Quel sondaggio
Ha tirato fuori il bilancino, il microcosmo politico biellese, per soppesare risultati, flussi e percentuali contenuti nel sondaggio commissionato dal Partito Democratico che ieri ha occupato parecchio spazio sui giornali locali. Uniti si vince, ha detto a pagine unificate il segretario provinciale del Pd Rinaldo Chiola, mentre addizionava i risultati vaticinati per le forze non di centrodestra. Ci manca un rappresentante locale nel governo, ha sospirato il suo omologo della Lega Roberto Simonetti commentando il presunto crollo di consensi dei suoi. Il tutto mentre il dato enorme di quelle cifre partorite dall’istituto Piepoli (su un campione di 300 persone dall’età media alta per rappresentare quella della popolazione biellese) era soprattutto uno: se si votasse domani, gli incerti che non saprebbero su quale nome di aspirante sindaco mettere la croce sono il 41%. Ovvero la percentuale che alle amministrative del 2019 sarebbe bastata per presentarsi in testa al ballottaggio. C’è un difetto nel sondaggio pensato dal Pd regionale per Biella: la domanda fatta agli elettori del campione era basata sugli schieramenti nazionali. Quindi il candidato senza nome del centrodestra è al 26%, quello del centrosinistra al 21%, quello del Movimento 5 Stelle al 9%, altri innominati al 2% e il resto forma la balena bianca degli incerti. Chi manca? Semplice, i terzi incomodi. Ce n’è uno che nel 2019 ha fatto abbastanza per tagliare fuori il sindaco uscente Cavicchioli dal ballottaggio, ovvero il civico centrista (ma prima di centrosinistra e poi di centrodestra) Dino Gentile. Esempi in altre città non mancano: la Como conquistata da Alessandro Rapinese, dopo anni di opposizione guastafeste senza loghi di partito, la Terni del fumantino Stefano Bandecchi che ha tenuto al palo gli schieramenti tradizionali, prima ancora la Parma riconquistata da Federico Pizzarotti dopo aver lasciato il Movimento 5 Stelle. Qui vicino c’è Carlo Olmo, avvocato e benefattore, che si candiderà da outsider a Vercelli. E chissà che cosa succederà. A Biella non solo mancano i nomi dei candidati più lontani dai partiti, ma non li hanno ufficializzati nemmeno i partiti stessi. Chi schiererà il centrosinistra? Lo farà con le primarie o dopo il “campo largo” che sembra piacere a Chiola? E il centrodestra riconfermerà Corradino, lascerà spazio ad altri o Biella rientrerà in giochi di potere più in alto, come accadde anni fa con la candidatura del compianto Orazio Scanzio in Provincia accantonata con i manifesti già appiccicati ai muri perché gli accordi tra partiti avevano deciso che lì ci andava un leghista? Difficile dare torto a quel 41% che non sa dove posare la matita copiativa, senza nomi né alleanze stabilite e consolidate. Nel frattempo le segreterie leggono le cifre e si fregano le mani, oppure si disperano. Per i voyeur delle presunte intenzioni di voto ecco le cifre, in ordine decrescente e calcolate presumendo che il 41% di astenuti non vada a votare: Fratelli d’Italia 29,5%, Partito Democratico 16,5%, Movimento 5 Stelle 10,0%, Forza Italia 8,0%, Lega 7,5%, +Europa 4,5%, Azione-Calenda 4.5%, Italia Viva 4,0%, Civica di centrosinistra 3,5%, Sinistra Italiana 3,0%, Civica di centrodestra 2,5%, Verdi 2,0%, Per l’Italia con Paragone 1,5%, Altri partiti 3,0%. Calcolando che il 41% degli indecisi, su una platea di 300 intervistati, equivale a 123 persone, ogni singolo incerto che prendesse posizione in base al campione sposterebbe di poco più dell’1,5%, un’enormità, il risultato del partito preferito. Basta a considerare le percentuali di cui sopra come una pallida tendenza più che come un’incrollabile realtà.
