Gli amici di panchina
Un monolocale di Chiavazza con un letto matrimoniale, una brandina e un materasso sul pavimento era diventato un rifugio posticcio per persone ai margini della società: gli “amici di panchina”, come li ha chiamati La Stampa, sembravano essersi tesi la mano a vicenda per condividere quelle briciole che avevano a disposizione ma hanno finito per condividere quello che, secondo le indagini della Procura, è stato un omicidio. L’appartamento di via Buratti era intestato a un uomo di cinquant’anni, «una vita ai margini peggiorata di molto dopo che gli era stato tolto il reddito di cittadinanza», come ha raccontato il quotidiano nell’edizione di martedì. Il suo compagno e convivente era iscritto all’anagrafe a Saluzzo, agli archivi come senza fissa dimora. Entrambi erano noti alla giustizia per reati piccoli, «furtarelli, accattonaggio, quello che si fa quando non si ha un lavoro». Il loro primo ospite, 58 anni, cuneese di Savigliano, è anche la vittima dell’omicidio: si presentava nel Biellese di quando in quando: amava gli animali, come traspare dal suo profilo social, e aveva sempre con sé una cagnolina che ora è ospite del canile. Secondo il nuovo regolamento per il benessere animale, qualcuno avrebbe potuto portargliela via se fosse stato trovato a chiedere spiccioli con lei magari fuori dal Penny Market di Chiavazza. Poi in quella casa c’erano anche due ragazzi: 21 anni lui, di Savigliano come la vittima, accusato di essere l’autore materiale dell’omicidio a calci e pugni, 19 anni lei, ligure di Savona, cacciata di casa dalla famiglia e un lavoro da barista per provare a mantenersi.
Le indagini diranno com’è andata davvero, dopo l’autopsia che ha escluso le cause naturali per quella morte in casa, sotto la doccia. Le poche certezze parlano di cinque vite alla periferia della società e non solo della città, in mezzo a tutti eppure nascoste, bisognose di aiuto eppure pronte a creare una minuta rete di mutua solidarietà, mentre i servizi sociali avevano diradato le visite – dice sempre La Stampa – dopo aver subito minacce. È come uno squarcio che mostra un sottosopra, una Biella parallela che però resta sommersa e dove sembrano non arrivare nemmeno le mani tese di strutture pubbliche e terzo settore. Una Biella che spesso il resto della città considera alla stregua di un problema di decoro e ordine pubblico, e non una questione sociale.
Ipse dixit
“La forte crescita è tornata a focalizzarsi su un tema fondamentale per il prodotto di Milano Unica: l’eleganza e la qualità, caratteristiche della nostra manifestazione”
(Alessandro Barberis Canonico, presidente di Milano Unica, chiusasi giovedì scorso a Rho Fiera con il +16% di aziende clienti in visita a quelle espositrici, tra cui trenta marchi del tessile biellese)
Il ritorno della roggia di via Italia
Parte dal Gorgomoro e scorre sotto i cubetti di via Italia la roggia che attraversa il centro storico e che un tempo, quando la strada aveva il nome dei re di casa Savoia, defluiva in superficie aiutando a sciogliere la neve. Ora c’è un progetto, finanziato dal Pnrr, per rimetterla in sesto: l’obiettivo è la messa in sicurezza perché il bando a cui il Comune ha partecipato riguarda il dissesto idrogeologico. In caso di forti piogge, secondo lo studio di fattibilità, è necessario evitare allagamenti alle cantine ed erosione delle fondamenta degli edifici. Ma nel 2022, quando il progetto venne svelato per la prima volta dalla giunta-Corradino, si era parlato anche di far emergere il corso d’acqua e renderlo attraversabile con piccoli ponti un’idea che aveva sollevato qualche ironia così come l’altro piano per via Italia svelato dall’allora solo candidato sindaco di centrodestra, sostituire i cubetti con lastre di pietra per consentire – disse Corradino – alle donne di passeggiare con i tacchi alti senza paura di incastrarsi tra i sanpietrini. In attesa del progetto definitivo, l’assessore ai Lavori pubblici Davide Zappalà (Fratelli d’Italia) ha detto la sua, ripescando l’idea dell’anno scorso: «Tra via Italia e piazza Vittorio Veneto vogliamo far emergere per un tratto la roggia, magari facendola scorrere sotto una pavimentazione di vetro oppure facendola emergere e attraversare con un ponticello. Quello che è certo, è che noi abbiamo dedicato grande attenzione al rione centro».
