Il concetto di compensazione
C’è un’enorme torre che sfuma sull’azzurro chiaro del cielo nel disegno di progetto del termovalorizzatore (o inceneritore) di Cavaglià: è una torre-ciminiera alta ottanta metri. È una misura che sfiora, per dare un’idea delle dimensioni, quella della cupola della basilica superiore di Oropa, un manufatto così vistoso che lo si vede, nelle giornate limpide, anche dalla pianura. Ed è il dettaglio più difficile da digerire per i detrattori del progetto firmato da A2A, colosso del settore multiservizi che vorrebbe aggiungere l’impianto nell’ex Zincocelere al complesso di smaltimento dei rifiuti che già gestisce a Cavaglià. Il suo piano era fermo da mesi, da quando cioè la conferenza dei servizi, ovvero l’assemblea degli enti amministrativi e sanitari interessata alla questione guidata dalla Provincia di Biella, aveva chiesto una lunga serie di integrazioni per poter dire sì o no al progetto. A2A le ha presentate nell’ultimo giorno utile concesso. «Le richieste di chiarimenti e integrazioni» si legge nella nota dell’azienda riportata da La Stampa «sono state colte con estrema attenzione e sono state occasione per evidenziare come l’infrastruttura sia in grado di coniugare l’efficienza energetica con la tutela dell'ambiente. Il progetto è caratterizzato dalla volontà di minimizzare gli impatti ambientali e dal forte impegno a restituire valore al territorio». A2A vorrebbe farlo in modo anche molto concreto, proponendo 200 euro all’anno per vent’anni di contributo per il pagamento delle bollette a tutte le famiglie di Santhià e Cavaglià, territori ai cui confini sorgerebbe il gigante che è previsto produca anche energia elettrica. Il comunicato dell’azienda parla di «compensazioni», termine in cui sono compresi anche il riuso di un capannone già esistente per non aumentare il consumo di suolo, un contributo per scavi archeologici, la realizzazione di una collinetta artificiale per ridurre l’impatto visivo dell’impianto (ma non, ovviamente, dell’enorme ciminiera). Analizzando la parola, si compensa quando si crea uno scompenso, come ad ammettere almeno dal punto di vista lessicale che, prima dei vantaggi, arriverebbe uno svantaggio. Ed è quello che i contrari al progetto vorrebbero evitare: «Un impianto di questo tipo» dice a La Stampa Lucia Scagnolato, portavoce degli ambientalisti del Movimento Valledora «non solo non rispetta i principi di prossimità e di economicità ma vede, ancora una volta, la nostra zona come un centro di raccolta nazionale dei rifiuti». Aggiunge Alberto Conte, padre del progetto più di successo degli ultimi anni del turismo locale, il Cammino di Oropa: «Rimane lo stupore sull'insistenza a concentrare impianti di trattamento dei rifiuti nel giro di pochi chilometri, senza che ci si accorga della rinascita e della riqualificazione in atto grazie allo sviluppo del turismo lento, che cozza con progetti come quello di A2A». Tra i sindaci la più decisa è quella di Santhià Angela Ariotti: «Questa ciminiera alta 80 metri non può coesistere con il nostro territorio». Più cauto Mosé Brizi di Cavaglià: «Bisognerà attendere che la Provincia valuti esaustive o meno le integrazioni presentate, prima di esporsi a commenti e valutazioni per ora premature». Dire no a progetti simili ha comunque bisogno di solide basi d’appoggio per non rischiare di subire (e magari perdere) ricorsi in sede di giustizia amministrativa. Un caso-modello fu quello del pirogassificatore a cui Biella mise un freno nel 2014 ma poté farlo a cuor leggero solo dopo un parere negativo per la salute pubblica dell’Asl.
Ipse dixit
“Speghiamo a questi ragazzi che non conviene delinquere. Che un idraulico guadagna quanto un corriere di cocaina, quindi non si diventa ricchi entrando nelle organizzazioni criminali. L’unica cosa da fare per i giovani è studiare per capire il mondo degli adulti e costruirsi un futuro, oppure lavorare in modo legale”
(Nicola Gratteri, magistrato antimafia ospite ieri a Biella, intervistato da Eco di Biella)
Tri-no
Il comune di Trino ha revocato la delibera di gennaio con cui si era auto-candidato a sede del deposito di scorie nucleari che l’Italia dovrà realizzare nel più breve tempo possibile. A difendere la sua decisione, il sindaco Daniele Pane (Fratelli d’Italia) era rimasto pressoché da solo: avevano espresso dubbi la Regione (di centrodestra), la Provincia di Vercelli (guidata da un presidente di Fratelli d’Italia), una moltitudine di Comuni dei territori circostanti, dal Vercellese all’Alessandrino, perfino il vescovo di Casale, l’ex parroco di Vigliano monsignor Gianni Sacchi: «È un’iniziativa che affossa il nostro territorio» ha dichiarato a La Stampa. È per loro e non per i comitati spontanei a difesa dell’ambiente che, dice Pane, è stato fatto «un passo di lato, non un passo indietro». Secondo il primo cittadino trinese, la realizzazione di un deposito di scorie radioattive (che l’Italia continua a produrre per esempio negli ospedali ma che ora smaltisce all’estero) avrebbe risolto anche il problema di quelle già presenti tra Trino, che era sede di una delle centrali atomiche italiane, e Saluggia. Gli ambientalisti erano pronti a presentare un ricorso al tribunale amministrativo per bloccare la delibera del sindaco, con una maxi-assemblea convocata per la sera di mercoledì scorso, a cui però Pane si è presentato con la delibera revocata. L’autocandidatura di Trino avrebbe forse risolto un problema al ministero dell’Ambiente che non a caso, nella persona del ministro Gilberto Pichetto, aveva accolto con una certa benevolenza l’iniziativa, benché il centro vercellese non fosse tra le aree giudicate idonee dal comitato scientifico nazionale. Ora bisogna scegliere tra quelle che lo sono e la battaglia potrebbe diventare ancora aspra perché altrii angoli di Piemonte non vogliono sentire parlare di quel deposito: «In Europa i depositi nucleari si fanno nel granito, qui da noi sulle falde acquifere» ha dichiarato a La Stampa Piero Mandarino, esperto che ha contestato in assemblee pubbliche la scelta di cinque siti in provincia di Alessandria.
