Le ultime vittime dei fascisti
Erano spavaldi e a petto in fuori ancora la sera prima, i fascisti e i nazisti: le cronache della primavera del 1945 li descrivevano allineati in via Marconi, sui loro camion dopo aver compiuto l’ultimo rastrellamento nelle valli biellesi. Passò la notte del 23 e sorse il sole del 24 aprile, 79 anni fa, e nell’ansia di Biella cominciò a spargersi una voce: i tedeschi se ne stavano andando. A rinfocolarla pensò il manifesto stampato e appiccicato in tutta fretta sui muri dal Comitato di liberazione nazionale: invitava alla calma e alla compostezza. La città fu disciplinata: guardò con freddezza i soldati repubblichini del battaglione Pontida che si schieravano in quello che oggi è viale Matteotti, con il muso dei loro furgoni rivolto verso il torrente Cervo, verso le strade che portano lontano. Non bastò. «Disgraziatamente, colpite dagli sgherri del Pontida, due donne e un uomo trovarono ancora la morte» scrisse Il Biellese. Un triplice omicidio fu chiuso in cinque righe, non una di più, in quel tempo in cui il sangue e il dolore erano odiosi vicini di casa a cui ci si era tristemente abituati. I loro nomi, i nomi delle ultime vittime dell’occupazione nazifascista, sono su una lapide all’angolo tra viale Matteotti e via Repubblica: Luigi Ottinetti, anni 36, Pierina Vottero Fin in Marchetti, anni 59, Cesira Tempia Bonda, anni 54. Solo di lei è stato possibile ricostruire la storia, grazie alla testimonianza del nipote e grazie a un quadro cupo come i tratti a carboncino che Celso Tempia, fratello di Cesira e pittore, le dedicò. Leo Tempia, figlio di Celso e allora solo un bambino, vide tutto quello che era accaduto: era a casa della zia, un appartamento al piano alto di viale Matteotti più o meno dove oggi c’è la Banca Sella. Si sentì un colpo che sembrava una fucilata ma forse era una gomma di un veicolo scoppiata all’improvviso. Quelli del Pontida schierati sotto i portici immaginarono un cecchino, caricarono le armi e mirarono alle finestre dei palazzi. Cesira Tempia Bonda era dietro una di quelle. Il proiettile non le lasciò scampo. Morì sul pavimento di casa sua, sotto gli occhi dei suoi familiari. Morì che la guerra era finita, che la sua città era libera, senza poter festeggiare. Non fu la sola. Il 23 aprile, per quel colpo di coda di cui nazisti e fascisti andavano fieri, piovvero proiettili di mortaio e di cannone su Veglio. Morì Evandro Pastoretto, 17 anni, partigiano. Morirono Sandro Catella, 16 anni, e Giuseppe Catella, 7 anni. Sette anni, nato nel 1938, cresciuto senza conoscere null’altro che la guerra, seppellito in un cimitero prima che potesse vedere qualcosa di diverso.
Ipse dixit
“E permettete che, mentre plaudo alla prova di comprensione, di dignità, di compostezza data dalla popolazione nella sua grandissima maggioranza, io rivolga ancora a tutti un richiamo e un monito: la nuova atmosfera di libertà, frutto di tante lotte e tanti sacrifici, serva davvero per il bene, per l’elevazione morale della vita, per la nobilitazione del pubblico costume. In modo particolare voglio raccomandare alle giovani biellesi che la esultanza, vibrante particolarmente nel loro animo giovanile, non si trasformi mai in sfacciata licenza. Sappiano esse conservare in questo momento storico la loro posizione di serena compostezza e dignità, di fronte a tutti”
(Dal messaggio del vescovo di Biella monsignor Carlo Rossi su “Il Biellese” del 4 maggio 1945, il primo numero andato in stampa dopo la Liberazione)
Il 24 a Biella, il 25 a Donato
Biella fu libera il 24 aprile 1945, un giorno prima rispetto alla data che è segnata in rosso sul calendario, per ricordare il giorno della fine del fascismo e dell’occupazione nazista. I partigiani entrarono in città e presero il potere prima che arrivassero gli alleati. Anche per questo Biella è medaglia d’oro al valor militare, un’onorificenza conferita da un presidente della Repubblica partigiano come Sandro Pertini. Soprattutto per questo la Liberazione nel capoluogo si celebra oggi, il 24 aprile appunto. La cerimonia ufficiale si svolge alle 10: le autorità si danno appuntamento ai giardini Zumaglini, con il sindaco Claudio Corradino in fascia tricolore e il presidente provinciale dell’Anpi, l’associazione dei partigiani, Gianni Chiorino