Contrasti
Lasciava una sensazione un po’ strana la lettura del numero di martedì 30 aprile de La Stampa: l’edizione di Biella aveva, come notizia principale, il progetto per il monoblocco del vecchio ospedale che i ministeri delle Infrastrutture e della Giustizia hanno messo nero su bianco di voler trasformare in una scuola per agenti di polizia penitenziaria. Sulla prima pagina nazionale invece c’era il titolo: “Pestaggi al Beccaria, le foto della vergogna”, dove il Beccaria è il carcere minorile di Milano e i pestaggi sono quelli che hanno portato in cella tredici agenti della penitenziaria mentre altri otto compreso l’ex direttore sono stati sospesi. Alla luce di quei fatti, suonava un po’ così anche la dichiarazione di Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia, che parlava del progetto per il vecchio ospedale come della trasformazione in un «tempio della legalità» (da La Stampa). Non è da oggi che, sulla stessa sinfonia, due orchestre sembrano seguire spartiti diversi. I numeri che cita Delmastro riguardano più spesso la carenza di organico della polizia penitenziaria: nonostante le assunzioni di 7.879 agenti in un anno e mezzo di governo «a oggi non abbiamo un posto libero nelle scuole di tutta Italia» come ha dichiarato a Il Biellese. Quelli di chi osserva le carceri da un altro punto di vista parlano del sovraffollamento di quasi tutte le strutture (Biella esclusa) con oltre diecimila detenuti in più rispetto alla capienza delle case circondariali e condizioni che hanno portato, nei primo quattro mesi dell’anno, a trenta suicidi, numero stimato per difetto perché altre morti con cause sconosciute potrebbero essere state frutto di gesti volontari. Senza dimenticare le inchieste penali per comportamenti proprio della polizia penitenziaria messi sotto accusa: ce ne sono tre solo a Biella, posto che chiunque è innocente fino a sentenza definitiva (cosa che peraltro dovrebbe valere anche per i carcerati in attesa di giudizio, costretti a sovraffollamento e quant’altro). Sono temi su cui il sottosegretario non rilascia dichiarazioni. Ma il progetto per l’ex ospedale sbucato quasi dal nulla dalle carte ministeriali spiega altre cose a livello locale. La più vistosa dice chi ha in mano il timone della città, in un modo così esplicito da non avere precedenti: Andrea Delmastro con questa idea è riuscito a dare qualcosa a una sua “zona protetta” come la polizia penitenziaria e qualcosa al territorio da cui proviene, da dieci anni preoccupato per quel gigante vuoto. E lo ha fatto, apparentemente, da solo o meglio con il sostegno della sua alter ego in Regione Elena Chiorino, ringraziata per aver permesso che un bene che appartiene, appunto, alla Regione, venisse messo a disposizione per l’occorrenza. Il tutto poche settimane dopo la tavola rotonda promossa da un’altra assessora regionale, la leghista Chiara Caucino, per chiedersi e chiedere che cosa fare proprio del vecchio ospedale, con tanto di piccola lite di partito con il consigliere Michele Mosca. Un esercizio inutile, dato che probabilmente all’epoca Delmastro aveva già strapensato a questa soluzione, probabilmente senza avvisarla. Per non parlare del neocandidato sindaco del centrodestra Marzio Olivero: chi ricorda la presunta lite, scherzosa secondo i protagonisti, alla cena elettorale di Fratelli d’Italia tra lui e lo stesso Delmastro? Il tema, disse Olivero, era proprio il vecchio ospedale, con lui convinto dell’idea di abbatterlo e il sottosegretario no. Adesso si sa il perché. All’epoca, se tutti i racconti corrispondessero al vero, Olivero non aveva idea che il suo leader avesse una ragione così forte per volere il monoblocco tutto intero, non il massimo per chi aspira a guidare la città dove quel progetto dovrebbe atterrare. A proposito di potere, l’operazione ha un costo stimato tra i 70 (da La Stampa) e i 77 (secondo Il Biellese) milioni di euro: «Si tratta di un intervento approvato» ha detto il viceministro «per cui è già stato richiesto il finanziamento al ministero dell’Economia». Sono più di tre volte il costo stimato per elettrificare la Biella-Novara (per cui i fondi non li ha ancora trovati nessuno), più di dieci volte quello per rimettere all’onore del mondo la funivia per Oropa, in ritardo anche per mancanza di risorse. Il tutto per quella che, a tutti gli effetti sarà una caserma, un piccolo mondo a sé che potrà anche contenere mille allievi per volta (stima di Delmastro) che però passeranno gran parte delle loro giornate tra quelle mura, con pochi vantaggi quanto ad appartamenti affittati o comprati o anche solo spese al supermercato, dato che le caserme tendono a essere autosufficienti per i pasti. «Basti pensare alle famiglie che verranno a trovare i rferrovia agazzi, ai momenti ufficiali dei giuramenti» ha dichiarato Delmastro a Il Biellese pensando al ritorno economico sul territorio. Forse un po’ pochino, diciamo al livello di un torneo internazionale giovanile di pallavolo (quello c’è già) rispetto, per tornare ai treni, a una linea ferroviaria che colleghi Biella alle metropoli in modo rapido, il che davvero potrebbe portare a risiedere qui persone che lavorano là o convincere biellesi pendolari a non trasferirsi.
