Quando gli istriani arrivarono a Biella
C’è un libro che è prezioso per capire l’esodo istriano, anche da un punto di vista biellese: lo è, il lavoro “Arrivare da lontano” di Enrico Miletto, dato alle stampe dall’Istituto storico per la Resistenza, perché raccoglie e riordina testimonianze dirette di chi quell’esodo lo ha vissuto e, come accade per la Shoah, sono sempre di meno le vive voci che possono raccontarlo. E lo è perché parla di ieri ma anche, tantissimo, di oggi perché mostra le conseguenze da decenni di confini invisibili eppure tangibilissimi basati su lingue diverse, di ideologie che alimentano divisioni (il primo esodo fu di 100mila sloveni e croati emigrati da Istria e dintorni verso sud) e di una fetta di popolo sradicato due volte, prima dalla terra che gli ha dato i natali e poi da quella che sembrava faticare ad accoglierli. Il Giorno del ricordo di oggi non parla solo delle foibe ma di decine di migliaia di persone che, quasi da un giorno all’altro, hanno fatto i bagagli e lasciato le loro case per essere dispersi senza sapere dove ai quattro angoli dell’Italia, spesso accolti male quasi come accade oggi alle comunità dei rifugiati. «Sono una profuga di Pola che vi scrive» recita il passo di una lettera riportata dal libro di Enrico Miletto, di una donna che aveva trovato asilo nelle pianure vercellesi. «Sono cinque mesi che mi trovo a Vercelli. Appena arrivata un mucchio di promesse. Mi hanno confinato in un paese di campagna a marcire nelle risaie. Passato il periodo del sussidio, nessuno si è più interessato a noi. Lavoro nemmeno a parlarne e siamo in quattro con un bambino piccolo in condizioni disperate. Non abbiamo altra alternativa che ucciderci o tornare a Pola». Pola, la città che in poche settimane, dopo la firma dei trattati di Parigi che la consegnò alla Jugoslavia, si svuotò di 30mila abitanti, in fuga verso l’Italia per non stare sotto il regime del maresciallo Tito e attorno all’odio anti-italiano, azione e reazione dei vent’anni del regime fascista in cui l’odio era degli italiani verso croati e sloveni, con la chiusura delle scuole, il cambio “coatto” dei cognomi e della toponomastica, la sensazione di discriminazione che era abitudine quotidiana. «Non si poteva parlare lo slavo o lo sloveno perché se si veniva beccati...» ha raccontato un esule che si era stabilito a Serravalle Sesia. «Noi i croati e i limitrofi si chiamavano i bumbari» ha aggiunto un altro esule insediatosi a Lenta. «Cioè come dire meridionali, terun. Gli s’ciai si diceva in senso dispregiativo, un senso di una persona che non aveva dignità». Fu probabilmente un secondo colpo dritto allo stomaco scoprire, una volta arrivati in Italia, che sarebbe toccato anche a loro finire tra gli sguardi spesso poco amichevoli della gente e a vivere in condizioni di estremo disagio: Villa Corinna a Lessona diventò un centro di accoglienza. «Sa cosa le han dato? Una stalla» ricorda una testimone a Enrico Miletto, parlando dei suoi genitori. «Ma non grossa, il letto matrimoniale toccava da una parete all’altra, era senza finestre, con una porta e di fianco c’era una stufa». Un altro racconto da Villa Corinna: «Ho dei ricordi di zone buie. Ma sono ricordi di un bambino piccolo». E poi la gente intorno, a proposito di ideologie e delle ferite che lasciano aperte: «A Lessona le mie cugine mi hanno anche parlato di manifesti affissi sui muri contrari a loro, che se vinceva una certa parte politica non erano desiderati». «Ci gridavano i zingari sporchi qui a Cossato, non è che abbiamo avuto un buon accetto». «Quando sono venuta a casa a mezzogiorno gli ho detto al mio papà: il maestro mi ha detto che sono la figlia del fascista, ma chi è? Mio papà non ha risposto. Ha detto niente, son cose da adulti. Fa parte della storia».
