Che cosa non va in quel parcheggio
Sono passati con (forse) meno polemiche del previsto i primi due giorni di sosta a pagamento all’ospedale di Biella che, in questo caso, sarebbe bene definire di Ponderano, il Comune che ha firmato i contratti di gestione e incasserà i proventi per finanziare la manutenzione ordinaria. Ma i primi problemi sono già venuti al pettine. Uno è stato sollevato con forza in anticipo da Lorenzo Tivelli, presidente dell’Avis, la principale associazione che riunisce chi dona sangue. Il loro è un servizio fondamentale per la sanità pubblica ma non ha impedito ai soci di essere esentati dal pagamento. «Siamo consapevoli che la tariffa sia economicamente di poco conto ma è il principio che non ci piace» ha detto Tivelli nell’assemblea annuale dell’associazione, parole riportate da Il Biellese. «È umiliante sapere di non essere considerati». Avis ha deciso di rimborsare il costo del parcheggio ai suoi donatori, «ma si tratta di una soluzione temporanea» ha detto il presidente «in attesa di poter risolvere la questione». La striscia minuta di parcheggio da 52 posti auto riservati ai volontari di tutte le associazioni non è una via percorribile: Avis da sola ha 3.700 iscritti esarebbe improponibile consegnare a tutti la chiave per aprire la sbarra che limita l’accesso ai soli autorizzati. La stessa situazione è vissuta dalle persone con disabilità che per ora devono pagare come gli altri utenti. «Mi spiace per quelle categorie che si stanno lamentando» è tornato a dire, sempre a Il Biellese, il sindaco di Ponderano Roberto Locca. «Ma così era scritto dal 2017 e non abbiamo potuto fare nulla, è una situazione che abbiamo ereditato». Un altro problema è dato dal metodo che regola il pagamento, gli accessi e le uscite: chi, per qualsiasi ragione (e non è infrequente per chi ha parenti ricoverati), si reca in ospedale più di una volta al giorno, deve pagare a ogni ingresso benché la tariffa di un euro valga formalmente per 24 ore. La terza questione è emersa ieri: se nel giorno del debutto delle sbarre, martedì, il momento della chiusura degli accessi è arrivato dopo qualche ora e non subito all’alba, il mercoledì si sono notate le prime code agli ingressi in corrispondenza di quella che, in un ospedale, è l’ora di punta: le 8 del mattino, quando la maggior parte dei pazienti è convocata per gli esami. La procedura del ritiro del biglietto rallenta un po’ l’ingresso e chi avrà un appuntamento nelle ore calde dovrà tenerne conto per non fare tardi.
Ipse dixit
“Vado ad allenamento in treno, e devo uscire un po’ prima da scuola. Da Biella a Santhià, da Santhià a Porta Susa, da Porta Susa a Lingotto, poi la navetta. Al ritorno riesco a prendere il diretto, ma di fatto passo i miei pomeriggi in campo e in treno. E ovviamente in treno devo cercare di studiare il più possibile”
(Arianna Gallina, diciassettenne della Juventus Primavera, esordiente in prima squadra nella partita di Coppa Italia contro la Sampdoria proprio a Biella, intervistata da Figc femminile)
L’Asl e le liste d’attesa
Sembra quasi una forzatura ma la Biella che senza strade e treni adeguati è lontana e isolata dal mondo che conta è un tema che ricorre anche quando sembra che si parli di tutt’altro. Le liste d’attesa per un esame o una visita in ospedale, per esempio, non sembrano poter dipendere da quanto sia difficile raggiungere la città o allontanarsene. Invece i due problemi sono legatissimi, come il direttore generale dell’azienda sanitaria biellese Mario Sanò ha spiegato martedì nella sua audizione in consiglio comunale: «Il problema rimane il reperimento di medici, molti concorsi lo scorso anno sono andati deserti e questo è un dato di fatto. Il settore pubblico è meno attrattivo rispetto al privato, non nascondiamoci dietro un dito. I turni sono massacranti, lo stipendio è più basso e quando i cittadini scelgono di curarsi a pagamento si rivolgono a professionisti che hanno benefici economici ben diversi. In più Biella paga il prezzo della scarsa accessibilità, i collegamenti poco efficaci penalizzano l'arrivo di nuova forza lavoro specializzata». In