Condannati ad aspettare i treni
Chi viaggia in treno da e verso Biella sa che una parola chiave è aspettare: secondo Rfi, l’ente gestore della rete ferroviaria italiana, l’attesa durerà almeno fino al 2026. Servono tre anni, a quanto riferiscono i comitati dei pendolari cittadini, perché si possa pensare di ambire a qualcosa in più dei quattro diretti che collegano il capoluogo con Torino ogni giorno feriale, il 7,13 e il 12,27 dalla stazione San Paolo fino a Porta Susa e Lingotto, e l’8,46 e il 18,46 in direzione opposta. «Fino all’aumento della capacità del nodo di Torino» hanno detto a La Stampa «non sono garantite ulteriori disponibilità». Ci sarebbero delle tracce libere, ma affidate a gestori terzi che per il momento non le stanno utilizzando e quindi non risulta possibile al momento ampliare le corse dirette. Rfi ha risposto di no alle altre ipotesi lanciate dai viaggiatori biellesi: una fermata dei cosiddetti regionali veloci “fast” a Santhià e un aumento delle corse sulle tracce già esistenti specie nei fine settimana per far somigliare Biella agli altri capoluoghi di provincia piemontesi. I pendolari chiudono con un atto di accusa: «Ci chiediamo il perché dell’assenza dei nostri rappresentanti politici sul tema fondamentale della mobilità. Chiediamo a tutti gli schieramenti di tornare a una vera collaborazione. Al momento solo la Provincia ha manifestato una concreta azione per uscire dall’isolamento».
E dire che proprio l’unità d’intenti fu alla base dell’ultima vittoria, quella del finanziamento al progetto di elettrificazione della Biella-Santhià spinto da mondo economico, politico e sociale con il primo incontro sul tema ospitato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Biella. Ora si tenta il bis, eliminando la schiavitù dalle motrici diesel anche sulla tratta verso Novara. Su questo fronte la buona notizia è la conferma dei cinque milioni messi a disposizione dalla Regione, insieme ai propositi del deputato Roberto Pella (Forza Italia) per lavorare a collegamenti verso Porta Garibaldi, meno affollata di Milano Centrale, per avere un diretto verso il capoluogo lombardo che manca dal dicembre 2011, un esperimento con due treni verso Milano e due verso Biella al giorno che durò un paio d’anni appena, tra orari non esattamente centrati sulle esigenze biellesi e la polemica con i viaggiatori novaresi che finivano per usare il servizio quasi più di quelli di casa nostra.
Ipse dixit
“La Santhià-Biella non ha avuto il minimo scrupolo per creare a sua volta nuove difficoltà con soppressioni di treni, alle comunicazioni della città nostra col resto d’Italia, ed ha provocato le proteste del Consiglio. Siamo dinnanzi a fatti gravi, rovinosi anche per le nostre già oberate industrie; facciamo plauso al nostro Consiglio e ai bravi consiglieri che elevarono voci di protesta. Se questo non bastasse, dinnanzi a questi interessi si dovrebbe ricorrere a tutte le misure, ai comizii, a tutte le forme di agitazione per scongiurare i gravissimi inconvenienti minacciati. Non è proprio lecito e tollerabile che i nostri vitali interessi siano posposti a quelli di Torino e Milano, e specialmente alle speculazioni finanziarie delle Società”
(Da “La Tribuna Biellese” del 29 aprile 1900)
La protesta contro il centro di accoglienza
È di qualche giorno fa il presidio dello stato maggiore della Lega provinciale davanti all’ex hotel Colibrì, nuovamente individuato come sede di un centro di accoglienza per richiedenti asilo. Erano in undici, con un consigliere regionale (Michele Mosca), un segretario provinciale (Roberto Simonetti) e il vicesindaco Giacomo Moscarola. La protesta non è nuova ma cambia il bersaglio: nel 2016 la Lega all’opposizione cercò di tirare in ballo l’amministrazione comunale, allora di centrosinistra. Qui ce l’ha con la Prefettura, rea di non aver parlato abbastanza chiaro. «Mi hanno informato i residenti che hanno visto portare letti e materassi» ha dichiarato Moscarola a La Stampa. «Dalla Prefettura invece nessuna comunicazione, solo un accenno due mesi fa». Pronta la risposta, sempre a La Stampa, del prefetto Silvana D’Agostino: «Se c’è un problema riguardo a quella soluzione dovevano venire a parlarne con me, mi sembra la soluzione più ovvia. La collaborazione e i contatti con l’amministrazione sono ottimi, quindi non vedo le ragioni di una simile polemica». Il centro, gestito dalla cooperativa vercellese Versoprobo, risultava chiuso dal 2020, quando tra gli ospiti ci fu un focolaio di Covid-19 e, quasi in contemporanea, una rissa tra due ospiti che richiese l’intervento delle forze dell’ordine. All’epoca il sindaco Claudio Corradino fu categorico: «Chiedo ai biellesi di avere un po' di pazienza. Siamo partiti con il risolvere il problema più grave e urgente, ma con il tempo tutti i richiedenti asilo troveranno altre destinazioni».
