Il secco e la neve
Prima l’inverno più caldo forse di sempre in Piemonte, anche se le misurazioni omogenee cominciano dal 1958 in regione e dal 1753 a Torino, poi la pioggia straordinaria che in montagna è diventata neve sopra la media, tanta quanta non se ne vedeva talvolta da trent’anni: la battuta-luogo comune sulle mezze stagioni che non ci sono più ormai si applica anche all’interno di una singola stagione come il quadrimestre dicembre-marzo 2023-2024. L’ordinario sparisce o quasi in era di emergenza climatica. Ecco qualche esempio tutto biellese: due metri di neve a Bielmonte che, fino a gennaio, era una stazione sciistica aperta solo grazie all’innevamento artificiale, ma anche cinque anni (più o meno) in cui a Biella città (come a Torino città) non nevica in modo da rendere necessario l’uso dei mezzi per ripulire le strade. E quest’inverno non si è pressoché sentito il bisogno di usare nemmeno il sale sull’asfalto per prevenire le gelate. Quanto alla pioggia, la provincia arriva da due inverni secchi, addirittura secchissimo quello del 2021-2022. Ma i dati dell’osservatorio di Oropa dicono che da gennaio a marzo sono già caduti 621 millimetri d’acqua: sono più della metà, in meno di tre mesi, di quelli dell’intero 2022. Un ritorno alla normalità? Non proprio, se si osserva che di quei sessantadue centimetri di pioggia un terzo si è concentrato in soli due giorni, il 10 febbraio e il 3 marzo, e diventa poco meno del 50 per cento se si aggiunge anche il 10 marzo. Nel frattempo, passata la perturbazione che si è sfogata fino a domenica sera, le temperature sono tornate nettamente sopra la media: ieri ai quasi 1200 metri di altitudine del santuario si sono superati i 10 gradi di massima. Negli ultimi due giorni a Biella città le massime sono state di 18,2° e di 17,3°. Con questa situazione resta elevato il rischio di valanghe che tiene chiusa fino a nuovo ordine la strada per Bielmonte in entrambe le direzioni: dal lato della valle Cervo le auto devono fermarsi all’altezza del bivio di Sassaia, dal lato della valle di Mosso lo stop è al Bocchetto Luvera. Le ragioni della chiusura sono state spiegate, con vena polemica, dal presidente della Provincia Emanuele Ramella Pralungo usando un esempio pratico: il camper rimasto bloccato in vetta da due slavine dopo essere salito nonostante il divieto e accompagnato a valle dai mezzi di soccorso, con multa. «Amministrare e governare» ha scritto Ramella Pralungo «vuole dire prendere decisioni difficili perché ho sempre ben chiaro che chiudere una strada produce conseguenze sociali ed economiche. Ma ho altresì sempre ben chiaro che le decisioni devono sempre anteporre la sicurezza al resto. Questa volta è andata bene».
Ipse dixit
“Il continuo e gentile darmi consigli e visioni su una vita spesa per gli altri, che altri non sono perché sono i tuoi. Voler bene a tutti quelli che incontri e volere lasciare loro un pezzo della tua luce perché anche loro sono i tuoi. Il vuoto è grande, le emozioni si mescolano e non ci si riesce a credere. Quante domande restano… I grandi individui scrivono la storia e quando è scritta con la gioia, l’allegria e l’amore folle per la gente è una storia che tramanderà felicità ancora per tante e tante e tante volte”
(Dal messaggio di Marco Minetto, nuovo interprete del Cucu del carnevale di Chiavazza, per la morte del suo predecessore Franco Caucino)
Strade sbagliate
