Le banche e la tassa nuova
Annunciata in piena estate, finita nel mirino per le critiche del mondo della finanza e messa in discussione dalle reazioni negative della borsa, modificata in corso d’opera e oggi, alla prova dei fatti, probabilmente inefficace: la legge che ha stabilito di tassare gli extraprofitti delle banche italiane rischia di non portare risorse nelle casse dello Stato. Sella, il principale gruppo bancario biellese, ha annunciato nella presentazione dei suoi dati (positivi) del terzo trimestre del 2023 di voler attivare l’opzione lasciata aperta dalla riformulazione della norma: versare, al posto della tassa, una quota pari a due volte e mezzo quello che avrebbero dovuta pagare di imposta, nelle riserve societarie. Ovvero nella loro cassaforte anziché nei forzieri pubblici. Per Sella si tratterebbe di una stima di 27 milioni, contro gli oltre 10 che avrebbe dovuto pagare come tassa, dopo un periodo giugno-settembre che ha portato a 105 milioni gli utili dell’anno, con una crescita del 18%. Lo stesso, secondo Eco di Biella, vorrebbe fare Banca Patrimoni che del gruppo Sella fa parte, così come Banca di Asti che ha inglobato Biverbanca e di cui è azionista la Fondazione Cassa di Risparmio di Biella. L’idea della tassa sui cosiddetti extraprofitti era venuta al governo Meloni per colpire uno dei settori che più aveva beneficiato dei rialzi dei tassi d’interesse, come sanno anche coloro che, con un mutuo a tasso variabile, hanno visto crescere progressivamente la rata. Il provvedimento fu modificato poco dopo l’annuncio in seguito alle critiche per i possibili effetti sugli investimenti dall’estero e per non aver avviato una trattativa con la controparte come era accaduto per esempio in Spagna dove una simile norma era stata varata dopo sei mesi di dialogo tra banche e Governo. La novità più importante della legge riformulata fu proprio quella della possibilità di sostituire la tassa con un versamento nelle riserve della banca. Sono comunque soldi presi dagli utili che potrebbero incidere sull’ammontare dei dividendi per gli azionisti, un tema caldo per la Fondazione Cassa di Risparmio di Biella che proprio da quei dividendi trae parte delle sue risorse da reinvestire sul territorio.
Ipse dixit
“La notte del Bataclan ero a Parigi, e ho avuto paura. Poi la commozione e l’angoscia, per mesi, in tutti i quartieri e alle soglie dell’Università, gli zaini controllati dai servizi di sicurezza, tutti i giorni. L’estremismo religioso è il male in terra e va combattuto, in primo luogo praticando una vita rispettosa e accogliente verso il diverso, non importa cosa pensi, non importa se fedele o “infedele”, non importa il colore della sua pelle o della pelle del suo Dio”.
(Paolo Furia, ex segretario regionale del Partito Democratico, ricordando su Facebook gli attentati di Parigi del 13 novembre 2015)
A telecamere in faccia
La tivù del dolore ha regole stringenti. Se un’inviata riesce a mettere il microfono sotto il naso a un omicida agli arresti domiciliari, lo schermo va diviso. Due terzi a lui, al suo corpo che porta i segni dell’obesità appoggiato a un’auto e alla sua voce impastata da chissà quali medicine. Un terzo ai genitori della ragazza che lui ha ucciso a coltellate, al loro sguardo carico di rabbia e angoscia, tenuto fisso in primo piano. La tivù del dolore deve puntare il dito sul dolore e basta. Non c’è tempo né spazio per gli approfondimenti: ci sono i familiari di Erika Preti e il loro strazio in collegamento da Biella, ci sono i fermi immagine di quell’intervista volante a Dimitri Fricano, che da pochi giorni è uscito dal carcere per continuare a scontare la pena agli arresti domiciliari, con il permesso di uscire tre ore al giorno solo per curarsi. Quando Luciano Garofano, biologo ed ex comandante del reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri (il Ris di Parma, detto come se fosse una parola sola), prova a spiegare perché la legge consente che un uomo condannato a trent’anni abbia una misura di detenzione che non è una cella, lo interrompono, gli parlano sopra, arriva l’impellente necessità della conduttrice di inviare solidarietà ai poveri genitori per suscitare un applauso dal pubblico in studio. La tivù del dolore, se può, sparge sale sulle ferite: quando il padre dell’omicida definisce al microfono l’episodio come una «lite tra ragazzi», quale squarcio può essersi aperto, in diretta nazionale, nell’anima di due genitori? La tivù del dolore ha tempi risicati. Bisogna passare al dolore successivo. «Puoi tornare domani?» chiede la conduttrice a Garofano che non è riuscito a terminare un concetto compiuto, perché la trasmissione è in ritardo. E poi all’inviata da Biella: «Fai quello che puoi per riaverli domani pomeriggio». E mentre la mamma di Erika Preti obietta: «Io il pomeriggio lavoro per portare a casa la pagnotta», la conduttrice insiste perché chieda un permesso di un’ora. La tivù del dolore non bada alle conseguenze. Chi è agli arresti domiciliari non può avere contatti con l’esterno esclusi i casi disciplinati dal giudice, che in questa vicenda sono le finestre di uscita da casa per sole ragioni di cura. E non può comunicare con il mondo esterno. Le poche parole dette al microfono da Dimitri Fricano potrebbero costargli un intervento del tribunale. Ma la tivù del dolore ormai ha raggiunto il suo fine.
