Ferragosto dentro
Celle chiuse perché si è in regime di “sorveglianza restrittiva”, temperature estive sopra i trenta gradi e nemmeno una presa di corrente per attaccare un banale ventilatore, attese di visite mediche che si allungano perché il personale non c’è, giorni sempre uguali perché rallentano anche le attività alternative ed educative, detenuti che non parlano italiano e nessuno che traduca per loro: forse non c’è nulla di nuovo nel quadro che Emanuela Verzella ha tracciato in una nota social dopo essere stata in visita, nel cuore della settimana di Ferragosto, al carcere di Biella, alla “mecca dei detenuti” come forse potrebbe dire il sottosegretario Andrea Delmastro. L’ultima visita politica prima di quella della neo-consigliera regionale del Pd fu in piena campagna elettorale: ci venne il ministro della Giustizia Carlo Nordio in via dei Tigli. Gli mostrarono il fiore all’occhiello, il reparto produttivo tessile costruito in collaborazione con Zegna che consente ai reclusi di imparare un mestiere fabbricando divise per la polizia penitenziaria. Non gli mostrarono il resto, quello che Verzella ha raccontato: «Non sono nuova agli ingressi in carcere. Durante la mia esperienza professionale come dirigente scolastica del Centro provinciale per l’istruzione degli adulti ho avuto spesso l’occasione di frequentarlo per i contatti con le classi presenti al suo interno. Questa volta però mi sono state aperte altre porte su una realtà che ho potuto valutare con lo sguardo che la mia attuale carica impone». La consigliera è stata accompagnata dalla garante per i diritti dei detenuti Sonia Caronni (a proposito, è stato aperto il bando per la nuova nomina, che spetta al consiglio comunale di Biella), dal direttore del carcere e dal neocomandante della polizia penitenziaria Massimo Carollo. La premessa è che via dei Tigli vive comunque una situazione meno tragica di altre realtà, insignita dello status di “struttura speciale” anche per poter mantenere attivo il laboratorio di confezione: non c’è il sovraffollamento che affligge altre carceri, eppure manca il personale dato che Verzella scrive di «insufficiente presenza di un adeguato numero di agenti». In più la consigliera denuncia «una carente implementazione dei servizi sanitari regionali: a fronte dell’ingresso di numerosi nuovi detenuti, alcuni dei quali soggetti a pene medio-lunghe e in stato di disagio sanitario e psichiatrico, non è certamente possibile affrontare la situazione con la buona volontà della struttura militare, che non può che agire in termini securitari». Fuori dagli eufemismi, in presenza di problemi e senza altri strumenti, l’unica via è il giro di vite, i reparti chiusi, nel caldo insopportabile e nelle giornate tutte uguali di cui sopra. «Necessitano psichiatri e psicologi, medici e mediatori culturali» aggiunge Verzella. «È necessario un protocollo anti-suicidario Asl-carcere, più volte annunciato e che dovrebbe essere firmato – speriamo – nei prossimi giorni».
