Il caso di Legambiente
Il circolo biellese di Legambiente, dedicato allo storico militante e paladino delle tradizioni biellesi Tavo Bürat, non può più usare nome e logo dell’associazione nazionale: lo ha comunicato il circolo stesso con un post sui suoi canali social, spiegando che la decisione era stata presa dalla dirigenza piemontese e che dovrà essere rivista dal consiglio di presidenza. In caso di conferma del provvedimento, i soci biellesi presenteranno comunque ricorso di fronte a un’assemblea dei soci interregionale. Il castigo viene fatto risalire a un episodio di novembre ma, come ha raccontato La Stampa, il dissidio sembra avere radici anche altrove. A novembre si era tenuto il congresso regionale e il socio di Legambiente Ettore Macchieraldo, delegato in assemblea, aveva firmato una cronaca della giornata pubblicata sul sito-agenzia stampa Pressenza. Il link al pezzo era stato pubblicato, in modo asettico, sulla pagina Facebook del circolo biellese: «Ogni quattro anni si svolge un momento di discussione, si aggiornano gli obiettivi dell'associazione e si rinnovano le cariche» annunciava il post. Nell’articolo, in calce al racconto dei lavori (svoltisi anche in parte fuori dalla sede perché era scattato un allarme antincendio), l’ultimo paragrafo è stato quello che probabilmente ha scatenato la reazione della dirigenza regionale: contiene una critica al presidente nazionale Stefano Ciafani e al suo intervento di chiusura, in cui avrebbe reagito alle critiche al documento congressuale con un “chi non è d’accordo può andarsene”. Scrive Macchieraldo che la presa di posizione «ha molto più del modello aziendalista che della forma di democrazia associativa. Per quanto potesse essere irritato da qualche intervento scomposto, il suo pare un messaggio non consono per un democratico consesso in cui è da sempre prevista la possibilità di dissenso». Se questo episodio ha fatto esplodere il caso, il dissidio era già presente tra Biella e la dirigenza di Legambiente, legato alla firma di un protocollo tra i vertici nazionali dell’associazione e A2A, la superpotenza nella gestione di acque e rifiuti che però è anche l’azienda che ha presentato il progetto per il termovalorizzatore (o, come si diceva una volta, inceneritore) di Cavaglià, progetto di cui gli ambientalisti biellesi sono indomiti avversari. «Duole rimarcare» è la posizione del circolo Tavo Bürat riportata da La Stampa «che le iniziative pubbliche assunte a livello regionale da Legambiente contro il termovalorizzatore di Cavaglià sono state pari a zero e sicuramente non proporzionate al messaggio di legittimazione connesso alla sottoscrizione di un protocollo».
Ipse dixit
“Pur senza deprivare minimamente la magistratura di un solo strumento di indagine abbiamo posto in campo un arsenale volto a dare corpo vero alla segretezza degli atti istruttori, a garantire la presunzione di innocenza nella comunicazione, a evitare la spettacolarizzazione mediatica della giustizia, che tanto male ha fatto non solo e non tanto ai presunti innocenti, ma alla stessa percezione che hanno i cittadini della giustizia, che sembra ondivaga e contraddittoria”
(Dall’intervento alla Camera, riportato da La Stampa, del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro con cui spiega le ispezioni a tredici Procure, tra cui quella di Vercelli guidata dall’ex giudice del Tribunale di Biella Pier Luigi Pianta, per verificare l’osservanza delle disposizioni sulla comunicazione ai media delle inchieste in corso)
L’autocandidatura di Trino per le scorie radioattive
Si usa l’acronimo anglosassone “nimby” (ovvero “not in my backyard”, non nel mio giardino) per descrivere l’attitudine assai comune a non essere contrari a un progetto finché non viene proposto di realizzarlo a due passi da casa propria. Si pensi a Piombino e al rigassificatore, proposto dal governo con alla guida Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia e osteggiato dal sindaco, pure di Fratelli d’Italia. Non esiste una sigla che descriva il contrario, forse perché non succede così spesso. Da qualche settimana si potrebbe ribattezzare il fenomeno “effetto Pane”, dal nome del sindaco di Trino Daniele Pane. Il resto d’Italia ha probabilmente tirato un sospiro di sollievo quando è stato pubblicato l’elenco dei siti ritenuti idonei per il deposito nazionale di scorie radioattive e il proprio territorio non era incluso. Pane, ex Lega e ora Fratelli d’Italia, rieletto a maggio con il 73% dei voti, invece se l’è presa e, dopo aver ottenuto il via libera dal suo consiglio comunale ha inviato un messaggio a Roma con l’autocandidatura della sua città a ospitare il deposito, chiedendo una rivalutazione per ottenere l’idoneità. A Trino venne costruita negli anni Sessanta la prima centrale nucleare d’Italia che ancora adesso rende il panorama della pianura delle risaie così simile alla Springfield del cartone animato dei