I giorni del G8 di Genova
Il 20 luglio 2001 morì Carlo Giuliani, colpito dal proiettile sparato da un carabiniere in piazza Alimonda a Genova e poi schiacciato dalle ruote del mezzo militare in fuga. Il 21 luglio, esattamente ventidue anni fa, gli occhi del mondo erano puntati su quella città, sulle manifestazioni, sul timore di violenze. L’occhio di un biellese, il cameraman Alberto Peraldo, era puntato invece sulla scuola Diaz, teatro di un’irruzione delle forze dell’ordine. Il suo racconto, pochi giorni dopo il G8, fu una delle testimonianze raccolte nelle riunioni dei giorni successivi tra i militanti del Biella Social Forum, i duecento circa che parteciparono alle proteste: «Ho visto uscire cinquanta ragazzi con la testa rotta e cinquanta in manette» raccontò, parole riprese da Il Biellese del 3 agosto 2001. «A cinque parlamentari è stato impedito l’ingresso, così come agli avvocati. Quanto alle armi, nessuno ha visto altro che picconi e due sacchi chiusi. Quando siamo entrati abbiamo visto cose sparse per terra, insieme a macchine fotografiche e computer distrutti. Erano distrutti anche i crocifissi. Un pezzo di legno, staccato dal muro, era sporco di sangue».
È per i fatti della scuola Diaz, insieme a quelli della caserma di Bolzaneto, che venne coniata la locuzione “macelleria messicana”, dopo le inchieste che provarono a fare luce sui fatti di quelle ore terribili in cui avvenne «la più grave sospensione dei diritti democratici in Europa dopo la Seconda guerra mondiale» come dissero Amnesty International prima e il procuratore di Genova Enrico Zucca poi, durante i processi per quei fatti a carico dei rappresentanti delle forze dell’ordine. Alberto Peraldo era uno dei due cameramen biellesi presenti a Genova per conto della Rai, insieme a Ivo Bonato: girarono ore di immagini insieme ai colleghi che diventarono il materiale per il documentario Rai “Bella ciao”, rimasto nei cassetti della tivù di Stato per anni, ma presentato nel 2002 al festival di Cannes.
Oggi, ad anni di distanza, è tutto più nitido. Allora la nebbia dei lacrimogeni e quella della propaganda incrociata era troppo fitta. Tra gli attivisti biellesi c’erano interrogativi e frustrazione: «Il Genoa Social Forum non è stato in grado di applicare la non violenza» disse, tra gli altri, Stefano La Malfa, una quindicina di anni dopo assessore al Commercio a Biella nella giunta di centrosinistra e nei giorni di Genova fuggito sugli scogli di un lungomare per evitare una carica della polizia su un corteo pacifico. Sul fronte opposto c’erano condanne per i violenti, individuati solo tra i manifestanti: Alleanza Nazionale improvvisò una manifestazione in via Italia distribuendo volantini con la frase di Pasolini dopo gli scontri di Valle Giulia a Roma, in cui definì agenti e militari figli del popolo come chi protestava. In consiglio comunale una seduta finì con mezze risse e interruzioni dei lavori, specie quando il rappresentante dei Democratici di sinistra Andrea Stroscio, dopo aver criticato le forze dell’ordine, si trovò di fronte un inferocito Marzio Olivero, all’epoca consigliere di opposizione e oggi assessore di Fratelli d’Italia. Fu necessario un intervento “fisico” del sindaco Gianluca Susta, come narrò Il Biellese, per fermarlo. E poi ci fu una testimonianza anonima di chi credette di riconoscere volti biellesi tra coloro che lanciavano sassi durante i momenti di scontro a Genova. La polizia lanciò un appello per chiedere a chi sapeva di farsi vivo, attraverso il dirigente Michele Viola che era stato distaccato da Biella alla Liguria nei giorni del G8 e che oggi è vicequestore a Messina. Nessuno rispose.
Ipse dixit
“Non è Mc Donald’s che affama il terzo mondo: moriva già di fame 50 anni fa, quando il colonialismo finiva sotto i colpi dell’indipendentismo e del movimentismo occidentale, lasciando però sul tappeto tutti i problemi. La globalizzazione dell’economia, come è avvenuto in Europa e poi in America con la rivoluzione industriale dovrà portare alla globalizzazione della politica altrimenti l’occidente cadrà sotto i colpi dei poveri del terzo mondo come la Bastiglia è caduta sotto quelli dei sanculotti. Tutto ciò è ben presente ai governanti dell’occidente. Ma è presente a noi? Chi si commuove, si indigna e si ribella per i poveri del terzo mondo è disposto a rinunciare ai suoi privilegi che sono la vera causa dello sfruttamento delle ricchezze del terzo mondo?”
