Il giorno del non
Sarà un consiglio comunale denso quello di oggi a Biella: tra delibere tecniche e le consuete scaramucce legate alle interrogazioni a sindaco e giunta, compaiono tre argomenti che scaldano gli animi, tanto più con la campagna elettorale ormai inaugurata. Saranno messi ai voti i progetti dell’ex Upim di via Gramsci (appartamenti per due piani con attico e piscina a quello più alto, negozi a livello strada, cantine e posti auto nei sotterranei), del supermercato nuovo di Chiavazza, un Tigros che sorgerà in via Milano, e soprattutto del non centro commerciale ai confini con Gaglianico. È su questo tema che la vigilia si è fatta speziata. Non è sorprendente la presa di posizione di Marta Bruschi, da pochi giorni candidata del centrosinistra: «Con l’arrivo del nuovo polo i cinema storici della città chiuderanno i battenti e si andrà verso la desertificazione del quartiere: non lasciate queste eredità a chi arriverà dopo». Quelle di Angelo Sacco, presidente di Confesercenti, infrangono invece la concordia che i progetti legati al Distretto urbano del commercio aveva creato tra associazione di categoria e Comune. Se con quelle iniziative (sfociate per ora nella grande scritta “Biella” di piazza San Paolo e nella filodiffusione che ha aggiunto il sottofondo musicale sotto Natale a via Italia) l’obiettivo era sostenere il centro e le sue vetrine in difficoltà, il “non centro commerciale” sembra andare in direzione contraria: «Abbiamo sentito i commercianti» ha dichiarato a La Stampa «e hanno il terrore delle conseguenze che questo centro porterà. Quello che è grave è che qui non c’è alcuna programmazione. Con qualche contentino hanno convinto la Lega. Noi, invece, continuiamo a lavorare per il centro e siamo seriamente preoccupati». Se nessuno sembra avere dubbi sui vantaggi del progetto dell’ex Upim che riempirebbe uno dei tanti spazi vuoti della città, ci si aspetta discussione aspra anche sul nuovo supermercato di Chiavazza su cui la maggioranza sembra aver trovato concordia e voti a sufficienza. Dal dibattito in commissione consiliare, come si apprende da Il Biellese, è emerso che, oltre alla realizzazione di un parco giochi per bambini accanto all’area commerciale, i proprietari stanzieranno 75mila euro che il Comune potrà reinvestire su migliorie per il quartiere. «Vorremmo utilizzarli» ha dichiarato il sindaco Claudio Corradino «per finanziare l’illuminazione del campo sportivo, per la sistemazione del centro anziani o per la razionalizzazione del mercato rionale».
Ipse dixit
“Ho vissuto al Piazzo, ora abito al Vandorno e non so dire quale mi piaccia di più. Il Biellese è bello tutto. È un bellissimo posto in cui vivere. Si può sempre migliorare ma chi si lamenta esagera. Non sono le classifiche a dirti la qualità della vita di una città, la percepisci. Non abbiamo i problemi delle grandi città. Siamo piccoli ma continuiamo a essere ricchi, forse meno di prima, ma non c’è paragone rispetto ad altre realtà”
(Max Tempia, musicista e presidente del Biella Jazz Club, intervistato da La Stampa)
I primi tre mesi di BiellaUp
Sono passati circa tre mesi dal lancio prenatalizio della cosiddetta dorsale digitale sistemica di Biella, nome che forse non spiega nel dettaglio che cosa ci sia dietro il nome, il sito web e le applicazioni di Biella Up. Nasce per i negozianti con l’obiettivo di trasformare il centro storico in una zona commerciale viva e aperta alla qualità, con la possibilità di far interagire ogni punto vendita con i clienti anche attraverso internet e telefoni cellulari. Secondo Moreno Tartaglini, manager di Arxit, l’impresa partner del Comune per questa iniziativa, l’obiettivo era di diventare una piccola Amazon a chilometri zero, «con la garanzia di avere a disposizione le cose fatte a Biella». Il suo sogno e quello di palazzo Oropa era di veder fiorire le vetrine virtuali dentro il portale dedicato. La realtà, a una novantina di giorni dal lancio di fine novembre, è la seguente. Sono presenti su Biella Up tre negozi che mettono già in vendita i loro prodotti e due che promettono di farlo a breve. Il bar pasticceria Ferrua offre preventivi per l’acquisto del vermouth della casa e uno sconto di 5 euro, da 20 a 15 euro, sull’aperitivo con stuzzichini. Shopping by David di via Delleani ha in saldo un paio di pantaloni da uomo a 80 euro anziché 100. Il negozio di casalinghi Le tre sorelle di via Italia 57 è stato il primo a comporre la sua vetrina virtuale: a disposizione ci sono sette articoli. Ninaste (abbigliamento in via San Filippo 7) e V2 (sempre abbigliamento ma in via Italia 13) hanno uno spazio dedicato ma ancora non hanno proposto la loro merce per l’acquisto diretto. Gli altri, per ora, non ci sono così come non sono aggiornate le sezioni extra che avrebbero dovuto arricchire il portale. L’ultimo evento segnalato è la presentazione della Next Gen Cup di pallacanestro giovanile di inizio dicembre. L’ultima notizia utile è il punto di vista dell’assessora Greggio e dei presidenti delle associazioni di categoria sull’importanza del digitale, risalente alla fine di settembre, prima ancora del lancio ufficiale.
