Un fallimento della giustizia che non riabilita
«Noto alle forze dell’ordine» è quella locuzione da mattinale della polizia o da notizia breve nella pagina di cronaca che indica una persona che si è già messa nei guai con la legge. Quando la si trova, nasconde un dettaglio a cui non si pensa spesso: se chi commette un reato è recidivo, cioè ci ricasca e ne commette altri, è anche il segno che la giustizia non è riuscita ad assolvere a uno dei suoi compiti, quello di riabilitare il condannato e di reinserirlo nella società. C’è un esempio tragico e lampante di questo fallimento tra le pieghe dell’omicidio di sabato sera a Chiavazza. Gli arrestati sono quattro, sospettati di aver causato la morte di un uomo di 33 anni trovato in un cassonetto dei rifiuti. Il meno giovane di loro ha 42 anni. Cercare nell’archivio dei giornali locali il suo nome e il suo cognome alza il velo sul suo passato. Nel 2005, fu preso per una serie di scippi e una rapina, reato che si configurò quando minacciò una delle vittime con una siringa. Fu condannato a due anni. Nel 2007, poco dopo essere tornato in libertà, riecco il suo nome: insieme a un complice minacciava con un taglierino chi andava a prelevare al bancomat per farsi dare i contanti. Le forze dell’ordine gli attribuirono cinque rapine. I giornali già lo definivano pregiudicato. La pena fu severa: sei anni che aumentarono di otto mesi quando nel 2008 si allontanò da casa, dove era agli arresti domiciliari. I carabinieri lo trovarono a qualche chilometro di distanza «in stato confusionale» come riferì La Provincia di Biella. In auto aveva dosi di eroina. Poco dopo un altro arresto: aveva rubato un’Ape e venne catturato perché, rimasto senza benzina, era sceso dall’abitacolo per spingerla. Nel 2015 venne sorpreso mentre tentava di forzare la finestra di una casa di Chiavazza. Nel 2018 un altro arresto: una pattuglia gli trovò addosso venti grammi di eroina e tre di cocaina. Nel 2021 per fermarlo i carabinieri dovettero premere forte sull’acceleratore della loro auto: aveva provato a liberarsi della pattuglia fuggendo a 130 all’ora in pieno giorno per le vie di Cossato e poi, una volta a Valdengo, lasciando l’auto incastrata in una strada senza uscita e scappando a piedi. Dalla perquisizione erano saltati fuori cinque grammi di eroina e uno di cocaina. Venne condannato ancora una volta a sei mesi e 20 giorni di pena. Dalla prima menzione sui giornali si calcolano diciotto anni di arresti, condanne, scarcerazioni e nuovi reati, senza che mai in questo periodo il sistema sia riuscito a farlo spostare dai suoi comportamenti criminali, spesso legati all’uso e allo spaccio di droga, elemento che probabilmente ha a che fare anche con l’ultimo arresto. Al contrario, anziché seguire la via di riabilitazione e reinserimento, la sua strada è arrivata ora al punto di non ritorno. Non più furtarelli, dosi di droga in tasca, rapine odiose ma dal bottino pari a un prelievo al bancomat. Oggi è in stato di fermo per omicidio. E il sistema, ammesso che questa parola astratta abbia un senso, dovrebbe sentire bruciare la ferita di una sconfitta.
Ipse dixit
“L’ambientalismo ideologico non ci appartiene. La transizione ambientale va realizzata in maniera realistica e sopratutto efficace con buon senso ed equilibrio. Senza distruggere l’economia e senza penalizzare il patrimonio abitativo nazionale. Questa è la linea di Forza Italia, confermata al consiglio nazionale di Paestum. Questa continua ad essere la traccia del mio lavoro al ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica”
(Gilberto Pichetto, dai suoi profili social)
Un altro mese caldo
Nemmeno settembre è passato senza far segnare un record nei registri del meteo biellese: secondo i dati dell’Osservatorio di Oropa la media della temperatura minima fatta registrare al santuario nel mese è stata di 12 gradi. Significa, all’incirca, la media della temperatura registrata alle 5 del mattino a quasi 1200 metri di altitudine in un periodo nel quale, secondo i dati dell’arco alpino occidentale, anche lo zero termico, ovvero la quota in cui non si superano gli zero gradi, è salito anche oltre i 4mila. Per far capire quanto sia eccezionale, la media dei precedenti dieci anni a Oropa è di 6,01 gradi. Il record che resisteva dal lontanissimo 1932 era di 10 gradi. Meno vistoso è stato lo scostamento dal dato storico della temperatura media giornaliera, 14,9 gradi contro i 12,5 del secolo abbondante dal 1920 a oggi, mentre la massima si è attestata a 18,3 gradi. I 229 millimetri di pioggia caduti a Oropa invece sono stati più della media del secolo e soprattutto hanno consentito al livello di precipitazioni di superare con larghissimo anticipo il minimo storico dello scorso anno, con 1.390 millimetri rispetto ai 1.043 dei dodici mesi del 2022. Ma la media dei primi nove mesi dell’anno dal 1920 a oggi è ancora superiore: 1.520,7.
