Quando gli accessi agli archivi segreti furono a Biella
Sembra che ci siano anche nomi biellesi tra le decine (o centinaia?) di persone oggetto delle ricerche improprie in archivi segreti fatte da un ufficiale della guardia di finanza, finito sotto inchiesta insieme a un magistrato e a tre giornalisti. Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto e il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, indicati tra gli oggetti delle ricerche, per ora non hanno rilasciato commenti. La vicenda ricorda vagamente un episodio di poco più di dieci anni fa, quando fu un computer di Biella ad aver fatto registrare accessi ad aree riservate con finalità non investigative. Il caso occupò le pagine di cronaca dei giornali quando venne arrestato un agente in servizio alla Questura cittadina. L’accusa pesante era di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio: secondo gli investigatori aveva dato più di un’occhiata (46mila accessi, si lesse sulle carte del processo) ai dati personali di persone non sotto inchiesta per passarli a investigatori privati per facilitare le loro ricerche, il tutto in cambio di piccoli compensi. Qui c’è la prima differenza rispetto all’indagine di Perugia dove finora è stato escluso con decisione che gli accessi agli archivi venissero fatti dietro pagamenti in denaro. Il poliziotto aveva trascorso un anno in carcere in attesa di giudizio, dopo l’arresto dell’ottobre del 2013. Il processo a suo carico si chiuse nel 2016 con un patteggiamento a due anni e dieci mesi di reclusione. Vennero processati e condannati anche due investigatori privati biellesi, che si videro la pena dimezzata in appello e confermata in Cassazione. Più di dieci anni dopo l’apertura del fascicolo, nel novembre scorso, la revisione del processo a carico di uno dei due ha fatto sì che venisse prosciolto da una parte dei reati ascrittigli. Il caso del poliziotto biellese potrebbe essere considerato un esempio di giustizia riparativa, quella che porta i condannati a tornare ad avere una vita normale dopo aver pagato ogni debito con la legge: riapparso in pubblico con polemica per breve tempo nel 2019 quando sembrava nello staff dell’assessora regionale di Fratelli d’Italia Elena Chiorino (ma lei smentì, dicendo che l’aveva solo accompagnata tra Biella e Torino per amicizia), sabato è stato tra i volontari della protezione civile premiati dal ministro Nello Musumeci (Fratelli d’Italia) per il loro lavoro nelle calamità naturali in Emilia e in Turchia.
Ipse dixit
“Giovani, tanti, belli perché veri, gentili, mai sopra le righe ma con messaggi importanti: quando lasceremo davvero il mondo a loro, pur rimanendo al loro fianco? Quando sapremo dir loro, con san Giovanni Bosco: «Lasciate che ve lo dica, e niuno si offenda, voi siete tutti ladri: lo dico e lo ripeto, voi mi avete preso tutto, mi avete rubato il cuore». Mentre rivedo questo pezzo leggo delle cariche di alcuni agenti delle forze dell’ordine ai giovani che manifestano per la Palestina e mi chiedo perché siano stati caricati e manganellati. Non ho risposte o forse non voglio averne. Giovani che chiedono diritti per un popolo che non ne ha. Stavano usando violenza? Dalle immagini di tutti i media non sembra. Perché?”
(Don Luca Bertarelli, parroco di Pollone, in un suo commento partito dal Festival di Sanremo e dai suoi protagonisti pubblicato da Il Biellese)
Lauro Azzolini
Ha compiuto ottant’anni a settembre Lauro Azzolini, componente delle Brigate Rosse, arrestato nel 1978 e condannato a quattro ergastoli per una serie lunga di reati tra cui l’omicidio a Biella, nel settembre del 1976, dell’allora vicequestore Francesco Cusano. Oggi è in regime di semilibertà, grazie ai benefici di legge e ai percorsi della giustizia riparativa: da anni collabora con una cooperativa per disabili legata alla Compagna delle Opere, associazione imprenditoriale legata a Comunione e Liberazione. A lui è stata comunicata la chiusura delle indagini per un ulteriore omicidio che risale al 1975, nel giorno in cui i carabinieri liberarono dal sequestro nelle campagne piemontesi l’industriale dei vini Vittorio Vallarino Gancia. Le Brigate Rosse lo avevano preso per riscuotere il riscatto e finanziare le loro attività eversive. Ma il nascondiglio venne scoperto e dopo la sparatoria restarono a terra due morti, la terrorista Mara Cagol e il carabiniere Giovanni D’Alfonso, mentre altri due militari rimasero feriti seriamente. È stato il figlio di D’Alfonso a far riaprire il caso con un esposto. Che Azzolini fosse indagato per l’omicidio lo si è saputo l’anno scorso. Oggi ha ricevuto dalla procura di Torino la notizia di chiusura delle indagini insieme ad altri ex terroristi. Dicono le indiscrezioni dell’indagine che l’uomo che uccise il vicequestore di Biella sia stato intercettato per mesi, che si sia dichiarato pronto alla fuga, che abbia una ricca disponibilità finanziaria per mantenersi all’estero. Per ora non risulta essere accaduto. In un colloquio con i giudici dell’anno scorso, dichiarò di non essere stato presente sul luogo della sparatoria e aggiunse: «Non intendo raccontare oggi la storia della mia militanza nelle Brigate Rosse che risale a una fase lontana della mia vita, e per la quale ho interamente, e da tempo, scontato una condanna all'ergastolo, conclusasi dopo 24 anni di detenzione in applicazione della legge 34 del 1987, misura a favore di chi si dissocia dal terrorismo». Per poterlo processare per omicidio, i giudici dovranno chiedere la revoca di una sentenza che assolse Azzolini per lo stesso delitto proprio nel 1987. Ma quella sentenza, emessa dal tribunale di Torino, non si trova più: pare che sia andata perduta sette anni dopo quando l’archivio finì sott’acqua per colpa di un’alluvione.
