Il gigante vuoto
Domani c’è sciopero negli stabilimenti che producono automobili e componenti per veicoli in tutta Italia: è una protesta di tutte e tre le sigle sindacali, tornate assieme dopo le divisioni legate alle scelte dell’allora amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne, che preferì trattare su due tavoli, lasciando da sola la Cgil. Anche a Biella, anzi a Verrone, la separazione portò alla mancata firma da parte dei metalmeccanici della Cgil dei più recenti accordi che hanno portato alla graduale riduzione del personale, con incentivi all’uscita e ammortizzatori sociali verso la pensione. «La chiamo ancora Lancia» dice a La Provincia di Biella Renzo Ciampolini, il delegato sindacale della Cgil nella fabbrica «e non Stellantis, azienda nella quale non mi riconosco». Nell’enorme scatolone dove si arrivarono a sfiorare i 1100 dipendenti ora ci lavorano in 360 con un calo che si è accentuato ancora di più dalla pandemia in poi. Forse anche questa è la ragione per cui, a differenza delle altre sedi del gruppo, nel Biellese non c’è la cassa integrazione a coprire il rallentamento della produzione. A Verrone si costruiscono gli impianti di trasmissione per i furgoni diesel Euro 7 di buona parte del gruppo. «I dipendenti, per fortuna non tutti» dice Ciampolini «gongolano di questa situazione. Giusto per far mettere loro i piedi per terra, voglio evidenziare che i nostri maggiori clienti che producono veicoli commerciali leggeri, gli stabilimenti di Atessa e di Gliwice in Polonia, non navigano in buone acque. Il primo dopo anni di record di produzioni continua a dichiarare settimane di cassa integrazione e il secondo annuncia di voler eliminare il turno di notte con un esubero di 500 lavoratori. Spero di sbagliarmi, ma la cassa integrazione è prossima anche per noi». Da anni la voce della Cgil è la più critica con le politiche aziendali del gruppo ex Fiat, dagli inconvenienti di tutti i giorni (come l’impianto di aerazione spento nei reparti anche nei giorni di afa) alle prospettive della fabbrica. E da anni il sindacato lamenta la calma piatta del territorio e delle sue istituzioni nei confronti di una fabbrica che fino a pochi mesi fa (e al taglio senza rimpiazzi del personale) era quella con più dipendenti in provincia nel settore privato. Lo ribadisce Ciampolini: «Tutto questo accade nel disinteresse generale e nell’assordante silenzio e indifferenza delle pubbliche istituzioni territoriali e regionali».
Ipse dixit
“La mia famiglia ha provato ad aiutarlo ma non c’è stato niente da fare. Saperlo di nuovo in carcere mi fa stare più tranquilla, però umanamente è una situazione vergognosa. È una persona molto fragile che purtroppo non è riuscita a integrarsi e a rifarsi una vita qui. Ma chi ha il potere di cambiare la situazione ha scelto di fregarsene”
(Dalla lettera aperta pubblicata da La Provincia di Biella dell’ex fidanzata dell’uomo arrestato nei giorni scorsi per le molestie ai giardini Zumaglini. I suoi problemi mentali erano stati riconosciuti durante il primo processo per stalking, derivato proprio da una denuncia della donna)
Una dei cinque
Si chiama Susanna Barbieri, ha 58 anni, vive ad Andorno e lavora a Biella e da qualche giorno i trasporti pubblici della provincia l’hanno lasciata a piedi. Dei tagli alle corse dell’Atap si è parlato abbastanza a lungo nelle stanze della politica e dell’amministrazione, scoprendo che le minori risorse economiche arrivate dalla Regione hanno costretto a usare come criterio per ridurre le spese quello dei passeggeri medi: via gli autobus che ne hanno meno di cinque per corsa. È la situazione dell’Andorno-Biella, altrimenti detto lineao 340: andata alle 5,05 verso il capoluogo, ritorno alle 22,30 in direzione della valle Cervo, pensati per chi inizia il lavoro alle 6 del mattino e per chi lo finisce alle 22, proprio come Susanna Barbieri. «Io lavoro su turni» ha detto a La Provincia di Biella «e dopo i recenti cambiamenti non so più come fare». I passeggeri abituali, secondo la sua testimonianza, erano effettivamente pochi: «Di solito siamo tre o quattro persone la mattina, tra lavoratori e anziani che devono raggiungere i collegamenti ferroviari per recarsi a fare visite fuori provincia, e cinque o sei persone che rientrano in paese la sera». Pochi, ma comunque cittadini, lasciati – letteralmente – a piedi: «Quando possibile» prosegue il racconto di Stefania Barbieri, che ha anche un’invalidità al 70 per cento «mio marito mi accompagnerà e verrà a prendermi. Ma in alternativa sarò costretta a percorrere cinque chilometri a piedi dal mio posto di lavoro a casa». La sua prossima mossa, dopo la segnalazione al giornale, è una petizione da consegnare a Provincia e Atap: «Vorrei solo avere un servizio all’altezza dei soldi spesi e delle necessità di noi utenti».