sintesi i medici sono pochi, e non è soltanto un problema biellese. Soluzioni-tampone come i dottori a gettone presi tra chi è già pensionato e la proposta ministeriale per allungare fino a 72 anni l’età massima in cui si può restare in servizio sono terapie per questa sindrome adottate in tutto lo Stivale. Il problema specifico di Biella è legato al fatto che sia più difficile da raggiungere per chi è nato e ha studiato altrove. «Abbiamo aumentato in modo esponenziale le prestazioni» sono state le parole di Sanò riferite da La Stampa. «Nel 2019 abbiamo eseguito, ad esempio, 14.900 tac, nel 2023 sono state 16.400. Anche le risonanze magnetiche sono cresciute in termini di volumi. Riusciamo a rispondere in modo efficace alle urgenze da programmare entro tre giorni, alle visite in tempi brevi da eseguire entro dieci giorni mentre abbiamo difficoltà sulle visite differibili». Secondo la tabella delle liste d’attesa aggiornata ogni mese dall’Asl si passa dagli zero giorni per la prima visita cardiologica o di chirurgia vascolare a Biella ai 14 per quella oncologica e a un tempo variabile tra i 27 e i 55 giorni per quella ostetrico-ginecologica. L’attesa più lunga è per un consulto endocrinologico: 125 giorni. Ne servono 169 per una Tac, 196 per un eco-doppler mentre buona parte delle risonanze magnetiche a gennaio risultavano non disponibili.
Cosa succede in città
Oggi alle 18,30 a Cossato il ciclo di incontri “E adesso parliamo di cinema” condotti da Riccardo Poma si sposta sul locale: l’argomento del giorno è “Principi, pirati e vampiri: ovvero famosi film girati a Biella”. L’ingresso alla sala Pizzaguerra di villa Ranzoni è libero
Oggi alle 20,30 al Piazzo il Biella Jazz club accoglie il quartetto israeliano Sandia, composto da Dekel Epstein al sassofono, Shauli Shoub al pianoforte, Jonathan Heruti al contrabbasso e Shani Dar alla batteria. Proporranno la loro musica che è valsa il premio di miglior gruppo emergente in un concorso internazionale a Ferrara
La mamma candidata e il consigliere pacione
Chi segue il calcio da tanti anni probabilmente ricorda uno Juventus-Barcellona del 1986, quarto di finale dell’allora Coppa dei Campioni. Non fu una partita così memorabile se non fosse per la prestazione di Marco Pacione. L’allora centravanti bianconero sbagliò numerosi gol, alcuni dei quali praticamente a porta vuota, condannando la sua squadra all’eliminazione. Probabilmente, nelle battute finali del consiglio comunale di martedì sera a Biella, il capogruppo della Lega Alessio Ercoli si è sentito un centravanti da campagna elettorale pronto a un gol facile davanti a una sedia, e non a una porta, vuota. Era quella della neocandidata sindaca del centrosinistra Marta Bruschi, assentatasi dall’aula durante il dibattito su progetto di riqualificazione dell’ex Upim e nuovo supermercato in via Milano. «Vedo un’assenza importante» ha punzecchiato. «Se alle nove e mezza esce e va a casa, constato un ottimo interesse per il centro e per Chiavazza. Mi chiedo come un domani possa fare il sindaco...». Gol? Macché: palla in curva. Bruschi era uscita temporaneamente per passare qualche minuto con sua figlia, nata otto mesi fa, senza nemmeno lasciare palazzo Oropa tant’è che, dalla registrazione video del consiglio, si percepisce pur non inquadrato un suo precipitoso e arrabbiato rientro in aula. A Ercoli ha spiegato la situazione con un certo garbo il segretario provinciale del Pd Rinaldo Chiola. Molto più decisa è stata la reazione di un altro candidato sindaco, Andrea Foglio Bonda di Buongiorno Biella: «Sta seriamente dicendo che una consigliera che esce e va a guardare la sua bambina non può fare il sindaco?». A completare la difesa multi-partisan di Bruschi si è inserito poco dopo anche Paolo Robazza, fedele braccio destro di Dino Gentile nella Lista civica biellese: «Spero si ravveda» ha detto, rivolto al capogruppo leghista «di fronte a una neo-mamma che si assenta per motivi che non deve nemmeno giustificare. Le auguro di diventare papà presto così si accorgerà della cavolata che ha fatto oggi». Era entrato bomber, in sintesi, ma è uscito pacione.