Bibbiano e Sagliano
«Consiglio a Mentana di studiare il caso Veleno, di studiare il caso Sagliano Micca, di leggere le carte di Bibbiano» ha sbottato su Twitter la giornalista Selvaggia Lucarelli, poche ore dopo la sentenza di assoluzione in appello di Claudio Foti, lo psicologo indagato per il caso dei minori portati via dalle famiglie e dati in affido dopo le consulenze con lui. Il direttore del telegiornale di La7 si era scusato con lo psicologo, suscitando le ire della collega cronista, la prima a ricordare il processo del 1996 interrotto dal suicidio dei quattro imputati: due nonni e due genitori di un bambino e una bambina che erano stati allontanati da casa per il forte sospetto di aver subito molestie. Foti era tra i consulenti dell’accusa in quell’inchiesta giudiziaria e parlare di lui è significato spesso tornare con la memoria a quei giorni che scossero il Biellese.
Selvaggia Lucarelli rientra nel novero degli innocentisti che, in provincia, ha avuto e ha rappresentanti anche nel mondo politico, dall’ex senatore della Lega Nord Claudio Regis a Diego Siragusa, già assessore comunale di centro sinistra e, in tempi più recenti, l’ex deputata leghista Cristina Patelli e l’assessora regionale e sua compagna di partito Chiara Caucino. Entrambe parteciparono, nel non lontano 2020, a un’iniziativa di commemorazione al cimitero di Sagliano, dove sono sepolti i quattro accusati suicidi. Caucino, che fece appendere uno striscione “da stadio” fuori da palazzo Lascaris, ha orientato sull’emozione del caso di Bibbiano e sul ricordo di quello biellese la sua iniziativa legislativa più discussa, la legge cosiddetta “Allontanamento zero”, approvata nel 2022 e criticata, tra gli altri, da assistenti sociali e associazioni di difesa dell’infanzia con argomenti come: «È una norma in cui gli interessi degli adulti hanno avuto la meglio sulla tutela di bambine e bambini».
Ma c’è un dettaglio non irrilevante che dovrebbe invitare alla massima prudenza quando si rivanga il passato su quello che accadde a Sagliano: quelli che trent’anni fa erano un bambino e una bambina diventati giocoforza i principali testimoni di una terribile accusa, oggi sono due adulti. Hanno provato a costruirsi una vita, convivendo con i ricordi che, da qualunque punto di vista si guardi la vicenda, non possono che essere terribili. Nel 2019 quando ai “parlateci di Bibbiano” si aggiunsero i “parlateci di Sagliano”, i commentatori social aiutarono a riaprire vecchie ferite: il bambino di allora, adulto di oggi, accettò di parlarne a La Stampa, nello studio del suo avvocato: «Mi fa soffrire il fatto che tutto ciò fa venire a galla ricordi che avevo messo nel dimenticatoio. Per tutti questi anni ho vissuto la mia vita, ho lavorato, sono uscito con gli amici, mi sono fatto una famiglia, sempre cercando di rispettare i principi che mi ha trasmesso mia madre che mi ha dato delle regole ma mi ha lasciato fare quello che volevo. Hanno detto perfino che ero uno schizofrenico, una cosa vergognosa. Ho visto pubblicati i disegni dell'epoca, esposti su di un social. Questo lo rifiuto, non c'è stato rispetto per le vittime, per chi ha subito degli abusi e ha dovuto portare un simile peso». Tra le righe si percepisce l’implicazione della posizione innocentista su quel caso: dire che i quattro imputati che decisero di togliersi la vita non avevano fatto nulla, significa affermare che due bambini mentirono, aiutati o no.
Ipse dixit
“Ho già fatto politica. Sono stato un funzionario dello Stato. Ho lavorato con sindaci e ministri di tutte le forze politiche. Ho mediato con genitori e istituzioni.Ho rappresentato lo Stato quando qualcuno voleva sfogarsi o buttare fuori la sua rabbia, giusta o sbagliata che fosse, contro la scuola e quello che rappresenta al di là delle aule e delle lezioni. Ho cercato di trovare sempre una soluzione ai problemi di studenti, famiglie e insegnanti. La mia parte credo proprio di averla fatta”
(Cesare Molinari, preside dell’Iis Gae Aulenti prossimo alla pensione, rispondendo alla domanda su una sua possibile candidatura alle elezioni amministrative. L’intervista è comparsa su La Provincia di Biella di mercoledì 7)
Buongiorno, eh?
Ha un simbolo nuovo, tutto blu con due frecce stilizzate, un sito internet che non risulta ancora raggiungibile e si è ripreso il centro della scena: ma il movimento civico-centrista Buongiorno Biella in fondo è sempre quello comparso sul panorama politico biellese con le amministrative del 2014. C’è Antonio Ramella Gal, che fu assessore ai Lavori pubblici con il centrosinistra guidato da Susta negli anni Novanta. C’è il recordman di preferenze Andrea Foglio Bonda (149 nel 2014, 161 nel 2019) e c’è la voglia di conquistarsi spazio anche sparigliando le carte. Dopo un lungo cammino a braccetto con l’altro civico (ma ex di centrosinistra e poi di centrodestra Dino Gentile), sembra essersi consumata una rottura. Per andare dove? «Pensiamo sia il momento di unire e non dividere» ha detto Foglio Bonda. «Io non farò il candidato» ha aggiunto Ramella Gal, in un messaggio che chiedeva un passo indietro anche a Gentile, Susta e Barazzotto, quelli della presunta “lista dei sindaci”. Ma quanto pesa davvero Buongiorno Biella? Dirlo adesso è impossibile, in una città ancora senza la frenesia dei sondaggi reali o presunti dei mesi pre-voto. Dirlo di ieri è semplice come consultare i risultati delle urne: nel 2014 con Ramella Gal candidato sindaco e correndo in perfetta solitudine, Buongiorno Biella arrivò a 1525 voti pari al 6,28%. Li mise in palio tra i due al ballottaggio: Cavicchioli (centrosinistra) rispose picche, Gentile (allora di centrodestra) li accolse a braccia aperte. Ma in quel ballottaggio il candidato sindaco prese quasi 1500 voti in meno rispetto al primo turno nonostante una lista in più a sostenerlo. Nel 2019 Buongiorno Biella si classificò terza tra le quattro liste in sostegno all’ormai civico Gentile. Ottenne 986 preferenze, lasciando ad altri il 35% circa dei suoi voti di cinque anni prima.
