Per la funicolare bisogna aspettare ancora
Si dilatano i tempi per la riapertura della funicolare del Piazzo e, proprio come era accaduto per il ponte della tangenziale e i suoi lavori fermi in piena estate, è anche a causa di materiale che non arriva. Lo ha dichiarato a La Stampa il sindaco Claudio Corradino (Lega) dopo la riunione di giunta di ieri che avrebbe dovuto stabilire quali interventi compiere e a che prezzo. In realtà c’è il solo via libera a quello, che comunque costa 100mila euro, per sanare le irregolarità notate nel giorno del collaudo, quando è stato tolto all’impianto il permesso di funzionare. Insieme, dovrebbe essere risolto il problema del rumore: «Se non lo eliminiamo» ha detto il sindaco «rischiamo di perdere i fondi europei con cui è stata finanziata. E questo non ce lo possiamo permettere». Resta in pausa invece il secondo intervento, quello più drastico e «più strutturale e costoso» come lo definisce Corradino: «Andrebbe a riprogrammare il sistema di trasmissione dati, causa dei continui blocchi e della velocità ridotta delle cabine. Ma è ancora tutto da vedere».
Il primo cittadino non si nega una presa di posizione intrisa di nostalgia e di polemica: «Dobbiamo tristemente rilevare che la funicolare è diventata un pozzo senza fondo di risorse pubbliche. Negli ultimi quattro anni sono stati spesi 536mila euro, senza risolvere in modo concreto i problemi. l’impianto non vale quanto è stato speso e l’ideale sarebbe tornare alla vecchia funicolare a fune, anche se mi rendo conto che si tratta di una misura irrealizzabile». Il bilancio della funicolare dal giorno in cui si scelse la strada del cambio di trazione parla di oltre 2,2 milioni di euro spesi, 1,6 dei quali per il restauro completo. Sarebbero stati necessari anche per mantenere la vecchia struttura che era arrivata alla scadenza del periodo di funzionamento prima della revisione ventennale che imponeva la sostituzione completa delle funi e di altre parti meccaniche. Con il vecchio impianto non era tutto a costo zero, anzi: il Comune versava all’Atap circa 300mila euro ogni anno come compensazione per i biglietti, venduti a minor costo rispetto al tariffario regionale, e per la gestione. Le stime sul numero di passeggeri nei primi undici mesi di funzionamento (dal luglio 2018 al giugno 2019) parlavano di 123mila corse e 193mila passeggeri. Nel 2017, nell’era del biglietto e della gestione Atap, erano stati poco meno di 80mila.
Ipse dixit
“Dedico la tripletta a mio padre che oggi era in tribuna a vedermi”
(Soufiane Sekka, attaccante della Biellese, autore di tre reti nella partita di campionato di Eccellenza maschile di domenica vinta 5-1 contro il Bulè Bellinzago)
Ti ricordi di Franco Mino?
Per essere eletto a palazzo Oropa, nel 2019, a Franco Mino bastarono 22 preferenze: a spingerlo verso una delle poltrone del consiglio comunale fu soprattutto il risultato di lista della Lega, il suo partito, insieme alla vittoria allo sprint di Claudio Corradino nel ballottaggio per la carica di sindaco. La sua permanenza sul seggio di legno e velluto rosso del municipio non è stata memorabile dal punto di vista amministrativo. Si fece notare nel 2020 quando, durante una seduta di consiglio, si distrasse al cellulare dimenticandosi di nascondere con un po’ più di cura lo schermo su cui scorrevano le immagini di una giovane e piacente donna descritta come “in atteggiamento sexy”. I social si scatenarono nel dileggio mentre lui si difese dicendo di essere «ancorato alle vecchie tradizioni: uomo, donna, mamma, papà. Chiedo scusa se non ho aperto la prima pagina di Facebook di una fotografia con un uomo». Tutto si spense dopo pochi giorni, senza le conseguenze che invece ci furono un anno dopo quando usò i social, nel Giorno della memoria dedicato alle vittime della Shoah, per scrivere: «Sin dal 1967 a chi mi parlava di cosa avevano fatto ai poveri ebrei, rispondevo che non meritavano in quel momento, chi era sopravvissuto o attualmente ebreo, la mia attenzione». Il suo partito e il sindaco Corradino chiesero e ottennero le sue dimissioni, passo drastico ma che probabilmente lo convinse a non rimuovere il post su Facebook che invece è ancora lì al suo posto. In una lettera aperta di scuse (comunque punteggiata da precisazioni sul fatto che il suo scritto fosse stato letto con pregiudizio), disse: «Io ho estremo rispetto per i morti dell’Olocausto e proprio per questo rispetto non voglio che siano messi in ombra da me neanche per un solo attimo». Da allora, il ritorno alla vita privata rotto giusto ieri con una lettera a sua firma nello spazio dedicato ai lettori de Il Biellese. Le sue opinioni? «L’Italia monarchica» scrive «aveva una sua indipendenza, ma oggi il nostro Paese è ridotto a un conglomerato territoriale al servizio dei voleri di Stati esteri ed è diventata una terra di sperimentazioni varie, il tutto con la complicità dei mass media». E poi un suggerimento: «Tanti consigliano di buttare il televisore dalla finestra. E invece no: non dovete buttarlo. Tenetelo e guardate il canale 262 Byoblu prima che lo faciano chiudere». Proprio ieri si è parlato molto, benché indirettamente, di Byoblu: nato come canale digitale su Youtube e web e poi sbarcato sul digitale terrestre, ha sempre dato voce alle teorie complottiste. Tra i portabandiera di quelle sui vaccini e sul Covid-19 c’era Massimo Citro Della Riva, medico sospeso dall’Ordine due anni fa proprio per le sue prese di posizione antiscientifiche. Spesso invitato nelle trasmissioni di Byoblu, ieri ha avuto un microfono su Radio1, sul servizio pubblico Rai, invitato nella nuova trasmissione di Marcello Foa, giornalista, per breve tempo presidente proprio della Rai, che ha sostituito nel palinsesto un programma molto amato come Forrest, condotto fino all’inizio dell’estate da Marianna Aprile e Luca Bottura, giubilati nel cambio di linea da sinistra a destra dopo il corrispondente cambio di governo. Durante la trasmissione Rai, Citro ha parlato senza essere contraddetto di ipotesi di complotto e antiscientifiche senza essere contraddetto. La Rai si è dissociata con la trasmissione e il conduttore.