Cosa succede in città
Oggi alle 10 a Roma una sala del Senato sarà il luogo in cui è in programma la conferenza dal tema “Lampedusa, 3 ottobre 2013: 10 anni alla deriva”, nel decimo anniversario del tragico naufragio al largo dell’isola siciliana che costò la vita ad almeno 368 persone, anche se un bilancio definitivo non è mai stato possibile. Tra i relatori c’è anche il giornalista biellese di Altreconomia Luca Rondi, autore pochi mesi fa di un’inchiesta sull’abuso di psicofarmaci nei centri di permanenza temporanea per i migranti. La conferenza può essere seguita in diretta a questo link
Oggi alle 14,30 a Vigliano apre la mostra dell’illustratrice Pepe Griffa ospitata dalla biblioteca Aldo Sola. L’esposizione di disegni, grafiche, collage, acquerelli e transfer sarà visitabile fino al 27 dicembre dal martedì al venerdì dalle 14,30 alle 18. L’ingresso è libero
Oggi alle 16,30 a Biella nella sala 2 del cinema Mazzini sarà proiettato il documentario “Vermeer, the greatest exhibition”, una visita virtuale alla mostra dedicata all’artista del Seicento olandese che fino a giugno è stata ospitata dal Rijksmuseum di Amsterdam. La replica è alle 21,30
Oggi alle 18,15 a Biella la libreria Giovannacci ospita la scrittrice Alessia Gazzola che presenterà il suo ultimo romanzo “Una piccola formalità”, in dialogo con l’autrice di origini candelesi Bea Buozzi
Oggi alle 21,30 al Piazzo sul palco del Biella Jazz Club di palazzo Ferrero saliranno gli Iguazu Latin Jazz, terzetto composto da Alex Battini de Barreiro alla batteria, Fabio Giani al pianoforte e Marco Mistrangelo al contrabbasso
La foto del giorno
Non è mica da questi particolari eccetera, diceva in una vecchia canzone Francesco De Gregori al ragazzino con la maglia numero 7 che aveva paura di sbagliare un calcio di rigore. Non è solo per gli scudetti vinti (nove), per le presenze in Nazionale (più di cento), per i gol in maglia azzurra (più di 50), per il record di essere la prima italiana ad aver segnato in due edizioni diverse del Mondiale che si dovrebbe definire Cristiana Girelli una campionessa. Questa immagine è stata scattata quasi mezz’ora dopo il fischio finale di Juventus-Sampdoria, seconda giornata di serie A di calcio femminile. Lo stadio è il La Marmora-Pozzo di Biella, la sera è quella di domenica, prima volta del club bianconero davanti al pubblico che almeno fino a giugno chiamerà “di casa”. Avrebbe potuto andare sotto la doccia, per presentarsi in sala stampa con la tuta di rappresentanza e senza una goccia di sudore. In una parola, avrebbe potuto fare la diva. Invece in sala stampa ci è arrivata con i tacchetti che facevano rumore sul pavimento e il sorriso di chi aveva appena vinto 4-1 e segnato uno dei gol del successo. Ma prima della doccia e degli impegni con i media, si era fermata nel corridoio stretto tra le transenne gialle dove i tifosi, e soprattutto le tifose, aspettavano le giocatrici viste solo in tv fino a poche ore prima. Ha distribuito sorrisi e abbracci, ha scattato selfie, ha firmato autografi su pezzi di carta e magliette. E non si è stancata di farlo fino a che l’ultima fan non è stata accontentata. E poi, quasi rammaricata, ha detto: «Avrei voluto regalare una maglietta a tutti ma non si può. Almeno ho lasciato la mia fascia per i capelli». Nelle analisi del dopogara osservatori e statistiche hanno detto che è stata la migliore in campo. Hanno ragione, ma ci piace pensare che lo sia per quello che è successo fuori dal campo.