Cosa succede in città
Oggi alle 9 in varie località del Biellese inizia il programma della penultima giornata del festival dedicato ai giovani BiWild. Numerose sono le attività all’aperto, quasi tutte a pagamento: si va dai 10 euro per il trekking serale all’Oasi Zegna ai 110 per il bungee jumping a Pistolesa, passando per il laboratorio di sushi e cocktail al santuario di San Giovanni d’Andorno (25 euro) e a quello per fare burro e formaggio alla Trappa di Sordevolo (40 euro). Il programma completo della giornata con i moduli digitali per iscriversi alle iniziative è a questo link
Oggi alle 14,30 e alle 21 a Biella si svolgerà la seconda escursione guidata lungo i sentieri attorno alla città organizzata dalla Pro Loco. La meta è la valle Oropa passando dal sentiero del Gorgomoro, per 12 chilometri di passi e un dislivello di 400 metri. Guiderà la passeggiata Marco Macchieraldo. Alle 21 la replica sarà più breve, per consentire di osservare il torrente Oropa alla luce delle stelle. La partecipazione è gratuita per i soci della Pro Loco: iscrizioni a 10 euro al negozio Buratti 1 di via Duomo 3
Oggi alle 16 a Crevacuore inizia la giornata in cui il paese si trasformerà in un borgo medievale. Saranno distribuiti i canestrelli del Marchese, alle 19,30 ci sarà la cena per le vie del centro storico e alle 21 si disputerà la tradizionale partita di scacchi viventi
Oggi alle 20 a Biella si corre con la Strabiella, tradizionale manifestazione non competitiva per podisti i cui proventi sostengono il locale comitato della Croce Rossa. Il percorso è di 6 chilometri, le iscrizioni costano 7 euro. La concorrenza però è spietata: la corsa è in quasi perfetta concomitanza con Manchester City-Inter finale di Champions League di calcio maschile
Oggi al cinema Verdi di Candelo nella sala 1 è in programma “Prigione 77” (Spagna, 2022) di Alberto Rodriguez con proiezioni oggi alle 18,30 e alle 20 e domani alle 16,15, 18,30 e 20. Nella sala 2 prosegue “Rapito” (Italia, 2023) con Marco Bellocchio, alle 18,30 e alle 21 di oggi e alle 16, 18,30 e 21 domani. La programmazione nei cinema di Biella è a disposizione a questo link
Che cosa bisogna fare per avvisare i cittadini?
Ieri mattina una buona fetta del centro di Biella è rimasta a lungo chiusa al traffico per il passaggio dell’Autogiro d’Italia e per la rievocazione del Circuito di Biella degli anni Trenta ripercorso con le vetture d’epoca partecipanti alla manifestazione. Il risultato è stato a base di prevedibili intasamenti soprattutto sulle strade vicine alle chiusure con relativa ondata di indignazione dei cittadini che si sono lamentati per la scarsa informazione. Non è storia recente, da questo punto di vista, e pone delle domande su quali siano le strategie più efficaci per comunicare con le persone, o almeno con i biellesi. Il Comune ne ha parlato da giorni: è di martedì il comunicato stampa con cui riassume le chiusure delle strade. I giornali locali lo hanno ripreso dedicandogli molto spazio: il titolo principale di pagina 8 su La Provincia di Biella di mercoledì, un titolo a pagina 10 su Eco di Biella di giovedì, la notizia principale di sport su Il Biellese di ieri, senza contare i vari lanci dei media presenti solo su internet. La pagina Facebook del Comune ha anche preparato un post con una grafica in cui si elencavano le strade chiuse, sempre martedì. Non è bastato: i biellesi che sui social si sono persi l’annuncio di palazzo Oropa, ieri sono andati su quello stesso profilo per protestare (anche con qualche piccolo paradosso, come chi contro-replica al Comune che «non tutti hanno Facebook», facendolo proprio lì su Facebook). Quanto alla cartellonistica stradale, dove e con quale visibilità e con quanto anticipo bisognerebbe scrivere gli avvisi? E quanta speranza avrebbe un avviso a bordo carreggiata con un elenco di dieci strade in vista di chiusura di essere letto fino in fondo da una persona al volante, a meno che ognuno non si fermi a scorrere riga per riga creando un ingorgo anche prima? La lezione che ogni amministratore pubblico vive sulla sua pelle è che non riuscirà mai ad accontentare tutti, sia che parli tantissimo sia che taccia. E l’incombente chiusura in un senso di marcia del ponte della tangenziale è una nube nerissima sulla serenità di Provincia e Comuni coinvolti. La seconda lezione è per i giornali e i media locali ed è un po’ triste: quanto distratti (e quanto pochi) sono i loro lettori se nemmeno una notizia diffusa con grande evidenza diventa visibile e soprattutto vista?