Cossato-Mottalciata-Trossi (per carità)
Biella in fondo ha sempre avuto il complesso della metropoli e un pochino le sarebbe piaciuto somigliare a una di loro. Ieri di quel sogno sono rimasti solo incubo e brusco risveglio: da Milano ha copiato le sei di sera sul tratto Pero-Cormano della A4, da Roma un giorno qualsiasi sulla carreggiata esterna del Grande Raccordo Anulare (che circonda la Capitale). Se ci si chiedeva quanto potesse essere massiccio l’impatto della chiusura in un senso di marcia del ponte della tangenziale, un sacco di automobilisti hanno imparato in fretta la risposta: è massiccio, parecchio. Le foto dei giornali online hanno raccontato di una situazione difficile dalla metà del pomeriggio in poi: il serpentone di vetture inquadrato dal drone di Newsbiella, i primi piani delle rotonde in cui le auto erano incastrate, le cronache che narravano di vigili che si sbracciano e persone al volante che sbuffano. Tutti gli accessi a Biella da Est sono diventati intransitabili: l’ultima uscita disponibile verso Chiavazza ha visto allungarsi code tra 1 e 2 chilometri, che poi proseguivano verso la rotonda di via Milano e in direzione di Biella almeno fino al ponte di Chiavazza. La prima strada alternativa indicata da Provincia e Comuni, il passaggio da Candelo, era difficile da percorrere prima ancora di poterla raggiungere: la rotonda allo svincolo della superstrada era presa d’assalto da quattro direzioni, da Vigliano, dalla zona industriale che porta alla Bennet, dalla direttrice Maglioleo-Pettinatura, dalla discesa per abbandonare la super, lungo la quale un altro chilometro di coda invitava a provare a proseguire diritto, per poi trovarsi in un altro tappo una manciata di chilometri più avanti.
La soluzione? Innanzitutto lamentarsi genericamente o in modo più mirato, per esempio per l’assenza di un guado che fece da attraversamento di riserva del ponte crollato negli anni Novanta e che sarebbe stato costoso e delicato ripristinare. E poi avere una quantità considerevole di pazienza: il cantiere Anas terrà chiuso il ponte fino a metà agosto. Magari i biellesi si adatteranno un poco senza incastrarsi tutti nello stesso momento. Ma i flussi di traffico non mutano in un giorno.
In più la carenza di passaggi da una sponda all’altra del torrente Cervo rende difficili studiare altri tracciati alternativi, se non essere estremamente drastici: uscita a Cossato, bretella Castellengo-Mottalciata e da qui strada della Baraggia fino a Candelo o, meglio, rettilineo fino alla rotonda di Cascina Donna per immettersi nella Trossi. Fin da oggi è un po’ più che un percorso consigliato. Certo, resta il problema di chi vive a Chiavazza, Vigliano, Candelo, Valdengo e sui paesi della collina e che deve raggiungere Biella. Un esempio? Stamattina iniziano gli esami di Maturità. Meglio puntare la sveglia mezz’ora prima, se si è studenti.
Ipse dixit
“Vedo spesso molti miei compagni lamentarsi per cose futili, come ad esempio aver preso un voto più basso rispetto a quello che ci si aspettava. Invece secondo me i problemi che ci possono essere nel mondo del lavoro sono decisamente diversi, ma a scuola non lo si percepisce. Nella realtà, e lo sport insegna e prepara al meglio, bisogna sfruttare le occasioni che si hanno”
(Vittoria Siletti, Nazionale Under 20 di scherma, specialità spada, intervistata da Eco di Biella sull’esame di Maturità che affronterà a partire da oggi da studentessa del liceo classico)
Una sede per Nientedafare?
A un anno dai primi incontri informali con bibite e chitarre in piazza Duomo, il gruppo di giovani di Nientedafare a Biella è vicino a un passo nuovo: diventare un’associazione e avere una sede. Le novità, anticipate domenica da La Stampa, sono il frutto di un incontro dei rappresentanti del gruppo (che resta informale e non ha un vero e proprio direttivo) con l’assessora alle Politiche giovanili Gabriella Bessone e con lo staff di Informagiovani. «È necessario che si costituiscano in associazione» ha detto l’assessora «per accedere ai vari bandi e beneficiare degli aiuti del Comune». Un’idea per la sede c’è già: una delle botteghe di via Scaglia in Riva, di proprietà comunale, risistemate nel 2007 perché fossero a disposizione di piccole imprese giovanili e mai riempite del tutto. Proprio via Scaglia e piazza del Monte sono stati tra i punti di ritrovo informali di Nientedafare che, dalla sua nascita, ha anche organizzato un salotto urbano nel settembre scorso in occasione di Fuoriluogo, fuori dalla biblioteca, e si è avvicinato alle attività e agli spazi di Cittadellarte.
Cosa succede in città
Oggi alle 17 al Piazzo l’Università Popolare UpdEduca propone una visita al sito che ospitava il convento di San Domenico, in corso del Piazzo 29. Il pomeriggio proseguirà con il racconto della storia dell’organo del 1604 che ora è custodito nella chiesa di San Rocco a Mongrando. Guidano l’appuntamento Graziana Bolengo, Alberto Galazzo, Stefano Leardi e Francesco Tempia Maccia
Oggi alle 18 in remoto si presenta con una videoconferenza la scuola estiva di economia civile riproposta dal consorzio Il Filo da Tessere. L’appuntamento è sul canale YouTube del consorzio
I bulli del web e una giornalista biellese
Nadia Ferrigo, cronista biellese della redazione centrale de La Stampa, ha scritto qualche giorno fa un articolo in cui raccontava le prese di posizione di alcuni youtuber di successo italiani sul gruppo di ragazzi reso famoso a sua volta dal social dei video, protagonista del tragico incidente stradale di Roma in cui ha perso la vita un bambino. Per qualche ragione, il pezzo ha attirato l’attenzione sui social network e la giornalista si è trovata bersaglio di insulti diretti ed espliciti. Lei li ha raccolti e ripubblicati in una serie di storie su Instagram, uno dei due luoghi virtuali insieme a Twitter dove chi la bersagliava non ha esitato a “taggarla”, cioè a segnalare il commento citandola direttamente: «Da ieri decine di maschietti, che vorrei incontrare di persona per farli piangere uno a uno, mi mandano insulti anche abbastanza pesanti» ha esordito Ferrigo prima di mostrare la rassegna di qualche insulto senza premurarsi di censurare nomi e nicknames. Si va da «magari leggi le troiate che scrivi» al sessismo più bieco («Era impegnata a mettersi le ginocchiere invece che controllare la tua data di nascita») fino alla mezza minaccia («Peccato che questi giornalisti girino ancora a piede libero»). Il capolavoro è in un messaggio privato: «Impara ha scrivere in italiano». Sì, con l’acca. E sì, in quella frase. «Tanti ragazzi» ha concluso la cronista «mi hanno scritto in privato con cortesia e gentilezza spiegando perché l’articolo non gli è piaciuto e sono confronti utili e costruttivi di cui terrò conto senza dubbio». E poi, con una goccia di autoironia: «Ho quasi quarant’anni, il mood “non ti permettere potrei essere tu’ madre” è ormai pienamente in me».