I nemici delle Vette
No, le montagne non c’entrano (che nel Biellese parlar male delle montagne è quasi come smadonnare in chiesa). Le Vette è il nome immaginifico dato al centro commerciale-ludico il cui progetto realizzato al confine tra Biella e Gaglianico è pronto al passaggio nei consigli comunali. Da quando è stato svelato pochi giorni fa, all’entusiasmo delle amministrazioni, contenuto quello di palazzo Oropa, senza remore quello di Gaglianico, ha fatto seguito una serie di distinguo e proteste. Hanno detto no i cinema, con lo storico gestore del Verdi di Candelo Arrigo Tomelleri come portavoce, perché nello spazio dell’ex Filatura Biellese (molto ex: chiuse più di trent’anni fa) troverebbe spazio anche una multisala con sette schermi e cento posti. «Nel nostro territorio» ha detto Tomelleri a La Stampa «il comparto legato ai cinema sta già affrontando un crisi severa dettata dalla mancata presenza della fascia d’età che frequenta le sale di proiezione, cioè i giovani, e immediatamente dopo dalle spese di gestione: energia, personale e affitti o mutui. Se arrivasse una multisala saremmo destinati a soccombere». Per aggiungere il suo dissenso, Confesercenti ha convocato una conferenza stampa: «Le Vette rappresentano una sconfitta su tutti i fronti» ha dichiarato il presidente Angelo Sacco. «Noi lavoriamo per rivitalizzare il centro città con progetti concreti, e invece qui sembra che l'operazione multisala cavalchi solo l'onda della campagna elettorale. E non parlateci di discoteche, l'unica ancora sopravvissuta non apre il sabato sera perché i giovani non ci sono». Di discoteche non hanno parlato gli investitori, le famiglie Falco, Rizzetti e Caldesi (di cui fa parte anche la consigliera comunale di maggioranza, in forza a Fratelli d’Italia) che sono pronte a mettere 12 milioni di euro in un complesso con poco meno di 12mila metri quadrati destinati al commercio (insieme ai cinema ci saranno un maxi-negozio di articoli sportivi e altri punti vendita) ma anche a verde pubblico, parcheggi e a una pista ciclabile. Vorrebbero un locale per i giovani invece alcuni esponenti della Lega, guidati dall’assessora al Turismo Barbara Greggio e dal capogruppo Alessio Ercoli, un’idea però che, trattandosi di iniziativa privata, non può essere imposta dal pubblico perché poi si rischierebbe di creare uno scatolone vuoto.
Ipse dixit
“Con il senno di poi oggi non solo io ma anche altri esponenti del mio partito non sarebbero favorevoli a Gli Orsi”
(Paolo Rizzo, consigliere comunale e provinciale del Partito Democratico)
La parola “furbetti”
Un patteggiamento e una condanna a fronte di 33 indagati per l’inchiesta sui dipendenti comunali che occupavano in altre maniere il loro orario di lavoro, solo assoluzioni e sentenze di “non luogo a procedere” davanti al giudice per le indagini preliminari per le 24 persone coinvolte nel caso dei vaccini ottenuti in anticipo: sarebbe ingeneroso parlare di “sconfitta della Procura” perché un procedimento giudiziario non è una partita di calcio. Qui l’importante è che vinca la giustizia e alle sue decisioni bisogna attenersi. Ma la lezione di due dei casi di cronaca che hanno portato Biella sulle prime pagine dei media di tutta Italia forse riguarda il modo di parlarne, non solo da parte degli organi di informazione. Pare che mercoledì pomeriggio, dopo la sentenza sul caso dei vaccini, qualche cronista si sia sentito rivolgere commenti ironici da parte dei neo-assolti con i ringraziamenti per i «begli articoli» scritti in passato. Nulla nelle cronache, che hanno occupato per giorni pagine e pagine in entrambe le circostanze, era inventato. L’inchiesta sui dipendenti del Comune di Biella era nata da un esposto anonimo che il sindaco di allora Marco Cavicchioli aveva girato alle forze dell’ordine. Da qui le telecamere nascoste con cui erano stati ripresi i viavai in orario di ufficio soprattutto dalla sede di palazzo Pella. E da qui il numero altissimo di persone che avevano ricevuto un avviso di garanzia che non è una sentenza di condanna ma la notizia dell’apertura di un’indagine. Per la stragrande maggioranza di loro la richiesta di archiviazione del procedimento penale era arrivata dalla Procura stessa: era finito per esempio nella rete anche chi, lavorando nei servizi sociali, entrava e usciva con le borse della spesa, ma era quella destinata alle famiglie assistite. Furono solo sei gli impiegati e operai che sono arrivati a processo: uno ha patteggiato, uno è stato condannato a una pena più alta di quella richiesta dai magistrati, quattro sono stati assolti per “tenuità dei fatti”, la formula che si usa quando in effetti viene riscontrato qualcosa che non va ma non abbastanza pesante da giustificare una punizione. Pochi? Tanti? Non importa: alla fine è il giudice che decide al termine di un procedimento che può essere lungo e intricato. Soprattutto è il giudice e non il tribunale della strada che si è nutrito, specie dopo le prime notizie sull’inchiesta, dei luoghi comuni sui dipendenti pubblici nullafacenti e ha giocato a scoprire chi fossero i “cattivi” quando Eco di Biella pubblicò nome di battesimo e iniziale del cognome degli indagati. Nomi e cognomi di chi ha subito il processo per il caso dei vaccini invece sono diventati noti presto, dai