Mille precari senza stipendio
Sono un migliaio – e non sono pochi – gli insegnanti che in provincia di Biella aspettano il pagamento degli ultimi stipendi dell’anno scolastico e del trattamento di fine rapporto. Sono i precari delle supplenze brevi, quelli che non ottengono un contratto al 1 di settembre per coprire una delle tante cattedre sguarnite dal ritmo delle assunzioni sempre più lento di quello di pensionamenti e posti da riempire. Mancano all’appello, secondo La Provincia di Biella di sabato, gli accrediti di maggio e di giugno. Da luglio il reddito di una buona fetta delle persone (laureate) che si occupano dell’istruzione delle nuove generazioni è invece affidato al sussidio di disoccupazione, almeno fino a settembre quando riparte la caccia alle supplenze per chi non è di ruolo anche se, pure in questo caso, la storia della scuola italiana è fatta di ritardi nei pagamenti per i primi mesi dell’anno scolastico nuovo. Il problema è nazionale, come testimoniato dal servizio de La Stampa nelle cronache italiane pubblicato ieri. Quanto impatti sul piano locale, ha provato a spiegarlo Maria Grillo della Cisl scuola su La Provincia di Biella di ieri: «È un problema non di poco conto, con il costo della vita che continua a salire e tantissimi lavoratori che si trovano in affanno. I docenti hanno ragione. Il problema è burocratico ed economico. Una volta infatti erano le segreterie delle scuole che si facevano carico dell’elaborazione del trattamento di fine rapporto che comunicavano all’Inps. I tempi erano così abbastanza celeri. Oggi è invece il Ministero che ovviamente ha tempi più lunghi». Non mancano altri segnali di malfunzionamenti e anomalie. Ancora Grillo: «Ci dicono di nuove richieste dei codici bancari per gli accrediti o e-mail in cui le pratiche vengono date per espletate senza che però arrivino davvero i soldi». Si direbbe una storia, non la prima e probabilmente non l’ultima, di ordinaria mala-burocrazia. Resta in sospeso una domanda: possibile che sia lo Stato a mettere in atto i comportamenti della più deteriore delle aziende private nei confronti dei lavoratori precari, ritardando gli stipendi o licenziando a giugno per poi riassumere a settembre?
Ipse dixit
“Nel 1893 si ruppe il cavo che trainava le carrozze e chissà che ne dissero i leoni da tastiera di allora. Nel 1899 si provvide alla sostituzione del meccanismo ad acqua con uno elettrico, con contemporanea sostituzione delle vetture che passarono da una portata di 36 passeggeri a una di 10. Chissà come commentarono al tempo i social e le opposizioni in consiglio comunale sul fatto che la giunta di allora osò eliminare uno dei simboli della città. Nel 1927 ci fu un altro cambio di cabine e la capienza variò da 10 a 18 persone con plauso, si suppone, dei social. Nel 1953 si cambiarono ancora le vetture e la capienza si alzò fino a 25 passeggeri con applauso a scena aperta dei social e i mugugni di chi vedeva intaccata la loro storicità. Nel 1964 ci fu un fermo dell’impianto per motivi di sicurezza: problemi e fermo che si protrassero fino al 1973. La rivoluzione sui social è scarsamente documentata ma come dubitarne. Nell 1975 si optò per la sua ricostruzione totale e un ulteriore cambio di carrozze, addirittura senza referendum popolare. Nel 1977 la gestione passò alla provincia di Vercelli e si discusse a lungo persino sulla sua soppressione. E i social muti, che c’era poco campo”
(Lele Ghisio, dalla sua rubrica “Gli sbiellati” dedicata alla funicolare su La Provincia di Biella di sabato)
Mai dire Maspero
Chi frequenta l’ospedale sa che sono spesso fuori servizio le scale mobili che portano dal grande atrio dell’ingresso al primo piano con accesso a reparti e ambulatori. Inaugurata da meno di dieci anni (come corre il tempo: era il 2014 e ci ostiniamo a chiamarlo “ospedale nuovo”), la struttura ha bisogno come tutte di manutenzioni costanti. Ma in questo caso la direzione tecnica dell’azienda sanitaria ha scelto una via più drastica: sostituire le scale mobili con ascensori. Non sono tanto (o non soltanto) i guasti e i fermi ad aver convinto l’Asl della necessità di cambiare direzione, ma anche ragioni di sicurezza: «Le motivazioni dell’intervento» ha detto a Eco di Biella Maurizio Zettel, l’ingegnere responsabile tecnico dell’azienda «sono riconducibili ai problemi che l’uso delle scale mobili comporta per l’utenza ospedaliera più fragile. In sostanza si mira a prevenire il rischio di incidenti e cadute che questo tipo di attrezzatura può comportare per persone con difficoltà di movimenti e problemi di stabilità». Il dettaglio più curioso è un altro: le scale mobili dell’ospedale di Ponderano vennero realizzate dalla Maspero di Appiano Gentile, l’impresa sulla graticola, e in causa con il comune di Biella, per i guai della funicolare del Piazzo.
Cosa succede in città
Oggi alle 11 a Campiglia Cervo il programma quotidiano del Piedicavallo Festival si apre a San Giovanni d’Andorno: nella locanda del santuario Giorgio Paolo Nicita eseguirà al pianoforte un programma intitolato “Dediée a son ami Chopin”. Alle 21 il secondo appuntamento del giorno è a Biella, a palazzo La Marmora al Piazzo, dove Simone Bernardini al violino e Alessandro Commellato al pianoforte saranno sul palco con un programma dedicato a Cèsar Franck. Ingresso a 5 euro
Oggi alle 18,30 a Valle San Nicolao l’ultima giornata della festa dell’Arci di Brovato si apre con gli appuntamenti gastronomici (piatti del giorno spaghetti alla birra e stracotto) e si chiude con lo schiuma party che dalle 20 alle 21,30 sarà dedicato a bambine e bambini
Oggi alle 19,30 a Candelo la festa patronale di San Lorenzo dedica una serata ai giovani: si comincia con grigliate, panini alla salamella e hamburger e si prosegue con la musica di dj Simone
La foto del giorno
Se vi siete imbattuti in qualcuno di questi piccoli vasi con una piantina in qualche angolo della città, forse vale la pena dedicare all’iniziativa un sorriso. Il “vaso di fiori non violento” è stato lasciato dalle mani di un bambino o di una bambina, accompagnati dai genitori e dallo staff degli asili nido di Biella. È stata una loro idea quella di concludere l’anno educativo, a metà giugno, invitando i piccoli ospiti delle strutture comunali a «lasciare una traccia nella città» come si legge nel post su Facebook che svela le ragioni del piccolo gesto, «un qualcosa che faccia pensare a questi spazi in modo diverso, che offra un’alternativa di bellezza al grigio dell’indifferenza in cui troppo spesso ci caliamo». I fiori nonviolenti sembrano richiamare la pratica del “guerrilla gardening”, un movimento nato a New York nel 1973 quando per la prima volta un gruppo di cittadini si prese cura di un’area dismessa sulla quale non aveva diritto di intervenire, trasformandola in un giardino curato che oggi è ancora uno spazio verde aperto al pubblico. Con il termine inglese, si definiscono tutti i gesti che abbiano a che fare con il seminare o trapiantare piante e fiori per rendere migliore, più eco-compatibile o semplicemente più bello uno spazio.