L'importante è polarizzare
Centocinque a zero: è la differenza delle reazioni social sulla bacheca della vicepresidente della Regione e dirigente di Fratelli d’Italia Elena Chiorino in due suoi post degli ultimi giorni. Quello a quota zero commenti riguarda la delicatissima situazione del settore dell’automobile, cuore per decenni dell’economia di Torino e non solo (si pensi all’ex Lancia di Verrone), e la sua partecipazione all’assemblea dei delegati di fabbrica e sindacali piemontesi per dire a Stellantis «di mantenere la parola data» e cioè di continuare a investire nella produzione qui, dove è radicata con i marchi legati a Fiat. Quello sopra quota cento non parla di politica ma di lingua italiana: Chiorino non ama essere definita “assessora”, con la declinazione al femminile che pure i dizionari prevedono. Perché non «dentisto, pediatro o camionisto» si chiede via Facebook, scatenando il probabilmente atteso polverone che ha bucato i confini del Piemonte. Le hanno risposto in tanti, anche su quel post, invitandola a ripassare la grammatica. C’è chi lo ha fatto in termini più scientifici, come la sociolinguista Vera Gheno, che cura un podcast per Il Post e che fu a Biella per Fuoriluogo: «Assessore è nome di genere mobile, pediatra è nome di genere comune. Il primo al femminile diventa assessora, al secondo per fare il femminile basta cambiare l'articolo: il pediatra, la pediatra. Mi spaventa molto che una politica del suo livello non sia al corrente di una nozione di base come questa». Gheno poi se l’è presa con un giornale che sul tema ha usato un virgolettato per un titolo che lei non ha mai pronunciato, citandolo come esempio di esasperazione della polarizzazione. E, così facendo, ha sfoderato dal dizionario proprio la parola chiave della vicenda, e anche un po’ della comunicazione politica contemporanea. Le crisi del lavoro e dell’economia non servono a serrare i ranghi dei sostenitori, o almeno non quanto temi più terra terra ma che parlano dritti alla pancia: ricordare da una parte il woke, il “non si può più dire niente”, il “femminismo di bandiera” che bada alle parole più che alla sostanza è un ritornello che si sente spesso da destra. E da sinistra ci cadono con tutte le scarpe, dimostrando di non riuscire a dettare un’agenda alternativa e di cadere nella stessa tentazione di ricompattarsi su temi che sono tutt’altro che sostanziali. Altrimenti che senso avrebbe avuto lasciare tutto sommato tranquilla Elena Chiorino su Stellantis e invece prenderla a stilettate sull’uso delle parole al femminile, come hanno fatto i Giovani Democratici di Biella, che hanno pubblicato la risposta social dell’immagine che ha aperto la newsletter? In queste settimane Biella parla moltissimo di cassa integrazione: è la provincia dopo Lecce che ha avuto l’incremento maggiore di richieste di ore all’Inps in Italia, ha visto il provvedimento chiesto e ottenuto per i poco meno di 400 dipendenti dell’ex Lancia di Verrone che resteranno fuori dalla fabbrica fino a gennaio, ha ascoltato gli allarmi per i quasi duecento dipendenti del microcosmo Bonprix di Valdengo, anche loro con un futuro incerto e un possibile nuovo ricorso alla cassa integrazione in attesa che si completi la ristrutturazione prevista dal gruppo tedesco. Sono tutti temi rimasti ai margini della politica e almeno i sindacati dei metalmeccanici legati al caso Stellantis, nel Biellese, lo hanno detto più volte: nel dibattito sul futuro della fabbrica i grandi assenti sono finora stati coloro che prendono decisioni.
Ipse dixit
“Il racconto della sua attività professionale fatta sempre con grande umanità ed entusiasmo mi hanno aiutato ad andare nel profondo di una storia molto ricca che la nostra comunità ha espresso in tanti anni. La sua assenza lascia un vuoto profondo ma la sua memoria vivrà sempre nei suoi scatti e nei cuori di chi lo ha conosciuto”
(Monsignor Roberto Farinella, vescovo di Biella, nel suo ricordo del fotografo Sergio Fighera, pubblicato su Il Biellese)
“A rischio incidente rilevante”
L’esplosione al deposito di carburanti dell’Eni di Calenzano, in cui hanno perso la vita cinque persone e 26 sono rimaste ferite, è avvenuta in un luogo che, per la legge italiana, è catalogato come “sito a rischio incidente rilevante”. Il Post ne ha contati 974 in tutta la Penisola, perché sono quelli che compaiono nella lista del ministero dell’Ambiente, imposta da una norma varata dopo il disastro degli anni Settanta di Seveso, con la fuga di diossina dallo stabilimento dell’Icmesa. Il rischio è legato, come spiega Il Post, «alla presenza di grosse quantità di sostanze pericolose, che possono provocare danni significativi alla salute della popolazione e all’ambiente». Nel Biellese solo una fabbrica rientra in questo elenco: è la Ilario Ormezzano di Gaglianico, lungo la strada Trossi. Il suo lavoro è nel settore chimico, dove produce e immagazzina sostanze che vanno dai solventi agli acidi, dagli antigelo fino a prodotti utili nel settore farmaceutico. E poi c’è l’AdBlue, l’additivo che abbassa il tasso di emissioni di ossidi di azoto in determinati motori diesel, di cui l’azienda biellese è stata pioniera fin dal 2007. Essere in quell’elenco speciale non significa automaticamente essere una minaccia per chi ci lavora o per l’ambiente circostante. È però necessario sottoporsi a controlli e procedure di sicurezza ancora più stringenti. È l’azienda stessa a ricordarlo in una sezione del suo sito web in cui elenca le certificazioni che periodicamente ottiene e rinnova: «Il conseguimento di questa certificazione rappresenta la formalizzazione della volontà della società di operare nel pieno rispetto dell’ambiente, della salute e della sicurezza, adottando un approccio sempre più ecosostenibile e testimonia il nostro impegno costante per garantire un ambiente di lavoro sicuro e salutare per tutti i nostri dipendenti e le nostre parti interessate. Inoltre a partire dal 2000, nel rispetto del decreto legislativo relativo alla prevenzione del rischio di incidenti rilevanti, l’azienda considera prioritaria l’attenzione per la salute, la sicurezza e l’ambiente attraverso il proprio sistema di gestione della sicurezza».