È ancora chiuso in tutti e due i sensi di marcia il sottopassaggio della Biella-Mongrando, i cui accessi sono transennati da dieci giorni, quando la prima perturbazione forte che ha scaricato la sua pioggia sulla città ha mandato a pallino il sistema di raccolta e pompaggio dell’acqua su cui l’Anas aveva lavorato in estate. Le auto invece hanno ripreso a transitare sulla Mongrando-Settimo Vittone che pure è stata bloccata a singhiozzo dai tecnici della provincia per i piccoli smottamenti che si sono riversati sulla carreggiata sempre in occasione delle precipitazioni molto forti di marzo. Sono problemi che si fatica a risolvere e, secondo il presidente della Provincia Emanuele Ramella Pralungo, derivano da un errore di fondo. «Si tratta di un intervento sbagliato» ha dichiarato a La Stampa. «Si è andata a creare una galleria in un terreno umido». Ai difetti di un progetto diventato esecutivo quasi trent’anni fa, si sommano i tempi per nulla rapidi con cui l’Anas, da pochi anni gestrice di quel tratto di strada, risolve i problemi: «La prima cosa da fare» aggiunge Ramella Pralungo «è intervenire rapidamente per riaprirlo quando è allagato, cosa che la Provincia faceva mentre l’Anas ha altre tempistiche. Oggi credo che si possa evitare la chiusura dopo ogni temporale, servirebbe però un progetto che per il momento non c’è. Il resto sono soltanto scuse». Gli dà manforte nella protesta contro la società statale di gestione delle strade il sindaco Claudio Corradino, sempre su La Stampa: «Dopo l’esperienza del ponte di corso lago Maggiore mi aspetto di tutto. Non è possibile che si dichiari di essere intervenuti e pochi giorni dopo ritrovarsi con il tunnel chiuso». E la Mongrando-Settimo Vittone, porta del Biellese verso Ivrea e la Valle d’Aosta? Anche qui c’è un difetto di progettazione secondo il presidente della Provincia: «Anas decise di tagliare il costone della collina morenica invece di correrci sopra. Tutto questo senza poi realizzare dei muraglioni di contenimento che avrebbero dovuto bloccare le pietre, che invece così vanno a finire sulla strada». C’era già un cantiere aperto per limare le rocce più pericolose sulla sponda della collina sopra la strada. La pioggia ha fatto parte del lavoro che avrebbero dovuto compiere gli operai.
Cosa succede in città
Oggi alle 17 a Biella sarà ospite della biblioteca dei ragazzi Rosalia Aglietta Anderi Sandro Natalini che presenterà il suo libro “La mamma di Neandertal”. L’incontro a ingresso libero è adatto dai sei anni in su. Collabora la libreria Cappuccetto Giallo
Oggi alle 21 al Piazzo è in programma un incontro organizzato dalla Lega navale di Biella sul tema della biodiversità marina. Interviene la biologa Joelle Montesano. L’appuntamento è nella sala convegni di palazzo Ferrero
Elettorart Attack
(Sì, è l’episodio pilota di una nuova rubrica. La prima stagione terminerà dopo il ballottaggio)
Marta! Bisogna farla conoscere, deve aver pensato il suo comitato elettorale. E allora scriviamolo grosso, a costo di far storcere il naso alle nemiche del paternalismo che notano spesso come gli uomini vengano presentati per cognome e le donne solo col nome di battesimo. Quindi Marta, ma Marta chi? In realtà c’è anche il cognome, scritto piccolo sotto: Marta Bruschi, candidata sindaca (al femminile: col paternalismo siamo uno pari) del centrosinistra. Per far capire lo schieramento, però, c’è solo il rosso dello sfondo, dato che di simboli di partito o di slogan di bandiera non c’è traccia. Hanno cominciato con le basi, insomma: il nome e il viso. Però la foto è arrivata sui muri già sbiadita. Devono aver pensato che tanto con il sole e le intemperie è quello che prima o poi succede sempre ai poster stradali. Ma così appena appiccicato, il manifesto risulta avere colori accesi e solari ovunque tranne che sulla figura della candidata. Avranno usato il filtro pessimistic di qualche versione beta di Instagram: è pur sempre lo schieramento che all’ultimo giro non si è goduto neanche il ballottaggio. Lei ha un sorriso aperto (questo è bene) ed è equipaggiata con zainetto e borraccia: è partita per prima, deve aver pensato che per un cammino lungo servano provviste. E, quando le diranno che è comunista, potrà ribattere che ha portato il pranzo al sacco e che non mangia i bambini. Anzi, al limite, è diventata famosa per averne allattato uno.