Quanto (non) costa curarsi
«Le tasse sono una cosa bellissima» disse l’ex ministro delle Finanze Tommaso Padoa Schioppa. «Non dirò mai che le tasse sono bellissime» ha risposto a distanza di anni l’attuale presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Comunque la si pensi sul tema, c’è un dettaglio che va considerato su quello che fa lo Stato quando vuole per sè una porzione del nostro reddito, per esempio garantire cure gratuite anche quando sono estremamente costose. Francesco Leone, direttore (una volta si diceva primario) dell’oncologia all’ospedale di Biella, ha svelato alcune cifre su Il Biellese. E sono impressionanti. «La spesa mensile con i nuovi farmaci» ha detto, parlando delle terapie per i pazienti con un tumore «è intorno ai 3-4mila euro ma può arrivare anche a 10mila». È quella mensile, per cure che possono durare «sei mesi oppure alcuni anni». Per la sola spesa dei farmaci destinati ai malati di cancro l’azienda sanitaria di Biella spende 7,8 milioni di euro ogni anno a cui devono essere sommati i 4.5 milioni delle terapie per le patologie onco-ematologiche come la leucemia. «Ci sono farmaci» ha detto Leone al giornale «con importi a 4-5 cifre. Sono costi che nessun paziente potrebbe mai permettersi se non fossero garantiti dal sistema sanitario nazionale che assicura la copertura gratuita di queste cure ai cittadini». Passa anche da questo l’aumento della sopravvivenza delle persone a cui viene diagnosticato il cancro, un valore in costante salita negli ultimi anni. E passa da un’altra voce di spesa necessaria, quella per gli esami: «C’è un monitoraggio più stringente del paziente» ha sottolineato il medico «e quindi vengono eseguiti più esami rispetto al passato proprio per tenere sempre sotto costante osservazione l’efficacia terapeutica».
Ipse dixit
“Biella non è messa peggio di altre città. Abbiamo nel nostro ospedale delle eccellenze per molte patologie. Liste d’attesa e carenza di medici ci sono ovunque mentre le necessità aumentano. Il privato a mio avviso non piò sostituire il servizio pubblico ma può essere di supporto”
(Adriana Paduos, direttore sanitario del Fondo Edo Tempia, nell’intervista a La Stampa del ciclo “Biella come ti vorrei”)
Chiuso l’incrocio di Riva
Attenzione ai possibili ingorghi anche oggi in città, dove i cantieri di primavera tengono chiuse strade e piazze. È un male necessario, ovviamente, specie se si tratta di risanare l’asfalto messo a dura prova dalle tre perturbazioni intense di marzo. Ma provoca qualche disagio, a volte legato alle comunicazioni a singhiozzo. È accaduto alla fine della scorsa settimana, con l’inizio dell’intervento intorno all’incrocio di Riva, con i mezzi al lavoro nel tratto finale di via Italia tra il semaforo e la rotonda di via Serralunga. Le transenne hanno colto di sorpresa anche qualche commerciante della zona, arrivato in ritardo al lavoro. Va meglio da ieri, con la comparsa di cartelli di dimensioni adeguate appoggiati su transenne, anche da debita di stanza (come in via Carso) dalla chiusura a segnalare l’inagibilità tra le 8 e le 17,30 dell’incrocio di Riva e delle strade che lo raggiungono. Il traffico è deviato su via Repubblica per chi sale da via Galilei e viceversa, su via Ramella Germanin alla rotonda di via Marochetti per chi arriva da viale Cesare Battisti e in via Serralunga per chi sbuca dal ponte della Maddalena e da via per Tollegno. Oggi, con la riapertura delle scuole dopo le vacanze di Pasqua e con la previsione di più auto in strada, sono vivamente consigliati percorsi alternativi e partenze in anticipo per evitare di trovarsi imbottigliati. Terminati i lavori in Riva, da lunedì salvo imprevisti il programma prevede l’inizio dell’intervento in via Repubblica, tra via XX Settembre e la rotonda di viale Matteotti.
Cosa succede in città
Oggi alle 17 a Torino il musicista biellese Davide Rebuffa sarà alla Galleria Sabauda per una conferenza su strumenti musicali della tradizione come liuti, chitarre e mandolini storici di Asia Nord Africa ed Europa. L’incontro ha per titolo “La musica dipinta: ritratti di strumenti musicali”
Oggi alle 21 a Candelo al cinema Verdi ci sarà la proiezione in lingua originale con sottotitoli in italiano del film “May december” (Usa, 2023) di Todd Haynes con Nathalie Portman e Julianne Moore
Elettorart attack
Martedì 27 marzo è stato il giorno in cui il centrodestra ha sciolto le riserve, dopo una riunione a Roma per spartirsi i territori come a Risiko ma senza i carrarmatini di plastica. Le tre anime della coalizione sono state accontentate con un candidato ciascuno per ogni capoluogo di provincia piemontese prossimo al voto. Gilberto Pichetto, ministro e storico dirigente di Forza Italia non solo a Biella ma in regione, è stato tra i più pronti a reagire via social. O meglio, a far reagire qualcuno del suo staff. Immaginiamo la scena. C’è il ministro che telefona al suo ufficio di comunicazione: «Per favore, preparate un post con la mia soddisfazione per l’accordo raggiunto». Il capo annuisce e passa l’incarico a un componente dello staff che si occupa di Facebook e Instagram. Roba semplice, no? Ma l’insidia sta nelle cose da nulla, a volte. Così il grafico che cerca foto nomi dei tre candidati sulle agenzie di stampa si trova di fronte ad almeno due dilemmi. Roberto Scheda, scelto dalla Lega per Vercelli, è facile. Mirella Cristina, la forzista di Verbania, nascondeva un’insidia enorme con quel cognome che sembra un nome. Ma il nostro eroe l’ha sventata. Davanti al biellese Marzio Olivero invece dev’essersi convinto che ci fosse un errore di battitura. Così il nome gli è sembrato un cognome e il cognome lo ha riadattato a nome. Ed ecco la grafica a firma del ministro (pure biellese, santi numi…) che si congratula con un certo Oliviero Marzio. L’immagine è durata poco, sostituita al volo prima da una versione con Olivero Marzio, con il cognome davanti a far venire dubbi anche sull’ordine degli addendi della candidata di Verbania, e poi al terzo tentativo da quella corretta. La prima edizione, qui sopra, è quasi da collezione, come quei francobolli con l’errore. Ma siamo nell’era dei social e le cose durano il tempo di una scrollata alla bacheca. E, probabilmente, di una lavata di capo all’anonimo collaboratore di Pichetto per lo svarione local. Un abbraccio a lui, o a lei. E buon lavoro che, a seguire l’attività di un ministro, il lavoro non manca.