Lavoro sicuro
Con il 15 per cento in meno di infortuni sul lavoro denunciati all’Inail nei primi sei mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2022, Biella sembra un luogo più fortunato di altri su questo fronte tornato a essere in cima alle priorità (ma non dovrebbe esserlo sempre?) del Paese dopo la strage di Brandizzo, dove hanno trovato la morte cinque operai investiti da un treno mentre lavoravano sui binari. In provincia i morti sul lavoro quest’anno sono stati finora due, entrambi in incidenti che hanno riguardato l’edilizia. «Non c’è più la grossa incidenza di infortuni nelle fabbriche novecentesche» ha detto Lorenzo Boffa Sandalina, segretario provinciale della Cgil a La Stampa, dopo aver partecipato alla manifestazione di Vercelli di lunedì per chiedere giustizia e sicurezza. Ma la guardia dei rappresentanti dei lavoratori non si abbassa: «Abbiamo presentato 25 esposti nelle scorse settimane in Piemonte» ha detto il sindacalista. La ragione è la scarsità di personale di chi dovrebbe occuparsi dei controlli: a Biella alla Cgil risultavano tre tecnici allo Spresal, il servizio dell’Asl che sovrintende alla sicurezza dei luoghi di lavoro, e otto esperti all’Ispettorato del lavoro. Si devono occupare di un territorio in cui le aziende di tutte le dimensioni, dalla ditta artigiana di una sola persona alle grandi fabbriche, sono sedicimila. Inoltre i dati positivi che segnalano il calo di infortuni denunciati non sono così attendibili. Lo dice Lorenzo Boffa Sandalina: «Chiediamo da anni che venga istituita una banca dati unica che metta insieme Inail, Spresal e Ispettorato del lavoro. Solo così si potrebbe avere un quadro preciso». Lo conferma Marta Terzi, direttrice dello Spresal biellese: «I dati Inail si riferiscono alle denunce di infortunio iniziali. Questo costituisce quindi un dato “grezzo”, in quanto comprende tutti gli infortuni avvenuti nel relativo semestre, senza una distinzione riguardante le modalità di accadimento, la gravità delle conseguenze e il riconoscimento del nesso di causa a seguito di percorso di accertamento». In sintesi, il numero di infortuni è più basso, ma non dice se siano cresciuti quelli con conseguenze più gravi. E questo renderebbe il quadro assai meno roseo.
Ipse dixit
“Mi auguro, al pari di tutti i biellesi, che sabato il viadotto sia normalmente percorribile. Ma a oggi, nonostante le numerose telefonate, Anas non dà una risposta”
(Claudio Corradino, sindaco di Biella, parlando a La Provincia di Biella del ponte sulla tangenziale, la cui riapertura è prevista per sabato 9. Salvo imprevisti)
Un’altra storiaccia dal carcere
C’è un numero spaventoso nell’ultima vicenda che riguarda il carcere di Biella. Lo è più di quello – alto – delle persone raggiunte dalle ordinanze del giudice per le indagini preliminari che ha messo il suo timbro alla lunga inchiesta (quattro anni di lavoro) della Procura per svelare i dettagli del traffico di droga, medicinali anabolizzanti e telefoni cellulari, proibiti oltre le mura della casa circondariale. Un traffico così esteso e capillare da far definire, nelle intercettazioni, la struttura di via dei Tigli come «il paese dei balocchi», la frase più usata sui titoli dei giornali e delle agenzie di stampa. Le persone messe sotto accusa, peraltro, sono innocenti fino a condanna definitiva anche se si tratta della terza grossa indagine in pochi mesi che riguarda il carcere biellese, dopo quella sui tamponi facili in tempo di pandemia, destinati ai detenuti ma usati dal personale, e quella sul pestaggio derubricato dal Tribunale del Riesame da tortura a abuso di autorità, con tanto di richiesta del giudice di prevedere ipotesi di pena più severa anche per quel reato.
