Sergio Fighera
“Foto ottica Sergio Fighera”: guardate dentro i cassetti o aprite i portaritratti e controllate il retro delle fotografie che avete trovato. Potrebbero, se siete biellesi, avere un timbro con questo nome. Quasi certamente ogni cittadino della provincia ne ha almeno una. E in uno delle decine di migliaia (e no, non è un’iperbole) di negativi che lui e la moglie hanno imbustato e conservato ci potrebbe essere il volto di ogni cittadino della provincia. È democratico quell’immenso archivio. In un video pubblicato da Maurizio Pellegrini, il videomaker che gli ha dedicato un post social, si vedono le buste color carta del pane e, a pennarello, l’indicazione del servizio a cui corrisponde quel fascio di pellicole: prime comunioni, cresime, feste di paese. Ma anche la visita del Papa a Oropa, le stelle del Ferragosto Andornese, l’alluvione di Mosso che gli consentì anche di fare da guida a Sergio Mattarella perché tante delle foto in mostra quando ci fu l’anniversario e arrivò anche il presidente, avevano scritto “foto ottica Sergio Fighera”. Il timbro dietro ogni istantanea era una caratteristica, non l’unica. Nel bagagliaio dell’auto per esempio c’era sempre una scala a pioli. Sergio Fighera la sfoderava quando era necessario scattare un’immagine da un punto di osservazione appena più alto. Serviva a stare sopra le teste di una folla o a riuscire a catturare tutti i componenti di un gruppo particolarmente numeroso, come a un matrimonio. Poi era un fotogiornalista. Oggi una pagina la si manda in stampa presto e, nonostante le tecnologie avanzate, guai a cambiarla in corsa. Quando spararono al vicequestore Francesco Cusano ai giardini Zumaglini, nel 1976, Sergio Fighera procurò a Eco di Biella la foto di lui con la moglie, quella del collega poliziotto coinvolto nello stesso scontro a fuoco, le riproduzioni delle fototessere prese dai documenti falsi dei due terroristi, le immagini della disperazione sulla scena dell’omicidio, perfino uno scatto della barella in pronto soccorso, un dettaglio che fa capire come fossero altri tempi, a modo loro anche più aspri quando si trattava di raccontare i fatti. L’omicidio avvenne che erano le sette di sera passate. Fighera scattò, andò in studio, sviluppò le istantanee, le consegnò al giornale. E quelle erano sulla pagina del mattino dopo. Oggi, con i cellulari e whatsapp, è un lavoro da pochi minuti. Allora no, neanche per sogno. Lo studio, la “foto ottica” come diceva l’insegna, era in via Cottolengo. L’insegna c’è ancora, il negozio è vuoto. Lui, “il Sergio”, la moglie Verena, il figlio Giuliano si sono dati il cambio dietro quel bancone. Sono passati pochi mesi da quando un Sergio Fighera provato dal dolore e dalla salute malferma partecipò ai funerali del figlio in Duomo. Ieri la città ha salutato per l’ultima volta lui. Aveva 92 anni. E decine di storie di cui era stato testimone.
Ipse dixit
“Il mio obiettivo è quello di far capire a chi è vittima di questo genere di maltrattamenti che c’è una via di uscita. Chi vive sulla propria pelle esperienze del genere, specialmente se per lunghi periodi come è capitato a noi, è come se vivesse all’interno di una bolla: si pensa che quella sia la normalità. Quando ci si rende conto che non è così, si apre davanti un mondo. Non bisogna nemmeno sottovalutare i campanelli d’allarme: quando ci si sente dire che non va bene il lavoro che facciamo, le idee che abbiamo, i vestiti che indossiamo, ci viene vietato di uscire con gli amici, riceviamo continuamente messaggi o telefonate quando non si sta insieme, sono tutti segnali di una relazione tossica”
(S.C., 22 anni, figlia dell’uomo condannato a due anni e quattro mesi dopo quattordici anni di maltrattamenti)
Fratel Amilcare
