Le bandiere bianche del commercio in centro
Marville è un marchio di abbigliamento maschile, in stile canadese, che qualche mese fa aveva aperto un negozio monomarca sia a Vercelli sia a Biella. Quello di via Italia angolo via Gramsci ha chiuso, ma non per lasciare la città. Se ne va a Gli Orsi da fine ottobre, come annunciato da una scritta sulla vetrina oscurata. Poche settimane fa aveva fatto lo stesso Benetton. In centro la casa di abbigliamento trevigiana era una presenza costante, prima negli spazi un po’ angusti all’angolo con via XX Settembre, proprio di fronte all’ormai ex Marville, poi sempre in via Italia ma all’altezza di via San Filippo sotto i portici, in uno spazio espositivo ben più grande e confortevole. Non è una sconfitta per il commercio, ma per il commercio in centro sì. Il saldo delle imprese attive non cambia con le decisioni di Marville e Benetton, ma quello delle vetrine vuote nell’isola pedonale delle vasche del sabato cresce ancora. Le ragioni? L’esistenza stessa de Gli Orsi è solo una di queste anche se ha strappato alle vie del passeggio cittadino altri marchi nel recente passato (Tezenis, Calzedonia per fare due esempi) anche se c’è chi, come Kappa, ha fatto il percorso inverso. Ma via Italia e dintorni spesso risultano difficilmente accessibili per il costo degli affitti: le proprietà spesso sono in mano a società immobiliari con sedi altrove poco disposte alle trattative. Così agli esempi virtuosi come la ristrutturazione del vecchio colorificio di via Amendola con vista sul Duomo diventato una pasticceria del gruppo De Mori, si contrappongono tutte le vetrine senza padrone a due spanne di distanza. E poi sembrano cure omeopatiche con bassissimo contenuto di principio attivo i tentativi pubblici e privati per rivitalizzare il centro. Chi ricorda il progetto 015, quello che avrebbe previsto il centro commerciale diffuso nelle vie storiche? Si è dissolto, così come i tentativi dei pochissimi marchi che avevano appiccicato l’adesivo dell’iniziativa sull’ingresso. Piacenza Cashmere, quasi di fronte alla chiesa della Trinità, per esempio, ha tentato e poi ha chiuso. E che cosa potrà portare il cosiddetto Duc, il distretto urbano del commercio che per ora ha finanziato la grande scritta “Biella” e l’impianto di filodiffusione? E ancora quale destino avranno i progetti di risistemazione di via Italia e dintorni? Il cantiere per piazza Vittorio Veneto non è ancora stato aperto e ha già raccolto la perplessità dei negozianti della zona. Quello per la messa in sicurezza idrogeologica di via Italia, con la possibile “emersione” di un tratto della roggia che passa sotto la strada, aspetta fondi del Pnrr che però sono tra quelli in procinto di essere cancellati con il nuovo accordo tra Italia e Unione Europea. C’è chi non smette di crederci, per fortuna. Marconi Due, il negozio di abbigliamento e accessori made in Biella, ha scritto un messaggio social alla notizia del trasloco di Marville, insieme a un “in bocca al lupo” per la nuova sede: «Noi invece continuiamo a provarci». Anche il presidente di Confesercenti Angelo Sacco, su Il Biellese, prova a guardare il lato brillante della medaglia: «Ho esempi di commerciati che sono soddisfatti dei risultati. Ritengo che quella per far crescere via Italia non sia una battaglia persa. Nel 2024 faremo un grosso investimento per dare vita alle vetrine chiuse, per riempire gli spazi vuoti con nuove iniziative culturali, con mostre e arte». Sempre meglio di una vetrina oscurata dalle pagine di vecchi giornali. Certo, però, così diventeranno bacheche e non negozi aperti.
Ipse dixit
“Quell’uomo, pochi giorni prima di essere trasferito a Biella, era salito sul tetto del carcere Don Soria di Alessandria dove era detenuto. Aveva inscenato una protesta: era stanco dei continui trasferimenti da una struttura all’altra. Il Provveditorato amministrazione penitenziaria decide di trasferirlo a Biella con decreto di altissima sorveglianza con pericolo di fuga. Perché non hanno colto invece la sua richiesta di aiuto, la manifestazione del suo disagio? Perché è stata valutata l’esigenza di una misura di sicurezza e non si è valutata la fragilità di quella persona?”
(Intervento di Sonia Caronni e Bruno Mellano, garante provinciale e regionale delle persone private della libertà personale, in merito al suicidio di un uomo nel carcere di Biella nei giorni scorsi. Le loro parole sono state riportate a Il Biellese)
«Sono in carcere e non so perché»
Ha trent’anni, è nato in Nigeria, a Biella aveva poco o nulla perché dormiva da abusivo nel complesso ex Rivetti di via Carso ed è stato condannato a tre anni e 20 giorni per reati pesanti come rapina e sequestro di persona. Però, prima che fosse pronunciata la sentenza, ha chiesto di dire qualche parola: «Sono in carcere da tredici mesi e non so perché». La sua storia accende una tenue lucina su quello che s’immagina e a volte si dimentica, cioè che per i più fragili ed emarginati sia più difficile provare a ottenere clemenza dalla giustizia. Il processo e il suo esito sono stati riassunti da La Stampa. Tutto cominciò poco più di un anno fa quando un gruppo di ragazzini era andato a curiosare nella vecchia fabbrica abbandonata, finendo per incontrare l’uomo che stava dormendo su un giaciglio improvvisato. Lui, arrabbiato per essere stato disturbato, ne afferrò uno per il braccio (sequestro) e gli strappò un braccialetto (rapina). Quando arrivarono le forze dell’ordine, era tornato a dormire e il braccialetto era per terra dove l’aveva gettato. Finì in manette, senza possibilità di detenzione preventiva alternativa al carcere, a quanto pare. Del resto come concedere i domiciliari a chi una casa non ce l’ha? L’accusato non parlava italiano, una perizia lo ha giudicato semi-infermo di mente. Ma ha passato tredici mesi in cella. E lì rischia di tornare fino a fine pena, un castigo pesante se si ripensa alla ricostruzione dell’episodio.