Ipse dixit
“Quello carcerario è un problema di cui nessuno si occupa e quando se ne occupano lo fanno come il buon Delmastro, sottosegretario alla Giustizia [...] che rispetto ai pestaggi del Beccaria dice che è un caso isolato. Il che dimostra che gli amici suoi che si sparano non sono l’unica cosa che non vede, Delmastro”
(Dalla puntata del 30 aprile del podcast “Non hanno un amico” di Luca Bizzarri)
Censurine
Si somigliano, in un certo senso, due episodi accaduti in due scuole biellesi, due licei a detta dei protagonisti, e raccontati su Instagram da chi li ha vissuti sulla propria pelle. Si somigliano perché parlano di regole applicate così alla lettera che valgono di più dell’espressione del pensiero di un allievo. Il primo caso riguarda l’ormai famoso monologo che Antonio Scurati avrebbe voluto dedicare, in una trasmissione Rai, all’omicidio di Giacomo Matteotti ma che è stato cancellato insieme al suo contratto. «Mi sono fatta coraggio» racconta una studentessa via social «e sono entrata nel liceo che frequento con l’obiettivo di appendere nell’atrio questi due fogli, fogli che riportano il discorso di Scurati, quello che la Rai ha deciso di censurare. Bene, quel foglio sul muro ci è rimasto cinque minuti netti». A chiederle di levarlo è stata un’insegnante dicendo, secondo la testimonianza della ragazza, «che è inappropriato mettere una cosa così in una scuola» perché il tema divide. «Il fascismo non può essere un tema che divide» prosegue il messaggio, «non dovrebbero esserci due opinioni discordanti soprattutto perché un articolo della nostra Costituzione lo vieta e lo ripudia». Ultimo dettaglio, i fogli stampati le sono stati restituiti ma come «un mucchio di coriandoli». Il secondo episodio, in un’altra scuola, riguarda una foto e un annuario. È prassi comune che, nel libro dei ricordi di ogni anno scolastico, ci si sbizzarrisca un po’: capelli strani, magari colorati, occhiali da sole originali da indossare a turno così tutti li hanno uguali. Uno studente ha scelto un cartello disegnato a mano: “Stop palestinian genocide” c’era scritto e poi, più in piccolo, “and capitalism”. «Nessuno dei presenti ha detto nulla» scrive il ragazzo sempre via Instagram, «non il fotografo, non l’assistente, non la professoressa, neanche compagni e compagne. Nessuna protesta. Dopo due mesi mi arriva una comunicazione, tra l’altro indiretta, dal dirigente scolastico: la foto non è idonea, verrà rimossa, devo inviarne un’altra o non sarò presente nell’annuario. La motivazione è la seguente: è un messaggio politico di parte, la scuola e l’annuario non sono il luogo giusto per esprimere le proprie idee liberamente e in più se tutti esternassero ciò che pensano, testuali parole, “sarebbe un problema”. Dove sta il problema nel pensiero libero?». E ancora: «Il mio gesto è stato definito come un “atto di forza”. In che modo il pensiero rappresenta un atto di forza?».
Cosa succede in città
Oggi alle 18 a Biella si parlerà del genocidio dei Tutsi in Rwanda con una testimone diretta e con un saggista che si è occupato a lungo della tragedia: Honorine Muyjambere parlerà con Daniele Scaglione attorno al libro “La famiglia”, scritto da Pietro Veronese. Scaglione ha anche curato un podcast con lo stesso titolo disponibile gratuitamente sulle principali piattaforme. L’incontro sarà alla Biblioteca Civica di piazza Curiel
Oggi alle 21 a Gaglianico ci sarà una serata dedicata alla sicurezza stradale, in particolare a quella dei ciclisti. Interverrà tra gli altri Marco Scarponi, fratello del ciclista Michele Scarponi morto nel 2017 dopo essere stato investito da un camion alla vigilia del Giro d’Italia. Oggi presiede una fondazione che porta il nome del fratello. Tra gli altri ospiti spicca Elisa Scarlatta, la ciclo-influencer di Valdengo da 140mila follower su Instagram
Oggi alle 21 al Piazzo la sala convegni di palazzo Ferrero ospita la proiezione del film “Waits, a present”, storia di un documentarista e dei suoi lunghi appostamenti per osservare e fotografare i lupi. Sarà presente l’autore Flavio Pimazzoni. L’appuntamento è a ingresso libero fino a esaurimento posti e fa parte del programma delle mostre Selvatica
La foto del giorno
Questa foto allo specchio con medaglia (d’argento) è stata pubblicata sul profilo Instagram di Artemisia Iorfino, detta Mia: biellese di Pettinengo, 14 anni, comincerà domani la sua avventura ai campionati europei femminili Juniores di ginnastica artistica. Nel ritratto è con Giulia Perotti, compagna di squadra in azzurro e alla Libertas Vercelli, atlete di punta della squadra che si è qualificata alle finali scudetto del campionato italiano chiudendo al quinto posto dopo le prime tre prove. Nello staff tecnico, sia con l’Italia sia a Vercelli, c’è il biellese Enrico Pozzo, tre volte alle Olimpiadi tra Atene 2004 e Londra 2012. Artemisia Iorfino è una delle più promettenti ginnaste azzurre e a gennaio ha conquistato il titolo italiano di categoria alle parallele asimmetriche. Ieri, alla “prova podio” (la giornata di allenamenti per prendere confidenza con attrezzi e pedane del campo di gara) era assente per colpa della febbre. La medaglia d’argento a squadre è arrivata pochi giorni fa a Jesolo in uno degli incontri internazionali che hanno preceduto l’appuntamento continentale.