Il Pnrr, gli asili nido, l'ospedale
Sembrerebbe una buona notizia il fatto, riportato ieri da La Stampa, che l’ospedale di Biella non abbia abbandonato il progetto di costruire un asilo nido interno, impegnando 400mila euro del suo bilancio. Soprattutto, è una notizia in controtendenza in una terra come l’Italia dove si levano lamentazioni periodiche sull’annoso problema del calo delle nascite (che nel Biellese è ancora più pesante) ma sembra che nessuno combini granché per aiutare le future mamme e i futuri papà. Il nido dell’ospedale potrebbe accogliere fino a 24 bambine e bambini, figlie e figli dei dipendenti che sul totale di 2001 sono per il 76% donne, 533 delle quali sotto i 45 anni di età anche, se naturalmente, il servizio sarebbe a disposizione anche dei papà assunti dall’Azienda sanitaria di Biella.
Costruire asili nido era uno degli obiettivi del Pnrr, stabilito insieme all’Unione Europea che ci mette i soldi. Sono stati presentati 2.190 progetti per un valore di 4,6 miliardi che dovrebbero garantire 264mila nuovi posti. Tra gli oltre duemila Comuni che hanno presentato richiesta di finanziamento quanti sono i biellesi? Sei, come ricorda un’infografica interattiva de Il Sole 24 Ore dedicata al tema. Sono sei su 74, per un ammontare di poco più di 7 milioni di euro destinati al territorio. A Biella andrebbe la fetta più grande da 3,9 milioni per rimettere a nuovo la scuola materna del Thes in via Serpentiero-piazza Rodari (lungo via Ivrea) e creare un polo per i bambini dai 3 mesi ai 6 anni che accorpi l’attuale nido di via Conciatori. Con 1,1 milioni Gaglianico vorrebbe ampliare e mettere in sicurezza la struttura esistente di via Marconi che ospita in convenzione anche i bambini di Candelo. I 963mila euro per Verrone servirebbero a costruire un asilo ex novo, i 616mila di Cerrione per demolire e rifare uno stabile da destinare a micronido in frazione Magnonevolo, i 500mila di Brusnengo per dotarsi di un servizio che ora non ha, i 240mila di Valdilana per risistemare l’edificio già in uso a Valle Mosso. Gli altri, nulla. E anche per i progetti citati c’è un verbo al condizionale: per restare nelle maglie dell’accordo con l’Europa, i lavori di tutti i progetti italiani dovrebbero essere assegnati entro la fine di giugno. Il Governo teme fortemente di non farcela.
Restando al Biellese, da un’occhiata ai 68 Comuni che non hanno presentato progetti per strutture al servizio delle famiglie, si scopre che ben 48 non offrono nemmeno un posto per i bambini fino a 3 anni, a cui si aggiungono i casi particolarissimi di Rosazza e Piedicavallo che non hanno nemmeno un residente in quella fascia di età, a proposito di invecchiamento della popolazione. L’obiettivo minimo dell’Unione Europea è che ogni Comune metta a disposizione posti per almeno il 27% dei piccoli residenti. Tra i centri più grandi restano sotto questa soglia, pur avendo asili in funzione, Cossato e Vigliano. Paradossalmente quattro dei sei municipi che hanno presentato progetti già sono oltre con Biella (al 45,4% con 331 posti offerti) che, da sempre, fa anche da camera di compensazione per le esigenze dei genitori dei centri vicini. Va registrata anche l’obiezione di molti sindaci (non del territorio) per giustificare l’inazione: costruire un asilo nido è quasi il meno. Quello che pesa sono i costi di gestione successivi, pensando a tariffe da chiedere agli utenti che non coprono l’intero bilancio di attività di ogni singola struttura. È la ragione per cui, pur di tenerle aperte, alcuni Comuni hanno appaltato il servizio all’esterno: è il caso di Biella qualche anno fa o di Vigliano che ha un progetto simile in mente. Nel frattempo, però, le famiglie esistenti o future aspettano un aiuto che ancora sembra lontano, nonostante i proclami.