Ipse dixit
“La chiusura del traforo del Monte Bianco è certamente motivo di preoccupazione per le nostre imprese. Il traffico merci su gomma rappresenta ancora un fattore molto importante per la logistica verso il mercato comunitario. Anche personalmente, come imprenditore, che ha nei Paesi europei oltralpe un mercato molto importante, la preoccupazione c’è e stiamo cercando di minimizzare gli inconvenienti legati alla chiusura di un’arteria molto utilizzata. Soprattutto per un distretto come il nostro, fortemente vocato all’export, è importante ridurre i disagi e accorciare i tempi degli interventi”
(Giovanni Vietti, amministratore delegato di Lauretana e presidente dell’Unione industriale biellese, a La Stampa)
Anatomia di un post
Il peccato originale sta in un titolo: “In pochi giorni sei improvvisi decessi di giovani nel Biellese” scrive Prima Biella, l’edizione web di Eco di Biella, mettendo insieme sei storie diverse tra loro e catalogando, nella semplificazione del titolo, come “giovane” anche un uomo di 63 anni. Sembra un articolo fabbricato apposta per il mondo social, dove conta creare “engagement”, la parola inglese che somma i “mi piace” e i commenti che si raccolgono su Facebook. Non è una tattica nuova nel mondo dei media italiani di ogni ordine e grado: parlare di morti per cause naturali, che normalmente non facevano notizia, serve a solleticare gli istinti della galassia no vax, alla caccia di presunte reazioni avverse ai vaccini in ogni angolo, e a scatenare l’altrettanto scontata reazione avversa di chi è invece nemico delle teorie complottiste. La missione, se era stata studiata a tavolino dal giornale, è riuscita perfettamente: più di 150 reazioni, più di 170 commenti, una cinquantina di condivisioni e, verosimilmente, qualche clic in più sul sito con altrettante visualizzazioni dei banner pubblicitari da mostrare ai clienti. Ci sarebbe un altro dettaglio che magari suona a sua volta complottista. Spesso questi post ricevono commenti da utenti social che non hanno il loro viso nella loro foto profilo o in altre immagini pubbliche, non condividono informazioni su se stessi né risultano pubblicare post. Sembrano esistere solo per commentare contenuti altrui e, spesso, per aprire il tappo delle polemiche su posizioni estreme. Prima Biella, per esempio, ha conquistato l’attenzione di tale Paolo Maggioli, uno dei più decisi su posizioni no vax sotto quel post. Rientra alla perfezione nella categoria di cui sopra. Chissà se esiste davvero. Due domande per cercare una morale: qual è il confine da non oltrepassare nella (logica) pulsione ad aumentare il volume di affari della propria azienda editoriale, sapendo che questo minuscolo episodio biellese non è nulla rispetto alle fughe in avanti fatte da testate più grandi e autorevoli su questo e su altri temi sensibili? E poi conviene davvero solleticare il popolo complottista sapendo che tra i loro punti di fissazione ci sono anche i giornali che a loro dire sono appiattiti su posizioni diverse dalle loro e quindi vanno boicottati? Non è come vendere ghiaccio in Antartide? Ce ne sarebbe anche una terza: il possibile vantaggio nel breve periodo, con un articolo web che riceve più clic della media, non è largamente superato in negativo dalla perdita d’immagine, certificata anche da una buona metà di commenti Facebook che se la prendono con il giornale?
Cosa succede in città
Oggi alle 17,15 a Vigliano nella biblioteca Aldo Sola è in programma il secondo appuntamento con la rassegna “Travolgenti passioni”, dedicata alla storia dei cineamatori biellesi e delle loro produzioni. Il regista Maurizio Pellegrini racconterà le storie romantiche, non tutte a lieto fine, ambientate nel Biellese. L’ingresso è libero
Oggi alle 19 a Biella una festa inaugura “Ca’ degli Studi”, nuovo nome della caffetteria di Città Studi gestita dalla cooperativa sociale Raggio Verde. Nella struttura completamente riarredata con testimonianze del saper fare biellese, compresa una Vespa degli anni Cinquanta, ci saranno aperitivi e la musica dei Gassman
Oggi alle 20,30 a Mongrando sarà ospite Claudia Pinelli, la figlia dell’anarchico Giuseppe Pinelli fermato dalla polizia per accertamenti dopo la bomba di piazza Fontana e morto dopo un volo dalla finestra del commissariato, un episodio che nessuna inchiesta riuscì a chiarire fino in fondo. Claudia Pinelli dialogherà con Roberto Pietrobon sul libro “Una storia quasi solo mia”, scritto dalla madre Licia e da Pietro Scaramuzzi. Alla biblioteca di Mongrando l’ingresso sarà libero
Giletti e Fiorello
«L’anno prossimo torna in Rai» aveva anticipato l’amministratore delegato della tivù di Stato Roberto Sergio solo qualche giorno fa. Ma Massimo Giletti ha anticipato un pochino il suo rientro, prestandosi a un siparietto per promuovere “Viva Rai 2”, il programma della mattina dell’amico Fiorello. In un video pubblicato su Instagram dallo showman siciliano, il conduttore di Valdilana ha il casco da muratore e finge di essere intento a montare la “scatola” di vetro che fa da studio volante per Fiorello e la sua squadra. «Il direttore generale» la sua battuta «mi ha detto: “Se vuoi tornare in Rai devi fare un passo indietro, devi ripartire dal basso...». Giletti era stato messo alla porta da La7 nella scorsa primavera: l’editore Urbano Cairo lamentava ascolti troppo bassi e incasso pubblicitario insufficiente in relazione ai costi della sua trasmissione “Non è l’arena”. Il suo ritorno in tv non ha lasciato Biella orfana di presenze: nelle scorse settimane due personaggi della provincia hanno partecipato ad altrettante trasmissioni. Geniale Sicolo, collaboratore scolastico del liceo Sella ma con un passato da cantante e un passato e un presente da quasi sosia di Adriano Celentano, ha provato a sfruttare questa sua dote su Rai2 in “Fake show”, spettacolo dedicato proprio alle imitazioni. Policarpo Crisci, per tutti “O’ Principe”, ha lasciato per una sera i tavoli della pizzeria La Lucciola per tentare di convincere pubblico e giudici di “Tù sì que vales” su Canale 5. Missione fallita: la sua interpretazione di un classico napoletano come “O’ Sarracino” non gli è valsa il passaggio del turno tra i finalisti.