Il libro di Enrico Miletto è scaricabile in edizione digitale gratuitamente a questo link
Ipse dixit
“Difficile riannodare i fili che hanno tessuto le storie di quanti da un lato si sono sentiti rifiutati da una terra improvvisamente non più patria e dall’altro sradicati dalla terra d’origine. Nei molti anni di silenzio sono emersi da un lato le memorie dolorose e personali degli esuli, dall’altro solo contributi con un marcato taglio polemico-politico. In entrambi i casi tali documenti non hanno contribuito a creare una coscienza storica nel Paese”
(Gianni Oliva, storico ed ex assessore regionale alla Cultura del Piemonte, nella prefazione del libro “Arrivare da lontano” di Enrico Miletto)
Questa cosa del Fantasanremo
Lo chiamiamo Sanremo e basta, perché il nome della città ormai è sufficiente a capire di che cosa si parla. Ed è una di quelle cose, come la Democrazia Cristiana di una volta o la prima Forza Italia di Berlusconi, che tutti criticano arricciando il nasino snob e poi vincono le elezioni, pardon la classifica degli ascolti Auditel, a mani basse. Sintomo del successo di un evento che fa parte del costume italiano più di quanto siamo disposti ad ammettere è tutto ciò che si crea intorno, per esempio il Fantasanremo. Ci si può giocare anche qui tra lettrici e lettori di 6aBiella: basta cliccare su questo link per diventare concorrenti del campionato dedicato (ciao, unico altro iscritto finora) sul portale-app dei creatori del gioco. Funziona, per chi ne ha dimestichezza, come il Fantacalcio, quel meccanismo che consente di creare squadre di fantasia con i giocatori della serie A del pallone e ottenere vittorie e punti in base al loro rendimento, dal voto nelle pagelle dei giornali ai gol segnati, fino agli assist e alle penalità per ammonizioni, espulsioni o rigori sbagliati. Il Fantasanremo è uguale, ma con regole e regolette che richiedono il coinvolgimento diretto dei cantanti in gara. Ecco spiegati alcuni comportamenti bizzarri visti sul palco negli ultimi anni: esibirsi senza scarpe, sedersi su un gradino o gettarsi in platea incasinando la vita a cameramen e registi, affannarsi per baciare il conduttore, regalare fiori anziché riceverli, dire frasi apparentemente senza senso prima di lasciare il microfono. Sono tutti dettagli che l’attenta giuria del Fantasanremo annota per assegnare punti bonus. Quindi il cantante ottiene più punti non soltanto in base alla classifica finale ma anche al suo impegno per accontentare le regole e regolette del gioco. Insieme al gusto sublime di commentare in tempo reale esibizioni e ospitate sui social, il Fantasanremo è diventato uno dei segreti del successo del festival che sembra una cosa da boomer ma alla fine tiene appiccicate allo schermo anche le nuove generazioni. E poi, insieme alla gara tra tutte le persone che si sono iscritte (che sono decine di migliaia), si possono creare i minicampionati per sfidarsi tra amici e gruppi di ascolto: a ieri se ne contavano 497mila (e no, non è un errore di battitura). Una ricerchina con la parola “Biella” ne fa apparire una ventina, compresa quella del giornale La Provincia di Biella con i suoi 75 concorrenti, il più popoloso finora tra i gruppi locali. Se mai voleste rendere più combattuto il campionato di 6aBiella, ribadiamo l’invito: cliccate qui
Cosa succede in città
Oggi alle 10,30 a Biella il Giorno del ricordo si commemora ai giardini Zumaglini, di fronte al monumento collocato due anni fa in memoria dell’esodo istriano e delle vittime delle foibe. Interverranno il sindaco e le autorità
Oggi alle 14,30 a Occhieppo Inferiore apre la sede della ciclofficina Thomas Sankata per raccogliere aiuti per il rifugio Massi di Oulx, punto di sostegno per i migranti che tentano di attraversare a piedi il confine tra Italia e Francia attraverso le Alpi. Guanti, calze, scarpe da ginnastica o scarponcini dal numero 40 in su, zainetti di piccole dimensioni sono ben accetti. La sede è aperta dalle 14,30 alle 18 il lunedì e il giovedì
Oggi alle 20,30 al Piazzo la sala conferenze di palazzo Gromo Losa accoglie il secondo appuntamento organizzato dal Comune per il Giorno del ricordo: interverrà Guido Giacometti, delegato dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
Oggi alle 20,45 a Candelo per il Giorno del ricordo è in programma nella biblioteca di via Matteotti 48 una conferenza con Andrea e Franco Pillepich, figli di profughi originari di Fiume, oggi Rijeka in lingua croata
I titoli della settimana
Lunedì 3
Eco di Biella Influenza, a letto 2500 biellesi
Martedì 4
Il Biellese Inizio 2025 da bollino rosso: oltre due incidenti al giorno
La Stampa Biella, città con il record di anziani senza servizi dedicati alla terza età
Mercoledì 5
La Provincia di Biella «L’acqua deve restare pubblica»
La Stampa Un maxi-cantiere da 17 milioni: per Oropa è l’anno della rinascita
Giovedì 6
Eco di Biella Il lavoro c’è, mancano i lavoratori
La Stampa Biella al test dei grandi cantieri per accogliere Alpini e Giro d’Italia
Venerdì 7
Il Biellese Sparatoria a Viverone, tre feriti
La Stampa Biella, chiude il negozio di H&M e in 17 perdono il posto di lavoro
Sabato 8
La Provincia di Biella Dà di matto alle Poste
La Stampa Tagli ai Comuni, scatta l’allarme: “Ora molti servizi sono a rischio”
Domenica 9
La Stampa E-commerce e digitalizzazione, le nuove sfide dell’economia biellese