Per Giulia, Erika, Deborah e le altre
Nel 2022 Biella è stata una delle peggiori province d’Italia quanto a tasso di denunce per violenze sessuali in relazione al numero degli abitanti: 12,93 segnalazioni alle forze dell’ordine ogni centomila residenti, un dato che vale il 97° posto su 107 distretti come certifica la classifica della qualità della vita di Italia Oggi. La risposta, emotiva ma forte, arriverà venerdì e sabato con una serie di manifestazioni in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne: l’inaugurazione di tre nuove panchine rosse in città, simbolo di questa lotta, apriranno la “due giorni” che culminerà sabato con manifestazioni legate anche in modo diretto ai fatti di cronaca nera e giudiziaria, vicini e lontani. Tante e tanti si troveranno alle 14 in via Italia a Biella, davanti alla libreria Feltrinelli e al municipio: “Ti ho detto no” è il titolo forte scelto prima che l’emozione travolgesse l’Italia per la morte di Giulia Cecchettin, uccisa in Veneto dall’ex fidanzato (e ancora milioni di scuse a lettrici e lettori di questa newsletter per aver sbagliato il suo nome nell’edizione di ieri). Nell’isola pedonale del centro sarà allestita una mostra organizzata dall’associazione Vocididonne e curata dalle classi del liceo artistico Sella. Il cerchio Laboratorio donne proporrà alle 15 un intervento artistico dal titolo “Slancio”. Alle 18,30 e alle 21 nell’auditorium di Opificiodellarte di piazza De Agostini andrà in scena “Schegge”, spettacolo in cui un cast giovanissimo narrerà la storia di donne la cui vita è stata distrutta da un episodio di violenza. Lo stesso spettacolo venerdì varcherà le soglie del carcere cittadino con due repliche a cui assisteranno di detenuti dell’ala speciale di chi sta scontando una pena per reati sessuali, un’idea favorita dalla garante dei diritti delle persone in carcere Sonia Caronni e del direttore a interim della casa circondariale di via dei Tigli Giacinto Siciliano. Tornando a sabato, in via Italia ci sarà anche la protesta: un presidio spontaneo alle 16 chiederà la revoca degli arresti domiciliari per Dimitri Fricano, uscito dalla cella pochi giorni fa perché le sue condizioni di salute (depressione, problemi cardiaci, il fatto che riesca a spostarsi solo con la sedia a rotelle) erano incompatibili con la detenzione in carcere. La protesta si è amplificata dopo l’intervista strappata all’omicida della biellese Erika Preti da “Pomeriggio 5”, in cui il microfono era finito anche davanti alla bocca del padre che aveva detto: «Non è femminicidio, ma una lite tra ragazzi». Alla protesta, che chiede non il rientro in carcere ma il ricovero in una struttura idonea per curarsi, ha aderito anche Raffaella Molino, la sindaca di Pralungo, paese di origine della famiglia Preti: «Ci auguriamo partecipazione» ha dichiarato a Il Biellese. «Lo scopo è indurre il giudice a riflettere». La decisione del tribunale di sorveglianza prevede un anno di arresti domiciliari con una finestra per uscire ma solo per dedicarsi alle terapie e alle visite mediche. Fra dodici mesi le condizioni di Fricano verranno rivalutate. Prima di Erika Preti, colpita dal fidanzato con più di cinquanta coltellate durante una vacanza in Sardegna nel 2017, Biella aveva pianto l’assassinio di Deborah Rizzato: era il 2005 quando venne seguita e uccisa fuori dalla fabbrica dove aveva trovato lavoro da un uomo che dieci anni prima, quando era una ragazzina, l’aveva violentata. Nonostante tentativi di cure di lui e denunce ripetute di lei, le forze dell’ordine dissero di avere le mani legate. Così si arrivò all’irreparabile ma anche a un’onda di emozione che portò al varo della prima legge italiana sullo stalking, le persecuzioni personali continue di chi non si arrende a un rifiuto. Biella è anche il luogo dove forse, per la prima volta in Italia, sono scesi in piazza i maschi e non le donne per dire di no: il flashmob “Uomini con le scarpe rosse” fu inventato da Paolo Zanone e dal gruppo di Teatrando nel 2021 dopo un messaggio della giornalista Milena Gabanelli. «Ne ammazzano una al giorno» scrisse la giornalista «ma io vedo solo donne manifestare, protestare, gridare aiuto». Nel silenzio, si alzò la voce biellese con una marcia di soli uomini con un paio di scarpe rosse ai piedi, colore simbolo della lotta alla violenza di genere. L’iniziativa da allora è stata ripetuta in più occasioni, l’ultima la settimana scorsa a Guardabosone.
