Un capodanno dopo
Repubblica ha spedito un’inviata a Rosazza per celebrare (ammesso che questa sia la parola ideale) l’anniversario del capodanno con lo sparo di cui ha parlato tutta Italia e, come ha detto alla cronista il vicesindaco Andreino Zanchetta, non solo: «Abbiamo avuto un enorme ritorno di pubblicità gratis. Tutto il mondo sa dov’è e cos’è Rosazza, oggi. Hanno chiamato persino dall’Australia...». Anche il video un po’ voyeurista con il drone che, un annetto fa, fece storcere pubblicamente il naso alla Pro loco nella cui (ora ex) sede si era svolto il fattaccio: «Rosazza è un borgo magnifico, ricco di storia, tradizioni e una popolazione leale e onesta, che non merita di essere erroneamente dipinta come una terra di pistoleri» scrissero allora in un comunicato i vertici dell’associazione con tanto di manifestazione di solidarietà alla sindaca organizzatrice della festa finita male Francesca Delmastro. Oggi la prospettiva è un po’ diversa. Ancora il vicesindaco all’inviata Brunella Giovara: «Quel servizio che tutti hanno visto, le nostre bellezze, il cimitero». E, a interrompere la conversazione, l’arrivo di una coppia di Torino che chiede: «Ma quella là è la casa della sparatoria?». Alberto Rosazza Gianin, gestore del nuovo negozio di alimentari, conferma: «Eravamo famosi per essere uno dei borghi più belli d’Italia, poi è arrivato questo turismo della sparatoria. La gente chiede dov’è il posto, sono molto interessati». Se si parla di “quella notte” i giudizi sono un po’ più generici: del resto ancora non si sa esattamente come siano andate le cose, in attesa del processo che però non riguarderà più il ferimento, pratica chiusa con un risarcimento e una querela ritirata, ma la custodia incauta dell’arma da cui è partito il colpo e il sospetto che il proiettile in canna fosse di tipo vietato. Per questo andrà a giudizio Emanuele Pozzolo, il deputato sospeso di Fratelli d’Italia che aveva portato la pistola. «L’ho detto fin da subito che era stata una pirlata portare un’arma alla festa» taglia corto Andreino Zanchetta. «C’erano dei bambini e tu ti presenti armato, in un luogo affollato dove tutti hanno bevuto un po’ e c’è quel clima di esaltazione». Il vicesindaco spiega anche un po’ meglio quel clima: «Alcune bombe carta, che tremavano i vetri… C’era un clima un po’ napoletano». A parlare di Pozzolo, ma soprattutto di Andrea Delmastro è stato anche Il Fatto Quotidiano che ha affidato un ritratto del sottosegretario biellese alla penna espertissima di Pino Corrias, già inviato speciale di La Stampa e oggi anche scrittore e sceneggiatore, per esempio di serie tv come “Ultimo” e “Distretto di polizia”. Corrias ha sottolineato con l’evidenziatore fluorescente un dettaglio su tutti: il contrasto tra l’inflessibilità di Delmastro quando si occupa, per esempio, di carcere e la scarsissima chiarezza che si è riuscita a fare sulla notte di Rosazza, nonostante la presenza di due parlamentari e di altri uomini di Stato come gli agenti di polizia penitenziaria invitati: «Al colpo d’occhio stavano tutti allo stesso tavolo. Ma al colpo di pistola un fuggi fuggi di versioni li ha dispersi. […] L’artificio migliore è che dopo tanti mesi d’inchiesta, 130 pagine di interrogatori, avvocati, interrogazioni parlamentari, inchieste giornalistiche, se ne sa quanto il primo giorno. E dire che parliamo non di furbastri qualunque ma di patrioti, tutti campioni di legge, ordine, disciplina, onore almeno fino a quando non è roba loro il giallo da sbrogliare». Corrias prende anche un granchio quando menziona la richiesta di encomio dell’allora parlamentare di opposizione Andrea Delmastro per gli agenti della polizia penitenziaria in servizio a Santa Maria Capua Vetere. Quando presentò quell’istanza, la versione ufficiale dei fatti parlava di una rivolta in carcere che avevano sedato a fatica. Solo dopo, e dopo la richiesta di Delmastro, un’inchiesta scoperchiò un inferno di torture a cui gli agenti sottoponevano i detenuti.
