In 1100 senza medico
Per 23 posti vacanti hanno fatto domanda in tre, due dei quali per la città: sono questi, secondo il segretario provinciale dei medici di famiglia Sergio Di Bella, gli esiti dell’assegnazione degli incarichi per il 2024, diramati da poco per la regione. Venti ambulatori restano dunque vuoti, con una stima di 1100 cittadini con più di 15 anni, e quindi fuori dalla fascia pediatrica, che restano senza un dottore. Di Bella ha lanciato l’allarme, l’ennesimo sul tema che tormenta i sonni di più di un sindaco sul territorio, dalle pagine de Il Biellese. Le ragioni sono molte e allo stesso modo conosciute: pochi laureati, innanzitutto, con il numero chiuso nelle università introdotto quando c’era sovrabbondanza di specialisti e ritoccato solo ora con conseguenze che si vedranno di qui a dieci anni. E poi la conformazione delle aree della provincia più distanti dal centro: «Chi subentra» dice Di Bella «chiede di poter aprire lo studio in una zona centrale e con servizi. E di sicuro non sceglie aree periferiche, che quindi rimangono perennemente scoperte». Le pezze alle carenze di organico si chiamano aumento del numero degli assistiti, da 1500 a 1800 per dottore, e la ventilata possibilità di mandare in pensione più tardi i medici. Anche la sostituzione di chi lascia per raggiunti limiti di età è un problema: «I medici che subentrano quando un collega va in pensione sono spesso giovani che non hanno ancora finito il corso di specializzazione in medicina generale e che possono arrivare a 800-1000 mutuati. Dunque il numero di pazienti che rimane senza medico aumenta sempre più». Secondo Di Bella è impossibile dare la responsabilità del guaio alle aziende sanitarie locali: «Siamo tutti sulla stessa barca. Vengono approntate soluzioni tampone ma che non risolvono il problema alla radice. Le Asl sono vittime come noi di questa situazione». Un pezzo di colpa però va anche al mondo di politica e amministrazione che non ha mai risolto fino in fondo il problema dell’isolamento del Biellese. «Da noi la situazione è particolarmente preoccupante» dice il portavoce dei medici di famiglia «perché è una zona lontana dai grandi centri, con scarsi collegamenti e con servizi non sempre ottimali soprattutto fuori dalla città. Tutti limiti che portano un medico a non scegliere Biella, tenendo presente che per arrivare a coprire i fabbisogni della popolazione non potremo mai basarci solo su medici biellesi, dato che non ce ne sono abbastanza, e dovremo gioco forza guardare fuori provincia».
Ipse dixit
“Non possiamo deresponsabilizzarci, alzare le spalle. La riforma degli anni Settanta affidava al carcere il ruolo di ultima spiaggia perché prima si sarebbe dovuto puntare su altri metodi per garantire trattamenti umani e puntare al recupero dei carcerati. In tutti questi decenni invece la scelta è stata quella di chiudere dietro le sbarre e non si può certo dire che abbia funzionato, che abbia garantito più sicurezza e maggiori percentuali di recupero di chi ha sbagliato”
(Sonia Caronni, garante dei diritti delle persone private della libertà personale, a La Provincia di Biella nell’articolo di presentazione dell’iniziativa di ieri sera, una fiaccolata dal titolo “Stop suicidi in carcere”)
Cinquecento euro al mese
Le chiama «zone logisticamente svantaggiate», come sottolinea La Stampa, perché il termine «disagiate» non gli piace: per queste zone, prevalentemente montane, l’assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi (Fratelli d’Italia) sta studiando una soluzione tampone per ovviare alla penuria di medici, pochi ovunque ma pochissimi quando si tratta di scegliere una sede di lavoro considerata troppo periferica: un bonus di 500 euro al mese da sommare allo stipendio dei dottori che accettano un incarico lontano da Torino o dagli altri capoluoghi. «A questi professionisti servono i giusti incentivi ed è a questo che stiamo lavorando» ha dichiarato Riboldi, parlando di un progetto pilota già partito in provincia di Verbania ma con l’intenzione di trasformarlo «in un modello da replicare nel resto del Piemonte e, magari, da promuovere a livello nazionale». I soldi sembra siano già a disposizione, ritagliati nei 400 milioni di euro a disposizione per il comparto sanitario. Le esigenze sono note: quelle dei medici di famiglia, innanzitutto, quelle di ospedali più periferici come nella vicina Borgosesia per il cui presidio l’Asl bandisce concorsi che vanno deserti o i cui vincitori decidono di rinunciare all’incarico. Qualunque sia il percorso del progetto, non sarà una partenza immediata. Ancora Riboldi, a La Stampa: «Per arrivarci, evitando di alimentare aspettative, procederemo con una discussione approfondita, seria e con leggi regionali, anche con il contributo delle comunità locali: sarà questa la chiave per aprire la porta della medicina ai territori, facendone un patrimonio di tutti e non solo di chi vive nelle città».