(Gianluca Susta, all’epoca sindaco di Biella, dal suo intervento su Il Biellese del 24 luglio 2001)
“Ci si è così accorti che si fa più in fretta a erigere un muro di divisione che ad abbattere steccati di pregiudizi, che è più facile scavare un fossato di separazione che costruire ponti, che è più agevole seminare la morte che alimentare la vita giorno dopo giorno. Così il grido del povero è stato ancora una volta inascoltato, vittima della sordità del ricco inebetito dai suoi beni (ma neanche questa è una novità.”
(Enzo Bianchi, all’epoca priore del monastero di Bose, dal suo intervento su Il Biellese del 24 luglio 2001)
Ho un desiderio di paternità (cit.)
O di maternità, per completare l’omaggio a Elio e le Storie Tese (a proposito, i fans non si perdano l’appuntamento di domani a Hydro con il “supergiovane” Mangoni e l’autore del libro su di lui, il biellese Paolo Cosseddu). Tutti, in sintesi, vorrebbero sentirsi genitori della nuova autoscala consegnata con tutti gli onori al comando dei vigili del fuoco di Biella. La prima affollatissima fila della cerimonia di mercoledì contava ben due sottosegretari di Fratelli d’Italia, quello alla Giustizia Andrea Delmastro e quello agli Interni Emanuele Prisco, il capo del dipartimento che sovrintende anche ai vigili del fuoco Laura Lega e il comandante nazionale Carlo Dall’Oppio. Poi c’erano Elena Chiorino, assessora regionale a sua volta di Fratelli d’Italia, e l’assessore comunale Davide Zappalà, loro compagno di partito. Il sindaco Claudio Corradino rappresentava la città e la Lega. A lui si è aggiunto il consigliere regionale biellese del Carroccio Michele Mosca. Dicono i retroscena riportati da La Stampa che l’elenco degli inviti sia stato allargato nelle ultime ore prima della cerimonia di mercoledì, perché non fosse un monocolore-Fratelli d’Italia. Ma non è stato abbastanza: Roberto Simonetti, segretario provinciale della Lega, ha perorato la causa di Cristina Patelli, l’ex deputata definita «la vera artefice» dell’arrivo dell’autoscala, con il lavoro sottotraccia svolto con il sottosegretario Nicola Molteni.
Andrea Delmastro, sui suoi canali social, sembra raccontare la vicenda in modo un po’ diverso, e probabilmente un po’ di parte: «Un impegno assunto in campagna elettorale! Una promessa mantenuta dal Governo Meloni! Continua l’attenzione del Governo per il territorio». Non la pensa così il Conapo, sindacato autonomo dei vigili del fuoco, la cui sezione biellese ha scritto così: «La scrivente segreteria provinciale ringrazia in maniera particolare l'ex onorevole Cristina Patelli che oggi era assente». Nulla, rispetto alle parole della stessa deputata uscente: «Il comandante provinciale si è degnato di invitarmi solo stamattina alle 10,15 con un messaggio Whatsapp e l’evento aveva inizio, come da programma, alle 10,20, dando la colpa anche ad altri. Diciamo quindi meglio come sono andate le cose: assente perché indesiderata. Come gli ho già risposto stamane, a casa mia la dignità non ha prezzo e la riconoscenza probabilmente non rientra tra i suoi valori. Ringrazio per tutte le dimostrazioni di affetto ricevute in queste ore, tanto chi è riuscita a portare l’autoscala a Biella lo sanno i vigili del fuoco, lo so io, lo sa il generale del corpo nazionale col quale in questi anni, dal 2021, abbiamo lavorato per portare a casa il risultato. Le passerelle e le fotografie di chi è lì all’inaugurazione senza merito alcuno, li lascio volentieri a chi ha scelto di prestarsi a questo vergognoso circo, lasciando a casa la propria dignità». Prontissima la solidarietà di Chiara Caucino, assessora regionale della Lega (e vicina di banco di Elena Chiorino che all’inaugurazione c’era): «C'è gente che fa le passerelle e gente che porta i risultati il dramma è che qualcuno ancora si piega a chi fa le passerelle». Mettiamola così, la cosa davvero importante è che i vigili del fuoco abbiano un’autoscala in più.