Ipse dixit
“Abbiamo il dovere di osservare la Costituzione che indica norme imprescindibili sulla detenzione in carcere. Il sovraffollamento vi contrasta e rende inaccettabili anche le condizioni di lavoro del personale penitenziario. I detenuti devono poter respirare un’aria diversa da quella che li ha condotti all’illegalità e al crimine”
(Dal messaggio televisivo di fine anno del presidente della Repubblica Sergio Mattarella)
Capodanni
Biella ha voglia di festa? Sembrerebbe di sì: il Forum si è riempito facilmente nella notte di San Silvestro per il veglione finanziato dal Comune e affidato alla Pro loco e al braccio operativo di Moonlight, la società di organizzazione di eventi del giovane Roberto Vercellino, già protagonista delle feste scolastiche di maggio e del 20 dicembre sempre al palazzetto dello sport. Il contapersone si è fermato a quota 2500: si parla di passaggi più che di presenze perché la capienza massima era stata fissata a duemila persone per volta. Ma c’è chi è andato a casa prima e c’è chi è arrivato un po’ dopo. Sono tanti, più di quanti sarebbero stati in piazza Cisterna, prima sede stabilita per la festa poi abbandonata per restare al caldo e al coperto, evitando i rischi di freddo e maltempo da serata invernale. Se sia un messaggio di incoraggiamento per chi dovesse pensare a luoghi di divertimento nel nuovo non centro commerciale ai confini con Gaglianico, forse è presto dirlo. Ma sta di fatto che immaginare in quel nuovo luogo di vetrine e negozi anche locali pensati per i più giovani era stato uno dei modi con cui la maggioranza dell’allora giunta Corradino aveva motivato il via libera a un nuovo polo di attrazione lontano dal centro storico. Potrebbe essere un incoraggiamento al cinema multisala, altro componente del di cui sopra non centro commerciale, il messaggio che compariva il 31 dicembre sulla pagina web del cinema Verdi di Candelo. Ormai da qualche anno è tradizione nelle due sale accanto al Ricetto la proposta di film che finiscono poco prima di mezzanotte, giusto in tempo per il brindisi. Per uno dei due, “Diamanti” di Ferzan Ozpetek, si è registrato il tutto esaurito in prevendita.
Cosa succede in città
Oggi alle 10 a Valdilana è visitabile il presepe gigante di Marchetto, con le sue duecento figure a grandezza naturale collocate nell’abitato di Mosso. Resterà aperto fino alle 19. L’ingresso è a offerta libera
Oggi alle 15 al Piazzo è giorno di apertura per la mostra dedicata a Steve McCurry tra palazzo Gromo Losa e palazzo Ferrero. Le porte delle sale dei due palazzi resteranno aperte fino alle 19. Biglietti a 13 euro, ridotti a 10
Paolo e Iacopo
Era un anno speciale, il 2019/2020 di Pallacanestro Biella. In squadra era cambiato quasi tutto, tranne un dettaglio ormai noto: le risorse economiche per nulla in abbondanza. Si scelse di aprire le porte ai giovani, qualcuno di loro tesserato in prestito perché restasse sotto il controllo del club di provenienza. E giovane era anche lo staff tecnico: Paolo Galbiati capo allenatore, Iacopo Squarcina e Carlo Finetti primo e secondo assistente. Il primo aveva vinto da subentrante una Coppa Italia con Torino, ultimo lampo prima della crisi societaria che la fece ripartire dalla serie A2. Il secondo a Torino era nato, figlio di uno storico dirigente e di una giocatrice di serie A. Il terzo era cresciuto a pane e pallacanestro a Siena, figlio di un medico sportivo. Finetti oggi allena in Germania, dopo essere stato assistente a Udine. Paolo Galbiati e Iacopo Squarcina invece sono in serie A. Il primo è al timone di Trento che, con un campionato oltre le aspettative, sta guidando la classifica della stagione regolare, pur con molto meno budget a disposizione dei colossi Milano e Bologna. Il secondo è assistente di Walter De Raffaele a Tortona, dove è approdato dopo essere stato nello staff tecnico proprio della prestigiosa Virtus Bologna. Si sono incrociati il 29 dicembre, sul campo di Casale che fa da casa ai tortonesi in attesa della cittadella dello sport che sta facendo costruire il magnate Gavio. Ha vinto Squarcina, un 91-77 che magari ha dietro anche qualche consiglio che ha dato al suo capoallenatore, per disattivare qualcuno degli schemi di gioco dell’ex compagno di banco. E probabilmente prima e dopo la partita c’è stato spazio per un abbraccio e quattro chiacchiere, con i ricordi di quella stagione a Biella. Avevano iniziato in sordina, con due americani semisconosciuti e un’età media tra le più basse del campionato. Si erano trovati in testa alla serie A2. In un derby prenatalizio (vinto) con Torino al Forum c’erano più di tremila persone. A Casale il 29 dicembre ce n’erano 2905. Di quella squadra il diciannovenne Giordano Bortolani venne convocato in Nazionale. Oggi è nella rosa di Milano. Chissà come sarebbe andata a finire se quella stagione non si fosse interrotta per la pandemia.
Meno cinque
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