web dell’associazione: racconta della sua scelta di fare la rammendatrice perché i telai le facevano paura e delle fabbriche che la mettevano alla porta perché impegnata nel sindacato con “il padrone” nuovo che le disse di aver comprato i muri e i telai dello stabilimento, mica gli operai. La storia completa è a questo link.
E volentieri pubblichiamo
“La mia compagna è medico, alla seconda specializzazione, studia a Novara, abitiamo poco lontano. Ha fatto richiesta per notti e sostituzioni, chiaramente per arrotondare mentre si specializza per la seconda volta. É mai stata chiamata a fare un ora? No. Io penso che questi episodi alla “Pray for p-rai” siano principalmente delle sceneggiate della politica locale, che nemmeno si mette a guardare quanti medici risiedono sul proprio territorio”
Messaggio di un lettore di 6aBiella dopo la newsletter di ieri sulla sanità