Cosa succede in città
Oggi alle 10 a Milano nei padiglioni della fiera di via Gattamelata si apre l’edizione numero 60 di Filo, la principale rassegna italiana in cui le filature presentano le loro collezioni. Alla cerimonia di apertura, a cui assisterà il ministro Gilberto Pichetto, si parlerà del progetto Slow Fiber, la Slow Food del tessile che promuove la moda durevole in contrapposizione a quella usa e getta. Interverranno, non a caso, la presidentessa di Slow Food Barbara Nappini e il fondatore di Slow Fiber, a cui aderiscono già sei imprese biellesi, Dario Casalini, industriale tessile nel campo della biancheria intima
Oggi alle 21 a Candelo un’iniziativa solidale caratterizzerà la serata del cinema Verdi: per assistere a “Non morirò di fame”, film di Umberto Spinazzola che racconta la storia di uno chef stellato che, dopo una crisi, diventa un senzatetto, non si pagherà il biglietto. Gli spettatori sono invitati a portare beni di prima necessità che saranno consegnati agli empori solidali della Caritas. Nell’elenco dei beni necessari ci sono tonno, verdure in scatola, pasta corta, olio, passata di pomodoro, candeggina, sgrassatori e spray sanificanti
Oggi alle 21,30 a Biella nella sala 1 del cinema Mazzini si pagherà un tributo alla musica pop degli anni Settanta con la proiezione della versione restaurata del film “Abba: the movie”, un concerto-documentario realizzato nel 1977 dal regista Lasse Hallstrom dedicato al quartetto svedese. Spettatrici e spettatori sono invitati a presentarsi con abiti a tema e, naturalmente, a ballare e cantare in sala
Quanto ha venduto a Biella “quel” libro?
La risposta è semplice: non si sa. Autoprodotto dall’autore, il generale Roberto Vannacci, è in distribuzione dal 10 agosto solo su Amazon, la piattaforma che, prima di diventare un emporio globale, era specializzata proprio nella vendita di libri. Come tutte le opere che nascono in questo modo, senza una casa editrice ma con la sola iniziativa di chi le ha scritte, non viene distribuita nelle librerie. Quelle che, in Italia, lo hanno messo a disposizione hanno a loro volta acquistato il libro da Amazon per offrire un servizio ai clienti, magari più anziani, che non hanno dimestichezza con gli acquisti in via digitale. Così nell’unica classifica locale delle vendite di libri, quella che Eco di Biella pubblica ogni settimana sui dati della libreria Giovannacci di via Italia, di Vannacci non c’è traccia: i primi tre in graduatoria sono il romanzo “Oro puro” di Fabio Genovesi, ospite proprio da Giovannacci pochi giorni fa, quello di Nguyen Phan Que Mai, scrittrice e poetessa vietnamita, dal titolo “Dove vola la polvere” e il titolo vincitore del premio Bancarella “La portalettere” di Francesca Giannone che invece sta per arrivare a Biella grazie alla rassegna ContemporaneA. Nelle graduatorie nazionali, che tengono conto anche delle vendite sui canali digitali, “Il mondo al contrario” di Vannacci era saldamente in testa fino a sabato. La stima dei guadagni dell’autore, fatta da qualche quotidiano nazionale, è ben maggiore rispetto a quella di un libro tradizionale perché, senza la mediazione di editore e distributore, una fetta maggiore dei ricavi resta a chi lo ha scritto: si parla di oltre 800mila euro. Nel frattempo però c’è chi prepara l’arrivo in libreria: l’editore “Il cerchio” ne ha annunciato la distribuzione a partire proprio da oggi, con una versione “ripulita” da errori di battitura e di grammatica e con la prefazione del giornalista di Libero Francesco Borgonovo.