La scuola dell'accoglienza
Ibrahim vorrebbe lavorare di notte, così di giorno può giocare con suo figlio. Stèphane vorrebbe fare l’idraulico. Ismail al telefono alla mamma lasciata in Liberia ha detto che è felice. Balen, curdo dell’Iraq, pensa che non poteva chiedere di meglio dalla vita che stabilirsi a Biella: «Qua è tutto un sogno e le persone sono brave, gentili e disponibili con me». Tutti e quattro hanno un impegno in comune: frequentano il Cpia, l’istituto scolastico per l’educazione degli adulti che, nelle tre sedi in città, a Biella e Borgosesia, raggruppa più di duemila studenti. Sono stranieri, per la stragrande maggioranza uomini tra i 20 e i 30 anni e ognuno ha sulle spalle una storia di viaggi terribili per cercare fortuna di cui spesso porta i segni sulla pelle. La Stampa nell’edizione di venerdì ha guardato in faccia qualcuno di loro, inquadrando anche i sorrisi, quelli di chi una speranza la sta accarezzando davvero. Il reportage racconta che nelle aule dove si studia dalle 17 in poi per tre volte la settimana, con l’obiettivo di ottenere la certificazione di conoscenza della lingua italiana fondamentale per il permesso di soggiorno e per trovare un lavoro. Dice il giornale che le lezioni finiscono in ritardo perché gli allievi hanno sempre una domanda in più da fare, anche con il rischio di perdere il treno che li riporta verso casa. C’è chi si sposta a Biella da Cossato o da Salussola, un pezzo in bici e un pezzo con il treno, per frequentare le lezioni dopo le giornate di lavoro in fabbrica, in cantiere o nei maneggi di pianura. In aula ci si mescola tra chi sta perfezionando l’italiano per frequentare l’università a Città Studi, chi arriva dall’Asia o dal Sudamerica perché ha raggiunto un pezzo della sua famiglia, chi ha alle spalle i viaggi pericolosi e lunghissimi fatti a piedi nel deserto e su un barcone arrivato in qualche modo sulle coste italiane. Balen, il curdo dell’Iraq che oggi fa il barbiere in centro, è scappato a piedi: «I turchi mi hanno caricato in barca e mi hanno portato ad Atene. Quel breve viaggio mi era costato 3mila euro: sono stati tantissimi soldi ma anche l'unica possibilità per fuggire dalla mia vecchia vita». Poi ancora a piedi, attraversando l’ex Jugoslavia in pieno inverno, fino a raggiungere l’Austria e una mano tesa dell’alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati: «Mi hanno dato vestiti asciutti e cibo. Senza di loro non avrei mai terminato il mio viaggio, sarei sicuramente morto prima». C’è chi ricorda le violenze subite in Africa del Nord, nei Paesi con cui da anni l’Italia stipula patti, con governi di qualsiasi colore e orientamento politico, pagandoli perché facciano partire meno migranti possibile. «In Algeria ti picchiano e ti imprigionano senza motivo» dice Ismail, nato in Liberia. «A volte ci davano un panino e una bottiglietta d’acqua in tutto il giorno». «In Tunisia» aggiunge Stèphane, originario del Camerun «ho visto tanta violenza e tanti riscatti pagati da persone innocenti che venivano messe in prigione senza motivo». Ibrahim, guineano, nasconde sotto le maniche della maglia le cicatrici sui polsi, lasciate dalle manette della polizia algerina che lo trascinava da un angolo all’altro di prigioni tirando così forte da spezzagli i tendini: «Mi hanno picchiato tanto e senza motivo». C’è anche la voce di una ragazza e le sue parole, come lascia trasparire il giornale, parlano delle violenze subite a più riprese lungo il cammino: «Non devi dire niente se non vuoi morire, loro sparano subito».
Ipse dixit
“Il periodo che stiamo vivendo all’interno dei nostri servizi con molta gente nuova, soprattutto giovani migranti con chissà quali storie complicate alle spalle e le difficoltà che stanno vivendo anche qui a Biella, mi fa riflettere e mi fa venire in mente una frase del Vangelo che mi risuona spesso nelle orecchie. È una frase ripetuta in più occasioni e una di queste è proprio nel periodo di Natale: «Maria da parte sua serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore». […] Io penso che chiunque faccia attività nei nostri servizi debba prendere molto esempio dalla capacità di essere riservati di Maria e Giuseppe. Si ricevono troppe domande volte a sapere storie e si chiacchiera troppo su fatti, atteggiamenti o indicazioni perché si vuole sapere, si vuole commentare. I luoghi veramente accoglienti invece non commentano, non vogliono sapere tutto. Ma accolgono e conservano e meditano nel cuore. Meditano, non commentano”.