È storia, ma profuma di leggenda, quella del presepe di fratel Amilcare. Il suo ideatore e autore era nato 110 anni fa ed era un lasalliano, membro di quella congregazione religiosa che a Biella tiene aperto l’istituto La Marmora (non a caso soprannominato da tutti in città “i Fratelli”) e che ha nella sua missione quella dell’educazione. Si occupava di quello negli anni Quaranta a Tripoli fratel Amilcare: in Libia cominciò a pensare a come rendere viva la magia del Natale. E lo fece da uomo di fede, cominciando a costruire un presepe meccanico con materiali di recupero e soluzioni che consentissero di ottenere il massimo risultato con il minimo di mezzi e disponibilità. Un esempio? Un meccanismo “ad acqua salata” che sfruttava la sua capacità di condurre elettricità per dare e togliere energia agli strumenti e alle luci che voleva attivare. Quando fratel Amilcare è arrivato a Biella, nel 1950, ha proseguito nella sua opera artigiana, con qualche strumento in più come l’energia elettrica al posto dei congegni ad acqua salata. E pezzo dopo pezzo, ha creato uno scenario grande abbastanza da occupare una sala intera della scuola di via San Giovanni Battista de la Salle. Non c’è bambino o bambina biellesi che non si siano messi in fila almeno una volta, un dicembre dopo l’altro, per partecipare a quel magico rito collettivo che consisteva nell’aspettare quei sei minuti e mezzo che rappresentavano il 24 dicembre dell’anno zero. Si cominciava (e si comincia) dall’aurora per arrivare alla notte, con la neve, la stella cometa e la luce che si accende sopra la capanna dove è nato Gesù. Tutt’intorno fabbri e falegnami, mercanti e contadini, pastori e giochi d’acqua, da guardare e riguardare per godersi ogni minuscolo dettaglio. Quando l’età si è fatta avanzata, fratel Amilcare ha faticato a montare e smontare il presepe ogni anno. Così si è trovato un luogo per installarlo in modo permanente, all’istituto Belletti Bona, a un centinaio di metri abbondanti dalla sua prima sede. Qui è arrivato nel 2001 ma negli ultimi quattro anni era rimasto chiuso, fino a venerdì quando una parata di autorità (o meglio, di ex bambini biellesi che si erano messi in fila pochi o tanti anni fa) ha partecipato all’inaugurazione. Il presepe sarà aperto il venerdì dalle 16 alle 18, il sabato dalle 16 alle 19 e la domenica dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 18.
Cosa succede in città
Oggi alle 16 a Biella si parla di arte agli “Incontri del pomeriggio” dell’università popolare UpbEduca. Il relatore è il pittore biellese Giovanni Rosazza che parlerà di surrealismo. L’appuntamento è nella sala convegni della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella in via Gramsci
Oggi alle 16,30 a Biella comincia la settimana di laboratori all’igloo di Babbo Natale in piazza Duomo: lo staff di Cascina Oremo propone l’attività dal titolo “robot in movimento”, dedicata alla robotica educativa. Per partecipare basta affacciarsi alla struttura installata da sabato nella piazza della cattedrale, parte dei programmi del Natale nel cuore di Biella
Oggi alle 17,15 a Biella si terrà davanti ai portici tra Battistero e municipio il presidio-fiaccolata per la pace della rete Luminosa. La data è stata scelta perché oggi cade la giornata internazionale per i diritti umani
Oggi alle 18 a Biella si chiude il ciclo dei “Dialoghi con la modernità”, organizzato dalla Cgil. Nella sede di via La Marmora interverrà Francesco Pallante, docente di diritto costituzionale all’Università di Torino, che parlerà della legge sull’autonomia differenziata. L’ingresso è libero
Oggi alle 20,45 a Biella prosegue la stagione teatrale all’Odeon con “Aspettando Re Lear”, con Alessandro Preziosi come regista e protagonista di uno spettacolo ispirato al pensiero e alle opere di Michelangelo Pistoletto, che ha firmato scene e costumi. I biglietti, tra 25 e 34,50 euro, sono ancora in vendita a questo link
Oggi alle 21,30 al Piazzo il concerto del martedì al Biella Jazz Club è con il pianista abruzzese Michele Di Toro. L’appuntamento è nella sede di palazzo Ferrero
La foto del giorno
Quando c’è la festa dell’Immacolata si fa l’albero di Natale, dice la tradizione. Prima è esagerato, dopo è troppo tardi. Gilberto Pichetto, in una rara pausa dal lavoro di ministro, non è sfuggito alla tradizione. Anzi, l’ha documentata sui social: un bel maglione invernale al posto di giacca e cravatta, il sorriso delle domeniche di relax e, sullo sfondo, l’albero di casa. Il suo è molto multicolore, anche se si nota una leggerissima prevalenza di azzurro-Forza Italia. Nello stesso giorno, uno scatto simile è finito anche sui profili social della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Ma nel suo caso le decorazioni sono fisse su tre colori soli: bianco, rosso e verde. Insomma, tricolore.