Dottor algoritmo
A ben guardare è una non notizia quella che ha comunque occupato spazio e attenzione sui media, nel mondo politico e tra gli addetti ai lavori della sanità: il neo-assessore regionale Federico Riboldi (Fratelli d’Italia) ha sospeso il piano che avrebbe previsto l’uscita di ambulanze medicalizzate “senza medico” per i soccorsi urgenti, in base a una decisione presa con l’aiuto di un algoritmo dagli infermieri a bordo. Si chiama Acai, abbreviazione di algoritmo clinico assistenziale infermieristico, il sistema di regole che avrebbe guidato le scelte. Se il termine, nell’uso che si fa recentemente, porta alla mente il mondo digitale, non è nulla di tutto questo: si tratta invece di uno schema che analizza i vari casi possibili di fronte ai quali si può trovare una squadra di soccorso e codifica la risposta che può dare. Tutto è però sospeso perché Riboldi ha fermato una decisione già presa dalla giunta precedente, che con quella attuale condivide il presidente Alberto Cirio e la medesima maggioranza: «Ci si ferma e si riparte dal confronto» è stata la sua dichiarazione a La Stampa. Il piano era stato studiato a Torino da Azienda Zero, la struttura che sovrintende a tutte le aziende sanitarie provinciali, che aveva trovato un sistema per fronteggiare la cronica carenza di personale che colpisce i reparti ospedalieri ma anche il servizio di primo soccorso. Uno staff di due medici e quattro infermieri ha quindi preparato un manuale di 68 pagine che elenca le 22 possibili tipologie di intervento affidate agli infermieri specializzati delle ambulanze, con le possibilità di contattare il medico , ma solo a distanza, per farsi aiutare nei casi più seri. Ed è questo il punto che ha fatto alzare l’attenzione e le proteste: «Nella delibera sta scritto» ha commentato Franco Ferrero, presidente dell’Ordine dei medici biellese, a La Stampa «che dove c’è un’emergenza che renda necessario somministrare farmaci narcotici, l’infermiere faccia riferimento a un preciso algoritmo ma prima di procedere debba comunque avere il consenso da parte del medico, che però non è presente e questo è il grande dramma, dato che il parere deve essere accordato senza la possibilità di effettuare una valutazione clinica». Secondo Ferrero è una procedura anche contraria alla legge: «O la cambiano o quello che la Regione ci chiede non si può fare. Il nostro codice deontologico vieta di esprimere pareri senza aver visitato il paziente». Di tenore diverso è stata invece la reazione dell’Ordine regionale delle professioni infermieristiche, preoccupato che la polemica possa generare sfiducia, in una nota riportata da Il Biellese: «Gli algoritmi non sostituiscono i medici né aggiungono nuove funzioni a quanto gli infermieri del 118 già fanno da oltre trent’anni. Non c’è nessuna rivoluzione in corso. La forza degli algoritmi è quella di rendere evidente ciò che viene già fatto, standardizzando la risposta sanitaria su livelli internazionali di qualità e offrendo maggior sicurezza agli assistiti e agli operatori».
Ipse dixit
“La prima [riunione di consiglio comunale] mi ha letteralmente sconvolta. Certo, era la riunione di insediamento e quindi il sindaco ha illustrato a lungo il programma. Ma è durata sette ore! E della maggioranza hanno parlato in venti. Non si capiva nemmeno perché. Forse si sentivano in dovere di parlare”
(Sara Novaretti, neo-consigliera comunale a Biella eletta con la lista civica di centrosinistra “Biella c’è”, intervistata da La Provincia di Biella)
La lana e la vela
Da giovedì si fa sul serio all’America’s Cup, la più antica competizione sportiva esistente, nata nel lontanissimo 1851. La sfida delle barche a vela, ormai diventate sofisticati e costosi prodigi di ingegneria e ricerca, va in scena in questa edizione a Barcellona dove bisognerà scegliere la sfidante di New Zealand, la detentrice del trofeo vinto nel 2021 che, come da antico regolamento, è automaticamente la prima finalista. Storia, visibilità, prestigio, costi e sponsor vanno di pari passo in una manifestazione di questo genere, non a caso ribattezzata per ragioni commerciali “Louis Vuitton Cup”. E ci saranno anche marchi che hanno a che fare con Biella. Woolmark da sessant’anni è l’autorità multinazionale che certifica la qualità della lana merino e la sua sede italiana è proprio a Biella. Il logo, che i meno giovani ricorderanno come quello della “pura lana vergine”, è stampato sulle vele di Luna Rossa, la barca italiana che da qualche edizione cera di portare per la prima volta nello Stivale il trofeo. L’equipaggio ha indossato, contribuendo allo sviluppo, un abbigliamento tecnico completo in lana che ha mostrato ottime caratteristiche quanto a traspirabilità e resistenza all’acqua. Non solo: il tessuto “Active”, brevetto del lanificio Reda, è quello con cui sono state realizzate le polo che indossa l’equipaggio. Per entrambi i marchi non è la prima collaborazione con Luna Rossa: Woolmark è partner dal 2019, Reda aveva lavorato con i velisti italiani già nel 2021, nella passata edizione dell’America’s Cup.