(Dal messaggio del presidente Lorenzo Lacchia alla festa natalizia dell’associazione La Rete, che gestisce la mensa Il Pane Quotidiano di via Novara)
L’indagine sull’accoglienza tradita
È passato un mese dall’inchiesta della rivista Altreconomia sulle mancanze riscontrate al Cpr di via Corelli a Milano al suo sequestro da parte della magistratura: il centro di permanenza per il rimpatrio, dove stazionano gli stranieri che non hanno più titolo per restare in Italia o che non sono riusciti a ottenerlo, è ora sotto il controllo del tribunale mentre i titolari della società che aveva in appalto la gestione sono sotto indagine per frode in pubbliche forniture e turbativa d’asta. Tutto però era esploso il 15 novembre dopo un articolo che porta la firma anche del reporter biellese Luca Rondi, tornato da poco in città come relatore ai TedxBiella, la tappa locale del ciclo di conferenze di divulgazione presenti in tutto il mondo. A Città Studi Rondi aveva parlato proprio di migranti, raccontando la storia straziante di Moussa Balde, morto suicida nel Cpt, il centro di permanenza temporanea, di Torino. Lì era finito dopo essere stato vittima di un pestaggio a Ventimiglia, filmato e diventato molto diffuso su internet. Dopo le cure in ospedale, la polizia era stata da lui e, verificato che non aveva i documenti in regola, lo ha spedito al Cpt dove i sogni di una vita migliore si sono infranti contro la realtà di celle di isolamento e di distribuzione fuori proporzione di psicofarmaci, un dettaglio oggetto di un’altra inchiesta giornalistica firmata da Rondi. Secondo la denuncia comparsa su Altreconomia, in via Corelli a Milano la gestione del centro aveva anche altre carenze: «Lenzuola non distribuite» dice l’articolo, «raro utilizzo dei mediatori culturali, tutela legale inesistente, assistenza sanitaria carente. Ma soprattutto falsi protocolli d’intesa “siglati” per svolgere servizi e attività all’interno del centro». L’appalto da 1,2 milioni di euro era stato prorogato dalla prefettura di Milano proprio nei giorni in cui è stato pubblicato il servizio. La Procura ha aperto un’inchiesta e disposto un’ispezione a sorpresa svolta a telecamere accese dalla guardia di finanza. La relazione consegnata ai magistrati conferma quello che Rondi aveva scritto insieme al collega Lorenzo Figoni: niente assistenza legale, quella psicologica svolta con personale che non parla le lingue degli ospiti del centro, prestazioni sanitarie specialistiche non effettuate per risparmiare, carenza di medicinali. Le spese per farmaci andavano per il 60 per cento negli psicofarmaci, il cui abuso “serve” a tenere tranquilli gli ospiti e a far sentire meno la loro fame. Per tutto il resto pare che si distribuisse soprattutto tachipirina. La società appena esautorata dalla gestione del centro milanese aveva vinto la gara di appalto nel 2021. Prima, per circa un anno, la gestione era stata di Versoprobo, cooperativa vercellese che opera anche nel Biellese per i centri di accoglienza per richiedenti asilo, tra cui l’ex hotel Colibrì.
Cosa succede in città
Oggi alle 20,45 a Biella sarà l’auditorium di Città Studi a ospitare la cerimonia annuale con la consegna dei premi Coni, i riconoscimenti che il comitato olimpico nazionale conferisce a società sportive che hanno raggiunto anniversari storici e ad atlete e atleti che hanno conquistato titoli italiani o hanno indossato la maglia azzurra. Si andrà dalla scherma (con i giovani nazionali Vittoria Siletti e Francesco Ferraioli) fino alla danza sportiva. Tre biellesi hanno già ricevuto un premio alla cerimonia analoga svoltasi a Vercelli: Enrico Pozzo, Artemisia Iorfino e Agnese Vella sono allenatore e atlete della Libertas di ginnastica artistica femminile promosse in serie A a squadre
I titoli della settimana
Le notizie principali delle prime pagine negli ultimi sette giorni secondo i giornali locali
Lunedì 11
Eco di Biella Botte alla fidanzata, ventenne arrestato
Martedì 12
Il Biellese Robot chirurgico: si parte con 250 interventi all’anno
La Stampa Biella, le notti bianche della polizia locale: “Garantiamo sicurezza”
Mercoledì 13
La Provincia di Biella Donna cade in un pozzo lasciato aperto
La Stampa “Sì al maxi-villaggio vacanze che porterà 5 milioni di turisti”
Giovedì 14
Eco di Biella Quanto costa comprare un negozio
La Stampa Una città metropolitana: il capoluogo rilancia ma perde storici alleati
Venerdì 15
Il Biellese Condannato l’assassino di Falcetto
La Stampa Ex primario ucciso a colpi di accetta, l’assassino condannato a 16 anni
Sabato 16
La Provincia di Biella Roberto Pella, il più ricco dei parlamentari biellesi
La Stampa Biella isolata, raccolte 2500 firme: “Potenziate i servizi ferroviari”
Domenica 17
La Stampa Il turismo allo stress test: i 50mila del mercatino mandano Candelo in tilt