Chi finanzia i partiti
Si chiamano erogazioni liberali e sono i finanziamenti che i partiti e i movimenti politici ricevono da privati cittadini o da aziende. Devono essere pubblici e per questo il Parlamento italiano aggiorna costantemente un documento che pubblica sul suo sito con una lista davvero lunga di nomi e cifre: quella del 2023 comprende 683 pagine per esempio e mette in fila tutte le donazioni ricevute gruppo per gruppo. Biella c’è, sia come destinataria sia come contributrice. Il grosso lo fanno i politici stessi: chi ha un incarico amministrativo cede una fetta della sua indennità, la cui percentuale normalmente è stabilita da ogni partito per statuto. Dalle cifre si comprende che la Lega per esempio chiede mille euro al mese ad assessori e consiglieri regionali (nel caso biellese Chiara Caucino e Michele Mosca), 150 euro mensili a chi guida un assessorato a Biella (così accade per Gabriella Bessone e Barbara Greggio), una cifra difficile da quantificare per il sindaco: di Claudio Corradino risultano nel 2023 due versamenti per un totale di 1500 euro. Lasciano una quota d’indennità anche coloro che hanno incarichi nei consigli di amministrazione delle partecipate come lasciano intendere i 100 euro mensili che la consigliera di Cordar Laura Leoncini devolve al partito, così come le quote che periodicamente sono intestate al presidente di Atap Vincenzo Ferraris. Spicca una cifra più alta che è riconducibile a un biellese: Denis Polpetta, responsabile della polizia municipale di Graglia ma anche revisore dei conti della partecipata dei rifiuti Seab, ha firmato due erogazioni per un totale di 4600 euro. Forza Italia sembra chiedere 900 euro mensili ai suoi parlamentari, come si evince dalla quota versata periodicamente da Gilberto Pichetto, con Roberto Pella che sembra contribuire con minore frequenza. Nulla rispetto ai 100mila euro ciascuno versati dai componenti della famiglia Berlusconi in un’unica donazione nel mese di marzo 2023. Fratelli d’Italia chiede mille euro mensili ai parlamentari: sono periodiche e ordinate le donazioni, per esempio, di Emanuele Pozzolo, il deputato vercellese unico indagato per lo sparo di capodanno a Rosazza. Andrea Delmastro ha preferito due distinti versamenti più cospicui a gennaio e agosto, pari a 15mila euro totali. Arrivano contributi periodici anche dall’assessora regionale Elena Chiorino, 500 euro mensili sul conto della sezione piemontese del partito, e dai titolari di incarichi a Biella: 1893 euro dal presidente del consiglio comunale Amedeo Paraggio, 1433,87 dagli assessori Marzio Olivero e Davide Zappalà, quote più sporadiche attorno ai 300 euro a versamento dalla sindaca di Rosazza Francesca Delmastro. Nella lista dei sostenitori dei partiti di centrosinistra Biella sembra mancare, sia perché non ci sono biellesi né a Roma, né a Torino, né a Biella in ruoli di responsabilità retribuiti, sia nella lista di privati e aziende che scelgono di sostenere un partito. Qui si fanno notare almeno tre voci nelle quasi settecento pagine di elenco: i 25mila euro versati da Pierluigi Loro Piana, vicepresidente dell’azienda tessile di Quarona, ad Azione, i 10mila di Vigezzo Srl, la società delle acque minerali acquistata nel 2022 dal gruppo Lauretana, a Forza Italia, i 5mila di Vaporart, azienda specializzata nelle sigarette elettroniche con uffici in costa di Riva e titolari biellesi (i fratelli Stefano e Gianluca Giorgetti), alla Lega.
