Il contratto firmato
«È un ottimo contratto, forse il migliore che abbiamo firmato tra i rinnovi degli ultimi due anni» dice a La Stampa Alessandra Ranghetti, segretaria provinciale dei tessili della Uil. «È un rinnovo che giunge mentre il settore tessile sta attraversando una congiuntura negativa e complessa, un risultato quindi ancora più significativo» aggiunge Giancarlo Ormezzano, vice presidente dell’Unione industriale biellese. E quando un’intesa sugli stipendi e sulle condizioni di lavoro fa contenti sindacati e imprese, forse è davvero un buon risultato. La firma è arrivata dopo una trattativa partita in primavera e dove proprio la cifra in più da mettere in busta paga sembrava la barriera più difficile da valicare. Le parti hanno trovato l’equilibrio sui 200 euro di aumento mensile sui minimi per i dipendenti di quarto livello, da raggiungersi a tappe. Il primo scatto da 95 euro entrerà in vigore dal 1 dicembre. Gli altri ritocchi verso l’alto saranno messi in busta paga a gennaio 2026 e a gennaio 2027. Un’altra soglia psicologica è stata valicata: «Per il primo livello» commenta su Il Biellese Filippo Sasso della Cgil «abbiamo superato la soglia dei 9 euro all’ora». Ovvero quella considerata da salario minimo nella celebre proposta di legge accantonata dal Governo e vista non esattamente di buon occhio anche dal mondo delle imprese. Agli aumenti in busta paga si aggiungono quelli che fanno parte delle “gratifiche” aziendali, il cosiddetto welfare: salgono di 200 euro le quote che i datori di lavoro riconosceranno ai dipendenti. E poi aumentano anche i giorni e i motivi per cui si possono ottenere permessi, da quelli non retribuiti per la malattia dei figli che però salgono a 10 giorni, a quelli retribuiti per un’adozione o per la donazione di midollo osseo. «L’aumento economico è una risposta alla crescita dell’inflazione» commenta ancora Sasso. «Fosse stato più consistente» aggiunge Caterina Viscuso della Cisl «sarebbe stato l’ideale ma sono stati recepiti tanti concetti importanti». Aumentare il peso delle buste paga era una necessità percepita anche dalla controparte: «A prevalere è stato l'obiettivo comune delle parti» aggiunge Giancarlo Ormezzano «di restituire potere d'acquisto ai lavoratori, accanto al potenziamento del welfare, di attività di conciliazione vita-lavoro, di sviluppo e aggiornamento delle competenze». Un contratto più appetibile è stato individuato da tempo sia dai sindacati sia dai datori di lavoro come una delle vie per attirare nuove forze nelle fabbriche, per mesi alla ricerca di dipendenti senza trovarli, anche se ora la spinta sembra essere un po’ più lenta». Secondo la più recente analisi di Unioncamere Piemonte, in regione le nuove assunzioni a novembre caleranno del 3,5% rispetto allo stesso mese del 2023.
Ipse dixit
“Organizzare una gara come il RallyLana richiede il coinvolgimento delle realtà economiche locali e della politica, serve insomma che il territorio faccia la sua parte. È necessario creare una rete per mantenere un evento di questo calibro, che rappresenta un patrimonio sportivo e culturale per Biella. Senza il sostegno dell’intero sistema, non è possibile continuare”
(Corrado Pinzano, pilota e presidente dell’organizzazione del rally, nell’annuncio della cancellazione per il 2025 della gara)
L’acqua calda
Anche le certezze, a volte, hanno bisogno di qualche dato che le supporti e le renda solide. Non è una gran scoperta, per esempio, dire che le zone d’Italia (e del Piemonte, e del Biellese) con meno servizi sono quelle che si spopolano più facilmente. Ma un’indagine de Il Sole 24 Ore, citata da Il Biellese, lo dimostra: la nostra piccola provincia un po’ troppo scollegata dal resto del mondo è la seconda in Italia nella classifica al contrario del numero di abitanti persi, quella dove sarebbe un bene trovarsi in coda. I 74 Comuni del comprensorio hanno il 14,1% di residenti in meno rispetto a dieci anni fa. Fa peggio solo Gorizia. Nella mappa pubblicata lunedì dal quotidiano economico si riconosce una grande macchia rossa in corrispondenza di Valdilana, colore che indica i centri in cui il calo di abitanti è stato più marcato. Ma il calo non può che essere generalizzato se la quota totale è quasi da record italiano. La definizione di area interna è certificata dall’Istat: indica i Comuni che hanno distanze maggiori dai servizi legati a istruzione, salute e mobilità, ovvero quelli in cui i residenti devono percorrere molta strada e impiegare parecchio tempo per andare a scuola. Trovare un pronto soccorso o una stazione dei treni. Nel Biellese questa distanza è solo uno dei problemi perché poi ci sono i difetti strutturali dell’intera provincia, a cui manca un’autostrada, ha una sola tratta ferroviaria sulle due presenti elettrificata (e a meno di mezzo servizio per raggiungere un capoluogo) e che si salva solo quanto alle scuole perché protette dalla legge che tutela quelle dei centri montani. Il dato nazionale dice che lo spopolamento negli ultimi dieci anni in Italia è stato del 2,2%, mentre nelle aree classificate come interne è salito al 5%. Nel Biellese è quasi il triplo della media delle zone considerate più disagiate.
