Ci vorrebbero più medici
In attesa che risponda la Regione, ha risposto l’azienda sanitaria di Biella all’appello del sindaco di Valdilana, preoccupato per i suoi circa mille cittadini che da mesi hanno medici di famiglia a rotazione perché la valle si è trovata senza tre professionisti in poche settimane, dopo la morte di uno di loro e la scelta di altri due di non rinnovare il contratto. In un incontro giovedì tra Mario Carli e i vertici dell’Asl le due novità annunciate sono un ampliamento delle ore di servizio che, a rotazione, si occupano della cosiddetta Ucat (unità continuativa assistenziale territoriale) e dell’apertura di un ambulatorio anche a Mosso. La Ucat è una struttura che dovrebbe consentire di avere un presidio continuo non affidato a un solo medico ma a più professionisti che, dietro prenotazione, sono disponibili per visite in ambulatorio e a domicilio, prescrizioni, assistenza nelle case di riposo. È una soluzione che lascia aperti problemi, come sostiene Mario Carli, intervistato da Eco di Biella: «La questione privacy impedisce di avere cartelle condivise e la stampa di ricette dematerializzate». Il Comune ha aggiunto la disponibilità a trovare «strutture, ambulatori ed eventualmente personale per favorire una rapida e auspicabile soluzione». Il problema però è strutturale e riguarda la carenza di professionisti che diventa ancora più acuta quando si tratta di coprire il ruolo di medici di famiglia in zone montane come la valle di Mosso, con decine e decine di frazioni disseminate sul territorio che sommano ai tempi di lavoro anche quelli di trasferimento. L’Asl ha appena incassato il no di un candidato. Agli ostacoli logistici si sommano quelli economici: «Il problema dei medici in formazione» ha detto a La Stampa Barbara Bragante, direttrice di distretto per l’azienda sanitaria «è che non possono avere più di mille assistiti, e quindi il loro guadagno è inferiore. Ci stiamo quindi muovendo in accordo con tutti i sindaci per cercare insieme di trovare strategie per rendere accattivante una scelta che favorisca il nostro contesto». Una di queste è la messa a disposizione di locali per gli ambulatori che risparmino ai neo-medici le spese di affitto. «Il problema però» dice Bragante «è sempre lo stesso: ci sono pochi medici di medicina generale, le regole che li riguardano restano quelle del passato e la lotta per coprire i servizi impegnativa». Urgerebbero soluzioni strutturali come chiede con forza, sempre attraverso La Stampa, Carli: «Le nostre aree montane sono fonte spesso di slogan propagandistici per evidenziare le opportunità turistiche e residenziali, salvo poi non fare seguire azioni indispensabili per favorire lo sviluppo dei territori che nel corso degli anni hanno visto un impoverimento dei servizi sanitari a scapito della qualità della vita dei cittadini».
Ipse dixit
“Biella, ai piedi delle Prealpi, un Comune di 43mila abitanti e la sensazione che fossero tutti nel pubblico ieri sera, tanto è stato l’entusiasmo con cui sono stato accolto. Grazie per rendere il mio lavoro così incredibile”
(Messaggio su Instagram di Enrico Brignano dopo lo spettacolo di venerdì al Forum, nella foto, davvero pieno fino all’orlo)
Ci vorrebbero più infermieri (ma anche Oss e volontari)
«Trovare infermieri, infermiere e Oss per garantire un servizio di buona qualità sta diventando ormai impresa assai ardua vista la carenza di tali figure»: l’appello arriva ancora da Valdilana ed è di Chiara Craviolo, direttrice della casa di riposo Borsetti-Sella-Facenda. Non è una sorpresa: secondo i dati diffusi mese per mese da Unioncamere in Piemonte, se per il 51% dei posti di lavoro che le aziende vorrebbero coprire con una nuova assunzione è difficile trovare la persona giusta, nel comparto dei “tecnici della salute” la percentuale sale al 68,9%. Se però gli appelli sono arrivati in abbondanza dal mondo delle manifatture e in particolare, sul territorio, dal tessile, questo è uno dei primi segnali di allarme lanciati pubblicamente dal comparto socio-sanitario. Le parole dei vertici della struttura di Valdilana sono apparse su tutti i media locali negli ultimi giorni e riguardano anche gli aspiranti volontari. A Mosso opera già una trentina di loro: «È chiaro che non possono e non devono sostituire figure professionali di operatori qualificati» dice il presidente della casa di riposo Gianni Regis a Eco di Biella. «Risultano tuttavia quasi indispensabili». Tra le possibili collaborazioni fra operatori e volontari, Chiara Craviolo immagina «una forma di collaborazione di volontari a supporto di operatrici e operatori sociosanitari per attività come fare i letti dei pazienti». Un ulteriore ostacolo è dato dalle risorse («Stanti le attuali difficoltà finanziarie» ancora Craviolo «è impegnativo assumere e garantire uno stipendio adeguato») anche per gli accessori indispensabili per la struttura. Così ecco l’appello alle donazioni per acquistare venti letti ortopedici adatti per gli ospiti con disturbi cognitivi e per sostituire l’impianto dei campanelli di chiamata accanto a ogni posto letto. «È evidente che risultano preziosi i contributi dei privati» dice Gianni Regis «senza i quali diventa molto difficile mantenere sotto controllo il bilancio».