Nel 2016 invece arrivarono in via Cerruti le telecamere di Retequattro e i taccuini del cronista de Il Giornale Giuseppe De Lorenzo, già noto in città per le sue cronache “unilaterali” sul tema: firmò, ad esempio, un pezzo in cui adombrava il rifiuto di Caritas e della Diocesi a occuparsi del gruppo di migranti pakistani trovati a dormire all’addiaccio ai giardini Zumaglini perché non avrebbero garantito i famosi 35 euro al giorno, il tutto mentre proprio Diocesi e Caritas avevano trovato un posto in cui accoglierli al santuario di Oropa. Negli stessi giorni, mentre telecamere e microfoni si concentravano sui residenti della zona che protestavano, un cittadino disse la sua su Facebook: «Io sopra l'hotel Colibrì a Biella ci abito. Confermo che qui va tutte bene, da due settimane a questa parte la vita qui è uguale a prima. I problemi sono sempre quelli vecchi e di certo voi non li risolvete. Bene, adesso che avete fatto il vostro programmino tv, voi che mi fate più paura dei profughi, tornatevene nelle vostre monotone case piene di pregiudizi. Ciao, speriamo a mai più». Erano i giorni in cui Giacomo Moscarola, allora vivace consigliere di opposizione, incalzava il sindaco Cavicchioli: «Serve il confronto: proprio per questo chiedo al sindaco se ha intenzione di organizzare questi incontri, se lo farà in tempi rapidi e come mai nel tempo che è trascorso ha prevalso il silenzio». Uno sguardo carico di empatia dentro le stanze dell’hotel Colibrì fu quello del fotoreporter spagnolo di origini iraniane Cesar Dezfuli che documentò il viaggio di Malick Jeng, fuggito dal Gambia a 19 anni, dal salvataggio nel Mediterraneo a Biella: le sue immagini e le sue parole sono comparse anche su The Guardian e su Al Jazeera. Eccole a questo link.
Cosa succede in città
Oggi alle 11 a Biella il ciclo di laboratori alla Biblioteca dei Ragazzi Rosalia Aglietta Anderi prosegue con “Acchiappa suoni nella tana di Orso Buco”, a cura di Tessiture Sonore, adatto a bambine e bambini tra i 3 e i 6 anni. Iscrizioni gratuite chiamando lo 015.3507651
Oggi alle 19 a Camburzano s’inaugura il percorso pedonale permanente che sale fino a Muzzano e a Graglia. Alle 19,30, sul tracciato appena completato con il contributo della comunità montana Valle Elvo, si disputa la “Cammuzzaglia”, una manifestazione podistica non competitiva aperta anche agli appassionati di nordic walking. Il ritrovo è davanti alla chiesa di Camburzano, i 7 euro dell’iscrizione andranno a sostegno di una società podistica dell’Emilia-Romagna alluvionata
Il Signor Nino lo ricorderà (per ora) Mezzana
Mezzana Mortigliengo è il primo centro del Biellese ad avere in mente un tributo alla memoria di Nino Cerruti, battendo sul tempo Biella e arrivando dopo solo gli omaggi pubblici adi Milano in occasione della fiera del tessile Milano Unica e di Parigi, con una commemorazione nel marzo del 2022 nella chiesa della Madeleine, con tanto di lettura pubblica del brano preferito dallo stilista, una poesia di Charles Bukowski. La notizia è apparsa ieri su La Stampa tra le righe dedicata all’iniziativa della Pro Loco di Legro, frazione di Orta, e al suo progetto dei murales commemorativi. Nati proprio a Legro 25 anni fa, per valorizzare un rione-dormitorio con le immagini dei film girati sul lago d’Orta, ora sono pronti a essere esportati in trenta centri del Piemonte orientale con il marchio dell’Accademia delle arti e del muro dipinto, emanazione del progetto. Insieme a Santhià, Gattinara, Gattico o Briona, c’è anche Mezzana che ha annunciato di voler dedicare un dipinto proprio a Nino Cerruti. Mezzana è il luogo in cui l’arte sui muri ha una tradizione da quando venne creata Bondarte, la frazione in cui, a cominciare dall’artista locale Celso Tempia, è stato creato un museo di arte contemporanea a cielo aperto.