Due o tre numeri sul turismo
Fa bene l’Osservatorio biellese sul turismo a mettere l’accento sulle buone notizie: fa parte del suo lavoro enfatizzare i successi come il +19% di arrivi e il +22% di presenze nel primo semestre del 2023 rispetto al periodo gennaio-giugno dell’anno scorso. Fanno bene anche gli operatori in prima linea a rinfocolare la fiamma di questa nuova vocazione del territorio. «La tendenza indica due fatti» dice Paolo Zegna, presidente della Fondazione Biellezza: «stiamo lavorando nella giusta direzione e il Biellese è considerato una meta attrattiva da italiani e stranieri». Gli fa eco Christian Clarizio, vicepresidente in quota Biella dell’Azienda di promozione turistica che raggruppa anche, Novara, Valsesia e Vercelli: «Sono certo che le attività di comunicazione operate negli ultimi anni abbiano avuto un ruolo centrale». Aprire un po’ di più l’obiettivo e inserire nell’inquadratura la tendenza proprio degli ultimi anni aiuta a capire meglio il fenomeno.
Innanzitutto un po’ di vocabolario: il dato degli arrivi calcola il numero di persone che arriva in provincia registrandosi in una struttura ricettiva, albergo o bed and breakfast. Esclude quindi sia la gita fuori porta a Oropa sia la fetta di estate passata nella seconda casa in valle Cervo. Con presenze si indica il numero di notti trascorse in provincia: più il dato è alto più la meta esaminata è scelta per vacanze di periodo medio-lungo. In Liguria, per esempio, nel 2022 è stata di 3,14 notti a persona. Fatta questa piccola premessa i dati del Biellese ci dicono che l’anno scorso è stato il migliore dal 2013 a oggi per quanto riguarda le persone che hanno soggiornato in provincia, per la prima volta sopra quota 100mila, meglio ancora del 2017 del Giro d’Italia e dei giochi Special Olympics e del 2015 di Expo a Milano e della Passione a Sordevolo. Ma resta intatto il record proprio del 2017 del numero di pernottamenti: oltre 267mila contro i 240mila e rotti dell’anno scorso. La proiezione per il 2023 è positiva ma i primi sei mesi hanno confermato il calo dei giorni medi di permanenza: il record delle 2,91 notti in albergo a persona del 2015 ha visto da allora un calo progressivo fino a 2,17, il classico fine settimana insomma. Su queste cifre non è da sottovalutare l’impatto dei due anni, il 2020 e il 2021, in cui viaggiare è stato reso più complicato dalle norme di sicurezza per la pandemia. Anche per questo i dati di quel biennio non entrano in questa breve analisi. Quanto all’impatto sull’economia del territorio, il turismo biellese vale circa il 2% di quello piemontese, lontano dalle cifre raggiunte dalle località alpine, dai laghi, da Langhe e Monferrato o dalla stessa Torino, mentre in provincia ha sede il 2,5% delle strutture ricettive della regione. La filiera turistica rappresenta l’8,7% delle imprese del Biellese, con 4.524 addetti, ma le aziende che più strettamente si occupano di alloggio e ristorazione sono scese del 2,6% rispetto al 30 giugno 2022.
Ipse dixit
“Come è nata BollediMalto? Cercavamo qualcosa per il centro città, n evento che potesse raccogliere tutti i biellesi che non erano in vacanza, non erano potuti andare o che semplicemente erano già tornati ma avevano voglia di svago e divertimento. Diciamo che il percorso ha funzionato”
(Raffaele Abbattista, del comitato organizzatore di BollediMalto, a Il Biellese)
I due ruderi a un passo da Oropa
Sono lì da così tanto tempo, in pessime condizioni, che ormai il biellese medio non ci fa nemmeno caso: gli scheletri del vecchio albergo Miravalle (sulla destra salendo al santuario a un paio di chilometri dalla vetta) e di Oropa Bagni sono parte del paesaggio. Ma per un turista che impressione fanno lo stabilimento termale diroccato che si intravede sulle pendici della montagna e l’hotel che ormai da un paio di decenni nessuno riesce a riportare in vita? Entrambi gli edifici portano con sé una specie di maledizione. Per il Miravalle sono andati male tutti i tentativi di riportarlo ai fasti del secolo scorso, quando era un albergo a sette piani (negli anni Venti, quando fu costruito, non si usava ancora il termine “ecomostro” per simili colossi di cemento spuntati in mezzo alla natura). Il lento declino circa quarant’anni fa passò per molti cambi di proprietà che coinvolsero anche il finanziere Silvio Sardi prima che il suo piccolo impero fosse piegato da una bancarotta e che portarono anche nelle sue stanze la squadra di calcio maschile del Lechia Danzica, vincitrice della coppa di Polonia e in allenamento a Biella prima di una sfida senza speranza in una competizione europea contro la Juventus. Nel 1985 l’hotel chiuse i battenti e divenne solo meta di vandali e ladri che portarono via arredi, termosifoni, perfino porte e finestre. L’ultimo tentativo di farlo rivivere iniziò nel 1995: una famiglia milanese lo comprò per 130 milioni di lire e ne fece cambiare la destinazione d’uso in residenza per anziani. Si aprì un cantiere una decina di anni dopo, ma fu chiuso e messo sotto sequestro dopo un incidente sul lavoro in cui rimase ferito un muratore. Nel 2007 poi morirono in un incidente stradale Lorenzo e Roberto Storci, i due fratelli che avevano acquistato lo stabile. Il loro socio biellese Francesco Montoro, all’epoca presidente della cooperativa Eurotrend, disse che sarebbero serviti finanziatori per 1,5 milioni di euro per completare l’opera. Non si trovarono e il cantiere fu abbandonato. Nei mesi scorsi il Miravalle è finito in vendita in asta giudiziaria. Un tentativo fallito dopo l’altro, il prezzo base è calato da 1,2 milioni a poco più di 400mila euro senza che si sia fatto avanti un compratore.
