Che cosa ha fatto di male lo sport biellese?
Undici mesi fa il territorio salutò Pallacanestro Biella, costretta a cedere il titolo sportivo di serie A2 maschile alla Stella Azzurra Roma. Più del peso dei debiti (ingenti: oltre 2 milioni di euro con fisco ed Enel) contò la carenza di risorse, mettendo insieme le poche garantite dal consiglio di amministrazione e le pochissime degli sponsor. Nemmeno un anno dopo, la storia si ripete in termini simili: la Virtus Biella di pallavolo femminile ha rinunciato alla serie B1, terza categoria nazionale, in cui militava da due stagioni, vendendo il posto in campionato al Modena Volley. A differenza di Pallacanestro Biella, la cui decisione mise fine ad anni di vacche magre e segnali di crisi, intorno al PalaSarselli di Chiavazza, casa delle pallavoliste, non sembrava esserci nessun allarme, dopo la festa per la salvezza di poche settimane fa. Uno scarno comunicato del club non si è dilungato in spiegazioni, dicendo che «sono venute meno le condizioni necessarie». La Virtus non chiuderà i battenti ma ripartirà due categorie più in basso dalla serie C, mantenendo il settore giovanile.
In attesa di approfondimenti dal presidente Nicolò Pizzato e dagli altri dirigenti, è facile immaginare che si tratti di una questione economica, il che fa tornare a galla una domanda che il territorio si pone da anni: come può essere che una provincia (ancora) ricca non riesca a sostenere il suo sport di vertice? Se l’è chiesto, commentando sui social la notizia, anche Giacomo Moscarola (Lega), vicesindaco e assessore allo Sport: «Il Comune mette risorse ingenti per riqualificare gli impianti e poi i nostri marchi se ne fregano alla grande delle realtà sportive del territorio». Gli ha fatto eco Stefano Zavagli, cronista biellese ora emigrato a Rimini per ragioni professionali: «A Biella tanto si semina quanto poco si raccoglie. Però la gente dovrebbe tenere a mente e aver da ridire quando alcune aziende sfoggiano l’abito della festa raccontando i record di fatturato».
Dare loro ragione è semplice quanto riduttivo. Le aziende, in fondo, fanno le aziende e quando sostengono in modo pesante lo sport non di altissimo livello (come il basket di A2 o la pallavolo di B1) è una questione quasi di passione personale, come quella che spinge Giorgio Armani a gestire l’Olimpia Milano di pallacanestro, una gestione certamente in perdita. Senza la passione, è solo marketing. È successo che Giletti, biellesissimo lanificio, fosse nel pool di sponsor dell’Empoli di calcio maschile perché in Toscana aveva aperto uno stabilimento. Succede che Zegna investa cifre a molti zeri per firmare gli abiti da viaggio del Real Madrid. Forse con un decimo della stessa cifra potrebbe aiutare una squadra di volley a fare la B1. Ma con quale ritorno d’immagine?
Ipse dixit
“Il ripristino della leva è un tema che si può affrontare in alternativa al servizio civile ma come ipotesi volontaria. Occorre trovare una risposta per dare continuità agli Alpini. Credo inoltre, soprattutto dopo il Covid, che per i ragazzi poter fare socialità possa essere un’opportunità importante”
(Roberto Pella, sindaco di Valdengo, vicepresidente dell’Associazione nazionale Comuni italiani e deputato di Forza Italia)
Allora, ’sta pedemontana?
Sembrava cosa fatta l’appalto per la pedemontana: lo aveva detto il consigliere provinciale Paolo Rizzo, lo aveva scritto La Stampa sabato e lo ha riportato pure 6aBiella solo lunedì. E invece Il Biellese di ieri racconta un retroscena che farebbe passare Rizzo per troppo precipitoso e il ministero dei Lavori pubblici come teatro di una fuga di notizie non autorizzata. «L’assegnazione deve essere formalizzata con la stesura del verbale da parte dell’Anas» ha dichiarato il consigliere provinciale al bisettimanale «ma c’è una proposta che è stata valutata la migliore nel rapporto qualità-prezzo». Nel frattempo si chiacchiera di parlamentari biellesi agitati e di una caccia alla talpa al ministero. La bretellina di 14 chilometri che prolungherebbe la superstrada Biella-Cossato-Masserano fino a Ghemme e all’autostrada A26 è attesa entro quattro anni, secondo i tempi previsti nella gara di appalto. Che alla fine, forse, è stato assegnato davvero stando al comunicato stampa dell’impresa vincitrice (che peraltro promette 200 posti di lavoro per la realizzazione dell’opera). Tanto rumore per poco o nulla?
Cosa succede in città
Oggi alle 18 al Piazzo Tito Boeri, ex presidente dell’Inps, terrà una letcio magistralis sul tema “Ripensare la globalizzazione”. Si tratta di uno degli eventi-prologo del festival internazionale dell’economia di Torino, promosso da Legacoop. L’appuntamento è a palazzo Gromo Losa
Oggi alle 18 a Biella parte una visita guidata su uno degli itinerari di ArchiVie, la nuova applicazione studiata dalla Biblioteca civica e dalla Rete archivi biellesi che traccia percorsi in città arricchiti da immagini e documentazioni che ricordano la storia dei luoghi. Informazioni e iscrizioni scrivendo a info@naturarte.net
Oggi alle 21,30 a Biella alla sala 3 del cinema Mazzini si proietta il documentario “Borromini e Bernini, sfida alla perfezione” per la rassegna dedicata ad arte e cultura.
Per stasera, invece di accendere Netflix
Martedì mattina a palazzo Gromo Losa si è svolta la cerimonia con cui i nomi di cinque biellesi sono stati inseriti nell’elenco dei “giusti fra le nazioni”, ricordati al memoriale della Shoah di Gerusalemme. I cinque (Angelo Cova e la moglie Luigia Midolli, Lina Casagrande, Delfina Levis e Maria Mosca Cirvella) hanno ricevuto il riconoscimento postumo per aver contribuito a salvare la vita all’intera famiglia ebrea degli Jona. È dedicata a quel ricordo la pièce teatrale che Emilio Jona, oggi ultranovantenne avvocato, studioso e scrittore e ieri ragazzino nascosto dai “giusti” biellesi, ha scritto e che è stata messa in rete a disposizione di tutti dall’Istituto storico della Resistenza di Torino. La traccia è qui: buona, emozionante visione.