Simpson, anche se l’impianto è spento dal 1990. Secondo il sindaco la sua iniziativa sarà comunque un successo: «Se dopo la rivalutazione chiesta il territorio di Trino risultasse idoneo dal punto di vista della sicurezza e superasse i criteri amministrativi, avremo l’occasione di mettere in sicurezza per sempre i rifiuti radioattivi già oggi presenti, oltre il 70% di tutta la radioattività italiana» ha detto a La Stampa. «Se i criteri tecnico-scientifici dovessero dire che il nostro territorio non è compatibile con la costruzione del deposito, avremo sancito una volta per tutte che a Trino i rifiuti non possono stare. E oltre a scongiurare l’eventuale ritorno di quelli ad alta radioattività ora all’estero, chiederemo l’allontanamento di quelli ancora presenti». L’iniziativa di Pane non piace quasi a nessuno sul territorio: la bollano come «a titolo personale» gli stessi vertici del suo partito, hanno protestato abitanti e amministrazioni dei paesi vicini nelle province di Vercelli e Alessandria, associazioni ambientaliste, il comitato spontaneo dei residenti ribattezzato Tri.No che ha già oltre cinquecento aderenti, perfino l’arcivescovo di Vercelli Mario Arnolfo: «La diocesi» recita la sua nota «segue con preoccupazione quanto sta accadendo: sebbene l’autocandidatura sia una possibilità prevista dalla legge, non si può dimenticare che il territorio di Trino era già stato escluso dai siti idonei. Negli ultimi 25 anni è stato segnato da due gravi alluvioni e per questo condividiamo i timori della popolazione e le preoccupazioni sulla sicurezza di un ambiente già duramente messo alla prova». L’unico davvero felice del gesto di Pane è proprio un biellese: il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto ha in mano una lista di siti idonei che però non hanno nessuna intenzione di ospitare il deposito di rifiuti radioattivi. Un Comune volontario sembra un colpo di fortuna: «La disponibilità di Trino ad accogliere il deposito unico nucleare è molto importante e viene accolta positivamente dal governo» ha dichiarato in un’intervista radiofonica riportata da Il Sole 24 Ore. «Andrà ora verificata sulla base delle caratteristiche tecniche e di sicurezza. Non è un problema del passato, ma del presente e dei prossimi decenni, perché ogni giorno l’Italia produce rifiuti nucleari cosiddetti civili, soprattutto di origine ospedaliera».
Cosa succede in città
Oggi alle 18,30 a Cossato il secondo incontro dell’anno della rassegna “E adesso parliamo di cinema” propone una conversazione sul regista Robert Aldrich tenuta dall’esperto di Videoastolfosullaluna Riccardo Poma. Nella sala conferenze di villa Ranzoni l’ingresso è libero
Oggi alle 20,30 a Candelo fa tappa l’iniziativa “Cento cene per Slow Wine”, evento itinerante per lanciare la guida dei vini di Slow Food. Alla trattoria D’Oria accanto al Ricetto è previsto un ricco menu di specialità biellesi e non solo a 35 euro con, in abbinamento con ogni portata, un vino recensito dalla guida. Nel prezzo è compresa in omaggio la guida. Info su condotta@slowfoodbiella.it
Oggi alle 21 a Candelo il cinema Verdi propone un salto indietro nel tempo, quando i film muti erano accompagnati dalla musica dal vivo. Saranno proiettati due cortometraggi degli anni Venti di e con Buster Keaton, “One week” e “Cops”, sui cui fotogrammi suonerà la band biellese Sabbia, il cui ultimo disco Domomentàl del 2023 ha ottenuto recensioni lusinghiere. Ingresso a 8 euro
Oggi alle 21,30 al Piazzo il Biella Jazz Club ospita il concerto di Mario Venuti: il cantante catanese sarà accompagnato da Pierpaolo Latina al pianoforte, Giuseppe Tringali alla batteria e Vincenzo Virgilito al contrabbasso. I biglietti sono andati esauriti da giorni
La foto del giorno
Questa è un’immagine storica della “kanatnaya doroga Yalta-Gorka”, la cestovia che dal centro della città costiera di Yalta, in Crimea, si arrampica per 600 metri 11 minuti di tragitto fino al monte Al-Petri che domina il centro urbano. L’impianto è stato inaugurato nel 1967, quando lì era tutto Unione Sovietica. Questa immagine, tratta da una pagina Facebook che raccoglie e pubblica memorie dell’Urss, è stata scattata nel 1974. Quindici anni fa, quando Yalta era in Ucraina, i vecchi cesti scoperti, non così dissimili da quelli che hanno accompagnato le persone fino al monte Camino, sono stati sostituiti da piccole cabine chiuse a due-tre posti con una scelta opposta a quella biellese dove invece la tradizione ha vinto sulla confortevolezza. Oggi che la Crimea è occupata, ormai da dieci anni, dalla Russia e che la guerra infuria a pochi chilometri di distanza, la cabinovia è ancora in funzione. Con 500 rubli, più o meno 5 euro, è possibile comprare il biglietto per il viaggio dalla costa alla collina. La morale un po’ amara e un po’ da bar è che esistono luoghi nel mondo dove nemmeno una situazione geopolitica assai complessa riesce a fermare una cestovia.