Il punto annuale sul clima
Per la terza volta dal 1920 la temperatura media dell’anno a Oropa è arrivata almeno a 10 gradi. Il 2024 è stato quindi il terzo anno più caldo da quando l’osservatorio del santuario registra i dati meteorologici in modo puntuale. Lo hanno superato solo il 2022, con 10,5 gradi e il 2023 con 10,1, in una sequenza che sembra il manifesto del riscaldamento globale da appiccicare lungo il cammino di chi ancora oppone scettisicmo agli allarmi degli scienziati, fiancheggiati dalle (quasi inascoltate) generazioni più giovani. Con dicembre 2024 è arrivata a quota 42 la sequenza dei mesi in cui la temperatura media ha superato quella storica: 3 i gradi ai quasi 1200 metri di altitudine di Oropa nel primo mese dell’inverno, contro gli 1,1° calcolati dal 1920. Lo scostamento più alto rispetto alla media storica si è registrato a febbraio (+4,9 gradi) e ad agosto (+3,8°). Quello più basso è stato a maggio: +0,2 gradi. L’ultimo anno sotto i 9 gradi di media era stato l’ormai lontano 2013. Tra il 1921 (9 gradi, a lungo record storico ma decisamente eccezionale per i dati del periodo) e il 2003 (ancora 9 gradi) non era mai successo. Dal 2004 al 2013 era accaduto solo altre tre volte. Il 2024 porta con sé anche un record: la media delle temperature massime più alta di sempre a settembre, 24,3 gradi come era accaduto nel 2006. L’inversione di tendenza del 2024 si è avuta quanto alle precipitazioni: con 2.758,4 millimetri lo scostamento rispetto alla media dal 1920 a oggi è del 35,3 per cento in più. Ma l’anno vecchio si è chiuso in calando: 30,8 millimetri appena dal 1 novembre a San Silvestro. E dicembre non ha visto nemmeno un fiocco di neve a Oropa. Negli ultimi vent’anni era accaduto solo nel 2015. I 147 centimetri di neve in tutto l’anno sono ben al di sotto la media storica di 240,8 che, peraltro, non si supera dal 2015. È un altro segno di come la quota a cui le Alpi cominciano a imbiancarsi stia progressivamente salendo. E la neve diventa anche riserva d’acqua per i mesi primaverili, quella che l’ecosistema biellese sta suo malgrado imparando a centellinare.
Ipse dixit
“Questa non è più la città post industriale dell’era Squillario. Invece ora la trovo ingrigita. Tanti danno la colpa agli Orsi ma se non li avessimo autorizzati sarebbero nati comunque altrove e avremmo perso l’Imu e il Forum”
(Vittorio Barazzotto, ex sindaco di Biella dal 2004 al 2009, a La Stampa)
Disordinanza
Uno dei riti di capodanno, puntuale come le lenticchie a tavola, è la sequenza che comincia con le ordinanze dei Comuni che vietano botti, petardi e affini, prosegue con i biellesi di ogni ordine e grado che a mezzanotte e uno illuminano a giorno il cielo stellato con i fuochi e termina con la consueta polemica sull’inutilità del provvedimento amministrativo se poi non lo si fa rispettare. «Non si può controllare ogni metro della città» mette, per esempio, le mani avanti l’assessore alla Polizia municipale di Biella Giacomo Moscarola (Lega). Ma sulle stesse colonne de La Stampa trova pane per i suoi denti con le parole di Alberto Scicolone che, da storico portavoce di associazioni animaliste, è tra i più decisi nemici dei botti: «Chiederemo ufficialmente spiegazioni sullo stato di abbandono in cui la città è stata lasciata da polizia locale e forze dell’ordine in generale. Succede da anni, lo sanno tutti eppure non si interviene. Poi magari da oggi si ricomincia con le multe a chi ha il disco orario scaduto». Scicolone segnala anche gli spettacoli pirotecnici, pressoché annunciati dato che si ripetono da un capodanno all’altro, che organizzano gli stessi locali come complemento al cenone: «Davanti ad alcuni ci sono stati venti minuti di botti, come è possibile che nessuno tra quelli che doveva vigilare se ne sia accorto?». C’è anche un granello di ironia nel fatto che, tra chi ha mostrato i fuochi poco dopo mezzanotte, è stata la Pro loco di Rosazza con un video via social in cui scintille colorate ed esplosioni impazzano. Sì, proprio a Rosazza, un anno dopo un episodio che fece il botto sul serio. Poi un tema del genere prende piede con estrema facilità anche sui social, dove si ragiona poco e si lascia parlare l’istinto. Così nel sentire popolare l’episodio accaduto poco prima dell’ora del brindisi in via Gramsci a Biella, dove hanno preso fuoco quattro auto, era certamente stato causato dai botti imprudenti. La cautela dei giornali che hanno raccontato dell’episodio è stata superata a destra dalla vox populi che però sbagliava mira: come ha scritto La Stampa ieri, le fiamme sono partite dal malfunzionamento della centralina elettrica di una delle quattro auto in sosta, come ha detto ai vigili del fuoco la stessa proprietaria, per poi allargarsi alle vetture parcheggiate accanto.