Cosa succede in città
Oggi alle 10 a Biella il chiostro di San Sebastiano sarà la sede di un casting di comparse per una serie televisiva dedicata a Levi Strauss prodotta da una televisione tedesca. Si cercano comparse ra i 18 e i 75 anni, anche di origine asiatica e africana, ma anche persone nella stessa fascia di età che sappiano parlare inglese o tedesco per qualche parte un po’ più impegnativa. Si tratta di una serie ambientata nell’Ottocento, imperniata sulla figura sull’imprenditore di origine tedesca che brevettò i blue jeans, e per questo sono vietati tatuaggi in vista, tagli di capelli “doppi” o tinture e ciuffi blu, viola o simili. Il casting proseguirà fino alle 17 e sarà ripetuto anche domani
Oggi alle 20 a Netro il secondo fine settimana della festa della birra nell’area manifestazioni inizia con una cena a base di alette piccanti di pollo per proseguire dalle 22 con lo show de “Lo zoo di 105”.
Oggi alle 20 a Biella il ciclo di spettacoli di cabaret gratuiti al centro commerciale Gli Orsi propone una serata con Beppe Braida. Ci si prenota un posto seguendo questo link
Oggi alle 20,30 a Valdilana torna lo spettacolo itinerante di Teatrando “3x10”, ospitato dal parco Reda, con partenze ogni venti minuti fino alle 21,50. I posti si prenotano via internet a questo link. Il costo è di 15 euro per il biglietto intero e di 12 per under 18, over 65 e residenti a Valdilana
Oggi alle 21 a Biella prende il via da piazza Duomo il rally Lana, prova valida per il campionato italiano asfalto. Dal cuore della città le auto si sposteranno in valle Oropa per la prima prova cronometrata in notturna dal Favaro alla Bossola attraverso il Tracciolino. Domani si disputano le altre sei prove speciali tra Panoramica Zegna (dalla valle Cervo a Bielmonte), Ailoche e Curino
Oggi alle 22 a Lessona è la serata di Cristina D’Avena: la regina delle sigle dei cartoni animati si esibirà in un concerto gratuito nel Summer Festival che aprirà i battenti fin dalle 19 con lo spazio gastronomico
I diciassette anni di stop del rally
Il 27 luglio 2001 accadde una tragedia che segnò la storia del Rally della Lana, una corsa che dagli anni Settanta si era costruita una fama come spettacolare culla di campioni del volante. Una famiglia di quattro persone venne uccisa da un’auto finita fuori strada in una prova speciale sulle strade del Canavese, dove la gara biellese sconfinava spesso: una Ford Escort rotolò giù da un dirupo in un tratto in discesa prima di due tornanti, dove il pubblico aspettava di vedere un passaggio tra i più tecnici. I migliori erano già transitati e qualcuno stava già prendendo la via del ritorno. Anche le quattro persone che trovarono la morte probabilmente si stavano incamminando verso casa, in un punto non contrassegnato come pericoloso: non erano all’esterno di una curva ma risalivano un piccolo pendio tra alberi e cespugli tra un rettilineo e l’altro. È qui che la vettura, dopo quella che qualche testimone descrisse come una frenata che provocò un’inclinazione verso sinistra, è rotolata lungo il dirupo. Vennero travolti un piccolo imprenditore di 42 anni, la moglie infermiera di 36, il figlio maggiore di 13 e la minore di 9. I soccorsi arrivarono presto, ma erano morti pressoché sul colpo. Ci fu un processo che si chiuse nel 2005 con due condanne e un’assoluzione: le pene colpirono il direttore di corsa e il pilota, in uno dei primissimi casi in cui chi era al volante in una gara sportiva venne giudicato responsabile dell’incidente. Il rally si fermò a lungo e, dopo un tentativo nel 2015, fu necessario aspettare fino al 2018 per rivedere la gara quasi come ai bei tempi. Da quest’anno è tornata nel calendario del campionato italiano asfalto. Nella storia del Lana le vittime sono state sei: alla famiglia di Lessolo si sommano un cronometrista novarese, investito dall’auto di un equipaggio francese nel 1987, e un insegnante in pensione di Masserano, colpito da una vettura che salì su un’aiuola spartitraffico nel 1996. Quell’incidente causò anche cinque feriti. Nel 2018 un pilota venne squalificato prima del via dopo aver provocato un incidente in una ricognizione non autorizzata in cui rimase seriamente ferito un uomo in bicicletta.