Cosa succede in città
Oggi alle 9 a Pollone iniziano i voli liberi delle mongolfiere per la seconda giornata di Pollone dal Cielo. Ci saranno anche salite con la mongolfiera vincolata, uno spettacolo di aquiloni acrobatici, un mercatino, il cibo da strada e l’ambulatorio mobile di Lilt per le visite senologiche
Oggi alle 10 a Biella la seconda giornata di “Ben rivà an Riva” ha un programma ricco che si apre con l’esposizione in piazza San Giovanni Bosco dei mezzi di Croce Rossa, Protezione civile e gruppo antincendi boschivi. Alle 10,30 sarà celebrata la messa in onore del patrono a San Cassiano. Alle 12 sarà distribuita la panissa. Alle 14,30 cominciano musica dal vivo per le vie del quartiere con Cento’s Band, Green Ribbons e Kizmet, le esibizioni di danza della scuola L’Arabesque, le prove di pattinaggio con Bi Roller in piazza del Monte e i giochi di una volta per bambine e bambini. Alle 16,30 la tradizionale nutellata raccoglierà fondi per la mensa Il Pane Quotidiano di via Novara. Alle 17,30 si chiude con lo spettacolo del mimo e clown Adrian Kaye
Oggi dalle 10 a Biella il Museo del Territorio celebra la giornata nazionale delle famiglie al museo. L’ingresso nelle sale del chiostro di San Sebastiano è gratuito. Alle famiglie in visita saranno date tre schede tematiche e il taccuino ufficiale della manifestazione. Il museo sarà aperto fino alle 18
Oggi alle 10 al Piazzo tra palazzo Ferrero e palazzo La Marmora riapre i battenti “Fatti ad arte”, la rassegna dell’artigianato di eccellenza. Biglietti a 5 euro. Alle 15 è anche in programma una visita guidata al Piazzo di due ore. Prenotazioni e informazioni al numero 388.5647455
Oggi alle 10 a Candelo torna il mercato della terra tra le mura del Ricetto con produttori locali e cibi biologici e di qualità con l’organizzazione di Slow Food. Alle 15, alle 15,30, alle 16 e alle 16,30 sempre al Ricetto andrà in scena la rappresentazione del mercato rinascimentale curata da attrici e attori dell’associazione Storie di Piazza. La partecipazione è a offerta libera. Ci si prenota a info@storiedipiazza.it
Oggi alle 14,30 a Biella l’Archivio di Stato di via Arnulfo apre le sue porte per far visitare, a ingresso libero, la mostra “Era un gran deposito di carte”. Sono previste visite guidate alle 15, alle 16 e alle 17. La mostra resta aperta fino alle 18,30
La domenica sportiva
Oggi alle 15 a Cossato la quinta giornata del campionato di Eccellenza di calcio maschile vedrà il Città di Cossato allo stadio Ezio Abate contro la capolista a punteggio pieno Volpiano Pianese. Alla stessa ora la Biellese gioca in trasferta con la Pro Novara, già sconfitta mercoledì sera nel ritorno di Coppa Italia, un 3-1 che però non è valso il passaggio del turno
Oggi alle 15,30 a Biella c’è il debutto stagionale in serie A del Biella Rugby con l’avversaria più blasonata del campionato, il Calvisano che nella sua storia ha conquistato sette scudetti. Sulle gradinate dello stadio del rugby di via Salvo d’Acquisto l’ingresso è gratuito
Oggi alle 18 a Verrone debutta lo Zeta Esse Ti Biella nel girone B della serie C maschile di pallacanestro. L’avversario è il Cus Torino dove gioca il biellese Carlo Pietra. L’ingresso è libero
Per i treni biellesi servirebbe un post di Taffo
Che le linee ferroviarie biellesi non siano un modello di efficienza è cosa nota a chi le frequenta spesso. Anzi, è tra i punti segnalati spesso dai pendolari il dettaglio di come diventi più difficile raggiungere la città nei fine settimana. Se n’è accorto suo malgrado anche Riccardo Pirrone, il pubblicitario e creativo che ha inventato il marchio Taffo, l’impresa funebre di Roma diventata famosa in tutta Italia (e con un giro d’affari moltiplicato) grazie alle campagne su Facebook e Instagram all’insegna dell’ironia senza filtri sulla morte. Pirrone era tra i relatori di BiDigital, l’evento di Sellalab e Btrees dedicato alle nuove frontiere di web e dintorni che ieri ha richiamato 1300 persone ad ascoltare una cinquantina di conferenze. Solo che ha rischiato di non arrivare. Lo ha svelato, poco prima che iniziasse il suo intervento, Christian Clarizio, manager di Sellalab, ironizzando a sua volta: «Volevi farmi morire per aggiungere un cliente all’azienda che segui?». Pirrone lo aveva chiamato poco prima, per dirgli che tra ritardi e coincidenze saltate, sarebbe arrivato alla stazione San Paolo solo alle 14,53, ovvero sette minuti prima delle 15, ora in cui avrebbe dovuto essere al microfono. Del resto per far funzionare meglio i treni locali ci hanno provato in molti e in molte maniere da almeno trent’anni a questa parte. Provarci con un post su Facebook di Taffo sarebbe forse l’ultimo tentativo. O è più appropriato definirlo estremo?