Cosa succede in città
Oggi alle 10 a Biella un convegno nella sala conferenze di Città Studi tratterà il tema del bullismo su internet con studentesse e studenti di terza media e dei primi due anni delle superiori tra il pubblico. Interverranno la procuratrice capo di Biella Teresa Angela Camelio, le consulenti informatiche Maria Pia Izzo e Iva Balzarotti, l’avvocata Danila Di Domenico e Sara Magnoli, autrice del romanzo “Dark Web”
Oggi alle 16 a Biella ci sarà anche una visita guidata insieme alla conferenza settimanale proposta dagli “Incontri del pomeriggio dell’università popolare UpbEduca. Francesco Tempia Maccia, dopo la conversazione nella sala convegni della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella in via Gramsci, accompagnerà i presenti alla basilica di San Sebastiano, oggetto dell’appuntamento
Oggi alle 18,15 a Biella il secondo appuntamento del giorno sul bullismo via internet, nel programma della giornata pensata dal tavolo “Panchine rosse”, nella sala convegni della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella in via Gramsci. Sara Magnoli parlerà del suo libro “Dark web” con la giornalista Carla Fiorio. L’ingresso è libero
Oggi alle 20 a Candelo il cinema Verdi ospita una tappa biellese del Banff, il festival canadese dei film dedicati alla montagna. Saranno proiettati otto cortometraggi selezionati per il festival
Oggi alle 21,30 al Piazzo il ciclo di concerti del martedì del Biella Jazz club propone il ritorno dei Jazzera, quartetto brasiliano composto da Gled Zabote al sax, Cesar Moreno al pianoforte, Marcinho Pereira alla batteria e Paul Zogno al basso
Il giornalista antimafia e lo sport
Giacomo Di Girolamo, giornalista trapanese, è un volto noto anche a Biella: a settembre è stato tra gli ospiti del festival letterario Fuoriluogo per cui ha raccontato, dialogando con Marco Cassisa, la lunga latitanza di Matteo Messina Denaro, descritta nel suo saggio “L’invisibile”. Proprio Cassisa con Luca Nobili lo avevano voluto ospite nel podcast Ultimo treno nei giorni immediatamente successivi alla cattura del boss di Cosa Nostra. «Dove sei Matteo?» era la frase con cui Di Girolamo ha aperto per anni la sua trasmissione radiofonica. Nel frattempo ha continuato a fare giornalismo d’inchiesta nella sua Trapani. Ma forse nemmeno lui si sarebbe aspettato che, dopo aver avuto a che fare per anni con le cosche, arrivasse lo sport a creargli problemi e minacce nemmeno così velate. Ne ha parlato il quotidiano Domani e, insieme a lui, la newsletter Charlie che Il Post dedica ogni settimana al mondo dei media italiani. “Tanto grano, molta grana, alcune grane” s’intitola l’inchiesta a puntate che Giacomo Di Girolamo ha firmato sul sito web Tp24 che dirige per raccontare Valerio Antonini, imprenditore originario del Lazio che si è insediato nella Sicilia orientale ed è diventato il re dello sport locale, acquistando la squadra di calcio e rifondando quella di pallacanestro e portandole entrambe ai vertici dei due campionati, a volte con metodi sbrigativi come l’esonero dell’allenatore della pallacanestro Daniele Parente, solo vittorie e due sconfitte in campionato, arrivato dopo la terza, nella semifinale di Coppa Italia di serie A2. L’approfondimento non è piaciuto ad Antonini ma soprattutto non è risultato gradito ai tifosi dei due club. Come racconta il quotidiano Domani, Di Girolamo è stato isolato come sembrava accadere nei giorni in cui parla di mafia. «Con l’isolamento» scrive Nello Trocchia nel suo pezzo «è tornato il silenzio della città e qualcuno ne approfitta e va oltre. C’è chi ha provato a forzare la serratura della redazione, c’è chi lo ha insultato sui social e, da ultimo, allo stadio sono apparsi due striscioni oltraggiosi che lo hanno dipinto come “scribacchino”, “prezzolato”, “cantastorie”. “Tp24 cantastorie, giù le mani dal presidente Antonini. Di Girolamo Tp24 scribacchino prezzolato”, questo si leggeva sui due striscioni esposti allo stadio Basciano di Trapani».