Ipse dixit
“Circa vent’anni di tagli scellerati operati da tutti gli schieramenti hanno portato a questo risultato. Confidiamo che la manifestazione di ieri contribuisca a tenere vivi i riflettori sui temi scottanti di sanità del territorio e di ospedali”
(Sergio Di Bella, segretario provinciale della federazione italiana dei medici di famiglia, commentando su Il Biellese la manifestazione di Cgil, Cisl e Uil che lunedì in piazza Santa Marta sono scese in piazza a difesa della sanità pubblica)
Ai giardini dove si mangia
In attesa dei lavori per il rifacimento, annunciati qualche mese fa dall’assessore Davide Zappalà (Fratelli d’Italia), piazza Vittorio Veneto si sta conquistando il titolo di capitale del cibo da strada, forse non solo in provincia dato il susseguirsi di eventi a tema in programma. Dopo il mercato europeo (o meglio “Regioni d’Europa”) di fine aprile, da domani arriverà l’International street food festival, annunciato con post sponsorizzati sui social media. Fritti, arrosti, dolci e birre artigianali occuperanno fino a domenica il solito spazio tra giardini e portici. Giusto il tempo di spostare le bancarelle e ne arriveranno altre, quelle del Festival Latino in cartellone da giovedì 1 a domenica 4 giugno. Il menu? Indovinate: cibo da strada, birre artigianali, dolci e in più musica del centro e sud America, compreso un gruppo cubano atteso per sabato 3. Il curioso paradosso è che l’unico evento di cibo da strada tutto davvero biellese, in programma lo scorso fine settimana con i vini al Chiostro di San Sebastiano e le birre in piazza del Monte, è stato rinviato per maltempo.
Cosa succede in città
Oggi alle 18 a Valdilana si terrà la prima delle quattro repliche di The Curry Room, spettacolo di arte da strada recitato da Saba Salvemini e Annika Strehm con le musiche di Gabriele Ferro e Federico Gulino, parte del progetto “Alla faccia del disagio” che ha la Provincia come capofila. L’appuntamento è all’aperto nel piazzale del palasport Giletti di Ponzone
Oggi alle 20,30 a Biella al palasport di via Paietta si disputa la prima partita della finale playoff di serie C maschile tra la Scuola Pallavolo Biellese e il Lasalliano Torino. Si gioca al meglio delle tre partite: viene promossa in B2 la squadra che ne vince due. Sulle gradinate l’ingresso è gratuito.
Fact checking: il Delmastro di oggi e quello del 2000
“Ho visto degli sciacalli della democrazia e dei conigli del confronto perché Roccella ha tentato un dialogo e i manifestanti hanno preferito continuare a urlare rispetto a confrontarsi. Evidentemente avevano poca fiducia nelle loro idee”. (Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro intervistato da La Stampa di domenica sull’episodio del Salone del libro di Torino con le contestazioni di Non una di meno e di Ultima generazione che hanno interrotto la presentazione del libro di Eugenia Roccella)
“Noi siamo i Sofri del Duemila. Facciamo quello che la sinistra intristita e incicciottita faceva trent’anni fa. Contestiamo una scuola vecchia, falsa e costosa. In altre parole stiamo lanciando un ’68 di destra: da una parte abbiamo le baronie e gli studenti krumiri, dall’altra ci siamo noi, gli unici a costituire un’alternativa vera. La sinistra si arrabbia proprio per questo, perché sotto sotto soffre a vedere noi protagonisti di manifestazioni e iniziative che un tempo erano loro prerogativa”. (L’allora segretario di Azione studentesca Andrea Delmastro in una dichiarazione a Il Biellese del 24 novembre 2000, dopo che lui e altri attivisti avevano bloccato salendo sul palco con uno striscione la conferenza dello storico Giovanni De Luna)