Lenti e poco affidabili
Bastano due epiteti, al biellese medio, per capire l’argomento di cui si parla: ebbene sì, i treni. Nell’aggiornamento periodico di 6aBiella sui disservizi legati alle ferrovie di casa nostra, spiccano i dati dell’estate raccolti dal comitato dei pendolari. Sulla linea Biella-Novara ci sono stati i problemi più rilevanti: i treni sono arrivati a destinazione in ritardo nel 22,8% dei casi, pari a 260 episodi, una percentuale che nel proverbiale Giappone avrebbe portato a scandalo e raffiche di dimissioni e qui invece no. Tra giugno e luglio sono stati soppressi 63 treni. Sono stati 44 quelli soppressi invece sulla Biella-Santhià dove almeno i ritardi si limitano a 75, ovvero il 7.9% dei treni che hanno viaggiato. Più nel dettaglio 37 treni da e verso Santhià e 86 da e verso Novara sono arrivati a destinazione oltre quindici minuti dopo l’orario previsto. E, trattandosi di una linea che, uscendo dalla stazione San Paolo, deve tenere conto delle coincidenze con i regionali verso Milano e Torino, è un problema non di poco conto. «Mai come in questo periodo» è il commento amaro a La Stampa del portavoce dei pendolari Paolo Forno «sono stati segnalati problemi nel rispetto degli orari anche a causa di numerosi disagi legati all'infrastruttura». Sotto accusa ci sono i soliti passaggi a livello che, specie in direzione di Novara, sono ancora tanti e, a ogni malfunzionamento, creano problemi di puntualità o peggio. La conseguenza è il ritorno alla gomma almeno per il primo tratto di viaggio, come sottolinea Forno: «Sono sempre più le persone che scendono in auto direttamente a Santhià per non rischiare di perdere la coincidenza con la quale raggiungere il posto di lavoro».
Ipse dixit
“Sono emiliana e amo la buona cucina ma purtroppo non potrò assaggiare i vostri piatti tipici. A ogni cena prima di un concerto posso mangiare solo riso e pollo mentre vedo la mia band che assaggia sempre un’infinità di prelibatezze”
(Nina Zilli, cantante ospite domenica di Bolle di Malto, intervistata da La Stampa alla vigilia del concerto)
La Casa Italia paralimpica di Pistoletto
È stata inaugurata giovedì scorso, alla presenza di ben due ministri, la Casa Italia delle Paralimpiadi: è ospitata nello stesso palazzo storico di Parigi, dentro il Bois de Boulogne, che fu sede della spedizione olimpica azzurra fino a un mese fa. Ma è diverso il concetto che l’ha ispirata, affidato alla creatività di Michelangelo Pistoletto. L’artista biellese, 91 anni compiuti a giugno, è partito dallo slogan “Physique du role”, deciso con una goccia di ironia per rimarcare un modo diverso di vedere lo sport delle persone con disabilità rispetto al passato, non più con sguardo di compassione ma di ammirazione per atleti veri. Pistoletto ha scelto di declinare secondo il tema paralimpico alcuni capisaldi del suo linguaggio artistico. C’è il Terzo Paradiso, naturalmente: nelle immagini alle pareti, scattate a giugno a Roma, campionesse e campioni della squadra italiana sono disposti in piscina e sul campo di gara in modo da formare il simbolo del doppio infinito. Ci sono anche i quadri specchianti, le superfici di metallo lucido e riflettente su cui Pistoletto ama collocare immagini perché chi guarda l’opera entri anche a farne parte. Anche qui ci sono fotografie degli atleti in azione. E poi ci sono le sfere: la prima, fatta di carta di giornale e oggi parte della collezione permanente di Cittadellarte in via Serralunga, fu protagonista di una performance a Torino, lasciata in mezzo a un marciapiede con i passanti invitati a spingerla. Le pagine di giornale scelte per le repliche di Casa Italia sono quelle con gli articoli sul movimento paralimpico: ha “giocato” con loro durante l’inaugurazione anche il presidente del Comitato italiano paralimpico Luca Pancalli.
Cosa succede in città
Oggi alle 14,30 a Biella la galleria d’arte Bi-Box di via Italia ospita la presentazione del programma di Contemporanea, la rassegna artistica, letteraria e culturale che avrà luogo dal 27 al 29 settembre
Oggi alle 21 a Biella il cinema Mazzini celebra il quarantesimo anniversario del film Nightmare, classico dell’orrore diretto da Wes Craven, con la proiezione dellla versione originale. Ci sarà una replica anche domani alla stessa ora
Il fieno in città
Sabato c’è stata una scena contadina apparentemente fuori contesto davanti agli occhi di chi si fosse trovato a transitare in viale Macallè. All’angolo con via Galimberti, là dove c’è il semaforo dello stadio, erano al lavoro i mezzi agricoli che hanno provveduto al taglio del fieno, poi compattato in balle e trasportato in qualche fattoria come scorta per l’inverno. Tutt’intorno, la scenografia era assai poco campestre: ai quattro angoli di quel crocevia ci sono il complesso di piscina e palestra Rivetti, un negozio di articoli a basso costo sorto al posto di una concessionaria di auto, la biglietteria in disuso del La Marmora-Pozzo e il parcheggio di corso 53° Fanteria. Poco più in là c’è anche il cantiere dell’ex sede Atap destinata a diventare fra pochi giorni succursale volante del liceo scientifico. Quel rettangolo d’erba è uno dei pochi spazi contadini ancora rimasti nel perimetro urbano, periferie più estreme escluse. Poco lontano, tra via Galimberti e via Addis Abeba, c’è un altro prato incolto. Fino a tre decenni fa, prima che quell’area venisse scelta per il nuovo palazzetto dello sport, in via Paietta ci si coltivava il mais. Tra via Vialardi di Verrone e via Rosselli c’è anche un pezzo di terreno dedicato agli orti urbani, alle spalle del supermercato Famila.