Cosa succede in città
Oggi alle 17,30 a Ponderano si presenta il progetto AccompagnaMenti, iniziativa rivolta alle famiglie che si prendono cura di pazienti malati delle cosiddette demenze. Si parlerà di Alzheimer con Franco Ferlisi, presidente dell’Ama, associazione capofila del progetto, e Patrizia Garzena che ne curerà la comunicazione. Si ascolteranno i consigli di Martina Tona, psicologa dell’Ama, e quelli rivolti a chi ha a che fare con pazienti di Parkinson grazie a Tiziana Busancano e Jacopo Lunardi di Apb. L’ingresso al centro polivalente è libero
Oggi alle 18,30 a Biella l’auditorium di Città Studi ospita la proiezione in anteprima del film “La versione di Anita”, diretto da Luca Criscenti e basato sul saggio che la storica e docente universitaria biellese Silvia Cavicchioli ha dedicato ad Anita Garibaldi. L’ingresso è libero
Oggi alle 18,30 a Cossato si chiude il ciclo di seminari “E adesso parliamo di cinema” condotto da Riccardo Poma con un viaggio nella distopia nei film. L’ingresso è gratuito, l’appuntamento è nella sala Pizzaguerra di villa Ranzoni
Oggi alle 21 a Biella al circolo Sociale di piazza Martiri c’è un’ospite musicale del Lions club Biella Host. La cantante Silvia Zambruno, in arte Cascami Seta, è la protagonista di un concerto in cui sarà accompagnata da Ivano Gruarin. Prenotazioni e informazioni ala casella mail segretario@lionsbiellahost.it
Oggi alle 21 a Biella lo spazio Hydro di via Cernaia diventa per la prima volta anche sala di proiezione: in calendario c’è il film “Nel cerchio degli uomini”, documentario diretto da Paola Sangiovanni e dedicato alla nascita, a Torino, di un’associazione che cerca di cambiare il modello culturale maschile. L’ingresso è libero con tessera Arci
Simone Tempia dopo Oscar Boom
«È stato molto divertente anche perché sono stato trattato con garbo» disse Oscar Botto a Eco di Biella nel febbraio del 1993, quando la rivista a fumetti Topolino si ispirò a lui per creare un personaggio. Nato a Torino ma orgogliosissimo delle sue origini che lo legavano a Mosso, Botto era stato uno dei più eminenti studiosi italiani di indologia, docente all’università di Torino e fondatore del Cismeo, centro studi su medio ed estremo Oriente. Fu Gianfranco Goria, uno degli sceneggiatori della Disney italiana, a chiedergli di fare da “comparsa” in una storia a fumetti, vestendo i panni di Oscar Boom, esimio scienziato. «Finalmente ho letto anche io Topolino» commentò il professore. «Quando era uscito in edicola ero un po’ grandicello». Se questa è storia di ieri, un altro biellese ha appena debuttato sulle pagine del “giornalino” per eccellenza: è Simone Tempia, scrittore cossatese e creatore di Lloyd, il maggiordomo saggio nato su una pagina Facebook e poi arrivato in libreria con quattro volumi di dialoghi con il suo anonimo “Sir”. Non è anonimo il personaggio con cui dialoga a partire dal numero di Topolino di questa settimana: il suo alter ego a cui dispensare consigli avveduti è zio Paperone. Lloyd invece veste i panni di Battista, storico maggiordomo del papero più ricco dei fumetti. Battista, ribattezzato maggiordomo esistenzialista, «diventerà un veicolo di saggezza e di pensieri profondi ma con un’importante nota di autosatira», come ha spiegato Tempia a Il Biellese.