Il lascia o raddoppia sulla Trossi
Va bene, è un titolo da boomer che i re dei giochi di parole del Manifesto non avrebbero mai approvato per una loro copertina (ma La Stampa di mercoledì sì). Reminiscenze di quiz televisivi a parte, la situazione è esattamente questa: il progetto di raddoppio della strada Trossi, con due corsie per senso di marcia dalla rotonda ex Aiazzone/Mercatone Uno a quella con le strade che portano a Candelo e Sandigliano, dovrebbe essere al dunque, con l’approvazione del progetto e della richiesta di un mutuo da sette milioni di euro, a carico della Provincia, per l’intervento. Ma l’amministrazione di palazzo Pella è uno strano ibrido: il presidente Emanuele Ramella Pralungo è del Partito Democratico, ma la maggioranza dei consiglieri è di centrodestra. Alla voce di uno di loro, Edoardo Maiolatesi (Forza Italia), sono stati affidati i dubbi maturati in una riunione di commissione: «Dobbiamo capire se il progetto presenta delle falle, non vogliamo che un intervento così impattante debba poi essere rivisto in corso d’opera. Non si tratta di strategie in vista delle prossime elezioni, vogliamo solo vederci chiaro». Il voto a favore, insomma, non è scontato anche se Ramella Pralungo non vorrebbe vedere ostacoli davanti al progetto: «Ai cittadini non interessano i ritmi e gli interessi delle varie campagne elettorali. Lavoriamo da anni a questo progetto e adesso che siamo in dirittura d’arrivo non ammetto indugi». Attorno al raddoppio della Trossi si era mobilitata anche la Fondazione Biellezza: è di un anno e mezzo fa lo studio dell’architetto (altrimenti detto “archistar”) Andreas Kipar che ha provato a immaginare, accanto alle nuove due corsie, una “strada-parco” che faccia da «vetrina di Biella città creativa». Della Trossi e delle sue condizioni parlò, con una descrizione che sembrava uno schiaffo in faccia, la scrittrice di origini biellesi Silvia Avallone che nel suo romanzo “Marina Bellezza” aveva descritto nel dettaglio quella fila di capannoni vuoti, in effetti tutto il contrario di una vetrina. Se il progetto della Provincia seguisse i tempi che ha in mente il suo presidente, il cantiere verrebbe aperto in primavera.
Ipse dixit
“Ore 7:45. Beirut. Decimo piano del grattacielo in vetro e acciaio del nostro ufficio. Sullo sfondo, parte dello skyline che discende verso il porto. Se aguzzate la vista, al momento sono solo quattro i bambini che rovistano nei rifiuti per recuperare materiale da vendere o usare. Tra poco, come ogni mattina, saranno una decina. Siriani. Rifugiati qui da 12 anni. Ci sono nati, insomma. Casa non è mai stata Damasco, o Aleppo, o Latakia. Casa è da sempre la ruggine dei bidoni. Una casa di rifiuti. Una casa per i rifiutati”
(Edoardo Tagliani, giornalista e cooperante internazionale, di servizio in Libano, sotto una fotografia che ha scattato e pubblicato su Facebook)
Una settimana per una riunione urgente
Oggi, forse, non ci saranno soppressioni di bus sulle linee urbane ed extraurbane gestite da Atap, la municipalizzata del trasporto pubblico per le province di Biella e di Vercelli. Ma è un caso raro negli ultimi giorni: con duecento autisti e 180 corse al giorno, basta una piccola recrudescenza di influenza stagionale per mandare in crisi l’organizzazione, messa a dura prova dal fatto che, nonostante un appello per trovare nuovo personale da assumere che è sul sito web dell’azienda da marzo, i persone pronte a mettersi al volante non se ne trovano. La situazione ha sollevato proteste in provincia di Vercelli, dove sono stati segnalati disservizi tra gli studenti che da Gattinara e dintorni devono raggiungere il liceo scientifico di Cossato. «La soppressione di alcune corse, senza preavviso, rappresenta un grave disservizio per l’utenza» ha detto a La Stampa la sindaca di Gattinara Maria Vittoria Casazza. «Capisco le problematiche legate al personale» ha aggiunto il primo cittadino di Lozzolo Roberto Sella, «ma il trasporto pubblico è un servizio fondamentale, tra l’altro pagato anche dai Comuni». Insieme alle proteste la politica deve cercare risposte. Il primo a scendere in campo (comunque dopo più di una settimana dalle prime corse soppresse) è il presidente della Provincia Emanuele Ramella Pralungo. È lui stesso a definire in una nota «quanto mai urgente e necessario un incontro alla presenza degli enti coinvolti per trovare soluzioni tali da contenere e porre rimedio a questa situazione critica». Solo che i tempi dell’urgenza non sono rapidissimi: l’incontro sarà giovedì 16. Nel frattempo la speranza è che i virus di stagione lascino gli autisti in pace.