Anche per Oropa Bagni il 1985 è una data chiave: un incendio quasi certamente doloso (ma di cui non si sono mai conosciuti i responsabili) ne minò la struttura il 24 agosto di quell’anno, rendendolo inutilizzabile e mettendo fine a una storia che era iniziata un secolo prima quando era un rinomato stabilimento idroterapico che aveva accolto nelle sue stanze, tra gli altri, anche il celebre direttore d’orchestra Arturo Toscanini. Il declino inesorabile iniziò nel secondo dopoguerra e portò anche in questo caso a diversi passaggi di proprietà: prima il seminario di Alessandria, poi un’immobiliare che aveva in mente di realizzare mini-appartamenti passando dall’interessamento di un’impresa di acque minerali che sognava di riportarlo alla sua antica destinazione. Dopo l’incendio si è parlato di lui soprattutto come possibile sede di riti satanici («Le messe nere di Oropa Bagni» come ricorda anche la canzone che il cantautore biellese Quanto gli ha dedicato), una storia rimasta sempre al confine tra la leggenda metropolitana e la cronaca noir della provincia. Per i curiosi, lo si può sbirciare da vicino salendo dalla stradina che si arrampica sulle pendici della montagna, svoltando a sinistra prima del rettilineo pianeggiante dei sette faggi lungo la strada per il santuario. Ma attenzione a dove mettete i piedi: la struttura è tutt’altro che stabile.
Cosa succede in città
Oggi alle 10 a Cossato si apre la fiera di San Rocco, tradizionale appuntamento del giorno del santo patrono della città, con bancarelle lungo le vie del centro con prodotti tipici e artigianato
Oggi alle 11,30 a Netro l’ultimo atto della festa in piazza di agosto sarà la distribuzione della polenta concia a cura della banda musicale del paese
Oggi alle 19,30 a Cavaglià aprono le cucine della Festa dei Giovani il cui piatto forte sarà la panissa. Seguirà la musica e con lei le danze con il liscio di Matteo Bensi e la sua orchestra
Oggi alle 21 a Oropa la guida Fabrizio Gremmo condurrà una serata dedicata all’incoronazione della Madonna Nera e alle altre cerimonie simili che si svolgono nel Nord Italia. Si partirà dalla sala Frassati nel santuario per poi raggiungere il sacello dove è alloggiata la statua. L’ingresso è libero
Il biellese senza volto nel film di Barbie
Barbie, il film dell’estate, è ancora al suo posto (tornerà domani sera per restarci almeno fino a domenica) nella programmazione della sala 2 del cinema Mazzini, dove è entrato il 20 luglio per non uscirne più a suon di persone in fila vestite di rosa con il biglietto in mano. I più curiosi potranno ascoltare con cura le voci di un paio di personaggi maschili di contorno, interpretate da un giovanissimo doppiatore biellese. Si chiama Lorenzo Briganti, ha 19 anni ed è di Netro. A La Stampa ha raccontato che la sua passione è nata quando era ragazzino: «Nei periodi di vacanza al mare, nelle ore dedicate al riposo, mi annoiavo molto. Accendevo quindi la tv, toglievo l’audio e mi divertivo a dare voce ai personaggi sullo schermo». Dopo aver interpretato personaggi di serie anime giapponesi e di telefilm per ragazzi, dove servivano voci giovani, è arrivata anche la chiamata per Barbie, convocato dalla direttrice del doppiaggio Claudia Rizzi con cui aveva seguito un corso: «Ho doppiato poche brevi frasi di personaggi generici, niente di straordinario. Ma è stata la prima volta che sono andato a registrare a Roma. È stata una bella occasione». Curiosa la sua scelta di chiedere al giornale di non pubblicare una foto in cui fosse riconoscibile: «Il suo volto non ha importanza perché è con la voce che lavora e non vuole essere riconosciuto» ha spiegato il quotidiano che, esaudendo la sua richiesta, ha scelto un’immagine in cui il viso di Lorenzo Briganti è coperto da pixel.