I numeri del rischio idrogeologico
«L’Italia è a rischio per il 95 per cento della sua superficie» ha detto Fabio Ciciliano, capo della protezione civile nazionale, dopo una serie di giorni pesantissimi con emergenze dalla Liguria alla Sicilia, passando per Toscana, Calabria e ancora, per la terza volta in poche settimane, in Emilia. La situazione non migliorerà perché c’è poco da fare con la conformazione fisica del territorio mescolata al cambiamento climatico che porta fenomeni sempre più intensi: «Noi siamo come il medico del pronto soccorso che affronta l’emergenza, ma è il medico di base che deve fare in modo di evitare il più possibile le urgenze» è la metafora che ha usato Ciciliano in un’intervista al Corriere della Sera, lanciando un appello a politici e amministratori di tutti i livelli perché si attrezzino. C’è anche uno strumento formidabile per farsi guidare: una mappa interattiva di Ispra, l’istituto nazionale per la protezione e la ricerca ambientale, che indica territorio per territorio le zone più minacciate da frane, smottamenti e alluvioni dalle Alpi a Lampedusa, e soprattutto censisce la percentuale di popolazione che vive in queste zone dove il rischio è più alto. Il Biellese ha una situazione migliore rispetto alla media italiana: il 3,4% degli abitanti è potenzialmente minacciato da alluvioni contro la quota nazionale dell’11,5%, mentre lo 0,8% ha come rischio più grande quello delle frane. La quota nazionale è del 2,2%. Il Biellese ha pubblicato anche la situazione per ognuno dei 74 Comuni della provincia, riassumendola in una grande tabella. Per cominciare dalle notizie buone, per diciassette di loro il rischio è zero per tutti i residenti. Ma sono quasi ottomila quelli che abitano in zone che invece sono sotto minaccia. La percentuale più alta tra quelle registrate è a Occhieppo Inferiore, chiusa tra i torrenti Elvo e Oremo: è del 22% la quota di residenti che potrebbe subire le conseguenze di un’alluvione. Sono sopra il 10 per cento l’alta valle Cervo con Piedicavallo, Rosazza e Campiglia, e Coggiola, Pray e Crevacuore in Valsessera, anche loro con le case più vicine ai corsi d’acqua. Per le frane, nessun paese sale oltre il 10 per cento di popolazione a rischio: si avvicinano Valdilana, Veglio, Camandona e ancora Coggiola e Campiglia Cervo. In questa statistica Ispra non prende in considerazione infrastrutture come strade o ferrovie ma solamente le minacce per le persone residenti. Ma la mappa interattiva classifica per il grado di rischio ogni metro quadrato di territorio italiano. E qui sono comprese eccome anche le vie di comunicazione.
Ipse dixit
“I continui tagli che quelli della sua parte politica nella mia città hanno fatto alla sanità e ai servizi sociali, gli ultimi proprio dal suo governo, hanno ridotto i servizi sociali e sanitari al vuoto cosmico. Il personale ci prova, ma non ce la fa. I casi sono sempre più numerosi e sempre più complessi e non si riesce a seguirli. Il caso di Biella per esempio, nessuno si era accorto che non andava più a prendere i farmaci per curare il suo disagio. Risultato? Un quartiere impaurito e che voleva picchiare un uomo”
(Dal messaggio via social della vicepresidente del consiglio comunale di Biella Greta Cogotti, Partito Democratico, al vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini. Il caso citato è quello dell’uomo che in estate passava le notti forando le gomme delle auto in sosta nel quartiere di Chiavazza)
Però chiamiamola borsina
Leggi della shopper del Duc e ti viene da aggiungere che ha un buco nella gomma. Mentre forse, trattandosi di un’iniziativa per avvicinare la gente alle vetrine del centro, bisognerebbe chiamare le cose con un nome più immediato: definiamola così, una borsina per fare la spesa da utilizzare più e più volte, fabbricata in un laboratorio del carcere di via dei Tigli utilizzando gli scampoli di stoffa avanzati dai lanifici biellesi, da Vitale Barberis Canonico a Piacenza, da Drago alla comasca Carnet, per menzionare quelli citati da Il Biellese. Saranno i negozianti biellesi a distribuirle ai loro clienti fin dai prossimi giorni, ricalcando un’iniziativa che l’anno scorso era stata proposta a Cossato. Del resto il progetto, Distretto urbano del commercio, ha lo stesso nome nelle due città, così come è la stessa la manager che se ne occupa, Paola Fini. Allo stesso modo, come a Cossato le borse della spesa