Cosa succede in città
Oggi alle 15,15 a Biella si ritrova alla biblioteca Frassati di piazza Curiel il gruppo di lettura a voce alta: l’appuntamento sarà dedicato al romanzo della premio Nobel Annie Ernaux “Guarda le luci, amore mio”. L’ingresso è libero
Oggi alle 16 a Cossato per gli “Incontri del pomeriggio dell’università popolare UpbEduca Francesco Tempia Maccia parlerà del Duomo di Orvieto e delle sue opere d’arte. La conferenza si terrà nella sede di via Martiri della Libertà 14
Oggi alle 16,30 a Biella proseguono i laboratori e le attività per bambini nell’igloo di Babbo Natale installato in piazza Duomo: con lo staff di Cascina Oremo è in programma un laboratorio orientativo
Oggi alle 18,30 a Biella la biblioteca del Seminario ospita l’incontro con le autrici Anna Boggero Prin e Renata Bertero che parleranno dei loro libri “Luce” e “Il mistero del giaguaro d’oro” dialogando con Giulio Pavignano
Oggi alle 21 a Occhieppo Superiore le risposte alla domanda “Perché si va in montagna?” arriveranno dai brani selezionati dalla podcaster Clara Mazzi, scelti tra le opere di grandi scrittori. Saranno letti dalla voce di Francesco Logoteta. L’incontro è alla sala delle carrozze di Villa Mossa
Oggi alle 21 a Biella torna al cinema, in attesa di rivederlo con certezza in tv sotto le feste, “Una poltrona per due”, il film del 1983 diretto da John Landis diventato simbolo delle pellicole natalizie. L’appuntamento è alla sala 1 del Mazzini
Luci
C’è chi ne ha accese tantissime, molte più del solito e con un investimento senza precedenti come Biella. E c’è chi si è limitato a un piccolo albero di metallo nella piazza del municipio, come è accaduto a Mongrando. Se nel capoluogo l’entusiasmo sembra aver battuto le polemiche, al netto della scritta con reminiscenze nostalgiche in piazza La Marmora, nel paese della valle Elvo è cominciato lo scambio di accuse. Le luminarie che non ci sono hanno scatenato chi era al governo fino alla primavera e poi ha perso le elezioni: «La giunta che “comanda” il paese ha deciso di spegnere anche le luminarie. Che vergogna. E pensare che dal 2014 al 2024 i soldi li abbiamo sempre trovati» ha scritto il gruppo legato all’ex primo cittadino Tony Filoni. «Ci sentiamo in dovere di condividere la grande amarezza che c’è tra la popolazione» è il comunicato dell’altro gruppo di opposizione. «L’albero in ferro esposto in piazza nulla ha a che vedere con le tradizioni del Natale». A Mongrando, va detto, il conflitto è alto perché l’attuale sindaco Michele Teagno era il vice di Filoni ma ha rotto l’alleanza alla vigilia del voto per coalizzarsi con chi era all’opposizione, prima fra tutti Simona Coda che fa politica con Fratelli d’Italia, mentre Teagno è tesserato (sospeso?) del Partito Democratico. La stessa Coda, e non il sindaco, ha replicato alle accuse, dicendo che l’amministrazione ha agito pensando «alla sostenibilità ecologica e alla responsabilità economica». A Il Biellese ha dichiarato: «Abbiamo deciso di investire in decorazioni come i Babbi Natale donati ai commercianti e un albero di ferro in piazza, invece delle tradizionali luminarie installate esclusivamente nella via Roma. Le luminarie, pur belle e suggestive, comportano costi e consumi energetici importanti. Inoltre l’attuale contesto economico e la nostra volontà di agire più che di apparire, ci impone di gestire, con attenzione, le risorse». E poi, a proposito di polarizzazioni, ecco una frase probabilmente buttata lì non per caso: «Nel capitolo dedicato agli eventi c’era un avanzo di poco meno di mille euro, poiché i fondi che avremmo dovuto utilizzare per le luminarie erano stati spesi per la festa del XXV Aprile». Ovvero la festa della Liberazione.