Cosa succede in città
Oggi alle 9 a Biella è in programma il terzo appuntamento con “Un giorno al museo”, il ciclo di laboratori al Museo del Territorio dedicato a bambine e bambini tra i 7 e gli 11 anni. L’emozione protagonista della giornata, con le curatrici e le archeologhe del museo, è la sorpresa. I posti sono al completo: per prenotare una delle tre prossime giornate al prezzo di 10 euro pranzo incluso basta chiamare lo 015.2529345
Oggi alle 18 a Roppolo le sale della Fondazione Bricherasio ospitano un incontro dal titolo “Il cammino o il camino?” dedicato al progetto di termovalorizzatore per rifiuti di Cavaglià. Organizza il Movimento 5 Stelle che ha chiamato tra i relatori il consigliere regionale Sean Sacco. Con lui intervengono i sindaci di Alice Castello Gigi Bondonno e di Mongrando Tony Filoni, Ettore Macchieraldo a rappresentare l’associazione Movimento Lento (creatrice del Cammino di Oropa) e Legambiente e Anna Andorno del Movimento Valledora. Modera Giuseppe Paschetto del M5S. L’ingresso è libero fino a esaurimento posti
Oggi alle 21 a Biella il gruppo “Nientedafare a Biella” celebra il primo anniversario dall’inizio degli incontri spontanei ritrovandosi in piazza Duomo, sede dei raduni dell’estate scorsa. Sono in programma giochi da tavolo, musica e pizza per tutti
Il legame di Indiana Jones (e di Puccini) con Biella
Steven Spielberg aveva bisogno di qualche fondamento solido con la realtà nei mesi in cui ereditò da George Lucas l’idea e la regia del primo film di Indiana Jones. A quanto sembra, esaminò la storia dell’archeologia e, con l’aiuto di una costumista di origini italiane, metà emiliana e metà biellese, riuscì a scoprire qualcosa di più su quell’egittologo che portò alla luce tombe e tesori nel deserto e gettò le basi per la magnificenza del Museo Egizio di Torino. Eh sì, era Ernesto Schiaparelli da Occhieppo Inferiore e, per tenue che sia, ecco il legame tra Biella e l’archeologo più famoso del cinema contemporaneo, citato su un sito web che canta le lodi del territorio da Fondazione Biellezza e consorzio Il Filo da Tessere come esempio di ispirazione culturale che ha allargato gli orizzonti di una piccola provincia. Custode della storia è Alexander Dellapina, nipote di quella costumista e già gestore di Eurovillage, il villaggio ad accoglienza turistica diffusa della valle Elvo e creatore del locale che sta a San Grato di Sordevolo. «Spielberg prese esempio da Schiaparelli anche per l’abbigliamento e gli scenari» racconta: «gli spostamenti a dorso di mulo, i cappelli a tesa larga per proteggersi dal sole...»
Proprio attorno alla chiesetta-belvedere si perpetua la memoria delle storie che legano il Biellese a personaggi delle arti. «Nel locale» racconta Dellapina «abbiamo dedicato tavoli a Quintino Sella per il suo lavoro di studio su una pietra di questa zona, a Ernesto e Giovanni Schiaparelli, egittologo e astronomo, a Elsa Schiaparelli che apparteneva alla stessa famiglia e fu la stilista che fece dire a Salvador Dalì che, rispetto a lei, lui era sempre un passo indietro». E poi c’è Giacomo Puccini che proprio a San Grato era salito a incontrare il drammaturgo eporediese Giuseppe Giacosa, innamorato della quiete e del fresco di Sordevolo, che poi scrisse i libretti di La Boheme, Tosca e Madame Butterfly. All’epoca si narra che Puccini avesse un’amante a Camburzano (mentre dai recenti studi sull’epistolario si scoprì la relazione, qualche anno più avanti, con la cossatese Corinna Maggia) e che fosse ancora lontano da fama, successo e ricchezza: «Nel Biellese» racconta Dellapina «arrivava in bicicletta da Torre del Lago, in Versilia, dove era nato».