Cosa succede in città
Oggi alle 16 a Biella il ciclo degli “Incontri del pomeriggio” dell’università popolare UpbEduca propone una conferenza sulla magia nella Grecia e nella Roma dell’antichità a cura di Maria Chiara Leone. L’ingresso nella sala conferenze della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella di via Gramsci è libero
Oggi alle 17,45 al Piazzo si ricorderanno la vita e le opere di Roberto Gambino, docente al Politecnico di Torino, architetto e urbanista, in un convegno dal titolo “Abitare bene il mondo: un progetto culturale”, lo stesso del libro che l’autore Paolo Castelnovi presenterà nel convegno. L’appuntamento è a palazzo La Marmora, organizzato dall’Osservatorio biellese beni culturali e paesaggio. Dialogheranno con Castelnovi, architetto e per trent’anni collaboratore di Gambino, Giuseppe Pidello e Francesco Alberti della Marmora. L’ingresso è libero
Oggi alle 21,30 al Piazzo il Biella Jazz Club ospita il Claudio Borroni quintet: la sua voce sarà accompagnata da Gianfranco Calvi al piano, Livio Nasi al contrabbasso, Tarcisio Olgiati al sassofono e Tommy Bradascio alla batteria. Appuntamento nella sede di palazzo Ferrero
Ci vogliono eccome dentisti e oculisti gratis
Ci sono anche i numeri di Biella a concorrere a quelli del bilancio del primo anno delle cure gratuite garantite da un progetto degli Asili notturni Umberto I finanziati dalla Regione. E sono numeri che raccontano di una povertà che colpisce un altro bisogno essenziale, la cosiddetta povertà sanitaria. Nel 2023 sono state effettuate 6.355 visite dentistiche tra Torino, Ivrea, Pinerolo, Alessandria e appunto Biella, che hanno portato a realizzare 470 protesi mobili, in cui sono inclusi anche gli apparecchi per i bambini, e 55 fisse. A queste si sommano 580 visite oculistiche e 395 paia di occhiali distribuiti. «Per mangiare ci vogliono i denti» ha riassunto Sergio Rosso, presidente degli Asili notturni Umberto I alla presentazione del rinnovo del patto con la Regione, firmato nei giorni scorsi. «Il grosso problema sono gli anziani, a cui servono impianti funzionali» ha aggiunto mentre con i bambini è tutto più veloce «perché nel loro caso si tratta di ricorrere a protesi mobili». A essere curati negli ambulatori gratuiti (quelli di Biella sono al Belletti Bona) sono state persone non in grado di pagare il ticket per accedere alla sanità pubblica e per le quali ovviamente quella privata è inavvicinabile. Sono cittadine e cittadini con indicatore Isee del reddito intorno a 5mila euro, più italiani, il 55 per cento, che stranieri che solo fino a qualche anno fa bussavano in maggioranza alle porte delle strutture. A Biella l’ambulatorio oculistico è aperto da marzo, quello dentistico da maggio. Per accedervi bisogna rientrare in determinati parametri, perché non abusi del servizio chi non ne ha diritto: servizi sociali, Caritas e San Vincenzo sono gli sportelli a cui rivolgersi per chiedere aiuto. «È una rete straordinaria che credo debba davvero meritare tutto il nostro sostegno» ha commentato Chiara Caucino (Lega), assessora regionale alla Famiglia che è tra le madri dell’iniziativa, finanziata con 100mila euro per il prossimo triennio.