dirigenti dell’Asl a esponenti del mondo dell’impresa, fino a manager e professionisti. Chi aveva scelto il rito abbreviato, cioè il procedimento davanti al giudice per le indagini preliminari in cui contano solo gli elementi raccolti fino a quel punto dell’inchiesta, è stato assolto. Chi aveva deciso per il processo ordinario ha ricevuto una sentenza di “non luogo a procedere”: stesso risultato, ovvero la fine della posizione di accusati, con differente formula. Giusto? Sbagliato? Giusto, perché così dice la giustizia che non andrebbe osannata solo quando fa comodo e bastonata quando fa scelte sgradite. Ma è stato giusto, per la stessa ragione, anche avviare un’inchiesta dopo la scoperta (svelata da un articolo de La Stampa) che nei primissimi e febbrili giorni della campagna vaccinale sul coronavirus, nel gennaio del 2021, c’erano state falle nel sistema di convocazione e controllo di chi si presentava per ricevere la preziosa iniezione. L’esposto del resto era partito da un ex magistrato, chiamato dalla Regione per dare aiuto all’assessorato alla Sanità in un momento delicatissimo. La Procura ha fatto il suo lavoro, i giudici anche, i media che hanno parlato dei “bachi del sistema” pure. Con il senno di poi, forse, si potrebbe fare a meno di inventare slogan immaginifici che diventano etichette, e di conseguenza stigmi difficili da scrollarsi di dosso: la prima indagine venne ribattezzata come quella dei “furbetti del cartellino”, la seconda dei “furbetti del vaccino”. Gli slogan che fanno titolo talvolta sono belli (e i lettori del quotidiano Il Manifesto lo sanno). A volte sono un’iperbole che si potrebbe evitare per far sì che non resti appiccicata a chi, alla fine, magari viene assolto.
Cosa succede in città
Oggi alle 17,30 a Vigliano Maria Pace Nemola guiderà il terzo e ultimo incontro del ciclo “Briciole di filosofia” alla biblioteca Aldo Sola. Si parlerà della casa dell’amore e delle sue stanze
Oggi alle 18 a Biella e a Occhieppo Inferiore si apre la settimana dell’iniziativa “Nati per leggere” con due incontri per i più piccoli con lo stesso tema alla biblioteca dei ragazzi Rosalia Aglietta Anderi nel capoluogo e alla biblioteca di Occhieppo Inferiore. Il laboratorio sarà dedicato alle storie della buonanotte. Il programma completo degli appuntamenti è sul sito del polo bibliotecario biellese
Oggi alle 18 a Biella la sala convegni dell’hotel Agorà accoglierà Alessandro Sallusti, giornalista di lungo corso attualmente alla direzione de Il Giornale, per la presentazione del suo libro “La versione di Giorgia”, lunga intervista a Giorgia Meloni. Dialogherà con lui il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro in un evento che ha il marchio di partito di Fratelli d’Italia. Sembrava che la presentazione dovesse svolgersi in biblioteca, tant’è che il Comune aveva già emanato un’ordinanza con limitazioni alla sosta e al transito nella zona di piazza Curiel. Ma già martedì gli annunci di Fratelli d’Italia parlavano dell’hotel Agorà di via La Marmora
Oggi alle 18,15 a Biella Marco Cassini, fondatore delle case editrici Minimum Fax e Sur, presenterà il suo lavoro alla libreria Giovannacci dialogando con Irene Finiguerra
Oggi alle 20,30 a Viverone la rassegna “Incontri con l’autore” propone la presentazione del libro “Il Canale” scritto da Luca Lenzi Cigliuti. Si tratta di un giallo ambientato proprio intorno al lago. L’incontro si terrà nella biblioteca di via Umberto I
Oggi alle 21 a Biella lo spazio Hydro di via Cernaia diventa un teatro per la rappresentazione di “La fratellanza”, trasposizione per il palcoscenico della storia narrata dal film “The brotherhood” di Nicolò Donato. La storia narra di un militare allontanato dall’esercito perché sospettato di omosessualità che si ritrova in un gruppo neonazista dove finisce per sviluppare uno strettissimo rapporto con un veterano dello stesso gruppo. Entrata con tessera Arci, prenotazioni al 333.9799281. Collabora l’associazione Il Groviglio
La foto del giorno
È diventata la fotografia simbolo dell’inaugurazione della mostra dedicata a Tolkien alla Galleria Nazionale di Roma quella che ritrae la presidente del Consiglio Giorgia Meloni davanti all’opera biellese presente nell’esposizione: l’immagine ritrae la premier che guarda assorta la riproduzione in formato gigante della copertina dell’edizione del 1974 di “Il Signore degli anelli” disegnata dall’artista Piero Crida, nato a Torino ma da anni residente a Graglia. La fotografia è stata quella prescelta da molti media e ieri pomeriggio l’ha rilanciata (con l’immancabile collage fatto pressoché solo per mostrare anche il viso dell’assessore alla Cultura Massimiliano Gaggino) il canale social della città di Biella. Della mostra dedicata allo scrittore britannico hanno parlato anche i media esteri, interrogandosi su quello che in Italia è ormai un dato di fatto, cioè la passione della destra e di Fratelli d’Italia in particolare per il mondo fantastico descritto da Tolkien, adottato quasi come autore di riferimento. Non per caso all’inaugurazione di mercoledì dietro a Gennaro Sangiuliano, il cui ministero ha investito 250mila euro per la rassegna, c’era anche il sottosegretario biellese alla Giustizia, a sua volta goloso lettore di Tolkien, Andrea Delmastro.