Cosa succede in città
Oggi alle 9 a Biella comincia la giornata delle finali del torneo di pallavolo giovanile Bear Wool Volley. Under 14 femminile e Under 15 maschile si giocheranno il trofeo al palasport di via Paietta, tutte le altre al Forum dove dalle 18 è in calendario la cerimonia di premiazione
Oggi alle 16 a Biella è in programma nella chiesa di San Cassiano il concerto degli auguri della Filarmonica biellese, diretta da Manuele Filisetti. L’ingresso è libero
Oggi alle 17,30 a Bielmonte comincia la fiaccolata dei bambini che scenderanno, torce alla mano, dalla pista del piazzale. Organizza la scuola di sci di Bielmonte
Oggi alle 22 a Biella il primo appuntamento dell’anno allo spazio Hydro di via Cernaia è con la musica drum and bass, dub e dubstep, sinonimo di frequenze alte e toni bassi. Si alterneranno Magma, Zeta Breez e Kudd. Ingresso a 5 euro con tessera Arci
Per le scritte è un periodaccio
Il braccio di ferro tra guasti (o sabotaggi) e riparazioni in corsa in piazza La Marmora sembra finito con la vittoria dei primi. La luminaria della discordia “Merry Xmas” è rimasta spenta per due sere e due notti senza che venisse ripristinata. Forse è stato considerato inutile riaccenderla perché, in fondo l’Epifania che tutte le feste si porta via è dietro l’angolo. E così, forse, si spengono un pochino anche le polemiche che hanno accompagnato la decisione di lasciarla lì, anche se era davanti a villa Schneider, simbolo della lotta partigiana e sede dell’Anpi provinciale, con la sua scritta che significa “Natale” in inglese ma anche “Decima Mas”, corpo militare fedele al fascismo e caro ai nostalgici. Nel frattempo un’altra scritta morde, letteralmente, la polvere: è la gigante “Biella” che da qualche mese accoglie chi passa da piazza San Paolo, insegna donata dai contributi regionali per il distretto urbano del commercio. Mani ignote l’hanno fatta cadere sull’aiuola dove era stata adagiata. Anche lei è lì da un paio di giorni, senza essere stata rimessa in piedi. Curiosamente, nel frattempo, il bianco delle grandi lettere è stato punteggiato da adesivi provenienti da altre città: sono stati lasciati dagli ultras delle squadre di serie C arrivati a Biella in treno per le trasferte allo stadio La Marmora-Pozzo, casa della Juventus Next Gen. Taranto, Torre del Greco, Latina, Potenza ora colorano Biella, quasi una metafora della grande emigrazione da sud a nord di qualche decennio fa.
L’ultima domenica gratis
Questo è un ultimo giorno per davvero per 6aBiella: se l’edizione che resterà leggibile a tutte e a tutti è quella del lunedì, non ci saranno altre domeniche “a porte aperte” per questa newsletter. Da martedì 7 gennaio si potrà leggere dalla prima all’ultima riga solo dopo la sottoscrizione di un abbonamento. Grazie di cuore, intanto, a chi lo ha già fatto. Per chi ci stesse ancora pensando, ecco il link da seguire per scoprire modalità e tariffe.