Cosa succede in città
Oggi alle 16 a Cossato il ciclo degli “Incontri del pomeriggio” dell’università popolare UpbEduca affronta temi economici: Andrea Fabbris parlerà sull’argomento “L’importanza di investire: metodi semplici alla portata di tutti”. L’appuntamento è nella sede di via Martiri della Libertà
Oggi alle 20,30 a Candelo il cinema Verdi propone l’edizione restaurata e in lingua originale con sottotitoli in italiano di “Paris, Texas”, film del 1984 di Wim Wenders
Oggi alle 21 a Biella c’è la seconda serata al cinema Mazzini dedicata al documentario “La valanga azzurra”, girato dal regista Sandro Veronesi per rievocare le imprese sportive della Nazionale di sci degli anni Settanta
Oggi alle 21 a Candelo riprende la rassegna cinematografica “Pronti a morire?”, riflessione sul fine vita del gruppo di pensiero L’orsa maggiore con il Lions club Bugella Civitas. Si proietta al cinema Verdi “Quel fantastico peggior anno della mia vita” (Usa, 2015) di Alfonso Gomez-Rejon. Ingresso a 6 euro
La prima Lidia Poët è biellese
Due anni fa erano pochi a sapere chi fosse Lidia Poët, la prima italiana a chiedere e ottenere l’iscrizione all’ordine degli avvocati. Tra questi pochi c’era la biellese Chiara Viale, avvocata a sua volta e docente universitaria, che si appassionò alla storia al punto di raccontarla in un saggio in cui la metteva a confronto con la condizione attuale delle donne nel mondo del lavoro e delle professioni. «La serie tv» ha detto Viale «è stata liberamente inspirata, mi hanno detto gli autori, anche al mio libro». Era stato dato alle stampe dall’editore Guerini nella primavera del 2022 e una delle prime presentazioni fu proprio a Biella durante la rassegna Fuoriluogo, quando fu intervistata da Maria Cristina Origlia, co-organizzatrice dell’evento letterario ma anche sua compagna di banco al liceo classico cittadino. Da quei giorni la storia di Lidia Poët è diventata assai più popolare: i libri che narrano la biografia adesso sono due, Biella le ha dedicato una fetta del giardino davanti al palazzo di giustizia e soprattutto è arrivata Netflix. La prima stagione della serie, di produzione italiana, ha avuto un successo tale che ne è stata prodotta una seconda, al numero uno tra le più viste della piattaforma per qualche giorno, per scivolare ora in quarta posizione. E se qualche dettaglio di pura fantasia ha aggiunto amore e particolari romanzeschi alla storia dell’avvocata, la forza del personaggio resta, una forza che deriva dal suo volersi opporre al diktat maschile che l’aveva tagliata fuori dalla professione, salvo continuare a esercitare nello studio milanese del fratello senza firmare le pratiche e ottenere, dopo quasi mezzo secolo, il diritto di far parte dell’ordine degli avvocati. «Ha sempre affermato i valori di parità e merito» raccontà di lei Chiara Viale in una vecchia intervista a La Stampa, «si è battuta perché alle donne fosse concesso votare, ha parlato in difesa dei soggetti deboli in carcere, sostenendo che le prigioni dovessero essere fatte per rieducare e non solo per punire». E tante delle sue battaglie valgono ancora oggi che «la parità numerica tra uomini e donne nella professione è raggiunta ma quella reddituale ancora non esiste».