Ipse dixit
“In reparto ho un organico di dieci medici, sette arrivano da Torino, per loro è dura. Hanno scelto tutti di restare ma se ci fosse un treno diretto agli orari giusti cambierebbe la vita in meglio. Dovrebbe arrivare alle 8 meno un quarto, poi però dalla stazione non c’è un mezzo pubblico per l’ospedale. Un altro problema che vivono anche i miei figli che vanno a scuola a Città Studi”
(Bianca Masturzo, direttrice del reparto di ostetricia e ginecologia all’ospedale di Biella intervistata da La Stampa)
Martina che canta con le mani
Pochissimi conoscono in anticipo le canzoni del Festival di Sanremo. Diffonderle prima che vengano portate sul palco musicale più famoso di’Italia, anzi, può costare la squalifica dalla gara. Tra loro c’è una biellese che le deve imparare pressoché a memoria prima per lavoro: Martina Romano, 29 anni, sarà anche quest’anno tra le interpreti che tradurranno i brani del festival in Lis, la lingua italiana dei segni, per spettatrici e spettatori non udenti. Laureata in marketing, dipendente della Barilla, esperta di inclusività per marchi e aziende, Romano è già da qualche anno nello staff chiamato dalla Rai e che consente, su un canale parallelo alla diretta di Rai1, di godere dello spettacolo anche a chi ha perso l’udito. «Cominciamo due, tre settimane prima dell'inizio del Festival» ha raccontato a La Stampa. «Una volta che ci arrivano le canzoni dobbiamo leggere e rileggere i testi, capire cosa voglia trasmettere il cantante con quel testo, in una strofa o utilizzando una particolare metafora. Poi passiamo alla parte di traduzione, adattando i segni affinché diventino più poetici e il nostro segnato sia fluido e bello da vedere. Infine passiamo al ritmo, trasmesso sia dalle mani sia dal resto del nostro corpo». Martina Romano parla al plurale perché della squadra convocata dalla Rai fanno parte quindici interpreti della Lis. Il suo amore per la musica comincia da lontano: «Me lo ha trasmesso mia mamma nei tragitti in auto da casa a scuola: mi traduceva le parole delle canzoni in lingua dei segni e mi faceva mettere le mani sulle casse per sentire le vibrazioni». Con la sorella ha “segnato” un intero concerto di Ligabue. Il suo lavoro somiglia davvero a una danza, a uno spettacolo nello spettacolo. «Il segreto sta nell’entrare il più possibile nella parte. Con le protesi acustiche e grazie alla vibrazione delle casse riesco a sentire qualcosa, ma non del tutto. Ho sempre bisogno di qualcuno che mi spieghi e mi dia i tempi in modo da studiare il ritmo».
Cosa succede in città
Oggi alle 11 a Biella saranno estratti i biglietti vincenti della lotteria del Fondo Edo Tempia. Il sorteggio avverrà nella sede del Fondo di via Malta 3. I numeri abbinati ai premi verranno pubblicati sul sito web dell’associazione
Oggi alle 16 a Biella gli “Incontri del pomeriggio” dell’università popolare UpbEduca portano nella sala conferenze della Fondazione Cassa di Risparmio in via Gramsci l’ex direttrice dell’Archivio di Stato Graziana Bolengo che parlerà sul tema “Quando si scriveva con l’inchiostro e si studiava l’abc”. L’ingresso è libero
Oggi alle 20,45 a Biella prosegue la stagione teatrale cittadina con “Il figlio”, dramma scritto nel 2018 da Florian Zeller, portato in scena da Cesare Bocci e Galatea Ranzi. Biglietti ancora disponibili (prezzi tra 20 e 28 euro più diritti di prevendita) a questo link
Oggi alle 21 a Candelo il cinema Verdi propone la proiezione della versione restaurata di “La signora della porta accanto”, film che François Truffaut diresse nel 1981. Sarà proposto in versione originale con sottotitoli in italiano
Oggi alle 21,30 al Piazzo il concerto del martedì del Biella Jazz Club porta a palazzo Ferrero il gruppo argentino Tres Latin Jazz, con Federico Hilal al basso, Dani Corrado alla batteria e Nahuel Bailo al pianoforte
La masseranese che vinse Sanremo