Ipse dixit
“Molte ragazze scrivono indignate dell’ennesimo femminicidio. Anch’io ero una di loro finché un giorno ho capito che la rabbia, la paura e l’indignazione non avrebbero mai cambiato gli altri, ma potevano essere utili per cambiare me stessa, adattarmi al mondo inevitabile in cui vivo. Così iniziai ad analizzare gli uomini. Imparai a notare le red flag. Allontanai chiunque in qualche modo mi schiacciasse sotto le sue leggi, chi dava di matto, chi esplodeva nell’incapacità di controllarsi. Vennero il corso di autodifesa, i pugni stretti e pronti per strada, i vaffanculo detti per rifiutare qualcuno nel modo più evidente possibile, senza sorrisi, senza imbarazzo, senza giri di parole. Perché a volte dell’empatia devi farne a meno se ne va della tua vita. Ci furono i dubbi. È colpa mia? Come ho fatto a non accorgermene? Poveva andare peggio? Se mi capitasse una persona così, la riconoscerei? Chissà se ho già evitato persone potenzialmente pericolose nella mia vita… In ogni caso non si può stare sotto una campana di vetro. L’unica maniera è prendere la vita per le palle e dire: sono pronta. Non sarò la prossima”
(Dal profilo Instagram @parole_come_matite appartenente a un’anonima giovane ragazza di Biella che, nel recente passato, ha lasciato poesie e aforismi su post-it su lampioni e panchine della città)
Portare la musica oltre le sbarre
Si chiama Nella mia ora di libertà l’iniziativa dell’associazione giovanile diocesana Hope Club. Il suo obiettivo è raccogliere musica, sotto forma di compact disc, perché possa essere creata un’audioteca nel carcere di Biella. «Siamo consapevoli che il cd sia uno strumento da molti considerato obsoleto» si legge nell’appello di Hope Club, «ma è l’unico mezzo oltre alla radio che un detenuto ha per ascoltare musica». Nelle indicazioni fornite a chi vorrà contribuire, si chiede di donare solo dischi originali e non copie masterizzate ma soprattutto di unire al regalo una descrizione del perché proprio quell’album sia stato importante per il donatore. «Perché devi proprio?» prosegue l’appello. «Per invogliare chi entrerà in audioteca ad ascoltare proprio il tuo disco». La raccolta avrà un momento chiave domani sera al cinema Verdi di Candelo quando, per accompagnare l’iniziativa, sarà proiettato un film decisamente a tema come “Alta fedeltà”, tratto da un romanzo di Nick Hornby e ambientato in un negozio di dischi indipendente che cerca di resistere alla grande distribuzione. Sono punti di consegna (ma anche di acquisto per lasciare a disposizione un cd nuovo) i negozi Cigna dischi di via Italia angolo via Gustavo di Valdengo e Paper Moon di via Galimberti.
Cosa succede in città
Oggi alle 10,30 a Brusnengo e alle 17 a Biella proseguono le iniziative per la settimana “Nati per leggere”, creata per avvicinare al mondo dei libri i più piccoli. Alla biblioteca comunale di Brusnengo e alla biblioteca dei ragazzi di Biella saranno in programma laboratori di lettura per bambine e bambini
Oggi alle 16 a Biella è in programma una visita guidata in Duomo legata al progetto “Sia luce”. Sarà aperta ai visitatori anche la sala delle corporazioni, abitualmente chiusa al pubblico, per consentire di vedere da vicino l’affresco del Cristo della Domenica
Oggi alle 18,30 a Mongrando il Biellese riabbraccia Giovanni Impastato, l’attivista e scrittore siciliano fratello di Peppino, cronista ucciso dalla mafia nel 1978. L’appuntamento è nel salone della biblioteca comunale dove verrà presentato il libro “Il coraggio della memoria”
Oggi alle 20 a Biella allo spazio Hydro di via Cernaia tornano i mercoledì con la musica di dj Kreggo. L’ingresso è libero per chi ha la tessera Arci. Si chiude a mezzanotte
Oggi alle 21 a Biella per il posticipo della serie B femminile di pallacanestro si gioca Bonprix Bfb-Pfv Vercelli. Al palazzetto dei Salesiani di via Galilei l’ingresso è libero
La storia della chiesa di San Maurizio
La si vede passando veloce da via per Candelo o da corso San Maurizio, cone se fosse la guardiana di una delle rotonde con più traffico a Biella. È una chiesa, anche se sembra un edificio abbandonato e pieno di crepe, ed è una delle più antiche testimonianze di fede della città. Dedicata a San Maurizio, la cappella è stata adottata dagli Alpini che, dopo aver gioito per l’ottenimento dell’adunata nazionale del 2025, hanno aperto il cantiere per provare a risistemarla. Reti gialle a delimitare l’area dei lavori sono comparse nei giorni scorsi insieme al cartello “RestauriAmo San Maurizio”, titolo dell’iniziativa che l’Ana provinciale aveva lanciato nel 2019. «È talmente da tanti anni che ne parliamo» ha dichiarato il presidente delle penne nere Marco Fulcheri a Newsbiella. «Oggi invece finalmente è un gran giorno». A sbloccare la situazione è stato l’interessamento della Sovrintendenza: «Al momento si sta procedendo con la messa in sicurezza» ha detto Fulcheri «quindi si procederà anche con la pulizia del retro che è completamente invaso dell'edera, e si vedrà come è in quel punto la struttura. Adesso il verde è talmente fitto che non si capisce quando è danneggiato dal tempo». Nei mesi passati un rilevamento con sensori ha permesso di stabilire che il traffico delle auto e la vicina ferrovia non provocano vibrazioni in grado di danneggiare ulteriormente la struttura. La prima attestazione di una chiesa in quel punto risale a un documento del 1197. Dieci anni dopo papa Innocenzo III la menzionò prendendola sotto la sua protezione come tempio appartenente al capitolo di Santo Stefano. Cessò di essere parrocchia nel XIII secolo, venne trasformata in luogo di devozione alla Madonna nel Seicento e abbandonata un secolo dopo. Nel 1986, dopo più di cento anni passati come proprietà privata e dopo essere stata trasformata anche in magazzino di masserizie, è stata ceduta al comune di Biella che non ha mai avuto la forza per avviare un restauro. Gli Alpini, di cui San Maurizio è patrono, hanno preso a cuore le sorti della chiesetta, al cui interno ancora si vedono resti di affreschi antichi, provando a tenere alta l’attenzione in attesa di un intervento che è finalmente arrivato.