saranno “parlanti”: un “Dx-marker”, una sorta di evoluzione dei Qr-code da inquadrare con i telefonini per essere trasferiti a contenuti digitali, condurrà a visitare gli spazi sul web «dedicati al racconto del progetto, alla promozione del commercio locale, alle attività della città e a servizi innovativi» come dice Paola Fini nella dichiarazione riportata da Il Biellese. In attesa di provare sul campo, sembrerebbe l’identikit di BiellaUp, presentata quasi un anno fa con la speranza di farla diventare la “dorsale digitale” del commercio cittadino, o fuor di metafora una grande vetrina per le virtuale per piccole attività in cui ognuna potesse presentare anche le sue offerte speciali. Per ora l’impatto di “BiellaUp” sembra assai limitato: pochissimi sono i prodotti realmente in vendita tra quelli presentati tra le sue pagine web. La dicitura più usata è “chiedi in negozio” (il che cancella qualsiasi vantaggio dell’eventuale e-commerce). Tra i contenuti si parla anche di podcast e video, che invece erano il succo del reindirizzo delle borse della spesa distribuite a Cossato. E oggetto di un braccio di ferro tra la giunta di centrodestra cittadina e l’opposizione che vorrebbe conoscere l’impatto dell’iniziativa. «Avevo richiesto all’amministrazione di poter accedere ai dati collegati al podcast e di poter visionare trimestralmente numero di riproduzioni e natura e composizione degli ascoltatori» dice sempre a Il Biellese il consigliere Marco Barbierato. «L’amministrazione mi ha risposto il 3 ottobre 2023 che avrebbe chiesto alla manager di fornire i dati appena disponibili. Ho sollecitato più volte la richiesta senza riscontri». Quei dati, insomma, non si conoscono ancora.
Cosa succede in città
Oggi alle 9,30 al Piazzo la sala convegni di palazzo Gromo Losa ospita un incontro legato al progetto “Bi.lanciare” e intitolato “Mamme al centro per rilanciare il territorio biellese”. Interverrà Rita Querzè, giornalista e autrice del saggio “Donne e lavoro, rivoluzione in sei mosse”. La partecipazione è gratuita, ci si iscrive a questo link
Oggi alle 20,30 a Candelo il cinema Verdi proietta l’edizione restaurata di “La dolce vita”, capolavoro che Federico Fellini girò nel 1960. Per chi vuole sentire invocare “Marcello” dalla fontana di Trevi, l’appuntamento è in una delle due sale
Oggi alle 21 a Candelo l’altra sala del cinema Verdi ospita la rassegna promossa dall’associazione giovanile diocesana Hope Club: il film scelto è “Gli indesiderabili” (Francia, 2023) di Ladj Ly, storia di una giovane donna che guida la battaglia per opporsi alla demolizione di un palazzo nel suo quartiere popolare. Biglietti a 6 euro
Numb3rs
Sono settecento solo a Biella gli allievi del Cpia, la scuola per adulti che opera anche a Vercelli e Borgosesia e che porta l’istruzione di base a chi, per una ragione o per l’altra, non l’ha ancora avuta: stranieri, carcerati, giovani che hanno provato sulla loro pelle la cosiddetta “dispersione scolastica”, ovvero l’abbandono degli studi prima di completarne un ciclo una volta raggiunti i sedici anni che sanciscono la fine dell’obbligo. Raffaella Miori, la preside che si divide con l’istituto Bona e che ha assunto l’incarico che fu dell’attuale consigliera regionale Emanuela Verzella, ha parlato a Il Biellese dei numeri e delle caratteristiche dell’istituto. I numeri, intanto, sono davvero alti: i 700 iscritti biellesi, se paragonati ai 3.784 che frequentano le scuole medie di tutta la provincia, sono circa il 18 per cento del totale. La caratteristica di base è l’elasticità: ci sono lezioni alla sera per chi lavora tutto il giorno e la mattina, anche via videoconferenza come ai tempi della pandemia, per le mamme che sono a casa e non potrebbero frequentare i corsi altrimenti. Si parte dall’alfabetizzazione di base per gli stranieri al recupero che porta all’esame di terza media per chi per varie ragioni non ha completato nemmeno quel ciclo di studi. Poi ci sono i corsi di base aperti a tutti, per imparare i rudimenti dell’informatica o della musica. Ma la chiave del successo, come dice Raffaella Miori, è la «motivazione, di chi sta cercando disperatamente di integrarsi nella nostra società e lo sta facendo attraverso la conoscenza della lingua e con essa delle abitudini, della cultura che rappresenta. Ma motivazione anche degli insegnanti che si trovano a fare un mestiere difficile in un contesto complesso».