«Si chiama Rosangela. È graziosa, spigliata, una specie di Cinquetti prima che la celebrità le imponesse, com'era inevitabile, un velo di sofisticazione»: Giorgio Lunt, inviato de La Stampa a Masserano, scrisse queste parole nel febbraio del 1965. Non poteva immaginare nemmeno lui che quella ragazzina con una bella voce, giusto dieci anni più tardi, avrebbe vinto il Festival di Sanremo. Si chiamava ancora Rosangela, di cognome Scalabrino, figlia di contadini masseranesi. Ma sul palco Mike Bongiorno la presentò come Gilda, il suo nome d’arte. Era autrice e cantante di Ragazza del Sud, che aveva provato a sottoporre alla commissione che sceglieva i brani in gara già nei due anni precedenti, venendo bocciata. Nel 1975 fu invece ammessa, cantò e vinse. Le cronache sanremesi dell’epoca narrarono di questa semisconosciuta interprete piemontese che mostrava a tutti il ritaglio di giornale di dieci anni prima. Nacque, quell’articolo, dopo una lettera inviata al quotidiano dalle fans masseranesi dell’ancora giovanissima Rosangela: si chiedevano amaramente, le sue ammiratrici, come potesse emergere una ragazza talentuosa se era nata lontana dalle metropoli e figlia di contadini senza i mezzi economici per mandarla a scuole di musica, concorsi, provini. L’inviato le chiese di cantare un brano per lui: «Ha intonato “Le colline sono in fiore”. L'ha cantata bene, anche senza microfono, accompagnamento e coretto. Il palcoscenico di Rosangela era il prato davanti alla cascina, l'uditorio si limitava al fratello seduto sulla legnaia. La ragazza ha una voce limpida e calda, la plasma con sentimento. Non ci stupiremmo se Masserano regalasse agli appassionati della musica leggera una nuova speranza». Fu buon profeta ma nel 1975 Sanremo non era lo spettacolo che, come oggi, sembra monopolizzare un Paese intero per una settimana. Gli esperti reputano fosse in uno dei momenti più bassi della sua storia: i cantanti più famosi si tenevano lontani dalla riviera, le proposte musicali sembravano non rispecchiare i gusti del tempo. Non solo. La Stampa, in una lunga recensione del libro “Ho vinto il Festival di Sanremo” di Marco Rettani e Nico Donvito, ricorda: «Il brano di Gilda venne percepito un inno conservatore in una Italia di contestazioni dilaganti con una urgente domanda di rinnovamento. E lei, che fu la prima donna a firmare un pezzo vincitore del Festival, fu anche la più bersagliata dalle femministe, nonché oggetto sui giornali di quello che oggi sarebbe bollato a tutti gli effetti come body shaming». Curioso destino per colei che conquisto un record, prima cantautrice ai vertici della musica italiana, quello di essere contestata anche dalle donne. Quanto fosse diverso da oggi Sanremo lo dice un altro dettaglio, svelato dalla stessa Gilda su La Stampa: «Stampammo solo mille copie del 45 giri, nessuno si aspettava la vittoria... L’etichetta si mise quindi a stampare di corsa i dischi che dopo tre giorni arrivarono nei negozi... Partecipai a diverse trasmissioni tv e tornai a fare le mie serate con un cachet più elevato». A proposito di altri tempi, Giorgio Lunt nel 1965 si concesse un po’ di paternalismo quando si augurò che Masserano potesse offrire all’Italia una cantante ma «saremmo ancora più contenti se offrisse contemporaneamente agli scolari una brava maestrina». A proposito, invece, di storie che si ripetono ecco un’altra frase di Lunt: «In passato si affermava che gli italiani sono un popolo d eroi, poeti, navigatori, eccetera. Oggi sarebbe più verosimile definirci un popolo di cantautori e di aspiranti al microfono. Spuntano divi dappertutto: dai cantieri edili, dalle miniere di carbone, dai banchi della scuola e da quelli dei negozi. Siamo perseguitati da urlatori, melodici, ogni insulsa filastrocca incisa su un disco rende più di una laurea in fisica nucleare». Sostituite “urlatori” con “rapper” e la frase potrebbe essere stata scritta due ore fa.