Cosa succede in città
Oggi alle 18,15 a Biella la libreria Giovannacci di via Italia ospita la presentazione del romanzo “Il cliente di riguardo”, edito da Sellerio, con l’autore Giampaolo Simi che dialogherà con Irene Finiguerra. L’ingresso è libero
Oggi alle 19,30 circa in vari locali della provincia va in scena la prima serata di Ben Cuncià, il festival della polenta concia che coinvolge 33 ristoranti del territorio. L’elenco completo e i menu proposti da ogni locale sono a disposizione sul sito della manifestazione. Ci si può prenotare a cena stasera e a pranzo e cena domani e domenica. Il prezzo fisso è di 28 euro bevande escluse (10 per i bambini) e dà diritto agli accessori-ricordo: un grembiule e un cucchiaio di legno
Oggi alle 20,45 al Piazzo la stagione dei concerti dell’accademia Perosi propone lo String Quartet, un quartetto d’archi formato da Valentian Di Giampaolo e Diletta Leone (violino), Liliana Mitulescu (viola) e Lucia Mameli (violoncello). Eseguiranno un programma che spazierà tra le colonne sonore, dai film Disney a Kubrick, da Morricone a Super Mario. Ingresso a palazzo Gromo Losa a 15 euro, a 10 per chi ha meno di 27 anni e a 5 per gli Under 12
Oggi alle 20,45 a Cossato la stagione teatrale comunale si apre con “Le nostre anime di notte” che porterà sulla scena Lella Costa con Elia Schilton. Biglietti a 25 euro
Oggi alle 21 a Biella s’inaugura l’organo restaurato della chiesa della Santissima Trinità, originario del 1894, con un concerto tenuto dal musicista Stefano Marino. L’ingresso è libero
Le inchieste e i nomi
Come funziona, sui giornali, con i casi di inchieste giudiziarie e i nomi di chi viene coinvolto? Forse è la settimana giusta per porre la domanda perché uno dei giornali del territorio, Eco di Biella, ha in pochi giorni rotto più di una volta gli argini che, per abitudine o perché le comunicazioni di forze dell’ordine o dei magistrati non li comprendevano, vogliono le notizie stampate senza l’identità dei protagonisti principali, quelli denunciati o sotto indagine. Allora è bene innanzitutto distinguere tra come dovrebbe funzionare e come funziona davvero. L’ultima riforma che ha messo mano alla materia è quella della ministra Cartabia, la costituzionalista incaricata di occuparsi di giustizia nel governo di Mario Draghi. Tra le sue disposizioni, che seguono i dettami di una direttiva europea di quasi dieci anni fa, c’è l’affidamento alla discrezionalità dei magistrati di far uscire notizie su indagini, ma solo attraverso comunicati stampa o conferenze stampa e solo se il procuratore capo ritiene quelle notizie di interesse pubblico. La norma era un tentativo di preservare la presunzione di innocenza di qualsiasi persona coinvolta in un’inchiesta che è, appunto, da considerarsi innocente fino al termine del processo mentre il “titolone” sul suo coinvolgimento in un procedimento penale è di per sé un indice puntato. Esistono poi casi particolari dove l’omissione di dettagli è un dovere perché tutela un bene superiore: accade quando i fatti di cronaca riguardano minori. Il caso di scuola è l’arresto di una persona accusata di violenza su un minorenne: tutti vorrebbero sapere “chi è il pedofilo” ma mettere il suo nome, il luogo in cui vive o quello in cui ha compiuto la violenza (peggio se si tratta di una scuola) offre indizi che potrebbero portare all’identificazione della vittima che invece ha pieno diritto di sopportare le conseguenze di quello che è accaduto senza sguardi indiscreti. Fin qui la teoria. Che cosa accade in pratica? Dipende. Esistono componenti di forze dell’ordine e di magistratura, ma anche avvocati difensori che entrano in possesso dei fascicoli, che amano raccontare dettagli extra ai giornalisti: si pensi all’uso delle intercettazioni che spesso vengono trascritte riga per riga su quotidiani e siti di tutta Italia. Esistono anche patti non scritti che vogliono una sorta di scambio tra la discrezione dei cronisti in un caso, in cambio dell’imbeccata giusta nell’altro. Così, almeno a Biella, sono più frequenti le notizie di indagini in cui i nomi delle persone sotto lo sguardo della magistratura non sono resi noti. Talvolta la notizia sarebbe eccome di interesse. Altro caso di scuola: il negozio di alimentari multato o fatto chiudere perché conserva male gli alimenti. Se diffondere il nome può essere un danno evidente per i titolari qualora riprendessero a comportarsi con correttezza, non diffonderlo è un danno altrettanto evidente per chi svolge lo stesso mestiere e rischia di essere confuso con un collega meno attento alle norme. Negli ultimi giorni Eco di Biella ha rotto gli indugi: è stato l’unico a fornire le generalità dell’uomo di Biella denunciato per una questione legata alle criptovalute e per aver chiesto e ottenuto soldi per investire su una trasmissione televisiva in Brasile e l’unico ad aver scritto il nome (e pubblicato la fotografia) di un imprenditore accusato di evasione fiscale legata alla vendita di sigarette elettroniche. In questo caso, a proposito della riforma-Cartabia, una disposizione è stata contraddetta dalla stessa Guardia di finanza: la ministra aveva chiesto di non usare più nomi di fantasia per caratterizzare le inchieste, ma questa è stata ribattezzata “operazione free svapo”. Ieri poi il giornale ha fornito l’identità di un uomo a cui è stata sospesa la patente perché trovato al volante con un tasso alcolemico superiore alla norma. La persona in questione è un sindaco del territorio, ragione che forse ha fatto considerare la notizia di interesse pubblico e degna di un titolo vistoso anziché della solita breve senza nome.
(Postilla: 6aBiella ha provato e proverà ancora a rispettare la presunzione di innocenza. Questa newsletter non si occupa direttamente di cronaca, se non quando diventa spunto per approfondimenti o quando serve per sfotterci un po’ nel sabato della “capitale del crimine”. Anche in questi casi cercherà di ricordarsi di tenere i nomi degli indagati fuori dalla narrazione).