Cosa succede in città
Oggi alle 16 a Biella Antonella De Matto è la relatrice della conferenza del ciclo “Incontri del pomeriggio” dell’università popolare UpbEduca. Nella sala convegni della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella di via Gramsci il tema sarà “Anna Bolena, la regina dei mille giorni”. L’ingresso è libero
Oggi alle 18,30 a Biella il club di servizio Soroptimist ha invitato nella sala convegni dell’hotel Agorà di via La Marmora Eleonora Perolini, arpista e promotrice del progetto Arpademia, che mette la musica d’arpa al centro di un percorso di benessere
Oggi alle 21 a Candelo riprende al cinema Verdi la rassegna “Pronti a morire?”, riflessione sul fine vita proposta da Lilt Biella e dal Lions club Bugella Civitas con l’obiettivo di affrontare il tema secondo linguaggi e sensibilità differenti. Il film in programma oggi (biglietti a 6 euro) è “Departures” (Giappone, 2008) di Yojiro Takita
Oggi aller 21,30 al Piazzo il ciclo dei concerti del martedì del Biella Jazz Club propone il Twilight Quartet con Marc Abrams al contrabbasso, Simone Guiducci alla chitarra, Oscar Del Barba al pianoforte e Riccardo Biancoli alla batteria. L’appuntamento è nella sede di palazzo Ferrero
Cambiamo almeno quel nome?
La giornata di ieri, come ogni 19 febbraio, in Etiopia è giorno di ricordo e di lutto nazionale. Si commemora lo Yekatit 12, in lingua amarica la parola e il numero che, secondo il calendario locale, corrisponde proprio al 19 febbraio. Fu in questa data che, nel 1937, cominciò una terribile rappresaglia che lasciò dietro di sé un numero di morti che varia tra grande (1400 secondo le stime più basse) ed enorme: fino a trentamila, concentrate in tre giorni di terrore. A scatenare il bagno di sangue furono mani italiane: in quella che allora il regime fascista chiamava Africa Orientale, con la fierezza del colonizzatore, il generale Alfonso Graziani era sopravvissuto a un attentato che aveva fatto sette vittime e svariati feriti. La risposta che lui stesso ordinò fu spietata: il viceré d’Etiopia nominato da Mussolini dispose l’uccisione di chi era sospettato di opporsi all’occupazione, ordinò di dare fuoco a villaggi e case e di arrestare chiunque fosse sospetto di connivenza. Alle azioni parteciparono non solo militari italiani ma anche civili, favoriti anche dal coprifuoco che sembrava valere solo per la popolazione locale. A colpi di spranghe e manganello, con fucilazioni sommarie o sotto il fuoco dei cecchini, falciati da mitra e bombe a mano, sterminati negli incendi delle capanne, morirono a decine, seppelliti poi in fosse comuni dagli italiani. Chi non veniva passato per le armi, era rinchiuso in campi di concentramento. Il luogo dove tutto avvenne era Addis Abeba, dove oggi un monumento ai caduti ricorda quella tragedia: «Per ogni abissino in vista non ci fu scampo in quei terribili tre giorni in una città di africani dove per un pezzo non si vide più un africano» ha ricordato in “Italiani, brava gente?” lo storico Angelo Del Boca. Addis Abeba è il nome di una via di Biella, così ribattezzata per dare gloria all’impero fascista ottant’anni fa. E così rimasta fino ai giorni nostri, anche se a un etiope contemporaneo suonerebbe insensata e irrispettosa come una via Auschwitz a Berlino. Qui hanno il loro indirizzo postale il liceo Sella e la caserma della Guardia di Finanza, luoghi pubblici che rappresentano anche lo Stato costretto a mettere nella sua carta intestata il ricordo di una colossale vergogna. Forse è il momento di porre rimedio, costi quello che costi. Via Yekatit 12 sarebbe il modo giusto di chiamarla.