Cosa succede in città
Oggi alle 17 a Vigliano proseguono gli appuntamenti di Fuoliluogo young & kids, la parte dedicata ai più piccoli della rassegna letteraria biellese: alla biblioteca Aldo Sola l’artista MrFijodor guiderà il laboratorio “Un mondo da salvare” dedicato alle minacce del cambiamento climatico. L’appuntamento è adatto a chi ha più di 6 anni
Oggi alle 18,30 a Biella torna in campo la Juventus Next Gen nel campionato di serie C di calcio maschile. Allo stadio La Marmora-Pozzo è in calendario la sfida con il Picerno. Il portiere biellese dei bianconeri Giovanni Daffara è reduce da un’ottima prestazione nella trasferta di Trapani, nella quale ha parato un rigore. Biglietti a 10 euro, ridotti a 1, a disposizione a questo link
Oggi alle 20,30 a Candelo si apre al cinema Verdi la rassegna “Trame biellesi”, ciclo di film che hanno a che fare con l’eccellenza del tessile e della sartoria. Si comincia con “Il filo nascosto” (Usa, 2017) di Paul Thomas Anderson che fu premio Oscar per i costumi. Ingresso a contributo libero, a partire da 6 euro
A che cosa serve un robot
Sembra davvero una sanità a due facce se si confronta la situazione complicatissima di quella di base sul territorio, con la carenza di medici, all’eccellenza espressa da un intervento chirurgico eseguito a Biella e reso possibile dal robot in funzione da meno di un anno al servizio degli specialisti e, soprattutto, dei pazienti. Una di loro, una donna con due tumori al colon e all’utero, è stata curata in una sola sessione chirurgica che ha coinvolto medici di due reparti che si sono alternati al comando dell’apparecchiatura per portare a termine un intervento meno invasivo e più preciso di quello che sarebbe stato necessario con le tecniche tradizionali. «Con solo quattro piccole cicatrici sull’addome» ha raccontato a Il Biellese Bianca Masturzo, direttrice di ginecologia «la paziente ha avuto una ripresa estremamente rapida nonostante le complesse patologie trattate». Il robot chirurgico è il primo investimento sulla sanità pubblica reso possibile dall’impegno del territorio: è stato messo a disposizione dell’ospedale biellese grazie al finanziamento di Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, Fondo Edo Tempia e Amici dell’Ospedale, questi ultimi capofila della nuova raccolta fondi per dotare la struttura anche di una sala ibrida, sempre al servizio della chirurgia. Con duecento interventi da novembre, è stata superata la cifra prevista nel periodo di cosiddetto apprendistato, che doveva essere di 180 entro la fine del 2024. Circa la metà è stata effettuata dall’équipe di urologia, le altre si dividono tra chirurgia generale e ginecologia. «L’abbiamo per lo più impiegato» ha detto il direttore di chirurgia Roberto Polastri «per trattare pazienti affetti da patologie neoplastiche». Ovvero per curare chi ha un tumore, mettendo Biella tra le eccellenze almeno in un campo, bilanciando un poco tutti gli altri dove, non da sola, arranca.