È andato in onda lunedì il lungo inserto di Pomeriggio 5, programma quotidiano di Canale 5 condotto da Myrta Merlino, dedicato al caso biellese. Ha ottenuto circa il 14% di share, ovvero, 14 televisori accesi su cento erano sintonizzati su quel programma secondo la stima di Auditel. Secondo Pier Silvio Berlusconi, amministratore delegato di Mediaset, la conduttrice che ha sostituito da settembre Barbara D’Urso «si è trovata di fronte a un compito molto arduo, rendere più serio e giornalistico il contenitore pomeridiano di Canale 5». Ieri è arrivata la reazione biellese, molto dura, dell’associazione Non sei sola, parte del centro provinciale contro la violenza sulle donne: «Non possiamo tacere davanti alla visibilità data all’omicida a mezzo televisivo e di stampa. Si chiama vittimizzazione secondaria. Per quanto le parole espresse da Fricano e dai suoi familiari siano, per molti se non per tutti, folli e assurde, non possiamo non far notare che si è data importanza all’audience mentre si è persa, ancora una volta, l’occasione per dare voce a chi sta dalla parte delle donne e si batte per una cultura di tutela e rispetto».
Cosa succede in città
Oggi alle 11,30 a Biella verrà inaugurata la mostra con le opere di allieve e allievi del liceo artistico Sella dedicate al tema della violenza sulle donne e ispirate alle panchine rosse che da qualche anno punteggiano la città. L’appuntamento è al “cantinone” della sede della Provincia. Si potrà visitare la mostra domani e venerdì dalle 10 ale 13 e dalle 16 alle 18 e sabato e domenica dalle 15 alle 18
Oggi alle 18,15 a Biella si parlerà di televisione nella sala conferenze del Museo del Territorio: lo storico della tv e docente universitario Giorgio Simonelli dialogherà con il regista e insegnante Beppe Anderi in un appuntamento organizzato dal Lions club Bugella Civitas e dal liceo scientifico Avogadro
Oggi alle 21 a Vigliano la rassegna di danza “Interscambi coreografici” porterà nella palestra comunale lo spettacolo “Cappuccetto Rosso. C’era una volta il lupo e la fanciulla” con la compagnia Atacama. Biglietti a 15 euro, ridotti a 12 euro per chi ha più di 65 anni e meno di 12 e a 10 euro per gruppi da cinque persone e per allieve e allievi delle scuole di danza
Oggi alle 21 al Piazzo prosegue il ciclo di serate del Biella Fotoclub. Nella sala conferenze di palazzo Ferrero sarà ospite Pietro Ballone con la sua rassegna di istantanee intitolate “Luci, colori ed emozioni”. L’ingresso è libero
Il biellese che ha illustrato Tolkien
La prima volta che lesse Tolkien, Piero Crida lo trovò un po’ noioso: probabilmente non sarà il dettaglio messo in primo piano oggi quando i primi visitatori vedranno anche la sua opera nella mostra dedicata a Roma allo scrittore britannico, autore della saga de Il Signore degli Anelli. L’esposizione alla Galleria Nazionale è un progetto speciale del ministero della Cultura, costata circa 250mila euro. Il pezzetto biellese è la copertina della prima edizione italiana pubblicata negli anni Settanta da Rusconi. Crida, torinese di nascita e gragliese d’adozione, ne era l’autore ma prima ancora, come raccontò a Beppe Anderi e al pubblico di Fuoriluogo in un evento del festival letterario nel 2021, lo aveva lui stesso proposto alle case editrici dopo aver letto l’intera saga in lingua originale. «Capii che stava diventando un successo» disse, in un virgolettato riportato da La Stampa «quando scoprii che nelle università inglesi già se ne facevano delle parodie». La prima proposta a Rusconi, la casa editrice per la quale lavorava come illustratore, fu fallimentare: bocciato perché considerato un libro per bambini. «La situazione» narrò Crida «si sbloccò solo quando anche Adelphi incominciò a interessarsi ai diritti. Fu realizzata un’edizione in brossura con una brutta copertina». Brutta, benché l’avesse disegnata lui: ne aveva proposto due versioni e, a suo dire, scelsero la peggiore. Ma il tema dei rami intrecciati è rimasto un marchio caratteristico che tutti gli appassionati di Tolkien (tra cui si annovera la presidente del Consiglio Giorgia Meloni) riconoscono a colpo d’occhio. Quella copertina definitiva gialla, nell’edizione in tre volumi de Il Signore degli Anelli pubblicata nel 1974, farà parte della mostra. Tra le altre opere di Crida, artista e disegnatore di tessuti tra le sue altre attività, c’è anche la copertina dell’album di Mina in cui canta i brani di Lucio Battisti.