Cosa succede in città
Oggi alle 17,30 a Biella c’è lo spettacolo unico del giorno del circo Busnelli: sotto il tendone di piazza Cerruti in zona Città Studi si entra con i biglietti da 17 a 25 euro, ridotti da 13 a 20 per i bambini, ma c’è lo sconto per chi prenota via internet a questo link con prezzi che scendono da 10 a 21 euro
Oggi alle 20 a Biella lo spazio Hydro di via Cernaia ospita la proiezione del documentario “Cuori liberi”, racconto del presidio di volontari arrivati da tutta Italia per provare a impedire l’abbattimento di nove maiali in un rifugio in provincia di Pavia, nel piano di contenimento della peste suina africana. È una storia senza lieto fine perché l’intervento della polizia in assetto antisommossa ha rotto il presidio. Ingresso con tessera Arci e offerta libera a partire da 3 euro
Investire sulla carta
Nel mondo delle imprese che fanno informazione è piuttosto raro vedere investimenti sulla carta: c’è chi certa a tentoni (e in ritardo) la strada per rendere profittevole il mondo digitale, nato con il “tutto gratis” che è duro da scalfire dalle abitudini, anche a prezzo di abbeverarsi a fonti di notizie tutt’altro che di qualità. C’è chi stringe intese con finanziatori o ascolta senza opporsi troppo la voce di editori che hanno più di un interesse a costo di diventare una vetrina tirata a lucido per le loro necessità (e Repubblica ha scioperato pur di non assecondare una richiesta del gruppo Gedi, suo editore). In ogni caso, i tentativi di sostenere un mercato in crisi non passano dai prodotti più tradizionali, messi in difficoltà anche dal progressivo calo del numero delle edicole. Sta però per nascere un’eccezione proprio a Biella. Il Biellese ha annunciato la prima uscita di “Bi sport magazine”, una rivista dedicata allo sport locale che debutterà, in abbinamento gratuito con il giornale, da venerdì 25 ottobre per poi essere distribuita ogni ultimo venerdì del mese. La prima copertina, nella pagina pubblicitaria comparsa martedì sul bisettimanale con l’annuncio della novità, ha la foto di Vittoria Siletti, la spadista vicecampionessa del mondo a squadre nella categoria Under 20 che a oggi è la speranza più concreta di vedere un’atleta di casa alle Olimpiadi del 2028. In attesa di sapere di più dei contenuti, è interessante provare ad analizzare l’operazione in sé: un prodotto gratuito è sostenibile (e profittevole) se la pubblicità lo sostiene, ovvero se si trovano inserzionisti disposti a pagare per vedere il loro marchio tra una pagina e l’altra. Da questo punto di vista non è l’unico caso: Eco di Biella e Il Biellese pubblicano ogni anno la “guida all’ospedale”, Eco aggiunge anche lo speciale dedicato alla stagione del golf in provincia, ancora Il Biellese ha realizzato inserti speciali in formato carta più piccolo per Giro d’Italia e per il festival delle birre artigianali Bolle di Malto. Ma si tratta in tutti i casi di un prodotto “una tantum” e non di un vero e proprio periodico monotematico, per quanto lo sport abbia decine di discipline, personaggi e storie da raccontare anche in una piccola provincia. L’accoglienza dei lettori e del mercato pubblicitario ne decreterà il successo che, se arrivasse, decreterebbe che la carta ha ancora qualcosa da dire nel mondo del digitale, a patto di pensare fuori dagli schemi.