Ipse dixit
“Per me è un gran dispiacere non vedere più Pallacanestro Biella ad alti livelli. Nella mia ottica c’era sempre l’idea di chiudere la mia carriera con questa maglia e spero che nel prossimo futuro qualcosa possa riaccendersi. Si sente la mancanza di questa realtà. Quando torno a Biella parlo con tante persone che mi fanno capire quanto manchi loro l’appuntamento della domenica. Era sport ma metteva in moto la città e la sua economia. Biella ha perso qualcosa d’importante dal punto di vista sportivo e non solo”
(Eric Lombardi, biellese ed ex giocatore di Pallacanestro Biella, oggi a Pesaro, a Il Biellese)
Cattivo esempio
Ha anche aggiunto la precisazione «con tutto il rispetto per le Pro loco» Maria Elena Boschi, parlamentare di Italia Viva intervistata dal Corriere della Sera. Ma non è bastato: il paragone usato per chiedere trasparenza nelle nomine delle società partecipate che non sono «la Pro loco di Biella» è stato un sassolino nello stagno della città di agosto. Visto da fuori provincia sembra un modo di dire come un altro, come dire “a Canicattì” per indicare un posto lontanissimo (a proposito, in Sicilia usano dire “a Vigevano” con la stessa accezione). Visto da vicino è suonato un po’ irrispettoso, almeno alle orecchie di Christian Clarizio che della Pro loco di Biella è il presidente, oltre che consigliere dell’Azienda turistica locale di quadrante. La sua reazione è riassunta in un post su Facebook dove giudica il paragone con Biella «esempio denigratorio rispetto a un ipotetico trattamento non corretto su un avviso di garanzia. Considerando che anche Matteo Renzi ha utilizzato le Pro loco come esempio, li invito entrambi a conoscere meglio questo mondo fatto di volontari che dedicano gratuitamente il tempo per la loro comunità e generano un impatto economico per il turismo dei territori di 2,1 miliardi di euro». Renzi, in effetti, aveva fatto arrabbiare, nell’ormai lontano 2019, l’associazione nazionale dopo una frase che suonava più o meno come: «Se fai il ministro stai nelle istituzioni altrimenti fai il presidente delle Pro loco». Clarizio, nel suo post, tenta il gol in contropiede, provando a portare l’ex presidente del Consiglio e l’ex ministra in città per uno degli eventi principe tra quelli organizzati dalla Pro loco nostrana: «Colgo anche l'occasione di invitare entrambe nel week end tra l'8 e il 10 novembre per Ben Cuncià, il festival della polenta concia per conoscere il nostro fantastico Biellese. Ovviamente sarete nostri ospiti».
Cosa succede in città
Oggi alle 20 a Candelo riprendono i concerti jazz nel dehors del ristorante Il Torchio, all’interno delle mura del Ricetto. Silvia Fusé e la Torchio’s family saranno gli artisti di scena per i commensali del locale. Ci si prenota un posto a tavola allo 015.2499028
Oggi alle 21 a Oropa parte una visita guidata alla scoperta dell’architettura del santuario là dove gli elementi militari si legano a quelli religiosi. Accompagnerà i visitatori Fabrizio Gremmo. La partecipazione è libera e una seconda visita partirà alle 22,30. La partenza è dai cancelli del santuario
Oggi alle 22,30 a Viverone va in scena il tradizionale spettacolo di agosto dei fuochi di artificio, visibili dalla riva del lavo. La partecipazione è gratuita
Numb3rs
Sono 69 i cani che hanno trovato rifugio al canile consortile di Cossato. Sono più del doppio rispetto ai 29 che erano ospitati nel periodo della pandemia e sono il sintomo di una tendenza che allarma chi gestisce lo spazio ma anche le associazioni animaliste, quella alle rinunce volontarie che si sommano agli abbandoni. «La situazione è precipitata dopo il Covid» conferma a La Stampa la responsabile del canile Simona Vialardi. «Sono cominciate le rinunce e così tutti i posti sono esauriti e dobbiamo in qualche caso fare i salti mortali». A essere lasciati dopo qualche mese di convivenza sembrano soprattutto essere i cani di razze più difficili da gestire, per indole e forza dell’animale, dai rottweiler ai pitbull fino ai dogo. «C’è una categoria di persone ben precisa» è la denuncia dell’attivista Alberto Scicolone dell’associazione Legami di Cuore «che ama farsi vedere con un pitbull al guinzaglio, salvo volersene liberare al primo problema». L’ultimo arrivato in canile è stato abbandonato legato davanti a un supermercato di Chiavazza. Si è scoperto essere anche il padre di una cucciolata di otto cagnolini abbandonati a loro volta. La storia ha valicato i confini provinciali e La Stampa ha dedicato una pagina al fenomeno dell’abbandono dei cani anche sull’edizione nazionale. Nel frattempo gli operatori chiedono più prontezza e più severità alla giustizia: «Abbiamo cani sequestrati dalla Forestale per cui ancora aspettiamo la decisione della Procura. E nel frattempo non possono essere dati in adozione. A Biella i reati contro gli animali non vengono tenuti in sufficiente considerazione, nonostante le denunce e segnalazioni da parte delle forze dell’ordine, in particolare della forestale. Passano mesi senza che succeda qualcosa, intanto anche chi viene denunciato può prendere altri cani».