che cederà il microfono al vicepresidente nazionale Alessandro Pollio Salimbeni. Davanti a loro ci si aspetta un gran numero di candidati, date le elezioni imminenti e, se accadesse come l’anno scorso, anche due esponenti del Governo: Gilberto Pichetto, ministro dell’Ambiente, disse di non poter mancare per rendere onore a suo padre che salì in montagna a sedici anni per combattere i nazifascisti. Per Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia, fu una prima volta in una ricorrenza civile che forse è la più lontana di tutte dalla sua storia politica e probabilmente anche dal pensiero della sua base, fatta anche da quelli che il 25 aprile si augurano “buon San Marco” pur di non sottolineare che è la festa della Liberazione. Dopo le orazioni, il corteo delle autorità raggiungerà palazzo Oropa per la posa della corona di alloro alla lapide dei caduti. Alle 19,45 da villa Schneider che fu sede delle torture e della prigionia per i partigiani, partirà la tradizionale fiaccolata dell’Anpi che toccherà gli altri luoghi della città macchiati del sangue delle stragi nazifasciste: via Amendola dove fu falciato l’oste del bar Porto di Savona un giorno in cui i soldati avevano sete di vendetta e rappresaglia, piazza San Giovanni Bosco dove furono fucilati in sette e uno si salvò per miracolo, piazza Martiri dove vennero giustiziati in ventuno. La principale manifestazione del 25 aprile sarà invece quella di Lace, la frazione di Donato in quella valle Elvo che fu culla dei partigiani. Quest’anno parleranno, tra gli altri, l’ex assessore comunale a Biella Diego Siragusa e l’ex sindacalista dei metalmeccanici Cgil Giorgio Cremaschi. La loro presenza ha portato a un’assenza, quella della comunità ebraica di Ivrea che ha rinunciato a quella che ha definito in una lettera aperta «la più importante ricorrenza civile per gli ebrei italiani» per timore di posizioni orientate «pregiudizialmente contro Israele». Sia Siragusa sia Cremaschi hanno rilasciato a più riprese dichiarazioni sul conflitto in Medio Oriente e anche su quello in Ucraina, con una posizione particolarmente indulgente verso la Russia.
Cosa succede in città
Oggi alle 21 a Mongrando si celebrerà la Liberazione con la musica al centro polivalente: salirà in console Dj Gruff, uno dei padri dell’hip hop italiano. Gli faranno da contorno La Febbre e Malamacabre. Si entra gratis
Oggi alle 21 a Valdilana l’auditorium dell’istituto Gae Aulenti di Mosso ospita la presentazione del libro “La storia non insegna, undici mesi della mia vita in Russia”, diario di guerra di Aurelio Mazzone. Interverranno Giovanni Turcotti e Marcello Vaudano
Un podcast locale di cronaca nera
In Italia esistono canali tematici che trasmettono solo serie tv e film polizieschi e c’è perfino un settimanale, che si chiama “Giallo” ed è edito da Urbano Cairo, lo stesso di La7 e Corriere della Sera, dedicato solo alla cronaca nera. Il successo di podcast come “Indagini” di Stefano Nazzi ed “Elisa true crime” della torinese Elisa De Marco hanno spinto il primo dei media biellesi (esclusi quelli che amano questo strumento come Better Radio) a tentare la strada delle tracce audio da scaricare e ascoltare quando si vuole, scegliendo come argomento proprio la cronaca nera. “Delitti e castighi” è una produzione de La Provincia di Biella e di Diario del Web, la prima ormai presenza storica bisettimanale nelle edicole del territorio, il secondo portale lanciato con grandi ambizioni qualche anno fa e che da tempo ormai sembra aver abbandonato la cronaca quotidiana, dato che l’ultima notizia locale riguarda l’edizione 2023 di BollediMalto di settembre. A curarlo è forse il più impegnato e influente dei cronisti di nera della provincia: Mauro Zola, già direttore di Newsbiella e dell’ormai chiuso Biellacronaca, è una firma de La Stampa alla quale ha regalato qualche scoop. Si è aperta grazie a un suo articolo l’inchiesta sui “furbetti del vaccino” poi spentasi con le assoluzioni una volta arrivata a processo. Il primo caso affrontato, in tre puntate, è quello dell’omicidio di Erika Preti, la ragazza di Pralungo uccisa dal fidanzato mentre era in vacanza con lui in Sardegna. Il podcast è a disposizione gratuitamente su Spotify e si può raggiungere anche dal sito web de La Provincia di Biella.