Il numero, si diceva: è un dettaglio fondamentale perché ha permesso di dare il via all’inchiesta. Il 90 per cento dei circa quattrocento detenuti di via dei Tigli risulta essere tossicodipendente e alcuni di loro lo sono diventati dopo essere stati trasferiti un una cella biellese. La percentuale è immensamente più alta rispetto all’incidenza dell’abuso di droga nella società fuori da quelle mura. Ed è il segnale di quanto capillare fosse l’attività di spaccio, portata avanti dai detenuti stessi con l’ausilio di quelli che l’inchiesta ha definito “cavalli blu”, dal colore delle divise della polizia penitenziaria. Sei di loro, non tutti ancora in servizio a Biella, sono finiti agli arresti domiciliari. Su di loro si sono concentrate le attenzioni della politica, a partire dal sottosegretario biellese alla Giustizia Andrea Delmastro (Fratelli d’Italia), in visita di cortesia in carcere poche settimane fa per partecipare a un’allegra grigliata organizzata da uno dei sindacati degli agenti: «Qualora il quadro accusatorio dovesse trovare riscontro e dovessero essere accertate responsabilità, saremo inflessibili perché la polizia non può confondersi con l’antistato» ha dichiarato, ironia della sorte rispondendo a una domanda durante la conferenza stampa in cui presentava le nuove regole di comportamento per gli agenti della polizia penitenziaria italiana, scritte per fissare modalità e limiti dell’uso della forza dietro le sbarre, senza rischiare di oltrepassare il confine dell’ipotesi di reato. Ancora più garantista è stato il sindaco di Biella Claudio Corradino (Lega), anche lui invitato a quella grigliata delle polemiche: «Ho piena fiducia nella magistratura ma come il mio caso insegna dopo tanto clamore mediatico spesso si arriva alle assoluzioni». Il primo cittadino si riferisce al processo in cui è stato prosciolto dalle accuse di peculato per aver usato auto di servizio del Comune e della Protezione civile. Nella stessa intervista rilasciata all’edizione di Torino di Repubblica, rinnova la fiducia alla polizia penitenziaria: «Hanno tutta la mia stima. Fanno un lavoro difficilissimo. Se qualcuno si è macchiato di colpe gravi, e va dimostrato, ha disonorato la divisa che invece centinaia di agenti indossano con onore».
Cosa succede in città
Oggi alle 17,30 a Biella si apre con due presentazioni in successione il festival ContemporaneA, rassegna culturale al femminile che entrerà nel vivo dal 22 al 24 settembre. Alla galleria d’arte Bi-Box di via Italia 38 aprirà Ilaria Li Vigli, avvocata ed esperta delle politiche di genere, che parlerà del suo saggio “Donne e potere di fare” con la docente dell’università di Torino Silvia Giorcelli. A seguire Giulia Sissa, professoressa di antichità classiche e scienze politiche alla Università of California, racconterà del suo libro “L’errore di Aristotele”, in dialogo con Luca Chieppa. L’ingresso è libero
Oggi alle 17,30 a Vigliano le sale della biblioteca di Villa Era ospitano Maria Cristina Minniti, medico chirurgo ma anche specializzata in medicina ayurvedica, che parlerà proprio di questo tema
Oggi alle 18,30 a Biella alla Biblioteca Civica ci sarà il primo appuntamento di Fuoriluogo Off, le serate fuori catalogo del festival letterario chiusosi domenica: la docente all’università di Pavia Anna Ferrando e il professore e regista biellese Beppe Anderi parleranno della storia della casa editrice Adelphi. L’ingresso è libero fino a esaurimento posti
Cultura biellese che va lontano
Fuoriluogo e Oropa Music Festival (e da oggi la rassegna al femminile ContemporaneA) hanno portato la cultura in città con libri, musica, economia, attualità, teatro. Poi c’è anche una fetta di Biella che sa portare la sua eccellenza culturale fuori provincia. L’Accademia Perosi ha curato la produzione di uno spettacolo tra musica e teatro che domenica e martedì è andato in scena in due luoghi intrisi di fascino e storia, il teatro greco di Tindari e quello di Taormina, in Sicilia. Lo spettacolo si chiama “Eroina” ed è un ritratto delle donne protagoniste della guerra di Troia, da Elena a Ecuba, da Andromaca a Briseire. La narrazione si è dipanata grazie alle parole di due attrici, Elisa Lombardi e Michela Di Martino (quest’ultima, per i curiosi, voce di alcuni personaggi dello storico show Rai per bambini “L’albero azzurro), e alle note dell’orchestra Talenti Musicali della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino insieme alla soprano Fé Avouglan. A Milano invece aprirà il 13 ottobre tra Palazzo Reale e Triennale, una mostra dedicata al grande fotografo italiano Gabriele Basilico, scomparso dieci anni fa, di cui saranno esposte cinquecento immagini di paesaggi urbani. Tra chi cura mostra e percorso espositivo c’è Filippo Maggia, nato a Biella 63 anni fa, docente di storia della fotografia all’Istituto europeo del design di Torino e direttore della Fondazione fotografia di Modena.