Cosa succede in città
Oggi alle 15 a Piedicavallo si apre il primo giorno di “Bolle di Malto off” con gli appuntamenti legati alla birra e al territorio prima dell’inizio del festival vero e proprio. È in programma una passeggiata fino al lago della Vecchia, con pernottamento in rifugio, sui sentieri della birra biellese accompagnati dalla guida Pietro Ostano. Ci si prenota al 340.2551225
Oggi alle 18 a Biella sempre per il programma di “Bolle di Malto off” si presenta l’edizione del 2024 della “Guida alle birre d’Italia” al circolo I Faggi di via Ramella Germanin. L’ingresso è libero ma occorre prenotarsi scrivendo a info@bolledimalto.it
Oggi alle 21 a Candelo tornano gli spettacoli infrasettimanali al cinema Verdi. Sono in cartellone “L’innocenza” (Giappone, 2023) di Koreeda Hirokazu e, con inizio alle 21,15, “La vita accanto” (Italia, 2024) di Marco Tullio Giordana
Quel gol di Gilardino
Esattamente vent’anni fa, il 27 agosto 2004, lo stadio di Salonicco ospitò una partita che aveva rischiato di non essere mai giocata. Italia-Iraq, delle Olimpiadi di Atene, doveva assegnare la medaglia di bronzo. Ma arrivò pochi giorni dopo la tragica morte di Enzo Baldoni, cronista e blogger umbro trapiantato a Milano che proprio in Iraq, dove stava raccontando la guerra, era stato rapito e ucciso da un’organizzazione fondamentalista legata ad Al Qaeda che aveva chiesto, in cambio della sua libertà, il ritiro immediato delle truppe italiane. L’emozione fu forte e il destino sportivo mise le rappresentative di due Stati all’epoca nemici una di fronte all’altra in un luogo, quello dei Giochi, dove si celebra la pace dai tempi dell’antica Grecia. Fu più o meno questa la ragione che spinse il Comitato olimpico e la federazione internazionale del calcio a dire che quell’incontro si sarebbe dovuto giocare. Gli azzurri scesero in campo con il lutto al braccio, i giocatori dell’Iraq con un mazzo di fiori da consegnare agli avversari e, simbolicamente, all’intero Paese ferito da quell’uccisione. Quell’Italia aveva al centro dell’attacco l’ancora giovane Alberto Gilardino che, con tre gol nelle precedenti partite, aveva aiutato a spingere gli azzurri fino alla zona-medaglie. Il centravanti cossatese non ci mise molto a fare quello che gli è sempre riuscito benissimo, segnare. Dopo nove minuti Andrea Pirlo, altra giovane stella di quella squadra (alle Olimpiadi di calcio maschile, partecipano le selezioni Under 21 con la possibilità di agiungere due fuoriquota) crossò un pallone dalla sinistra che Gilardino spinse in porta con un colpo di testa. Poi si fermò sul dischetto del rigore, si inginocchiò e, puntando due indici al cielo, guardò in su. Era la sua dedica a Enzo Baldoni. Quella medaglia di bronzo fu la prima volta sul podio per il calcio italiano dal lontano 1936 quando la medaglia d’oro a Berlino arrivò con in panchina l’allenatore ponderanese Vittorio Pozzo. Da allora non se ne sono vinte più.